CRITICA DELLE “CONCLUSIONI SULLE MOTIVAZIONI” DA PARTE DEL GIUDICE GRAY
Nella sua sentenza di martedì 11 aprile 2000 presso l’Alta Corte di Giustizia 1996 -I- 1113,
Queen’s Bench Division David John Cawdell Irving ./. Penguin Books Limited e Deborah E. Lipstadt
Di Germar Rudolf
https://web.archive.org/web/20050212120213/http://vho.org/GB/c/GR/CritiqueGray.html
Introduzione
La presente critica è stata redatta su richiesta di David Irving per essere utilizzata in sede di appello contro questa sentenza. La maggior parte dei miei commenti nel seguente testo si limitano alle osservazioni fatte dal giudice Gray al capitolo 13 della sua sentenza, poiché il resto è semplicemente una ripetizione del processo stesso e non significa che abbia influenzato la decisione del giudice. Inoltre, mi concentro principalmente sui punti trattati dal perito prof. Robert Jan van Pelt, poiché a) non mi sento competente per affrontare molti degli altri argomenti e b) perché laddove David Irving era d’accordo con la posizione degli imputati – come era il caso su molti punti di quanto affermato dagli altri periti testimoni della difesa – non sembra avere senso discutere di nuovo di questi argomenti in questa sede, anche se c’era molto da dire su punti in cui sia David Irving che gli imputati avevano ovviamente torto. Ciò avverrà in un lavoro successivo.
A scopo orientativo, introdurrò i miei paragrafi citando ciò che ha detto il giudice Gray, incluso il numero che ha usato per i suoi paragrafi nella sua sentenza.
Esprimo la mia gratitudine a Carlo Mattogno il cui materiale è stato molto utile nella compilazione di questo articolo.
Perito prof. van Pelt
“13.10. […] In diversi casi, altri periti degli imputati, van Pelt, Browning e Longerich, hanno sostenuto le sue critiche. Sono soddisfatto che ognuno di loro si distingua nel suo campo.”
Anche se il prof. van Pelt non ha alcuna istruzione e formazione professionale come architetto, bisogna ammettere che potrebbe aver accumulato una certa esperienza nel campo dell’interpretazione delle mappe architettoniche durante i suoi 15 anni di attività professionale. Ma ciò non lo rende in alcun modo un esperto “eccezionale” in chimica né in tecnologia della cremazione. È quindi sbagliato che il giudice Gray abbia accettato qualsiasi dichiarazione, formulata in ambito chimico o ingegneristico dal prof. van Pelt, come opinione di un esperto. In realtà, non vale nulla di più del commento di qualsiasi profano che qualsiasi tribunale deve ignorare.
Anacronismo
“13.36 […] La percezione di Irving dell’importanza della nota sembra non tenere conto dell’omicidio di massa degli ebrei, che ebbe luogo poco dopo.”
Il giudice Gray – e con lui i periti degli imputati – dimostra grande ignoranza e incompetenza nel ritenere che il significato di un documento debba essere interpretato considerando ciò che è (presumibilmente) accaduto dopo. Scrivere la storia retrospettivamente è anacronistico e quindi fallace, soprattutto se i presunti eventi successivi non sono sostenuti da prove documentali o fisiche.
Processi britannici del dopoguerra
“13.50 […] Era naturalmente legittimo per Irving suggerire che il suo racconto [di Aumeier] fosse il risultato di una brutale pressione esercitata dai suoi carcerieri britannici, se aveva le prove per tale ipotesi. Ma non mi era chiaro su quali prove si basasse Irving.”
Sebbene non siano disponibili prove dirette che Aumeier sia stato torturato dai suoi carcerieri britannici, ci sono abbondanti prove che i presunti colpevoli tedeschi furono spesso maltrattati durante la prigionia britannica. Secondo Aschenauer, le caratteristiche principali dei processi americani del dopoguerra (ustioni cutanee, distruzione del letto ungueale delle dita delle mani e dei piedi) fiammiferi accesi, unghie strappate, denti rotti, mascelle fratturate, testicoli schiacciati, ferite di ogni tipo dovute a percosse con mazze, tirapugni e calci, prigionieri rinchiusi nudi in stanze fredde, umide e buie per diversi giorni, reclusione in stanze calde senza nulla da bere, processi farsa, finte condanne, finte esecuzioni, falsi ecclesiastici e molto altro.[1],[2]) contraddistinguevano anche i processi britannici che si svolgevano a Werl,[3] dove furono processati i principali ufficiali della Wehrmacht e le guardie dei campi di concentramento di Auschwitz, Bergen-Belsen e Natzweiler.[4] Una differenza fondamentale, tuttavia, è che non sono state istituite commissioni d’inchiesta durante o dopo questi processi, cosicché, ad esempio, i procedimenti interni dei campi di interrogatorio e delle prigioni britanniche – in particolare Minden,[5] Bad Nenndorf[6] e Hameln – sono rimasti nascosti.
Da due esempi, tuttavia, risulta chiaro che anche lì gli interrogatori di secondo e terzo grado erano la regola. Il primo esempio è la tortura dell’ex comandante di Auschwitz, Rudolf Höß, nella prigione di Minden. Questa tortura non è stata menzionata solo dallo stesso Höß nella sua autobiografia,[7] ma è stata anche confermata da uno dei suoi aguzzini,[8] il quale, un po’ per inciso, ha anche menzionato la tortura di Hans Frank a Minden.[9] E inoltre, nella sua testimonianza davanti al Tribunale Militare Internazionale (TMI), Oswald Pohl riferì che metodi simili erano stati usati a Bad Nenndorf e che questo era il modo in cui era stata ottenuta la sua stessa dichiarazione giurata.[10] L’esempio di Höß è particolarmente importante, dal momento che la sua dichiarazione è stata usata dal TMI come confessione di un colpevole, per dimostrare l’omicidio di massa degli ebrei.
È quindi insostenibile utilizzare qualsiasi testimonianza o “confessione” prodotta in questi processi senza analizzarla criticamente e confermarla con prove documentali e fisiche.
Cantina di disinfestazione
“7.68 Gli imputati si basano su una lettera datata 29 gennaio 1943 di Bischoff, capo della Direzione centrale delle costruzioni presso il campo, al Brigadeführer ( grado equivalente a maggiore generale – N.d.T.) delle SS Kammler in cui si fa riferimento a una Vergasungskammer (camera a gas o cantina).”
“13.69 Come ho già osservato nel paragrafo 7.11 supra, nel corso del processo, Irving modificò la sua posizione, cioè accettò la versione dell’esistenza di almeno una camera a gas (o “cantina”) ad Auschwitz, anche se usata solo o principalmente per la disinfestazione degli indumenti.”
“13.82 Come sottolineano gli imputati, questo argomento presenta delle caratteristiche curiose. In primo luogo, Irving ha accolto questa tesi in un periodo relativamete recente, alla fine del 1998 (cosicché prima di quella data, non può essere stata alla base delle sue negazioni dell’esistenza delle camere a gas ad Auschwitz). In secondo luogo, Irving sembrò, ad un certo punto, accettare che ci fosse una camera a gas nell’obitorio 1 del crematorio 2, anche se era una camera usata per la disinfestazione e non per uccidere. In tal caso, sembrerebbe che sarebbero stati necessari dei condotti o qualche altra forma di apertura per introdurre i granuli nella camera, dal momento che l’obitorio non aveva finestre e possedeva un’unica porta a tenuta di gas.”
Anche se la cantina di gasazione (“Vergasungskeller“, non “Vergasungskammer“!) è stata gestita come cantina di disinfestazione con Zyklon B (dei documenti rinvenuti di recente negli archivi di Mosca indicano, infatti, che veniva invece fatta funzionare con aria calda), il ragionamento del giudice Gray “che sarebbero stati necessari condotti o qualche altra forma di apertura per introdurre i granuli nella camera” è sbagliato. Non una sola camera di disinfestazione – provvisoria o permanente – in tutto il Terzo Reich era attrezzata con tali dispositivi di introduzione. Uno sguardo al rapporto Leuchter rivelerebbe che il normale funzionamento durante le procedure di disinfestazione prevede che un addetto dotato di maschera antigas entri nell’impianto di disinfestazione, apra le lattine di Zyklon B con un attrezzo speciale, distribuisca i granuli di Zyklon B, esca dalla stanza e la chiuda ermeticamente. Anche se la stanza gasata aveva finestre o altre aperture, queste non venivano mai utilizzate per inserire lo Zyklon B, poiché dovevano essere sigillate, affinché l’impianto funzionasse in sicurezza, e ciò non poteva essere fatto correttamente dall’esterno dell’edificio. Pertanto, il ragionamento del giudice Gray rivela semplicemente la sua ignoranza delle prove.
Scale e scivoli
“7.61 La successiva caratteristica identificata da van Pelt si riferisce all’ingresso del crematorio 2 e ai mezzi per accedere all’obitorio sottostante. Nel suo progetto originale, l’ingresso era situato su un lato dell’edificio. Oltre l’ingresso c’era uno scivolo lungo il quale i cadaveri venivano rovesciati per raggiungere il livello dell’obitorio. Ma il disegno mostra che questo progetto fu modificato alla fine del 1942, in modo da spostare l’ingresso del crematorio sul lato dell’edificio che dava sulla strada. Contemporaneamente è stata progettata una nuova scala per l’obitorio, in sostituzione dello scivolo preesistente. Jan van Pelt ha sottolineato che il progetto originale contemplava apparentemente che solo i cadaveri avrebbero dovuto essere trasportati all’obitorio. D’altra parte, il nuovo progetto è coerente con il desiderio di consentire alle persone trasportate ad Auschwitz di procedere dalla stazione ferroviaria attraverso il nuovo ingresso, quindi di scendere le scale in quello che si presume sia stato lo spogliatoio e da lì nella presunta camera a gas. La scalinata è stata riprogettata in modo tale che risulterebbe estremamente scomodo trasportare i cadaveri fino all’obitorio in barella. Il prof. van Pelt conclude che l’obiettivo della riprogettazione della scala era quello di consentire alle persone vive di scendere le scale piuttosto che ai cadaveri di essere trasportati giù.”
“13.76 Per le ragioni riassunte nei paragrafi da 7.59 a 7.63 di cui sopra, la natura della riprogettazione del crematorio 2 del 1942 mi sembra costituire una solida prova del fatto che l’obitorio doveva essere utilizzato per gasare esseri umani vivi che erano stati in grado di scendere le scale.”
“13.84 […] In secondo luogo, c’è la prova di van Pelt, secondo la quale la riprogettazione del crematorio 2 della fine del 1942 era destinata a consentire la discesa degli esseri umani vivi in uno spogliatoio, prima che fossero condotti nella camera e a eliminare lo scivolo per cadaveri precedentemente utilizzato per trasportare i cadaveri al piano di sotto.”
È incredibile quanto ostinatamente ignoranti possano essere Pressac, van Pelt e successivamente il giudice Gray. Il progetto per i crematori II e III era stato originariamente realizzato per la costruzione di questo edificio nel campo principale di Auschwitz. Jean-Claude Pressac ha pubblicato le mappe che mostrano perché l’ingresso al sotterraneo è stato modificato. La mappa è intitolata: “Verlegung des Kellerzuganges an die Straßenseite” (trasferimento dell’ingresso sul lato della strada).[11] Ciò si era reso necessario, perché quando, un anno dopo, i piani originariamente previsti per lo Stammlager furono trasferiti a Birkenau, si dovettero apportare alcune modifiche: in primo luogo, le cantine furono rialzate per evitare problemi con il basso livello delle acque di falda di Birkenau. In secondo luogo, la strada di accesso era dall’altra parte dell’edificio. Poiché le cantine con il terreno al di sopra risultavano rialzate di circa 3 piedi dal livello del suolo, si doveva girare attono all’obitorio 2, prima di poter accedere alle scale della cantina, che è circa 100 metri più lunga di quanto inizialmente previsto. Pertanto, la decisione di costruire ulteriori gradini nel sotterraneo dall’altro lato dell’edificio e dalla fine dell’obitorio 2 è assolutamente innocente.
Situazione schematica del nuovo Crematorio, come progettato in origine per lo Stammlager di Auschwitz
Progetto modificato della situazione schematica del Crematorio II da adottare, con gli obitori rialzati e accesso dall’altra parte del campo di Birkenau (Crematorio III rispecchiato).
Per tutto il periodo di attività, gli obitori dei crematori II e III furono indubbiamente utilizzati per conservare i cadaveri degli internati morti per cause “naturali”, in attesa della cremazione, che ammontavano a un totale di circa diecimila cadaveri. Se, come imputa il giudice Gray, lo scivolo per cadaveri è stato smantellato, perché gli obitori non erano più utilizzati per conservare i cadaveri di persone decedute per morte “naturale”, e se le scale, senza tali scivoli, potevano essere percorse solo da persone vive, allora, perdonate la mia domanda: come hanno fatto i cadaveri di quei detenuti che sono morti di morte “naturale” a finire negli obitori? Camminavano anche loro? Certo che no. Furono trasportati e dovettero essere portati giù per alcuni gradini nei sotterranei. Un compito impossibile? Ovviamente no. Allora perché le SS non hanno incluso gli scivoli con le nuove scale? Forse semplicemente perché i costi dell’intero progetto stavano andando fuori controllo a causa dei cambiamenti che dovevano essere apportati nella nuova sede di Birkenau, e perché volevano contenere i costi? Non è una spiegazione molto più semplice e logica?
E d’altra parte, dov’è, innanzi tutto, la prova che gli scivoli sono stati rimossi? Se il prof. van Pelt e il giudice Gray avessero esaminato attentamente i progetti disponibili, avrebbero visto che erano ancora lì, come ha recentemente sottolineato Carlo Mattogno:
- Piano 2136 del 22 febbraio 1943, per il crematorio III [Nota 11, p. 305];
- Piano 2197 del 1° marzo 1943, per il crematorio II [Nota 11, p. 307]
- Piano 109/15 della ditta Huta del 24 settembre 1943 per i crematori II e III [nota 11, p. 327]
- Piano 109/16A della ditta Huta del 9 ottobre 1943 per i crematori II e III [nota 11, p. 328].
Inoltre, lo scivolo è menzionato come esistente nelle ordinanze 200 e 204 della Zentralbauleitung (Direzione centrale delle costruzioni – N.d.T.) alla Häftlingsschlosserei (officina degli internati – N.d.T.) del 18 marzo 1943 relative al crematorio II [11a]
Soffioni doccia fittizi
“7.51 Un altro era Yehuda Bakon, un artista israeliano, che ad Auschwitz era stato impiegato per portare le carte ai crematori, affinché fossero bruciate. Di conseguenza, era entrato nei crematori e aveva visto la camera a gas. Nell’estate del 1945 eseguì dei disegni di Auschwitz, che esibì nel corso della sua testimonianza. I disegni raffiguravano l’interno delle camere a gas, compresi i finti soffioni della doccia e le colonne di rete usate per inserire lo Zyklon-B nella camera a gas.
Permettetemi di citare un articolo scritto da Carlo Mattogno.
Il 14 maggio, Bischoff inviò a Topf il seguente “dringendes Telegramm” [urgente]:
“Mitbringt Montag überschlägiges Projekt für Warmwasserbereitung für ca. 100 Brausen. Einbau von Heizschlagen oder Boiler in den im Bau begriffenen Müllverbrennungsofen Krem. III oder Fuchs zwecks Ausnutzung der hohen Abgangstemperaturen. Evtl. Höhermauerung des Ofens zwecks Unterbringung eines grossen Reservebehälters ist möglich. Es wird gebeten entsprechende Zeichnung Hernn Prüfer am Montag den 17.5. mitzugeben”.22
(Lunedì portate il progetto necessario per il riscaldamento dell’acqua per circa 100 docce. Installazione di scaldabagno o caldaia nell’inceneritore di rifiuti ancora in costruzione, Crematorio III, o canna fumaria allo scopo di utilizzare le alte temperature di emissione. Eventualmente, è possibile costruire una parete del forno più alta per la sistemazione di un grande contenitore di riserva. Si prega di consegnare i relativi disegni al Sig. Prüfer lunedì 17.5.).
Il 5 giugno 1942, la Topf inviò alla Zentralbauleitung il disegno D60446 “che riguardava l’installazione delle caldaie nell’inceneritore dei rifiuti”. Questo progetto riguardava anche gli impianti per il Crematorio II.23
In un Fragebogen (questionario) non datato, scritto apparentemente nel giugno 1943, concernente i crematori di Birkenau, in risposta alla domanda: “I gas di scarico vengono riuutilizzati?”, il capo della Zentralbauleitung, Bischoff, rispose: “in progetto, ma non realizzato, e in risposta alla seguente domanda: ” Se sì, a quale scopo?”, Bischoff rispose: “per i bagni nei crematori II e III.”24
Per maggiori dettagli si veda l’articolo di Mattogno. Quindi, qualunque sia la prova documentale concreta di quei soffioni, tutto indica che i testimoni oculari l’hanno inventata, mio Dio!
Sistema di aerazione
“7.62 I disegni prevedono inoltre l’aerazione della presunta camera a gas nel crematorio 2. Il prof. van Pelt deduce che lo scopo del sistema di estrazione dell’aria era quello di estrarre l’aria avvelenata e quindi accelerare la rimozione dei cadaveri verso gli inceneritori.”
Non è molto intelligente da parte del giudice Gray ripetere come un pappagallo le false e da tempo confutate affermazioni del suo incompetente “perito” testimone, prof. van Pelt. Mi riferisco qui alla mia critica alle affermazioni di van Pelt.
Preriscaldamento dell’obitorio
“7.68 […] van Pelt ha indicato una lettera datata 6 marzo 1943 da Auschwitz alla società Topf, che contemplava l’uso di aria calda proveniente dai ventilatori, per permettere agli inceneritori di preriscaldare la Leichenkeller 1. Perché, chiese, riscaldare un obitorio, che dovrebbe essere mantenuto fresco. Rispondendo alla sua stessa domanda, egli affermò che ad alte temperature lo Zyklon-B evapora più rapidamente, quindi il processo di uccisione sarebbe stato accelerato. (Irving rispose che non c’è nulla di sinistro circa il riscaldamento dell’obitorio: era un requisito di buona pratica edilizia relativamente agli obitori civili).”
Prima di tutto, il giudice Gray ignora che questo impianto di riscaldamento non è mai stato installato! Odio ripetermi su questo argomento, quindi mi riferisco a ciò che ho già detto nella mia critica alle affermazioni di van Pelt.
Crematori IV e V
“7.68 […] C’è il foglio di presenza di un operaio edile che fa riferimento al montaggio di finestre a tenuta di gas nel crematorio 4″.
“7.63 I crematori 4 e 5 erano edifici nuovi. I progetti iniziali sono datati agosto 1942, non molto tempo dopo la visita di Himmler al campo, che secondo gli imputati segna l’inizio del programma di sterminio accelerato. Secondo van Pelt il progetto di questi crematori comprendeva spogliatoi (anche se non così denominati nei progetti) e obitori che dovevano servire come camere a gas. I progetti degli obitori prevedono diverse finestre da 30 x 40 cm. La dimensione di queste finestre corrisponde a quelle delle finestre alle quali si fa riferimento altrove, nei documenti di costruzione, come necessarie per essere a prova di gas. Le finestre dovevano essere situate sopra il livello degli occhi. Il prof. van Pelt ne deduce che lo scopo di queste finestre era quello di consentire l’inserimento attraverso di esse di granuli di Zyklon-B nell’edificio (un processo che è stato osservato dal Sonderkommando Dragon, come menzionato sopra).”
“7.64 Il prof. van Pelt ha convenuto che i progetti dei crematori 4 e 5 mostrano un sistema di drenaggio che sembra collegarsi con le rete fognaria del campo. Dissentiva su quanto suggerito da Irving che ciò sarebbe stato molto pericoloso, perché grandi quantità di cianuro liquido avrebbero trovato la loro strada nella rete fognaria. Il prof. van Pelt sosteneva che il gas sarebbe evaporato piuttosto che trasformarsi in liquido.”
Ci sono infatti più prove disponibili che indicano che queste stanze erano destinate ad essere utilizzate come camere a gas, ad esempio, rapporti sul livellamento del terreno e sulla realizzazione di un pavimento di cemento nonché sull’installazione di finestre in una “camera a gas”. Tuttavia, il giudice Gray ignora che prima e durante la guerra il termine “camera a gas” era usato esclusivamente in relazione agli impianti di disinfestazione. Il miglior esempio di ciò è la designazione nelle planimetrie delle camere di disinfestazione negli edifici BW 5a e BW5b di Birkenau. Vi si legge chiaramente: “Gaskammer” (camera a gas). Un altro esempio è una delle più diffuse pubblicazioni specialistiche degli anni ’40 sulla disinfestazione con Zyklon B: F. Puntigam, H. Breymesser, E. Bernfus, Blausäuregaskammern [sic! enf. agg.] zur Fleckfieberabwehr (Camere a gas di HCN contro il tifo petecchiale – N.d.T.), Edizione speciale della Rivista del Lavoro del Reich tedesco, Berlino 1943. Quindi si deve presumere che le autorità del campo abbiano preso in considerazione, almeno temporaneamente, l’idea di utilizzare queste stanze come strutture per la disinfestazione. Si veda per questo il mio ragionamento nella mia critica alle affermazioni di van Pelt.
Sonderaktion
“7.66 Un altro documento presumibilmente incriminante è il verbale di un incontro tenutosi il 19 agosto 1942 tra i membri dell’ufficio costruzioni di Auschwitz e un rappresentante degli ingegneri della ditta Topf per discutere della costruzione di quattro crematori. La nota dell’incontro si riferisce alla costruzione di inceneritori a triplo forno vicino ai ‘Badenanstalten für Sonderaktionen’ (‘bagni per azioni speciali’: le parole sono tra virgolette nell’originale)”.
“13.76 […] Per quanto pochi e lontani tra loro possano essere, esistono documenti per i quali è difficile trovare una spiegazione innocente. Mi riferisco, ad esempio, al verbale della riunione del 19 agosto 1942 (paragrafo 7.66 supra), che si riferisce ai Badenanstalten für Sonderaktionen (“bagni per azioni speciali”) e al cosiddetto rapporto Kinna (paragrafo 7.67 supra). “
La parola Sonderaktion non ha necessariamente un significato sinistro, come potrebbe indicare un esempio citato da Carlo Mattogno.[12] In un Fernschreiben (telex – N.d.T.) del 18 dicembre 1942, Bischoff scrive che c’era una “Sonderaktion der Gestapo bei sämtlichen Zivilarbeitern” (azione speciale della Gestapo per tutti i lavoratori civili), cioè “tutti“, non “alcuni”. Se l’interpretazione del giudice Gray, secondo cui la Sonderaktion equivaleva all’esecuzione, è corretta, la Gestapo ha giustiziato tutti i lavoratori civili. Un giudice obiettivo non attribuirebbe mai un significato sinistro a un documento, se non è in possesso di prove documentali a sostegno della sua affermazione.
Rapporto Kinna
“6.96 Gli imputati si basano, inoltre, su ciò che affermano essere una menzione esplicita della politica di sterminio contenuta nel cosiddetto rapporto Kinna, scritto da un caporale delle SS e datato 16 dicembre 1942 da Zamosk, in Polonia, sul trasporto di 644 Polacchi ad Auschwitz. Questo rapporto riporta che l’Hauptsturmführer (corrispondente al grado di capitano – N.d.T.) delle SS Aumeier avrebbe spiegato che solo i Polacchi idonei al lavoro dovevano essere consegnati ad Auschwitz e che, per alleviare il campo, ‘le persone limitate, gli idioti, gli storpi e i malati devono essere tolti dallo stesso mediante eliminazione’. Il rapporto continua dicendo che ‘contrariariamente alle misure adottate per gli ebrei, i Polacchi devono morire di morte naturale’.
“7.67 In un’altra categoria c’è un rapporto datato 16 dicembre 1942, redatto da un caporale di nome Kinna, che faceva riferimento a un ordine che, per alleviare il campo, le persone limitate, gli idioti, gli storpi e i malati dovevano essere tolti dallo stesso mediante eliminazione. Kinna dichiarò che l’attuazione di questo ordine era difficile perché i Polacchi, a differenza degli ebrei, dovevano morire di morte naturale.”
“13.76 […] Per quanto pochi e lontani tra loro possano essere, esistono documenti per i quali è difficile trovare una spiegazione innocente. Mi riferisco, ad esempio, al verbale della riunione del 19 agosto 1942 (paragrafo 7.66 supra), che si riferisce ai Badenanstalten für Sonderaktionen (“bagni per azioni speciali”) e al cosiddetto rapporto Kinna (paragrafo 7.67 supra).”
Questo documento è piuttosto sconosciuto nella letteratura specialistica (almeno per quanto ne so io), quindi per un’analisi approfondita si dovrà aspettare. Kinna fu testimone durante il processo di Auschwitz a Francoforte nel 1964. I documenti del tribunale dicono a questo proposito: “Il testimone Kinna ha confermato l’accuratezza del rapporto” (trascrizioni del processo Irving ./. Lipstadt, giorno 18, p. 11). Durante il processo, Irving ha sottolineato:
“La rilevanza è che questo testimone, di quello che è ovviamente un documento criminale, viene interrogato solo sull’accuratezza del documento e viene poi rilasciato da tutte le parti, compreso il pubblico ministero, SIG. GIUDICE GRAY: Bene, non sto dicendo che si sbaglia in merito. Mi verrebbe spontaneo replicare che questo è semplicemente ciò che accade quando un testimone ha concluso la sua testimonianza.” (Ibid., p. 12)
Ciò dimostra chiaramente che il giudice Gray non l’ha capito. Il rapporto Kinna mostra che, se il suo contenuto è veritiero, Kinna deve aver saputo molto di ciò che stava accadendo ad Auschwitz, soprattutto per quanto riguarda le misure applicate agli ebrei, e ne è stato coinvolto.[13] Sorprendentemente, nessuno gli chiese quali fossero le misure presumibilmente applicate contro gli ebrei, quale fosse il suo ruolo in questo, e non fu accusato di complicità. Irving sottolinea:
“Il fatto notevole è che qui si tratta di un uomo che è stato evidentemente coinvolto in un’impresa criminale, che avrebbe potuto concludere un affare, la metto così, che se testimonierà sull’accuratezza del documento, allora non verranno mosse ulteriori accuse contro di lui”. (Ibidem)
E al di là di tutto, quali che fossero le misure applicate agli ebrei, ancora una volta siamo lasciati completamente all’oscuro di ciò che erano. Perché nessuno lo ha chiesto a Kinna?
Testimoni oculari
“13.74 Analogamente, Irving aveva alcuni commenti validi da formulare riguardo ai vari resoconti forniti dai sopravvissuti e dai funzionari del campo. Alcuni di quei resoconti sono stati forniti come prove nei processi del dopoguerra. Esiste la possibilità che alcuni di questi testimoni abbiano inventato alcune o addirittura tutte le esperienze che descrivono. Irving suggerì la possibilità dell’impollinazione incrociata, con cui intendeva la possibilità che i testimoni avessero potuto ripetere e persino abbellire i resoconti (inventati) di altri testimoni. La conseguenza è che, in tal modo, si costruisce un corpus di false testimonianze. Irving ha sottolineato che alcune parti dei resoconti di alcuni dei testimoni sono ovviamente sbagliate o (come alcuni dei disegni di Olere) chiaramente esagerate. Ha suggerito vari motivi per cui i testimoni potrebbero aver fornito resoconti falsi, come l’avidità, il risentimento (nel caso dei sopravvissuti), la paura e il desiderio di ingraziarsi i loro carcerieri (nel caso dei funzionari del campo). Il prof. van Pelt ha accettato che queste possibilità esistano. Sono d’accordo.”
“13.77 Pur riconoscendo che l’attendibilità delle prove dei testimoni oculari è variabile, ciò che mi colpisce di questa categoria di prove è la somiglianza dei resoconti e l’entità della loro coerenza con le prove documentali. Il racconto di Tauber, per esempio, è così chiaro e dettagliato che, a mio giudizio, nessuno storico obiettivo lo liquiderebbe come un’invenzione, a meno che non ci fossero forti ragioni per farlo. Il racconto di Tauber è corroborato e corrobora i resoconti forniti da altri come Jankowski e Dragon. Le loro descrizioni si armonizzano con i disegni di Olere. La testimonianza di altri testimoni oculari, come Höss e Broad, sembrerebbe, a mio avviso, credibile a uno studioso obiettivo di Auschwitz. Non ci sono prove che si sia verificata un’impollinazione incrociata. Si tratta, date le circostanze, di una spiegazione improbabile della grande similitudine dei resoconti di questa categoria.”
Quando si tratta delle affermazioni dei testimoni riguardo alle gasazioni omicide di massa, non c’è un solo documento a sostegno. Il modo e l’atmosfera sociale in cui queste confessioni sono state ottenute e i resoconti ricordano a ogni “studioso obiettivo di Auschwitz” il modo in cui i resoconti dei testimoni oculari e le confessioni venivano ottenuti nel Medioevo durante i processi per stregoneria.[14] Tuttavia, il giudice Gray potrebbe essere ignorante di entrambi. Inoltre, non gli interessa l’impossibilità fisica di ciò che ci dicono i testimoni oculari. Si confermano a vicenda, quindi devono avere ragione.[15]
Höß fu torturato e Broad scrisse la sua confessione piena di nazionalismo polacco e odio contro le SS, ma lui stesso era un uomo delle SS. In un Stato di Diritto qualsiasi giudice che accetti la confessione di un testimone torturato dovrebbe immediatamente perdere il suo lavoro.
Per quanto riguarda l’”impollinazione incrociata”. Ripeto quello che ho detto nella mia critica alle affermazioni di van Pelt, e spero così di portare il lettore a pensare con la propria testa: Ota Krauss e Erich Schön-Kulka, un amico di Vrba, Wetzler, Müller e Jankoswki, tutti facvano parte dei cosiddetti partigiani del campo di Auschwitz, che furono coinvolti in quello che chiamavano “fare propaganda”.
Il comunista Bruno Baum, egli stesso uno di questi partigiani, si vantava dopo la guerra:[15a]
“Tutta la propaganda che allora iniziò all’estero fu fatta da noi con l’aiuto dei nostri amici polacchi”.
Nessuna influenza reciproca?
L’Ufficio Centrale delle costruzioni e l’Ordine di smantellamento di Himmler
“7.20 Sebbene l’archivio del campo Kommandantur fosse stato distrutto dai nazisti, l’archivio dell’Ufficio Centrale delle Costruzioni sopravvisse, apparentemente per una svista, e fu recuperato dai Russi.”
“7.118 […] Himmler ordinò lo smantellamento degli impianti di sterminio nei crematori di Auschwitz. Alla fine del 1944 i nazisti fecero saltare in aria i forni crematori e distrussero gli archivi del campo (o almeno così intendevano fare: come è stato osservato sopra, i documenti dell’Ufficio centrale delle costruzioni sopravvissero accidentalmente)”.
Nulla indica che l’archivio dell’Ufficio centrale delle costruzioni sia sopravvissuto a causa di “svista” o “accidentalmente”. Potrebbe anche darsi che nessuno pensasse che valesse la pena distruggerlo, dato che non vi si trova nulla di incriminante, il che indicherebbe che non c’era nulla di sinistro negli edifici costruiti ad Auschwitz.
Non c’è alcuna prova che Himmler abbia ordinato lo smantellamento degli “impianti di sterminio”. I documenti di cui disponiamo in merito non includono la parola “sterminio”.
Il rapporto Leuchter, il prof. van Pelt e il prof. Roth
“7.115 Gli imputati si sono basati sul contenuto di un’intervista del dottor Roth, lo scienziato del laboratorio del Massachusetts che ha effettuato i test sui campioni di Leuchter. Secondo il dr. Roth, il cianuro produce una reazione superficiale che penetra per non più di un decimo dello spessore di un capello umano. I campioni che gli furono forniti da Leuchter avevano dimensioni comprese tra un pollice umano e un pugno, quindi dovettero essere rotti con un martello prima dell’analisi. Roth afferma che la conseguente diluizione di qualsiasi traccia di cianuro invalida di fatto i risultati del test.”
“7.116 A parte ciò che gli imputati considerano l’ipotesi fondamentalmente errata di Leuchter sulla concentrazione di cianuro necessaria per uccidere, hanno identificato numerosi errori fattuali nel suo rapporto. Leuchter ha erroneamente dichiarato che non c’era alcuna disposizione per porte e finestre a tenuta di gas (cioè sigillate) nelle camere a gas. Le pareti della Leichenkeller erano, contrariamente a quanto sosteneva, sigillate con un rivestimento di intonaco. Leuchter ha erroneamente supposto che ci fosse una rete fognaria principale. Ha erroneamente dichiarato che non c’era un sistema di scarico o di ventilazione e che le strutture erano umide e non riscaldate”.
“13.79 La ragione per cui, inizialmente, Irving negò l’esistenza delle camere a gas ad Auschwitz fu, come si è visto, il rapporto Leuchter. Ho riassunto in dettaglio le conclusioni tratte da Leuchter ai paragrafi da 7.82 a 7.89 supra. Non mi ripeterò. Ho anche esposto ai paragrafi da 7.104 a 7.108 le ragioni per cui van Pelt, per conto degli imputati, ha respinto il rapporto Leuchter in quanto viziato e inattendibile. Queste ragioni sono state presentate a Irving nel controinterrogatorio. È un corretto riassunto della sua testimonianza dire che egli accettò la validità della maggior parte di esse. Ha convenuto che il rapporto Leuchter era fondamentalmente viziato. Per quanto riguarda l’analisi chimica, Irving non è stato in grado di confutare la testimonianza del dottor Roth (riassunta al paragrafo 7.106 supra) secondo cui, poiché il cianuro sarebbe penetrato nella muratura e nell’intonaco fino a una profondità non superiore a un decimo dello spessore di un capello umano, il cianuro presente nei campioni relativamente grandi prelevati da Leuchter (che dovevano essere polverizzati prima dell’analisi) sarebbe stato diluito in modo tale che i risultati sui quali Leuchter si basava non avevano effettivamente alcuna validità. Ciò che è più rilevante è che Leuchter suppose, erroneamente, come Irving aveva convenuto, che per uccidere gli esseri umani sarebbe stata necessaria una maggiore concentrazione di cianuro di quella indispensabile per disinfestare gli indumenti. In realtà, la concentrazione necessaria per uccidere gli esseri umani è 22 volte inferiore a quella richiesta per scopi di disinfestazione”.
Il prof. dr. Roth non ha testimoniato davanti a questa corte. Essendo totalmente ignorante in chimica, il prof. van Pelt non è affatto in grado di testimoniare su questo argomento. Il signor Irving ha effettivamente confutato l’affermazione del prof. Roth mostrando come, nel caso degli impianti di disinfestazione di Auschwitz, il cianuro migrasse attraverso l’intera parete, colorando il muro esterno di chiazze blu.[16] Si potrebbe dire di più in merito, ma questo da solo “stermina” le “prove” di Roth. Ma, a parte questo, tutti sanno che l’intonaco è un materiale molto ruvido, poroso e grossolano. Come può un giudice obiettivo presumere seriamente che un gas come l’acido cianidrico non possa penetrare in tale materiale più in profondità di pochi micrometri? E se sente di non essere competente in merito, perché non vuole sentire un perito nel suo tribunale, prima di emettere la sua sentenza?
Anche se è vero che i mammiferi sono molto più sensibili all’HCN degli insetti, uccidere le persone negli spazi e nel breve tempo attestati richiede delle concentrazioni di Zyklon B simili a quelle utilizzate per scopi di disinfestazione. L’ho dimostrato spesso.16 Vedere la mia critica alle affermazioni di van Pelt.
Ciononostante, Leuchter aveva ragione: gli obitori dei Crematori II e III non erano riscaldati e umidi (vedere paragrafo su obitorio preriscaldato), e un intonaco non è una sigillatura che impedisce all’acido cianidrico di penetrare nelle pareti. Vedere la mia critica delle affermazioni di van Pelt.
Fori sul tetto dell’obitorio 1 presso il crematorio 2?
“7.70 Per avvalorare la sua affermazione secondo la quale ci sarebbero stati dei camini attraverso i quali si sostiene che sarebbe stato versato lo Zyklon-B nell’obitorio 1 del crematorio 2, van Pelt si basò su una fotografia scattata da un funzionario del campo nel febbraio 1942. Secondo van Pelt, attraverso un notevole ingrandimento di questa fotografia è possibile rilevare delle macchie che il Professore sosteneva rappresentassero i camini che sporgevano attraverso il tetto dell’obitorio. Inoltre, van Pelt ha sottolineato la similitudine dell’allineamento dei presunti camini della fotografia con l’allineamento dei camini di uno dei disegni di Olere. Il prof. van Pelt si è inoltre basato su una fotografia aerea scattata nell’estate del 1944 (a cui ho fatto riferimento in precedenza) sulla quale, previo ingrandimento, sono visibili delle macchie sopra gli obitori dei crematori 2 e 3. Il prof. van Pelt sostiene che questi punti sono i camini sporgenti, di dimensioni ridotte a causa della sporcizia depositata sul tetto da quando è stata scattata la fotografia precedente. Irving ha fornito le ragioni per cui sospettava che la fotografia del 1944 su cui si basava van Pelt fosse stata manomessa.”
“7.71 Irving ha contestato l’interpretazione delle fotografie di van Pelt e ha suggerito che potrebbe esserci stata una manomissione. Ha prodotto una fotografia che mostra il tetto dell’obitorio 1 sullo sfondo, sul quale non c’è segno di alcun camino sporgente. Il prof. van Pelt ha replicato che questa fotografia (in cui si può vedere che la costruzione del tetto del crematorio è incompleta) è stata probabilmente scattata nel dicembre 1942, data in cui i camini non sarebbero stati installati. Il prof. van Pelt ha spiegato che il motivo per cui non sono visibili i camini sporgenti in un’altra fotografia prodotta da Irving è che è stata scattata dopo che i nazisti avevano smantellato le camere a gas.”
“7.92 È indubbio che il tetto della Leichenkeller 1 era sostenuto da sette pilastri di cemento. Gli imputati sostengono che adiacenti a quattro di questi pilastri correvano dei condotti cavi o camini fatti di pesante rete metallica, che sporgevano attraverso i fori del tetto dove venivano versati i granuli che scendevano nella camera sottostante. Questi condotti avevano una dimensione di 70 cm2, ma si restringevano nella parte superiore nel punto in cui passavano attraverso il tetto. […] Il prof. van Pelt ha ammesso in uno dei suoi rapporti supplementari che non c’è alcun segno di fori. Sarebbe impossibile che dei camini delle dimensioni descritte da Tauber e Kula fossero scomparsi”.
“7.120 […] In risposta all’affermazione di Irving, van Pelt ha sostenuto, in primo luogo, che il tetto è in un tale disordine e la maggior parte di esso è inaccessibile, cosicché è impossibile verificare se i fori fossero esistiti o meno. In ogni caso, van Pelt ha sostenuto che era probabile che, quando le camere a gas furono smantellate nel 1944, i camini sarebbero stati rimossi e i fori cementati, in modo da eliminare le prove incriminanti. (ipotesi considerata da Irving come altamente inverosimile, poiché i Russi erano ormai pronti sul lato orientale della Vistola). Inoltre, van Pelt ha ripetuto che esistono solide prove dell’esistenza di camini, vale a dire le prove fotografiche e quelle dei testimoni oculari (compresi i disegni di Olere che ho riassunto sopra)”.
“13.83 […] Alla fine, il compito di uno storico è quello di soppesare le prove dell’assenza di segni di fori sul tetto dell’obitorio e le prove opposte, cioè che c’erano dei camini che attraversavano il tetto. A mio avviso, van Pelt ha ragione quando afferma che dopo tanti anni è difficile verificare se tempo prima fossero esistiti o meno dei fori in un tetto crollato già nel 1944. Non è chiaro quanta parte del tetto si possa vedere nella fotografia su cui Irving si basa. Il tetto è in cattivo stato, quindi è difficile dire se ci siano stati dei fori. C’è la possibilità che i fori siano stati riempiti. C’è la testimonianza dei testimoni oculari, che hanno osservato o almeno descritto i granuli che venivano versati attraverso il tetto dell’obitorio. Il disegno di Olere raffigura chiaramente i camini che salgono verso il tetto della camera a gas. Nel suo disegno il loro aspetto corrisponde alla descrizione fatta da Tauber e altri. Le fotografie scattate nel 1942 (o 1943) e nel 1944, sebbene difficili da interpretare, sono coerenti con la presenza di camini sporgenti. In tali circostanze, ritengo che uno storico obiettivo, tenendo conto di tutte le prove, concluderebbe che l’apparente assenza di prove di fori sul tetto dell’obitorio del crematorio 2 è ben lontana dal costituire una buona ragione per respingere l’effetto cumulativo delle prove su cui si basano gli imputati”.
Un’analisi adeguata delle fotografie a cui si riferisce il giudice Gray prova inconfutabilmente che ciò che lui e van Pelt pretendono essere “camini che sporgono dal tetto dell’obitorio”, come affermato da “testimoni oculari”, non può essere ciò che i testimoni ci hanno detto (vedere la mia analisi nella mia critica alle affermazioni di van Pelt). In effetti, non esiste un solo documento che indichi l’esistenza di tali “camini sporgenti“. Le “fotografie scattate nel 1942 (o 1943) e nel 1944” non sono difficili da interpretare. La loro interpretazione è chiara e senza possibili alternative: queste immagini NON mostrano alcun “camino sporgente” presumibilmente utilizzato per introdurre lo Zyklon B.
Nessun documento o testimone oculare può confutare e modificare il fatto che non ci sono fori né tracce di “fori riempiti” nel soffitto dell’obitorio 1 del crematorio II di Birkenau. Dei fori delle dimensioni di 70 cm² (mezzo metro quadrato!) sarebbero facilmente visibili anche nelle condizioni in cui si trova il tetto pieno di terra e macerie. Inoltre, è impossibile “riempire” tali fori in modo da rendere impossibile il ritrovamento delle tracce. Inoltre, sarebbe stato soprattutto idiota “riempire” tali fori nel tetto dell’obitorio 1, mentre allo stesso tempo il tetto dell’altro obitorio 2 era stato completamente smantellato. Questo sarebbe stato il modo per rimuovere le tracce criminali. Dal momento che non è stato fatto nel caso dell’obitorio 1, ciò indica chiaramente che non c’era nulla di cui le SS si preoccupassero. Per saperne di più, vedere la mia analisi nella mia critica alle affermazioni di van Pelt.
Spogliatoi
“7.121 […] Dei documenti contemporanei identificati dagli imputati mostrano che il nuovo progetto comprendeva uno spogliatoio (Auskleiderkeller). Nel controinterrogatorio Irving non è stato in grado di spiegare quale sarebbe stata la necessità di uno spogliatoio, se la struttura fosse stata utilizzata solo per la disinfestazione di cadaveri e oggetti inanimati”.
“13.84 […] In terzo luogo, ci sono prove che un medico del campo chiese nel gennaio 1943 la fornitura di uno spogliatoio, che non sarebbe stato necessario se il crematorio fosse stato destinato ai cadaveri.
Gli internati morivano nelle loro baracche, durante il lavoro, nell’ospedale del campo o venivano giustiziati da qualche parte sul patibolo o fucilati. Questi detenuti sono stati spogliati nel luogo in cui sono morti e trasportati nudi al crematorio? Certamente no. Venivano cremati con i loro vestiti? Certo che no. Quindi, c’era bisogno di spogliarli all’interno del crematorio? Sì. Sarebbe sinistro riferirsi a una stanza del genere come “spogliatoio”? Niente affatto. Perché allora il giudice Gray considera questo termine come “sinistro”?
Porte a tenuta di gas
“7.60 La caratteristica principale identificata da van Pelt è la riprogettazione della doppia porta della presunta camera a gas nel crematorio 2. Quando, nel 1942, furono eseguiti i progetti per l’adattamento di questo crematorio, questa porta in comune con altre nello stesso edificio fu progettata per aprirsi verso l’interno. Un attento esame dei disegni rivela, tuttavia, che il progetto della porta che si apre verso l’interno è stato cancellato. Un nuovo disegno datato 19 dicembre 1942 fu realizzato da Jakob, capo dell’ufficio progetti, che raramente eseguiva dei progetti da solo. Il disegno prevede che la porta della presunta camera a gas si apra verso l’esterno. Non ce n’è ragione apparente. Per van Pelt la spiegazione ovvia è che la camera doveva essere usata come camera a gas. Se la porta si fosse aperta verso l’interno, sarebbe stato impossibile aprirla dopo la somministrazione del gas, a causa dello schiacciamento dei cadaveri contro l’interno o la porta da parte di coloro che lottavano per uscirne, quando si rendevano conto di ciò che stava accadendo”.
“7.68 […] In una lettera del 31 marzo 1943 Bischoff insiste per la consegna di una porta a tenuta di gas con spioncino di vetro da 8 mm, con guarnizione in gomma e raccordo metallico. C’è un foglio di presenza di un operaio edile che fa riferimento al montaggio di finestre a tenuta di gas nel crematorio 4.
“7.121 […] Inoltre, non ci sarebbe stato bisogno di uno spioncino rinforzato e munito di protezione metallica, se fossero stati gasati solo cadaveri e oggetti metallici (vedere paragrafo 7.68 supra)”.
“7.122 […] van Pelt non accettò il fatto che, se la camera fosse dovuta diventare un rifugio, avrebbe avuto bisogno di una porta a tenuta di gas con uno spioncino protetto all’interno da una griglia metallica.
“13.84 […] Infine, c’è la prova della lettera datata 31 marzo 1943 in cui Bischoff requisisce, con urgenza, una porta a tenuta di gas con uno spioncino di spessore extra. È difficile capire perché sarebbe necessario uno spioncino nella porta di una camera utilizzata solo per disinfestare cadaveri o altri oggetti”.
Anche se è possibile che non sia stato necessario uno spioncino per operazioni di disinfestazione, è comunque provato che le porte del locale di disinfestazione di Auschwitz ne erano dotate, vedere l’immagine scattata da Jean-Claude Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, Beate Klarsfeld, New York 1989, p. 49. Le porte dei rifugi antiaerei erano sempre dotate di spioncini, vedere l’articolo di S. Crowell, e un altro.
È inoltre dimostrato che c’era almeno l’intenzione temporanea di dotare l’obitorio 1 del crematorio II di una sorta di attrezzatura per la disinfestazione.[17] Inoltre, è stato provato che le porte “a tenuta di gas” consegnate al campo di Auschwitz, costituite semplicemente da alcune assi di legno, non erano né a tenuta di gas in senso tecnico né erano costruite in modo così solido da bloccare centinaia di persone in preda al panico, specialmente quando si aprivano verso l’esterno. Alla fine, è stato dimostrato che le autorità del campo di Auschwitz avrebbero potuto ordinare e ricevere vere e proprie porte d’acciaio massiccio a tenuta di gas, che avrebbero potuto servire allo scopo sinistro, ma hanno deciso che non servivano.[18]
Né il prof. van Pelt né il giudice Gray hanno ovviamente notato che la porta a cui si fa riferimento nella “lettera datata 31 marzo 1943″ di Bischoff è descritta come porta a tenuta di gas da “100 × 192 cm“, che chiaramente si tratta di una singola porta che non poteva essere inserita nel telaio dell’obitorio 1 (la presunta “camera a gas”), poiché questo era di 190 × 200 cm per una “doppia porta”, come afferma giustamente il giudice Gray. È pressoché impossibile tecnicamente realizzare una doppia porta a tenuta di gas che sia anche resistente contro una folla in preda al panico. Ovunque questa porta singola a tenuta di gas dovesse essere inserita, non si trattava, apparentemente, dell’ obitorio 1.
Inoltre, la modifica dall’apertura verso l’interno ad apertura verso l’esterno della porta dell’obitorio 1 potrebbe anche avere una spiegazione molto semplice e innocente: a causa delle ridotte capacità dei crematori; questi ultimi sono normalmente dotati di obitori per la conservazione dei cadaveri di persone vittime di malattie infettive. La febbre maculosa causò molte vittime nel campo di Birkenau, e poiché l’obitorio 1 era l’unico obitorio dotato di una presa d’aria e di uno scarico, è molto probabile che le vittime di questa epidemia siano state temporaneamente conservate lì. L’intelligente progettazione della ventilazione provoca una leggera sottopressione in tali obitori per impedire ai gas nauseabondi emanati dai cadaveri ivi conservati di penetrare nel resto dell’edificio. In tali circostanze, qualsiasi doppia porta dovrebbe aprirsi verso l’esterno per rimanere chiusa.
Rifugi antiaerei
“13.86 Se la riprogettazione avesse dovuto convertire gli edifici [crematori II e III] in rifugi antiaerei, non ci sarebbe stata alcuna ragione per cui i progetti e i relativi documenti non dovessero rivelarlo. Ma nei documenti non c’è alcun indizio che tale fosse l’intenzione. Sorge spontanea la domanda: a beneficio di chi sarebbero stati costruiti tali rifugi? Mi sembra improbabile che i nazisti si preoccupassero di dare riparo agli internati del campo. In ogni caso i rifugi sarebbero stati troppo piccoli per ospitarne più di una piccola parte di costoro. Ma i rifugi non sarebbero stati adatti nemmeno per il personale delle SS, dato che la caserma delle SS era a circa un miglio e mezzo di distanza. Pertanto, non posso accettare che questo argomento possa anche minimamente sostituire la conclusione da trarre dalle prove convergenti su cui si basano gli imputati per la loro tesi in merito all’oggetto del lavoro di riprogettazione”.
Se un rifugio antiaereo nei sotterranei dei crematori II e III fosse servito a dare riparo agli internati, come asserito da diversi testimoni (!),[19] o al personale delle SS, non è importante. Contrariamente al punto di vista del giudice Gray, è ragionevole presumere che una certa installazione all’interno del campo servisse come rifugio antiaereo per le SS, poiché molti uomini delle SS lavoravano all’interno e intorno al campo durante il giorno e la notte. Le ampie prove trovate da Samuel Crowell dimostrano che le SS se ne preoccupavano.[20]
Quantità di Zyklon B
La quantità necessaria di Zyklon-B
“7.123 In relazione all’argomento di Irving secondo cui la quantità di Zyklon-B consegnata al campo poteva essere spiegata come necessaria per la disinfestazione, van Pelt produsse un rapporto supplementare in cui notava che la quantità di Zyklon-B consegnata ad Auschwitz superava di gran lunga la quantità consegnata ad altri campi. Fece un calcolo dettagliato, basato sulle bolle di consegna e su supposizioni formulate circa la frequenza delle operazioni di disinfestazione, quello della quantità totale di Zyklon-B consegnata ad Auschwitz nel 1943 (1.200 chili) [recte: 12.000, G.R.]. Non sarebbero stati necessari più di 9.000 chili per la disinfestazione. Ciò non spiegherebbe i 3.000 chili, che van Pelt sosteneva sarebbero stati più che sufficienti per uccidere i 250.000 ebrei che si stima siano stati gasati quell’anno.
Nessun altro campo ha dovuto combattere epidemie di febbre maculosa così gravi, quindi un confronto con altri campi non ha semplicemente alcun senso. Le “supposizioni formulate” di van Pelt sono pure speculazioni. Una singola disinfestazione nelle camere di disinfestazione del BW 5a e 5b avrebbe richiesto almeno 5 kg di Zyklon B, quindi questi due impianti da soli avrebbero consumato 3.650 chili all’anno se fossero usati una volta al giorno. E queste non erano le uniche strutture di disinfestazione ad Auschwitz, e ciò non tiene nemmeno conto del fatto che anche le baracche degli internati potessero essere state sottoposte a disinfestazione, il che invaliderebbe le “supposizioni” di van Pelt. L’unica ipotesi corretta sarebbe quella di concludere che non sappiamo semplicemente quanto Zyklon B sia stato realmente necessario per combattere i pidocchi e altri parassiti.
Libri della morte di Auschwitz
“13.88 Irving si basava sul fatto che i registri degli internati deceduti nel campo o “libri della morte” forniti dai Russi registravano i morti ad Auschwitz, ma non facevano menzione di alcun decesso per gasazione. La breve risposta a questo punto è che, secondo le prove incontestate di un gran numero di testimoni, i registri riportano solo i decessi di coloro che sono stati formalmente registrati come internati del campo. Gli ebrei selezionati all’arrivo per morire venivano portati direttamente alle camere a gas senza essere registrati. Non ci si aspetterebbe quindi di trovare menzione della causa della morte di quegli ebrei nei ‘libri della morte'”.
Il giudice Gray trascura il fatto che molti internati anziani e molto anziani, così come i bambini piccoli e i neonati, sono registrati negli Sterbebücher (registri dei decessi) come morti per cause “naturali”, il che indica chiaramente che anche quegli internati erano frequentemente registrati nel campo, in palese contraddizione con la supposizione degli imputati che le persone inabili al lavoro fossero immediatamente giustiziate. Sorprendentemente, l’analisi scientifica di questi registri, pubblicata dall’International Tracing Center di Arolsen,[21] include tutti i tipi di dati sulle persone il cui decesso è stato registrato in questi Sterbebücher, eccetto la loro età/data di nascita, la caratteristica più importante. Pertanto, questa pubblicazione è scientificamente priva di valore.
Segretezza
“13.89 Dal campo venivano inviati regolarmente rapporti cifrati a Berlino. Sono stati intercettati e decodificati a Bletchley Park. Sebbene questi rapporti indicassero spesso la causa del decesso, non menzionavano gasazioni. A mio giudizio ci sono due ragioni per cui si debba attribuire scarso significato a tutto ciò: la prima è che vigeva una rigida regola di segretezza riguardo alle gasazioni e la seconda è che, come i registri dei decessi, questi rapporti si riferivano solo agli internati registrati.
L’affermazione del giudice Gray “la prima è che vigeva una rigida regola di segretezza riguardo alla gasazione” è tipica di un’affermazione pseudoscientifica. Secondo questo ragionamento, l’assenza di prove dimostra il presunto crimine. Con una tale regola per le prove, tutto può essere provato e nulla confutato. Un giudice che ragiona in questo modo ha mancato miseramente ai suoi doveri professionali e dovrebbe essere immediatamente licenziato.
Consumo di coke e capacità crematoria
“7.65 Oltre ai progetti architettonici, ci sono altri documenti che, stando agli imputati, corroborano la loro tesi secondo cui nel campo c’erano delle camere a gas che venivano utilizzate a scopo di genocidio. Non elencherò tutti i documenti identificati dagli imputati come appartenenti a questa categoria. Essi includono una domanda di brevetto per forni multi-muffola realizzati dalla ditta Topf. Sebbene la domanda di brevetto non si riferisca in realtà ai forni forniti ad Auschwitz nel 1942/3, si dice che il principio sia lo stesso. Le due caratteristiche della domanda su cui si concentrano i convenuti sono, in primo luogo, il metodo di utilizzo di cadaveri grassi per aumentare la velocità d’incinerazione dei cadaveri e, in secondo luogo, l’affermazione che dopo il periodo iniziale di preriscaldamento di due giorni, non sarà più necessario alcun combustibile, data la quantità di calore generata dai cadaveri in fiamme. Il prof. van Pelt ha notato che entrambe queste caratteristiche si riflettono nel resoconto fornito da Tauber del modo in cui i cadaveri venivano cremati.”
“7.125 Allo stesso modo, van Pelt ha respinto l’argomento secondo cui la quantità di coke consegnata ad Auschwitz era insufficiente per alimentare la cremazione del numero di cadaveri che gli imputati sostengono siano stati uccisi nel campo. Il prof. van Pelt mise in discussione la premessa dell’argomentazione di Irving secondo la quale sarebbero stati necessari fino a 35 kg di coke per ogni corpo cremato. Basandosi su un calcolo contemporaneo e supponendo che i corpi fossero stati cremati insieme, al ritmo contemplato nella lettera di Bischoff del 28 giugno 1943, van Pelt sosteneva che la quantità di coke richiesta per cadavere non sarebbe stata superiore a 3,5 kg.”
“13.76 […] Per quanto riguarda la lettera di Muller sulla capacità di incinerazione dei forni (vedere paragrafi 7.69 e 7.106 supra), non mi sembra che, nonostante le sue caratteristiche insolite, uno storico obiettivo la respingerebbe a priori come un falso, come ha fatto Irving. Il prof. van Pelt credeva che fosse autentica.”
“13.90 Irving ha sostenuto che la quantità di coke necessaria per cremare un corpo sarebbe stata di 35 kg. Sosteneva che la quantità di coke che è registrata come consegnata ad Auschwitz non è affatto sufficiente per uccidere il numero di ebrei che, secondo gli imputati, hanno perso la vita nelle camere a gas. Ma accettò che la prova di van Pelt, che si basava su documenti contemporanei (vedere paragrafo 7.125 supra), che, se gli inceneritori avessero funzionato continuamente e molti cadaveri fossero stati cremati insieme, in modo da fornire essi stessi carburante, non sarebbero stati necessari più di 3,5 kg di coke per cadavere.”
Riferirsi a un brevetto della Topf che tecnicamente aveva poco a che fare con i forni costruiti ad Auschwitz rivela un’enorme ignoranza tecnica. Questo brevetto riguardava l’incinerazione di carcasse di animali e di scarti di macellazione!
E’ del tutto irrilevante ciò che una persona senza alcuna nozione d’ingegneria, in generale, e della tecnologia della cremazione, in particolare, crede che contenga un documento su questo argomento. Se un tribunale obiettivo avesse voluto stabilire quale fosse la capacità massima dei crematori di Auschwitz, avrebbe ascoltato le relazioni di periti tecnici e fisici al riguardo, piuttosto che l’opinione di uno storico o le lettere di un vecchio e sospetto documento con “Caratteristiche insolite“.[22]
Inoltre, il giudice Gray è stato fuorviato dal prof. van Pelt che, durante il suo controinterrogatorio, ha detto che il consumo di coke dei crematori di Auschwitz era ridotto rispetto ad altri, a causa dei ventilatori a tiraggio forzato che sostituivano il recuperatore:[23]
“Ad Auschwitz, in realtà, i forni — la differenza tra i forni è che un elemento utilizzato nei forni normali è dotato di un tipo di rigeneratore di calore, ad Auschwitz è stato sostituito da aria compressa che è stata soffiata nel forno. Ora—-
D: [Irving] Secondo Lei, questo spiegherebbe forse il calo nell’utilizzo normale di coke da 35 chilogrammi per corpo nel crematorio del campo di concentramento di Gussen a 3,5 ad Auschwitz?
R: [van Pelt] Sì, e penso che l’uso normale di Gussen metta in discussione l’uso normale di cosa? Per uno, due, tre, quattro corpi al giorno, in un certo momento uso estremamente intenso. Vorrei solo citare qui un pezzo che Jean-Claude Pressac ha scritto e su cui ho lavorato anch’io”.
Questa affermazione da sola rivela un’ignoranza tale da parte di van Pelt che ci si deve aggrappare per riprendere fiato. Come può quest’uomo pretendere di avere una qualche competenza nella tecnologia della cremazione, in generale, e riguardo ad Auschwitz, in particolare? In primo luogo, i recuperatori di Auschwitz (che lui chiama erroneamente “rigeneratori”) non sono stati sostituiti da soffietti (che lui chiama erroneamente aria compressa). Questi due dispositivi non avevano nulla a che fare l’uno con l’altro e non potevano sostituirsi a vicenda. In secondo luogo, i soffietti non riducono, bensì aumentano il consumo di carburante in quanto soffiano aria nella fornace, accelerando così il flusso d’aria, che, di conseguenza, ha meno tempo per trasferire la sua energia alle pareti della muffola. E la rimozione di un recuperatore ha lo stesso effetto. Il suo scopo è quello di recuperare il calore nei gas di scarico per riscaldare l’aria fresca in entrata. Rimuovendo il recuperatore, è necessario altro coke per riscaldare l’aria in entrata. Affidarsi a Jean-Claude Pressac è comunque una cattiva abitudine del prof. van Pelt, dal momento che Pressac è un farmacista con la stessa esperienza nella tecnologia della cremazione del prof. van Pelt o del giudice Gray: Nessuna!
Conclusione
Il giudice Gray ha dimostrato che c’è un ignorante, pseudo-scientifico e pseudo-legale promotore dell’Olocausto in più in questo mondo. Il suo giudizio non vale la carta su cui è scritto.
Germar Rudolf, 20 aprile 2000
Note
[1] A parte McCarthy, Congressional Record-Senate No. 134, 26 luglio 1949, pp. 10397 sgg., ristampato integralmente in R. Tiemann, Der Malmedy-Prozeß, Munin, Osnabrück 1990, pp. 269 sgg., cfr. anche R. Aschenauer, Macht gegen Recht, Arbeitsgemeinschaft für Recht und Wirtschaft, Monaco di Baviera 1952, pp. 13 sgg.; F. Utley The High Cost of Vengeance, Regnery, Chicago 1949, in particolare pp. 190 sgg.; F. Oscar, Über Galgen wächst kein Gras, Erasmus-Verlag, Braunschweig 1950, pp. 38 sgg.
[2] J. Halow, “JHR” 9(4) (1989) pp. 453-483 (online: www.vho.org/GB/Journals/JHR/9/4/Halow453-483.html); J. Halow, Siegerjustiz in Dachau, Druffel, Leoni 1993; per un esempio tipico, cfr. il caso di Ilse Koch in A. L. Smith, Die “Hexe von Buchenwald”, Böhlau, Colonia 1983; per Malmedy cfr. anche R. Merriam ,JHR 2(2) (1981) pp. 165-176 (online: www.vho.org/GB/Journals/JHR/2/2/Merriam165-176.html).
[3] R. Aschenauer, op. cit (nota 1), pp. 72 sgg.
[4] A. Rückerl,NS-Verbrechen vor Gericht, C. F. Müller, Heidelberg 1984, p. 98; per una disamina completa del processo britannico contro i fornitori di Zyklon B ad Auschwitz, cfr. “The Journal of Historical Review” (JHR) (4(3) (1983) pp. 261-303 (online: www.vho.org/GB/Journals/JHR/4/3/Lindsey261-303.html).
[5] Secondo R. Faurisson, Annales d’Histoire Révisionniste 1 (1987) p. 149 (online: www.abbc.com/aaargh/fran/archFaur/1986-1990/RF8703xx1.html), Minden/Weser era il quartier generale per gli interrogatori della polizia militare britannica.
[6] R. Aschenauer, Macht gegen Recht, (nota 1), p. 72, racconta del famigerato Campo Speciale di Bad Nenndorf, dove le udienze preliminari culminarono in gravi abusi fisici.
[7] R. Höß, in M. Broszat (a cura di), Kommandant in Auschwitz, dtv, Monaco di Baviera 1983, pp. 149 sgg.; cfr. R. Faurisson, op. cit. (nota 5), pp. 137-152; in inglese: JHR 7 (4) (1986) pp. 389-403; in tedesco: DGG35 (1) (1987) pp. 12-17 (online: www.vho.org/D/DGG/Faurisson35_1.html); cfr. anche R. Faurisson, NV 33 (1994) pp. 111-117.
[8] B. Clarke, citato in R. Butler, Legions of Death, Arrow Books Ltd., Londra 1986, pp. 236 sgg.
[9] R. Butler, Ibid., pp. 238 sgg.
[10]O. Pohl, “Letzte Aufzeichnungen“, in U. Walendy, Historische Tatsachen Nr. 47, Verlag für Volkstum und Zeitgeschichtsforschung, Vlotho 1991, pp. 35 sgg.; M. Lautern, Das letzte Wort über Nürnberg, Dürer, Buenos Aires 1950, pp. 43 sgg.; D. Irving, Der Nürnberger Prozeß, 2a ed., Heyne, Monaco 1979, pp. 80 sgg.; Pohl si considerava legalmente innocente, poiché non aveva né causato né tollerato alcuna atrocità: cfr. Credo. Mein Weg zu Gott, A. Girnth, Landshut 1950, p. 43; cfr. anche il resoconto di A. Moorehead sui rozzi metodi di interrogatorio usati dai Britannici a Bergen-Belsen, pubblicato nel mensile britannico “The European”, marzo 1945; citato da: F. J. Scheidl, Geschichte der Verfemung Deutschlands, ed. dell’autore, Vienna 1968, v. 3, pp. 83 sgg.; cfr. il saggio di Alan Moorehead “Belsen“, in Cyril Connolly (a cura di), The Golden Horizon, Weidenfeld & Nicolson, Londra 1953, pp. 105 e sgg.
[11] J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, Fondazione Beate Klarsfeld, New York, pp. 183 sgg., 302 sgg.; per le mappe del progetto originale di Walter Dejaco vedere J.-C. Pressac, Les crématoires d’Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, CNSR, Parigi 1995, documento 9.
[11a] The Trial of Höss,volume 11a, p. 88. Ho preso queste informazioni dall’articolo di Carlo Mattogno “Auschwitz 1270 to the Present”.
[12] Carlo Mattogno, “John C. Zimmerman and ‘Body Disposal at Auschwitz’: Preliminary Observatons“, online: http://www.codoh.com/granata/jcz.html; altrettanto importante: Mattogno, “‘Sonderbehandlung’ and Crematory II: the Typhus Epidemic of January 1943“, online: http://www.codoh.com/granata/sonder.html.
[13] “Beschränkte, Idioten, Krüppel und kranke Menschen müssen in kürzester Zeit durch Liquidation zur Entlastung des Lagers aus demselben entfernt werden.
Diese Maßnahme findet aber insofern eine Erschwerung, da nach Anweisung des RSHA entgegen der bei den Juden angewendeten Maßnahmen, Polen eines natürlichen Todes sterben müssen.”
[14] Vedere M. Köhler, “The Value of Testimony and Confessions Concerning the Holocaust“, in Ernst Gauss (a cura di), Dissecting the Holocaust, Theses & Dissertations Press, Capshaw (Alabama) 2000, pp. 89-136 (online: www.vho.org/GB/Books/fsfth/5.html).
[15] Si vedano le mie analisi di una piccola parte soltanto di ciò che il testimone principale del giudice Gray, Tauber, racconta in “Critique of Claims Made by Robert Jan van Pelt”, online: www.vho.org/GB/c/GR/RudolfOnVanPelt.html.
[15a] Bruno Baum, “Wir funken aus der Hölle” in “Deutsche Volkszeitung – Zentralorgan der KPD”, Berlino 31.7.1945.; cfr. B. Baum, Widerstand in Auschwitz, Kongress-Verlag, Berlino 1957; Tenuta di Hermann Langbeins in Dokumentationszentrum des Österreichischen Widerstandes, Vienna: manoscritto non pubblicato di Baum intitolato “Bericht über die Tätigkeit der KP im Konzentrationslager Auschwitz” dal giugno 1945 a Vienna; Ho preso queste informazioni dall’articolo “Ein Kommentar ist an dieser Stelle überflüssig”, di Knud Bäcker, Vff G2(2) (1998), p. 128, FN 26e (online: http://www.vho.org/VffG/1998/2/Baecker2.html).
[16] Trascrizione del processo, giorno 8, 24.1.2000, pp. 61 sgg., giorno 32, 15.3.2000, pp. 154 sgg.
[17] Vedere Carlo Mattogno, “Morgue Cellars of Birkenau: Gas Shelters or Disinfesting Chambers?”, online: www.codoh.com/granata/leichen.html.
[18] Vedere Hans Jürgen Nowak, Werner Rademacher, “Some Details of the Building Administration of Auschwitz“, in: E. Gauss (a cura di), op. cit. (nota 22), pp. 319-346 (online: www.vho.org/GB/Books/fsfth/13.html).
[19] Miklos Nyiszli, Auschwitz (NY: 1993), p. 128, un’importante fonte per Pressac, afferma che durante i raid aerei i prigionieri si rifugiavano nella camera a gas. Martin Gilbert, Auschwitz and the Allies (NY: 1981), p. 309, contiene la testimonianza di una sopravvissuta che descrive di essere stata condotta in uno spazio buio con molte altre nuove arrivate di sesso femminile e di essere stata trattenuta lì durante un raid aereo. La cosa più interessante di questa testimonianza è che descrive come molte delle donne divennero isteriche durante l’incursione, credendo di inalare gas velenoso (tratto da S. Crowell, “Technique and Opeation…”, op. cit., nota 20). Un altro sopravvissuto ci racconta che nel 1944, durante i raid aerei alleati, gli internati venivano spesso condotti nei rifugi antiaerei: Colin Rushton, Spectator in Hell. A British Soldier’s Extraordinary Story, Pharaoh Press, Springhill (Berkshire) 1998.
[20] “Defending Against the Allied Bombing Campaign: Air Raid Shelters and Gas Protection in Germany, 1939-1945“((online: http://www.codoh.com/incon/inconabr.html), “The Gas Chamber of Sherlock Holmes: An Attempt at a Literary Analysis of the Holocaust Gassing Claim” (http://www.codoh.com/incon/inconshr123.html), “Technique and Operation of German Anti-Gas Shelters in WWII: A Refutation of J.-C. Pressac’s ‘Criminal Traces’” (online: http://www.codoh.com/incon/inconpressac.html); ““New Documents on Air Raid Shelters at Auschwitz Camp”, 18.2.1998 (online: www.fpp.co.uk/Auschwitz/documents/LSKeller/MoscowDocs.html); “Comments on Mattogno’s Critique of the Bomb Shelter Thesis“, (online: http://www.codoh.com/incon/inconscrmtgno.html) Ne seguiranno altri, come documentato in Crowell, Samuele.
[21] Sonderstandesamt Arolsen (a cura di), Die Sterbebücher von Auschwitz, Saur, Monaco di Baviera 1995.
[22] Vedere C. Mattogno, F. Deana, The Crematory Oven of Auschwitz and Birkenau in: Ernst Gauss (a cura di), op. cit. (nota 14), pp. 405-446 (online:.www.vho.org/GB/Books/fsfth/16.html).
[23] Processo Irving ./. Lipstadt, giorno 9, pp. 149 sgg.
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