LA MEGA-DONATRICE ISRAELO-AMERICANA DI TRUMP DIETRO LE REPRESSIONI DELLA LIBERTÀ DI PAROLA[1]
Miriam Adelson è più di un finanziatore della Maccabee Task Force, ella è anche il suo presidente
Di Eli Clifton, 18 marzo 2025
Il tentativo dell’amministrazione Trump di deportare uno studente laureato della Columbia University, Mahmoud Khalil, come rappresaglia per il ruolo di Khalil nelle proteste universitarie contro la guerra di Israele a Gaza, ha mostrato fino a che punto la Casa Bianca è disposta ad arrivare per controllare il discorso su Israele.
La decisione senza precedenti dell’amministrazione di cercare di espellere un residente permanente degli Stati Uniti senza presentare alcuna accusa penale ha tuttavia un alleato trascurato: la più grande finanziatrice delle tre campagne presidenziali di Trump, la miliardaria israelo-americana Miriam Adelson.
Il sostegno di Adelson alla campagna dell’amministrazione per soffocare le critiche a Israele nei campus universitari non è una novità, ma il suo allineamento con le leve dei poteri statali per implementare la sua visione non ha precedenti. Infatti, i documenti fiscali rivelano che sta supervisionando direttamente una campagna sui social media che prende di mira Khalil e la Columbia University.
Nel 2015, Adelson, insieme al marito Sheldon, morto nel 2021, finanziò la neonata Maccabee Task Force (MTF) con 2,28 milioni di dollari, secondo i documenti depositati all’IRS[2] dalla fondazione della coppia. La MTF afferma di “combattere la preoccupante diffusione dell’antisemitismo nei campus universitari”, ma in pratica spende gran parte dei suoi sforzi nell’attaccare la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, che la MTF definisce come “un movimento antisemita che oltrepassa il confine tra la legittima critica a Israele e la pericolosa demonizzazione di Israele e dei suoi sostenitori”.
Il sostegno degli Adelson al gruppo è aumentato a dismisura dal 2015, totalizzando quasi 70 milioni di dollari di fondi provenienti dalla fondazione di famiglia della coppia e destinati alla MTF tra il 2016 e il 2023.
Allo stesso tempo, la coppia è stata il maggior donatore delle campagne presidenziali di Trump e del Partito Repubblicano, inviando circa 600 milioni di dollari in contributi politici registrati per sostenere le tre campagne presidenziali di Trump e altre corse repubblicane congressuali e governatoriali dal 2015.
La decisione di Trump di prendere di mira Khalil si addentra in acque torbide. Il suo tentativo di deportare un residente permanente degli Stati Uniti per aver protestato contro la guerra di Israele a Gaza è divisivo e solleva interrogativi sul perché il presidente sia così determinato a proteggere il più grande beneficiario di assistenza estera degli Stati Uniti [Israele] – un beneficiario di dollari delle tasse statunitensi che si è rivelato esente dal blitz di Trump contro gli aiuti esteri – dalle critiche nei campus universitari. Ma non bisogna guardare lontano per vedere che ha un alleato in questa lotta.
Mentre il sito web della Maccabee Task Force non fa menzione di Miriam Adelson, la più recente dichiarazione fiscale del gruppo rivela che è molto più di una semplice finanziatrice principale. La miliardaria israelo-americana è anche presidente della MTF. E sotto la sua guida il gruppo, con la sua considerevole presenza sui social media, in particolare su Facebook dove ha oltre 317.000 follower, si è scagliato contro Khalil e la Columbia University con attacchi caustici e irriverenti.
“FAFO”, si legge in un post del 6 marzo di MTF, abbreviazione di “fuck around and find out”, una frase che avverte che le azioni hanno delle conseguenze. “La triste verità è che l’amministrazione della Columbia non si è nemmeno presa la briga di fingere di preoccuparsi della sicurezza degli studenti ebrei finché la Casa Bianca non ha minacciato la prospettiva di farle perdere 5 miliardi di dollari”, ha detto MTF. “E anche allora, potrebbero ancora pensare che sia meglio placare la folla pro-terrorismo. Non a nostre spese”.
Il gruppo guidato e finanziato da Adelson è andato anche oltre l’attacco alla Columbia: ha lanciato attacchi contro lo stesso Mahmoud Khalil, sostenendo che era un “sostenitore di Hamas”, quando non è stata fornita alcuna prova a sostegno di questa affermazione, e ha esultato dicendo che “deportare Mahmoud Khalil dopo aver scatenato il caos nel campus della Columbia U. è un passo positivo nella giusta direzione”, e ha affermato (di nuovo senza fornire prove) che “Mahmoud Khalil è venuto negli Stati Uniti per promuovere caos e distruzione”.
I post sui social media hanno anche esultato per la minaccia dell’amministrazione Trump di sospendere definitivamente i finanziamenti alla Columbia a meno che l’università non implementi una serie di riforme, tra cui l’adozione di una definizione di antisemitismo che equipari l’antisionismo all’antisemitismo.
In risposta alla sospensione, all’espulsione e alla revoca delle lauree di 22 studenti da parte della Columbia per il loro coinvolgimento nelle proteste del campus, MTF ha affermato: “Hanno aspettato che venissero ritirati 400 milioni di dollari in sovvenzioni. Avrebbero potuto dimostrare un carattere morale in qualsiasi momento, ma hanno scelto di non farlo”.
I gruppi per le libertà civili hanno denunciato l’arresto di Khalil come un pericoloso precedente nell’aver preso di mira i residenti permanenti degli Stati Uniti a causa della libertà di parola protetta dal Primo Emendamento.
“Questo arresto è senza precedenti, illegale e antiamericano”, ha affermato Ben Wizner, direttore del progetto Speech, Privacy, and Technology dell’American Civil Liberties Union, in una dichiarazione rilasciata dopo l’arresto. “Il governo federale rivendica l’autorità di deportare persone con profondi legami con gli Stati Uniti e revocare le loro green card per aver sostenuto posizioni sgradite al governo”.
“Questa è l’America”, ha affermato una dichiarazione della Foundation for Individual Rights and Expression. “Non gettiamo le persone nei centri di detenzione a causa delle loro idee politiche. Farlo tradirebbe il nostro impegno nazionale per la libertà di parola”.
Mentre i gruppi per le libertà civili si concentrano sui principi fondamentali americani della libertà di parola, la presenza sui social media di MTF è gestita da individui che potrebbero non avere una familiarità così profonda con il Primo Emendamento. Secondo Facebook, due dei sette gestori della pagina Facebook di grande popolarità che prende di mira Khalil, la Columbia e i campus americani hanno sede a migliaia di miglia di distanza, in Israele.
Nathan Miller, portavoce di MTF ed ex direttore della redazione dei discorsi per la missione permanente di Israele presso le Nazioni Unite, non ha risposto alle molteplici richieste di commento che chiedevano dettagli sul coinvolgimento quotidiano di Adelson con MTF, se MTF avesse avuto contatti con la Casa Bianca o il Dipartimento di Stato in merito al tentativo di deportazione di Khalil, se MTF avesse prove a sostegno delle loro affermazioni secondo cui Khalil è un “sostenitore di Hamas” e “è venuto negli Stati Uniti per promuovere caos e distruzione”, e perché la pagina Facebook che prende di mira i manifestanti dei campus e le università americane è parzialmente gestita da individui residenti in Israele.
[1] https://responsiblestatecraft.org/miriam-adelson-trump/
[2] Internal Revenue Service: il fisco americano.
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