Gian Pio Mattogno: Perché possiamo fare a meno dei “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”

Gian Pio Mattogno 

PERCHE’ POSSIAMO FARE A MENO DEI “PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI SION”

Una delle accuse più frequenti che si incontrano nella pubblicistica e nella letteratura antisemita è quella secondo cui gli ebrei si adoperano alacremente per imporre il loro dominio su tutti i popoli della terra.

Per avvalorare questa tesi, da oltre un secolo vengono citati i cosiddetti “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, un documento che gli antisemiti dicono essere stato elaborato segretamente da non meglio identificati Savi Anziani di Sion a cavallo tra XIX e XX secolo ‒ il quale conterrebbe una precisa strategia ordita dagli ebrei per conquistare il potere a livello mondiale ‒ e che invece gli ebrei e i loro ausiliari affermano essere un falso confezionato dalla polizia segreta zarista.

Per oltre un secolo, da quando furono pubblicati per la prima volta nel 1905 in Russia a cura di Sergej Nilus (che affermò di aver ricevuto il manoscritto da un amico), nel 1919 in Germania a cura di Gottfried Zur Beck, nel 1920 a Boston e Londra, e tradotti in italiano nel 1921 nell’edizione di Giovanni Preziosi, i Protocolli hanno conosciuto una rinomanza universale e sono stati editi praticamente in tutte le lingue del mondo. Il testo, che per decenni è oggetto di un acceso dibattito, ebbe un ruolo centrale nella battaglia del Fascismo e del Nazionalsocialismo contro il giudaismo mondiale.

Ancora oggi, nell’area c’è chi pensa che rinunciare ai Protocolli significhi più o meno castrarsi, come se, senza questo documento, le più agguerrite armi della critica rimanessero spuntate o addirittura venissero meno.

Le cose in realtà non stanno esattamente così.

Personalmente ‒ e qui mi pongo sulla linea interpretativa tradizionale, a prescindere da quello che possa essere stato il vero intento dell’autore ‒ sono convinto che i Protocolli siano un falso, tanto grossolano quanto inutile e controproducente.

Un falso, perché innanzitutto va detto onestamente che l’onere della prova (cioè la prova dell’autenticità dei Protocolli) spetta all’accusa, e non alla difesa, e in tutti questi decenni nessuno è mai riuscito a provare alcunché. È bensì vero che, già fin dalla prima edizione italiana, consapevole dei dubbi sulla “autenticità”, Preziosi aveva posto la questione «meno formale e più sostanziale» della “veridicità”, poiché, scrive, nessuno poteva negare che il programma reso pubblico nel 1905 aveva «il suo pieno, stupefacente, spaventoso adempimento, e non solo in genere ma in molti punti particolari», e che per suffragare la tesi della “autenticità” le edizioni curate da Theodor Fritsch (Die Protokolle Zions. Das Programm der internationalen Geheimregierung, Leipzig, 1936) e da Julius Evola (I “Protocolli” dei “Savi Anziani” di Sion, Roma, 1938) contengono rispettivamente una introduzione e un’appendice in cui sono riportati testi tratti dalla tradizione biblica e rabbinica (in vero non sempre correttamente), nonché da autori ebrei contemporanei, che dovrebbero avvalorare l’autenticità del testo. Nondimeno un falso resta un falso.

Grossolano, perché chiunque abbia una qualche dimestichezza con la letteratura rabbinica capisce che l’autore non può essere un ebreo, e meno che mai un fantomatico “Savio di Sion”, e che le tesi esposte sono state abborracciate sulla base di alcune frettolose letture più o meno antisemite.

Inutile, perché non vi è alcuna necessità di confezionare documenti falsi per suffragare le proprie argomentazioni, quando ve ne sono di assolutamente autentici e di ben altra forza dimostrativa. È come se la magistratura confezionasse false prove per denunciare la mafia, quanto ve ne sono di assolutamente autentiche nelle mani degli inquirenti.

Controproducente, perché falsi di questo genere fanno il gioco della propaganda avversaria e finiscono per screditare la polemica antiebraica più seria. Ed infatti i propagandisti ebrei e i loro ausiliari giocano su questo sillogismo: i Protocolli denunciano una volontà di dominio universale da parte degli ebrei, i Protocolli sono un falso, dunque anche la volontà di dominio universale degli ebrei è un falso (frutto dell’intolleranza, dell’odio, del pregiudizio, della giudeofobia etc. etc.).

In realtà il sillogismo va ribaltato in questi termini: i Protocolli denunciano una volontà di dominio universale da parte degli ebrei; i Protocolli sono un falso; ma nondimeno questa volontà di dominio universale è reale ed è attestata da tutta la tradizione rabbinico-talmudica, dagli apocrifi e da rabbini ed autori ebrei contemporanei.

In altre parole, il giudaismo internazionale aspira al dominio mondiale non perché questo è scritto nei Protocolli, ma perché è comprovato dalle stesse fonti ebraiche.

Di seguito mettiamo a confronto alcuni testi dei falsi Protocolli con una compilazione di testi autentici della tradizione rabbinico-talmudica e apocrifa, nonché di rabbini ed autori ebrei contemporanei (che chiameremo: Veri “Protocolli”), relativi all’atteggiamento degli ebrei nei confronti dei gentili (goyim, nazioni, non-ebrei).

Le affermazioni contenute nei testi citati non sono state «estrapolate dal contesto», come si ostina a ripetere in modo stucchevole una certa apologetica giudaica, ma, come abbiamo mostrato altrove, sono una conseguenza logica e naturale dell’esegesi rabbinica della Torah riguardo ai non-ebrei.

Da un semplice sguardo sinottico appare evidente che non c’è assolutamente bisogno di scomodare un falso per accreditare una verità.

Ecco perché non solo possiamo, ma dobbiamo fare a meno dei Protocolli. Una volta per tutte. 

Falsi Protocolli

«Abbiamo un’ambizione senza limiti, un’ingordigia divoratrice, un desiderio di vendetta spietato ed un odio intenso» (Protocollo IX, ed. Preziosi).

Veri “Protocolli”

     «R. Hisda e Rabba b. R. Huna dissero: Deserto Sinai, perché qui è sceso l’odio [sina] contro i popoli del mondo» (Shabbath 89a).

«Domanda: È appropriato non amare o odiare un gentile?

«Risposta: L’ebreo è intrinsecamente buono. L’ebreo è una parte di Dio (…) Il gentile è una cosa impura. Tutta l’essenza del gentile è malvagia e impura. Anche se occasionalmente fa qualcosa di buono, non per questo diventa buono (…) I pensieri malvagi del gentile contaminano l’atmosfera del mondo (…) anche quando sono morti persistono e contaminano l’atmosfera (…) i gentili (…) possono essere odiati (…) la natura dei giusti è quella di odiare i gentili» (Yalkut Shaiylos u’ Teshuvos, raccolta di domande poste dai giovani studenti della Yeshiva Skvere di New York e di risposte dei rabbini Skvere su insegnamenti halachici, failedmessiah.typepad.com). 

Falsi Protocolli

«E con ciò stesso vi dimostro ancora una volta che l’intelletto animalesco dei gentili non è atto all’analisi e all’osservazione, e tantomeno alla previsione di ciò verso cui può inclinare un problema con la sua impostazione. L’intelletto dei gentili è d’istinto animalesco, osserva ma non prevede, ed escogita invenzioni esclusivamente materiali. Da ciò è chiaro che la natura stessa ci ha predestinati a guidarli e a dirigere il mondo» (Protocollo XIV).

«Com’è evidente la venalità, la vigliaccheria e la sconsideratezza dei cervelli proprio da animali delle teste dei gentili!» (Protocollo XIX).

«La mentalità dei gentili essendo di natura puramente bestiale (…) Ed è precisamente in questa differenza tra noi e i gentili, che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio, nonché la nostra natura sovrumana, in paragone con la mentalità istintiva e bestiale dei gentili» (Protocollo XV, ed. Preziosi).

Veri “Protocolli”

«No, [i non-ebrei non sono uomini], poiché è scritto (Ez. 34,31): “Voi, gregge mio, gregge del mio pascolo, voi siete uomini”. Voi [Israeliti] siete chiamati uomini, ma i gentili non sono chiamati uomini» (Kerethoth 6b).

«Voi siete chiamati uomini, ma i popoli del mondo non sono chiamati uomini» (Yebamoth 61a).

«Voi siete chiamati uomini, i popoli del mondo non sono chiamati uomini, ma bestie» (Baba Mezia 114b).

«Forse che essi [i gentili] non sono chiamati asini, secondo quanto è scritto (Ez. 23,20): “I cui membri sono come quelli degli asini e il cui flusso è come il flusso dei cavalli”?» (Berakhoth 58a).

«Concludete dunque che il Misericordioso ha dichiarato che il loro [dei gentili] seme è libero, come è scritto (Ez. 23,20): “I cui membri sono come quelli degli asini …”» (Yebamoth 98a).

«Per questo è scritto (Ez. 34,31): “Voi siete uomini”, cioè: Voi siete chiamati con il nome di uomo, non già gli altri popoli idolatri (…) Gli spiriti degli idolatri che trasmigrano quaggiù prendono l’aspetto degli animali impuri enumerati nella Scrittura (Lev. 11,7), nel capitolo degli animali impuri, come ad es. i maiali» (Zohar I, 20b).

«R. Shimon dice: Come è fortunata la sorte di Israele, al quale il Santo, egli sia benedetto, dà il nome di uomo, come è scritto (Ez. 34,31): “Voi, gregge mio, gregge del mio pascolo, siete uomini”. Perché sono chiamati uomini? Perché sono rimasti uniti a Lui, come è scritto (Deut. 4,4): “Voi siete rimasti uniti al Signore, vostro Dio”. Soltanto gli Israeliti sono rimasti uniti a Dio, non già i popoli idolatri» (Zohar II, 86a).

«Per contro, dei popoli idolatri la Scrittura dice (Ez. 23,20): “La cui carne è come la carne degli asini e il cui flusso è come il flusso dei cavalli”» (Zohar III, 14b).

«Lilith, la padrona dei dèmoni, è chiamata letame per via dell’idolatria dei suoi adepti. Come il letame è un miscuglio di escrementi e di animali striscianti, dove si gettano i cani e gli asini morti, così il cimitero dove si seppelliscono i figli di Esaù e di Ishmael, cioè gli adepti di Gesù e di Maometto, che sono anch’essi cani morti, è un letamaio che contiene le impurità infette e diffonde un fetore pestilenziale» (Zohar III, 282ab).

«Chi mangia con un incirconciso [non-ebreo] è come se mangiasse con un cane. Come il cane è incirconciso, così anche chi ha il prepuzio è incirconciso» (Pirke-de-Rabbi Eliezer, cap. 29).

«Voi siete uomini, ma gli altri popoli non sono uomini» (Menachem da Recanati, Commento al Pentateuco, fol. 137, col. 1).

«Gli idolatri non sono chiamati uomini, cioè provengono da quella parte malvagia che è stata mescolata con il primo uomo» (Isaac Luria, Sefer Gilgulim, fol. 1, col. 3).

«Voi siete chiamati uomini, ma i popoli del mondo non sono chiamati uomini, perché provengono dal lato corporeo e malvagio del primo uomo, il quale ha ricevuto su di sé e sulla sua discendenza l’impurità del serpente» (Naphtali Hertz, Emek HaMelech, fol. 67, col. 4).

«L’animale indica i popoli del mondo, che vengono paragonati alla bestia» (Rabbi Bechai, Commento al Pentateuco, fol. 24, col. 2).

«Sebbene i popoli del mondo abbiano un aspetto simile a quello degli Israeliti, essi sono considerati come una scimmia di fronte all’uomo» (Jeschaja Hurwitz, Shene luchot habberith, fol. 250, col. 2).

«[Jahvè] li [i gentili] creò in forma d’uomo in onore di Israele. Infatti gli idolatri non furono creati ad altro scopo che per servirli [gli Israeliti] giorno e notte. Né possono mai cessare da questo servizio. Non si addice infatti al figlio del re [l’Israelita] che lo servano bestie in forma di bestie, ma bestie in forma d’uomo» (Elihau ben Abraham Shlomo, Sefer Midrash Talpijoth, Smirne, 1736, p. 194).

Falsi Protocolli

« … i nostri profeti ci hanno detto che “siamo stati eletti da Dio stesso per il regno di tutta la terra” (Apocalisse siriaca di Baruch, LXXII, 4-6)» (Protocollo IV).

Veri “Protocolli”

«Dopo che saranno venuti i segni che prima ti ho detto, quando saranno turbati i popoli e sarà venuto il tempo del mio Unto, egli chiamerà tutti i popoli, e ne farà vivere alcuni e altri ne ucciderà. Questo dunque verrà sui popoli che vivranno dopo ciò. Ogni popolo che non conoscerà Israele e che non avrà calpestato il seme di Giacobbe esso vivrà. E questo affinché alcuni popoli si sottomettano al tuo popolo. Tutti coloro invece che avranno dominato su di voi o che vi avranno conosciuto, tutti costoro saranno consegnati alla spada (Apocalisse siriaca di Baruch LXXII, 2-6)».

Falsi Protocolli

«Può avvenire che i popoli, estenuati dall’inconsistenza dei propri governi, quali che essi siano, esclameranno: “Portateli via tutti, e dateci un unico re universale, anche se del sangue di Sion …”» (Protocollo IX).

Veri “Protocolli”

«Colui che osserva scrupolosamente le pratiche dei tzitzit [frange, fili attaccati agli angoli del tallit, lo scialle di preghiera ebraico] sarà servito da 2.800 servi, come è scritto (Zacc. 8,23): In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle genti afferreranno un ebreo per il lembo del mantello e gli diranno: Vogliamo venire con voi, perché abbiamo sentito che Dio è con voi» (Shabbath 32b).

«In quell’ora il Santo, egli sia benedetto, farà risplendere la luce del Re Messia e quella di Israele. E tuttavia tutti i popoli della terra saranno nelle tenebre e nel buio. Ed essi cammineranno tutti nella luce del Messia e di Israele, poiché è detto (Sal. 60,3): “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. Ed essi verranno e lambiranno la polvere sotto i piedi del Re Messia, poiché è detto (Is. 49,23): “Lambiranno la polvere dei tuoi piedi”. E tutti verranno e cadranno con la faccia a terra davanti al Messia e davanti a Israele e diranno loro: Vogliamo diventare i tuoi servi e i servi di Israele. Ed ogni Israelita avrà 2.800 servi, poiché è detto (Zacc. 8,23): “In quei giorni …”» (Pesikta Rabbati, piska 36).

«I popoli si volgeranno al Re Messia e si sottometteranno alla sua autorità, come ha profetizzato l’Antico [Giacobbe]: “Finché non venga Shilo, al quale andrà l’obbedienza dei popoli [Gen. 49,10]”, o lo stesso Isaia: “Finché abbiamo stabilito il diritto sulla terra, ché alla sua dottrina anelano i lidi” [Is. 42,4]» (I. Abravanel, Mashmia Yeshua).

Falsi Protocolli

«Quando ci stabiliremo come Signori della Terra, non ammetteremo altra religione che la nostra, cioè una religione che riconosce l’unico Dio, a cui il nostro destino è collegato dall’averci Egli eletti, e da cui il destino del mondo è unito. Per questa ragione dobbiamo distruggere tutte le professioni di fede» (Protocollo XIV).

«Il nostro governo è predestinato da Dio (…) Il nostro potere sarà glorioso e potente (…) La sua aureola ispirerà mistica venerazione ai popoli che gli si inchineranno davanti, giacché l’autentica forza non perde mai il proprio diritto (…) Questo eletto di Dio, designato dall’alto, sottometterà le forze insensate mosse dall’istinto e non dall’intelletto, dall’animalità e non dall’umanità. Allora diremo ai popoli: ringraziate Dio e inchinatevi davanti a colui che porta sul suo volto il marchio della predestinazione, verso il quale Dio stesso ha condotto la sua stella nel corso dei secoli» (Protocollo XXI)

«Il nostro governo possiederà tutto il denaro del mondo» (Protocollo XV, ed. Preziosi).

«Quando il re della casa di Davide, il re d’Israele, metterà la corona presentata dall’Europa, diverrà il patriarca del mondo» (Protocollo XV).

«Quando verrà il momento di incoronare il nostro sovrano mondiale della casa di Davide, quelle stesse mani spazzeranno via tutto ciò che gli potrà essere d’impedimento» (Protocollo III).

Veri “Protocolli”

«Il Santo, egli sia benedetto, così parlò a Israele: Voi mi avete riconosciuto unico dominatore, perciò anche io vi rendo l’unica [nazione] dominatrice. Voi mi avete riconosciuto unico dominatore, perché è scritto (Deut. 6,4): “Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è unico”. Anche io vi renderò unica [nazione] dominatrice, poiché è scritto (1 Cr. 17,21): “Chi è come il tuo popolo Israele? Nazione unica sulla terra» (Hagiga 3b).

«Quando verrà il Messia saranno tutti servi degli ebrei» (Erubin 43b).

«Ovunque andranno, gli ebrei saranno i padroni dei loro signori» (Sanhedrin 104a).

«“Chiedimi e ti darò le nazioni in eredità e in tuo dominio i confini della terra” (Sal. 2,8): in quanto nazioni sono ormai una tua proprietà e in quanto confini della terra sono un tuo possesso (…) È scritto del Re Messia: Chiedimi e ti darò le nazioni in eredità» (Midrash Tehillim su Sal. 2).

«In futuro i popoli del mondo saranno servi degli Israeliti, come è scritto (Is. 61,5): “Ci saranno allora gli stranieri a pascolare i vostri greggi, saranno i figli degli stranieri i vostri contadini e vignaiuoli”» (Qohelet R. 2,8,1).

«Egli [il Santo] dichiarò che è permesso sia versare il sangue dei gentili, sia impadronirsi dei loro beni. È permesso versare il sangue dei gentili, perché è scritto (Deut. 20,10): “Non lasciare nessuno in vita” ed è permesso impadronirsi dei loro beni, perché è scritto (Deut. 20,14): “Mangia la preda dei tuoi nemici che il Signore tuo Dio ti avrà dato”» (Vayikra R. 13,2).

«Un giorno Gerusalemme diventerà la metropoli di tutte le nazioni e fiumi di gente accorreranno per tributarle ogni onore» (Shir ha-shirim R. 1,5,3).

«E ti farò grande e ti moltiplicherò assai, da te usciranno re e domineranno ovunque l’orma del piede dei figli dell’uomo abbia calcato. Io darò alla tua stirpe tutta la terra che è sotto il cielo ed essi domineranno su tutti i popoli, come vorranno, e poi raduneranno [nelle loro mani] tutta la terra e la erediteranno per l’eternità» (Libro dei Giubilei XXXII, 18-19).

«E si sottomettano a te i popoli e si prostrino i popoli al tuo cospetto» (Libro dei Giubilei XXVI,23).

«[L’Altissimo] si manifesterà per punire le nazioni e distruggerà tutti i loro idoli» (Testamento di Mosè 10).

«Le nazioni verranno dalle estremità della terra per contemplare la sua gloria» (Salmi di Salomone 17,31).

«Queste parole alludono ai due Messia: il primo strapperà ai popoli i loro beni, il secondo li dividerà fra gli Israeliti» (Zohar II, 120a).

«E quanto al servaggio e alla privazione di sovranità che essi [gli ebrei] subirono, egli [Daniele] ha detto che avrebbero goduto della sovranità e che quella sovranità sarebbe stata così elevata e universale che “tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano” [Dan. 7,14], e cioè che costoro [i popoli non ebrei] sarebbero stati sottomessi e asserviti [agli ebrei] (…) [L’angelo] ha parimenti specificato che questa sovranità, questo dominio e questa potenza si sarebbero realizzati in questo mondo, come ha detto: “Sotto tutti i cieli” [Dan. 7,27] (…) Il suo [di Israele] dominio infatti sarà assolutamente eterno» (I. Abravanel, Maayenei ha-Yeshua).

«Se essi [i non-ebrei] strillano e dicono che non bisogna servire gli ebrei, di’ loro che se non servono gli ebrei sono rei di rovina e di morte, come è scritto (Is. 60,1): “Sorgi, splendi, ché la luce viene” e (Is. 60,12): “Sì, quella nazione e quel regno che non ti vogliono servire periranno e le nazioni verranno annientate”» (Sefer Nizzachon Vetus, ed. Wagenseil).

«Riguardo agli idolatri la Torah ordina la stessa cosa: “Non lasciare nessuno in vita” (Deut. 20,16). E se è permesso prendere la vita di un idolatra, a maggior ragione è permesso prendere i suoi beni, poiché l’idolatra merita di essere ucciso senza pietà» (Rabbi Joseph Albo, Sefer ha-Hikkarim III,25).

«Gli idolatri non sono uomini e pertanto sono al di fuori della legge. La loro vita non va risparmiata e i loro beni sono da considerare beni senza padrone» (Hirsch B. Fassel, Die mosaisch-rabbinische Tugend- und Rechtslehre, Gross-Kanizsa,1862, p. 187).

«Non si può dire con certezza se il Deutero-Isaia ammetta o no l’avvento di un messia personale che sarà, come quello dei Salmi, il Re dei giudei, comanderà alle nazioni e governerà la terra (…) È certo comunque che, con o senza Re Messia, gli ebrei saranno il centro dell’umanità, attorno al quale si uniranno i gentili dopo la loro conversione a Dio. Le nazioni si uniranno per portare omaggio al popolo di Dio (60,3 sgg.). Ogni ricchezza delle nazioni passerà al popolo ebraico (…) Esse marceranno in catene, come prigionieri, dietro al popolo ebraico e si prostreranno ai suoi piedi (…) Dio farà con il popolo ebraico un’alleanza eterna, come ha fatto con David e, come con David, gli ebrei comanderanno sulle nazioni. Essi chiameranno a sé popoli che neppure conoscono e popoli che li conoscono accorreranno verso di loro (55,3-5). Le ricchezze del mare e i beni delle nazioni verranno da sole dagli ebrei (…) I figli degli stranieri ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno i tuoi servi, le tue porte rimarranno costantemente aperte. Giorno e notte vi si faranno passare le ricchezze (o le schiere) delle nazioni e vi si condurranno i loro re. I popoli e i regni che non ti serviranno saranno distrutti (…)

«Gli ebrei vivranno nell’abbondanza e nella gioia (51,3; 58,11; 65,18), il loro benessere sarà imperituro (61,7), il loro cuore sarà colmo di gioia ed essi spunteranno come l’erba (66,14) (…) Gli ebrei saranno la razza benedetta da Dio, i sacerdoti e i vicari di Dio (61,6,9): tutto il popolo sarà un popolo di “shaddikin” [giusti] (60,21). I discendenti degli ebrei e il loro nome saranno eterni (66,22). Il più piccolo di essi si moltiplicherà in migliaia e l’infimo diverrà una grande nazione (60,22)» (Isidore Loeb, La littérature des pauvres dans la Bible, Paris, 1892, pp. 218-220).

«L’esegesi ebraica insiste sul carattere escatologico dei salmi e li interpreta nel loro pieno senso messianico (…) Le nazioni che resistono a Dio, o al suo messia, saranno spezzate e disperse; i re che attaccano Sion vengono presi dal panico e messi in fuga (…) L’eclatante vittoria del Dio di Israele concluderà il processo con la conversione. Adonaj è lo scudo e la speranza dei giusti: l’empio rinchiuso nella sua fossa, i nemici di Dio definitivamente castigati: tutte le estremità della terra abbandoneranno i falsi dèi, che riconosceranno come idoli impotenti e omicidi. Ritorneranno al Dio di Israele. Tutte le stirpi delle nazioni si prostreranno davanti a lui; lo celebreranno e si rallegreranno quando verrà a giudicarle e a governarle (…) Dalle estremità della terra le nazioni e i popoli, gli anziani e i bambini, le vergini e i vecchi portano offerte al Santo di Israele, perché egli fa rifiorire il corno di David, restaura il suo trono, prepara la lampada del messia e il suo diadema che riluce nelle aurore della gloria (Sal. 132) (…)

«Gerusalemme sarà il centro della riconciliazione cosmica: tutti i popoli riconosceranno, con Israele, il vero Dio. Saranno condotti alla vittoria e governati per l’eternità dal re della stirpe di David, il figlio primogenito di Dio, l’unto del Signore, il messia glorioso (Sal. 89, 27-30). La regalità di David prefigura il regno di suo figlio. La terra intera sarà sottomessa al suo scettro, egli regnerà da un mare all’altro, dal fiume fino alle estremità della terra; la sua mano sinistra si stenderà sull’oceano, la sua destra sui fiumi. Tutti i re del mondo si prostreranno davanti a lui; sarà il re di una fraternità cosmica» (André Chiraqui, Il giusto e l’empio nei Salmi, Comunità di Bose, 1993, pp. 19-21).

«La funzione che Israele deve compiere è essenzialmente quella di preparare con i suoi atti esemplari e disciplinati dalle prescrizioni della Torà la venuta del tempo in cui tutti gli uomini riconosceranno di fatto quello che si chiama malkhut shamàjim (regno celeste), cioè la sovranità dell’unico Dio, creatore, padrone e regolatore del mondo» (Elia Samuele Artom, La vita di Israele, Firenze, 1974, p. 2).

«I gentili sono nati solo per servire noi [ebrei]. Diversamente, non hanno spazio nel mondo – esistono solo per servire il popolo d’Israele (…) Perché c’è bisogno dei gentili? Essi lavoreranno, dissoderanno terre, mieteranno. Quanto a noi, ce ne staremo seduti come un effendi [funzionario del Sultano nell’impero Ottomano] e mangeremo» (Rabbi Ovadia Yosef nel sermone dello shabbath del 16 ottobre 2010, «Jerusalem Post», Oct. 18, 2010).

 

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