UN TENTATIVO FRAUDOLENTO DI CONFUTARE IL DR. MORTE
Oppure: come possiamo dire quando gli scienziati scelgono di ignorare dei fatti
che sono cruciali per l’argomento che indagano?
Di Germar Rudolf
https://web.archive.org/web/20050212115030/http://vho.org/GB/c/GR/Fraudulent.html
Sono passati più di dodici anni da quando un tecnico americano si recò nel campo di concentramento di Auschwitz ed eseguì la prima ricerca forense mai condotta da un ricercatore indipendente. La sua perizia scatenò un ampio e talvolta acceso dibattito, in quanto non in linea con l’opinione generalmente accettata su Auschwitz. In tali circostanze, chiunque si sarebbe aspettato che molti studiosi si sarebbero impegnati in tale questione cercando di confutare la tesi di Leuchter. Ma in tutti questi anni è stato pubblicato un solo articolo scientifico su una rivista polacca piuttosto sconosciuta, che affronta le questioni chimiche sollevate da Leuchter. Tuttavia, gli autori polacchi di quest’opera hanno prodotto un lavoro così sciatto che il loro tentativo di confutare Leuchter non solo fallisce, ma mette in discussione le loro credenziali scientifiche. Inoltre, sarà dimostrato che la metodologia non scientifica applicata da questi Polacchi non può che essere definita fraudolenta. In circostanze normali, questi autori polacchi sarebbero stati espulsi dalla comunità scientifica per il loro comportamento non etico.
- Il pioniere Fred Leuchter
Il film di Errol Morris lo ha fatto conoscere in tutti gli Stati Uniti e altrove; Fred Leuchter è l’unico esperto americano per la costruzione e la manutenzione della tecnologia delle esecuzioni capitali. Ma non era questo che lo rendeva interessante per i media. Nel 1988, Fred Leuchter preparò una perizia in cui affermava che il presunto omicidio di massa commesso nei campi di concentramento nazionalsocialisti di Auschwitz, Birkenau e Majdanek non poteva aver avuto luogo. Aveva varie ragioni tecniche per arrivare alle sue conclusioni, che non indagheremo qui, poiché non è questa la sede per criticare le azioni di questo pioniere.
Ciò che nel 1988 ha suscitato e suscita a tutt’oggi maggiore attenzione non sono stati questi argomenti tecnici per i quali Leuchter poteva affermare di essere un esperto. La maggior parte dell’attenzione fu rivolta ai risultati delle analisi chimiche dei campioni di muratura che Fred Leuchter aveva prelevato dalle pareti delle presunte camere a gas omicide, e al confronto di questi risultati con un campione prelevato da una camera di disinfestazione. In entrambe le strutture, è stato presumibilmente usato lo stesso gas velenoso per uccidere: lo Zyklon B. Nelle camere di disinfestazione per uccidere esclusivamente i pidocchi – è a tale scopo che il prodotto chiamato Zyklon B è stato sviluppato e viene utilizzato ancora oggi – e nelle camere a gas omicide per uccidere gli esseri umani. Mentre il campione della camera di disinfestazione mostrava enormi quantità di derivati chimici del gas velenoso utilizzato, non si poteva trovare quasi nulla nelle presunte camere a gas omicide.[1] Da allora si è scatenata la fantasia dei profani sulle implicazioni di questa scoperta e gli esperti hanno iniziato un’accesa discussione su come dovrebbe essere interpretata correttamente.
- Chi lo prende sul serio in primo luogo?
Condurre la ricerca forense in un caso di omicidio è qualcosa di abbastanza normale nella criminologia e nella scienza moderne. Più grave è un crimine, più è probabile che vengano condotte indagini di questo tipo. Basta guardare cosa sta succedendo in Kosovo dopo la fine della guerra. È stata creata una commissione internazionale incaricata di operare per trovare i luoghi dei presunti omicidi di massa. La commissione cerca di recuperare prove materiali su chi, quando e come sia stato ucciso nonché sul numero delle vittime, e naturalmente di scoprire chi sono stati i colpevoli. Ma questo non è stato il caso di Auschwitz e di altri siti dell’Europa orientale di omicidi di massa reali o presunti. Non è mai stato condotto e presentato al pubblico un solo studio forense condotto da una commissione internazionale sulle fosse comuni e sui resti delle armi del delitto. Il mondo ha aspettato 43 anni che Fred Leuchter arrivasse e iniziasse tutto. Quindi, non ci saremmo forse aspettati di vedere la costituzione di una commissione internazionale, subito dopo la pubblicazione del controverso rapporto di Leuchter? O almeno che molti esperti, chimici, ingegneri, architetti,si facessero avanti per confutare o confermare in studi scientifici ciò che Leuchter sosteneva:? Non è accaduto nulla del genere.
Solo due esperti hanno avuto il coraggio di dedicare tempo, denaro ed energia a quel particolare problema e di pubblicare uno studio che merita di essere definito accademico. Nel 1993, un chimico tedesco borsista presso il prestigioso Max-Planck-Institute for Solid States Research di Stoccarda (Germania), Germar Rudolf, autore del presente articolo, pubblicò il suo rapporto sulle questioni tecniche e chimiche sollevate dal cosiddetto Rapporto Leuchter. Non intendo discutere questo rapporto in questa sede, perché sarebbe poco educato criticare me stesso. La discussione in corso sul mio rapporto può essere reperita su Internet (vedere vho.org/GB/c/GR/Green.html).
L’altro esperto era il Prof. Dr. Jan Markiewicz assieme ai suoi collaboratori dell’Istituto Jan Sehn per la ricerca forense di Cracovia (Polonia), che si trova vicino ad Auschwitz. Nei paragrafi seguenti, criticherò il loro studio non riguardo alle affermazioni da loro formulate, ai loro risultati e conclusioni. Non si tratta di chi ha ragione e chi ha torto, anche se a lungo termine sarà necessario risolvere tali questioni, poiché le loro conclusioni sono l’esatto contrario delle mie. Lo scopo di questo articolo è quello di attirare l’attenzione sui principali problemi della ricerca scientifica, della metodologia e dell’etica.
- Una breve introduzione chimica
Affinché il lettore possa comprendere l’argomento affrontato di seguito, temo di non poter fare a meno di illustrare un po’ di chimica di base, ma lo farò senza equazioni. Innanzitutto, fino al 1979, lo Zyklon B era la marca tedesca di un pesticida a base di acido cianidrico (HCN). Come sa ogni studente di chimica, l’acido cianidrico forma dei sali, spesso indicati semplicemente come cianuri. Come l’acido cianidrico stesso, i suoi sali sono, di solito, altamente velenosi. Tuttavia, c’è un gruppo di cianuri che non sono assolutamente velenosi, e i rappresentanti più famosi di questo gruppo sono i cianuri di ferro, e soprattutto il cosiddetto Blu di Prussia, che è un pigmento blu, scoperto in Prussia alcuni secoli fa. Ogni studente universitario di chimica conosce il Blu di Prussia, perché una delle lezioni fondamentali da imparare come chimici è come sbarazzarsi dei sali velenosi di cianuro senza uccidere gli esseri viventi che stanno intorno (inclusi se stessi). Si ottiene il Blu di Prussia semplicemente aggiungendo alcuni composti di ferro, e poi si può versare la miscela nel lavandino con la coscienza a posto, poiché il Blu di Prussia è estremamente stabile e non rilascia cianuro nell’ambiente.
È molto più facile comprendere la controversia che circonda il Rapporto Leuchter, se si tiene presente che alcuni composti di cianuro e composti di ferro sviluppano il Blu di Prussia. Questo è esattamente il fenomeno che si può osservare entrando negli impianti di disinfestazione, effettuata con Zyklon B, utilizzati durante il Terzo Reich in tutta Europa. Oggi ne sono rimasti solo pochi, ad esempio nei campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau, Majdanek e Stutthof. Tutte queste strutture hanno una cosa in comune: le loro pareti sono impregnate di Blu di Prussia, non solo in superficie, ma anche la malta tra i mattoni e le pareti esterne di queste camere di disinfestazione sono piene di cianuri di ferro e mostrano una colorazione blu a chiazze. Al contrario, una cosa simile non si può osservare nelle presunte camere a gas omicide di Auschwitz e Birkenau.[2] I composti di ferro necessari per formare il Blu di Prussia sono parte integrante di tutto il materiale edile: mattoni, sabbia e cemento contengono sempre una certa quantità di ruggine (ossido di ferro, solitamente tra l’1 e il 4%). Questo è ciò che conferisce ai mattoni il loro colore rosso o ocra e ciò che dà anche alla maggior parte delle sabbie il color ocra.
Ora, diamo un’occhiata a come gli autori polacchi hanno affrontato il nostro problema di analizzare e interpretare i campioni prelevati in questi siti storici.
- La scienza, alla maniera polacca
4.1. Mancanza di comprensione
I Polacchi Markiewicz, Gubala e Labedz affermano di non aver capito come il Blu di Prussia potesse formarsi nei muri a seguito dell’esposizione al gas HCN:[3]
“È difficile immaginare le reazioni chimiche e i processi fisico-chimici che potrebbero aver portato alla formazione del Blu di Prussia in quel luogo”.
Non è una vergogna non aver capito qualcosa. In realtà, questo è l’inizio di ogni scienza: la cognizione del non capire. Mentre nelle epoche pre-scientifiche, gli esseri umani tendevano a trovare risposte mistiche o religiose a domande irrisolte, al giorno d’oggi gli scienziati affrontano i problemi che non capiscono o possono a malapena immaginare come una sfida da indagare per capire. Questa ricerca della conoscenza è la forza motrice più importante dell’umanità moderna. Quindi, dopo una tale affermazione, non ci saremmo forse aspettati che i Polacchi cercassero di scoprire se e come il Blu di Prussia può formarsi in pareti esposte all’acido cianidrico? Se sono scienziati, ci aspetteremmo certamente che lo facciano.
4.2. Ulteriore mancanza di comprensione
Già nel 1991, in una corrispondenza, condotta tramite un conoscente comune, il Dr. Markiewicz scriveva che non riusciva a capire come il Blu di Prussia potesse formarsi nelle pareti esposte all’acido cianidrico. Pensava che fosse abbastanza improbabile, e che potesse derivare da una fonte diversa, per esempio da una pittura murale Blu di Prussia usata per dare alle pareti interne delle camere di disinfestazione una fantasiosa colorazione blu a chiazze (per cosa? si è tentati di chiedere.[4]) Gli ho suggerito di osservare le superfici esterne di queste pareti, che sono esposte agli agenti atmosferici e che erano anch’esse in parte blu a chiazze. La loro colorazione non può essere spiegata dalla vernice, ma solo dai composti di cianuro che si sono diffusi nelle pareti esterne nel corso degli anni, dove vengono convertiti in Blu di Prussia. Il Dr. Markiewicz rispose che queste macchie blu erano difficili da spiegare e che prima bisognava stabilire che si trattava davvero di Blu di Prussia.[5] Quindi c’erano ulteriori domande a cui rispondere per quegli scienziati polacchi, prima che potessero mettersi al lavoro, non è vero?
4.3. Ignorare i problemi irrisolti, ma cruciali
Sorprendentemente, esaminando il loro articolo pubblicato nel 1994 [3] si scopre che non hanno fatto nulla per stabilire se esiste o meno la possibilità che il Blu di Prussia si sviluppi nelle pareti esposte all’acido cianidrico. Nulla indica che abbiano fatto ricerche di base sul comportamento dei composti di cianuro in condizioni simili a quelle della muratura. Né hanno fatto nulla per stabilire se le chiazze blu sulle pareti esterne delle camere di disinfestazione fossero state causate dal Blu di Prussia o meno. Se qualcuno si chiede perché, basta essere pazienti, perché la situazione peggiora.
4.4. Ignorare le opinioni dei pari
In realtà potrebbe essere che abbiano trovato una fonte scientifica che afferma in modo attendibile che il Blu di Prussia non può svilupparsi in pareti esposte all’acido cianidrico. Ciò avrebbe reso le cose più facili per loro, in quanto avrebbe reso obsoleta qualsiasi nuova ricerca. D’altra parte, se trovassero e citassero la letteratura specialistica che sostiene in modo scientifico che la formazione del Blu di Prussia in pareti esposte all’acido cianidrico è possibile, allora sarebbero costretti ad abbandonare la loro posizione di “inimmaginabilità”, oppure dovrebbero dimostrare il contrario. Questo è ciò che riguarda il processo scientifico: verifica o confutazione di tesi postulate da colleghi. Ignorare l’opinione di un collega, d’altra parte, è un forte indizio di comportamento non scientifico.
E infatti, i Polacchi hanno citato un libro che affronta approfonditamente tale questione.[6] Ma quando lo si consulta, ci si rende subito conto che dimostra l’esatto contrario della tesi di Markiewicz. Il volume mostra in dettaglio come e in quali circostanze è possibile che nelle pareti esposte all’acido cianidrico si formi effettivamente il Blu di Prussia, e che era possibile e molto probabile che accadesse almeno nelle camere di disinfestazione. Ma i Polacchi sostengono che questo libro afferma il contrario? No, in realtà, non lo citano per rimandare il lettore agli argomenti chimici ivi spiegati, ma piuttosto come esempio per gli studi scientifici che questi autori polacchi intendevano combattere con la loro pubblicazione. Hanno ignorato tutti gli argomenti portati avanti in questo libro. Lo citavano semplicemente come un esempio di “scienza indesiderata”. Ricordate: il Dr. Markiewicz è un professore, il che significa che professa di attenersi agli ideali della scienza e della metodologia scientifica! Ma non finisce qui.
4.5. Esclusione degli indesiderati
I Polacchi ignorarono tutti gli argomenti che dimostravano che si sbagliavano, anche se li conoscevano sicuramente, dal momento che li citavano. Non hanno fatto nulla per verificare o falsificare le proprie affermazioni. Non hanno fatto nulla per capire ciò che sostenevano di non aver capito. Ma perché hanno agito in quel modo?
La risposta è molto semplice: volevano escludere dalle loro analisi il Blu di Prussia e composti simili di cianuro di ferro. Ciò può essere giustificato, solo se si presume che il Blu di Prussia presente nelle pareti delle camere di disinfestazione debba avere un’origine diversa, ad esempio derivare dalla vernice. Gli stessi Polacchi hanno scritto:
“Abbiamo quindi deciso di determinare gli ioni cianuro utilizzando un metodo che non induce la rottura del complesso composto di cianuro di ferro (questo è il blu in questione)[…]
Cosa significa?
Il fatto è che l’esclusione del Blu di Prussia dalla rilevazione analitica deve produrre dei risultati di analisi molto più bassi per le camere di disinfestazione, poiché i composti di cianuro non ferrosi non sono molto stabili e quindi sarebbero difficilmente presenti dopo 50 anni. Lo stesso vale per ogni stanza mai esposta all’acido cianidrico. In effetti, si devono prevedere valori vicini al livello di rilevamento, che sono generalmente così inaffidabili, che una corretta interpretazione è quasi impossibile. Ci si può quindi aspettare che l’analisi dei campioni testati con un tale metodo fornisca risultati simili per quasi tutti i campioni di materiale che risalgono a molti decenni prima. Una tale analisi renderebbe quasi impossibile distinguere tra le stanze fortemente esposte all’acido cianidrico e quelle che non lo sono state.
E questo, a mio parere, è esattamente ciò che i Polacchi volevano ottenere: dei valori con livelli simili di residui di cianuro sia per le camere di disinfestazione che per le presunte camere a gas omicide. Ciò avrebbe consentito loro di affermare: “Vedete: stessa quantità di cianuri, quindi stessa quantità di attività gassosa, ergo, gli esseri umani sono stati gasati nelle camere a gas. D’ora in poi, Leuchter è confutato”.
In realtà, si tratta esattamente di ciò che hanno prodotto i risultati delle analisi dei Polacchi, che di conseguenza hanno tratto le loro conclusioni.
Ora diamo un’occhiata ai risultati delle analisi di campioni prelevati da persone diverse e ottenuti con diversi metodi analitici, che vi mostrano come Markiewicz e i suoi collaboratori hanno manomesso i loro risultati regolando il loro metodo in modo da fornire ciò che volevano: Non sa forse di frode scientifica? Beh, non abbiamo ancora finito.
Confronto dell’ordine di grandezza dei risultati delle analisi di diversi campioni |
||||
Autore: | Markiewicz et al.[3] | Leuchter[1] | Rudolf | |
Rilevamento di: | Cianuro senza cianuri di ferro | Cianuro totale | Cianuro totale | |
Camere di disinfestazione | 0 – 0,8 mg/kg | 1,025 mg/kg | 1.000 – 13.000 mg/kg | |
Presunta “camera a gas” | 0 – 0,6 mg/kg | 0 – 8 mg/kg | 0 – 7 mg/kg |
4.6. Eliminare i risultati indesiderati
Nel 1991, un documento uscito dall’Istituto Jan Sehn di Cracovia, che da ultimo finì nelle mani dei revisionisti e fu pubblicato nei loro periodici.[7] Ha dimostrato che il Dr. Markiewicz e i suoi collaboratori avevano preparato un primo rapporto già nel 1991. Non l’hanno mai pubblicato. In effetti, i suoi risultati sono stati sconfortanti per il loro scopo. Anche se già allora avevano usato il loro insidioso metodo di analisi, solo uno dei cinque campioni prelevati dalle presunte camere a gas omicide ha prodotto una quantità di cianuro decisamente esigua (0,024 mg/kg), il resto non aveva semplicemente nessun cianuro rilevabile. D’altra parte, i campioni prelevati da una camera di disinfestazione hanno indicato dei valori fino a 20 volte superiori (0,036 – 0,588 mg/kg). Questi risultati sembravano confermare le scoperte di Leuchter. Quindi, nel loro articolo pubblicato nel 1994, i Polacchi hanno eliminato qualsiasi informazione sui loro primi risultati. Normalmente, se colti in flagranza di una tale azione fraudolenta, gli scienziati vengono espulsi dalla comunità scientifica.
4.7. Linee guida polacche: non verità scientifica, bensì agenda politica
In una successiva corrispondenza con gli autori polacchi, ho chiesto una spiegazione scientifica di tutto ciò. Ho dato loro la prova inconfutabile del fatto che il Blu di Prussia può effettivamente formarsi nei muri, se sono esposti al vapore di acido cianidrico, facendo riferimento a un caso recente, documentato nella letteratura specialistica.[8]Gli autori polacchi non sono stati in grado di fornire una ragione scientifica per la loro deliberata omissione di rilevare il Blu di Ferro e si sono rifiutati di ammettere di aver commesso un errore.[9]
Infine, nel loro articolo e in una lettera all’autore del presente testo, gli stessi Polacchi hanno affermato che lo scopo del loro articolo era quello di confutare i “negazionisti dell’Olocausto” e di impedire che le malefatte di Hitler e del nazionalsocialismo venissero insabbiate, cioè che il loro scopo non era quello di scoprire la verità, ma di servire un obiettivo politico!
- Conclusioni
Permettetemi di riassumere l’approccio decisamente non scientifico e politicamente fazioso di Markiewicz e dei suoi collaboratori:
- Il compito più importante di uno scienziato è cercare di capire ciò che finora non è stato compreso. I Polacchi hanno fatto esattamente il contrario: hanno deciso di ignorare ed escludere ciò che non capivano (la formazione del Blu di Prussia nelle pareti esposte all’acido cianidrico).
- L’ulteriore importante compito di uno scienziato è quello di discutere i tentativi di altri scienziati per renderlo comprensibile. I Polacchi hanno fatto esattamente il contrario: hanno deciso di ignorare ed escludere dalla discussione ciò che forse avrebbe fatto capire a loro e ad altri come si può formare il Blu di Prussia.
- Ciò ha permesso loro di adottare dei metodi che producevano i risultati che volevano vedere.
- Hanno eliminato i risultati che non si adattavano ai risultati desiderati.
- Alla fine, hanno ammesso che lo scopo della loro ricerca non era quello di cercare la verità, ma di mantenere il totale discredito sulla reputazione di una persona, già da molto tempo deteriorata.
Quindi, ho pubblicamente definito e continuo a definire questi autori polacchi rei di frodi scientifiche. Né Markiewicz né i suoi collaboratori hanno mai preso poizione contro quell’accusa. Il dottor Markiewicz è morto nel 1997, e gli altri due co-autori, da allora, sono rimasti in silenzio, come ladri che si nascondono nella notte.
Tutti questi fatti sul comportamento profondamente fraudolento di questi ricercatori polacchi non dimostrano che si sbagliano. Per stabilire la verità in questa controversia sono necessari forse molti altri anni di ricerche approfondite – per esempio un’ampia serie di campioni di muratura sottoposti a vapori di acido cianidrico in varie circostanze. Pertanto, potrebbe non essere ancora il momento di trarre conclusioni definitive al riguardo.
Ma possiamo concludere quanto segue: l’unico tentativo di confutare la tesi più interessante di Fredrick A. Leuchter, che voleva essere un tentativo scientifico, si rivela essere una delle grandi frodi scientifiche del ventesimo secolo.
Quanto devono essere disperati coloro che cercano di difendere la versione consolidata dell’Olocausto, intesa principalmente come uno sterminio sistematico degli ebrei nelle camere a gas omicide, per ricorrere a tali metodi palesemente fraudolenti?
Non è forse ora di iniziare delle vere e proprie indagini scientifiche sul problema qui affrontato?
Note
[1]Frederick A. Leuchter, The First Leuchter Report, Samisdat Publishers, Toronto 1988
(www.zundelsite.org/english/leuchter/report1/leuchter.toc.html).
[2] A Majdanek e Stutthof è un po’ diverso, poiché si dice che quelle stanze, che servivano senza dubbio come strutture di disinfestazione, siano state utilizzate anche come camere a gas omicide, quindi lì non possiamo fare questo tipo di osservazione. Tuttavia, poiché l’opinione consolidata afferma generalmente che gli elevati residui di cianuro di ferro non possono essere il risultato di gasazioni omicide – per ragioni che non verranno discusse in questa sede – è generalmente accettato da tutte le parti in questa controversia che la colorazione blu ha generalmente origine nell’uso di questi locali come impianti di disinfestazione.
[3]Jan Markiewicz, Wojciech Gubala, Jerzy Labedz, “A Study of the Cyanide Compounds Content in the Walls of the Gas Chambers in the Former Auschwitz and Birkenau Concentration Camps”, Z Zagadnien Nauk Sadowych / Problems of Forensic Science, vol. XXX (1994) pp. 17-27
(online:www2.ca.nizkor.org/ftp.cgi/orgs/polish/institute-for-forensic-research/post-leuchter.report).
[4]Solo per chi fosse interessato: non esiste e non è mai esistita una pittura murale contenente Blu di Prussia, poiché il Blu di Prussia si decompone su intonaci freschi (è instabile in ambiente alcalino). Così, nessuno avrebbe potuto dipingere queste pareti con il blu di Prussia.
[5]Prof. Dr. Jan Sehn Institute for Forensic Research, Dep. for Forensic Toxicology, Cracovia, lettera a W. Wegner, non datata (inverno 1991/92), firma illeggibile, ma probabilmente dello stesso Dr. Markiewicz, non pubblicata, parte citata in: Rüdiger Kammerer, Armin Solms (ed.), Das Rudolf Gutachten. Gutachten über die Bildung und Nachweisbarkeit von Cyanidverbindungen in den ‘Gaskammern’ von Auschwitz, Cromwell Press, Londra 1993 (vho.org/D/rga/krakau.html)
[6]Ernst Gauss, Vorlesungen über Zeitgeschichte, Grabert, Tübingen 1993, sulla chimica qui interessata, cfr. pp. 163 ss., 290-294 (vho.org/D/vuez/v3.html#v3_4e~/v5.html#v5_5).
[7]J. Markiewicz, W. Gubala, J. Labedz, B. Trzcinska, “Gutachten“, Prof. Dr. Jan Sehn Institute for Forensic Research, Dipartimento di tossicologia forense, Cracovia, 24 settembre 1990; Pubblicato in parte in: “Deutschland in Geschichte und Gegenwart”, 1991, 39(2), pp. 18 segg. (vho.org/D/DGG/IDN39_2.html); Inglese: “An official Polish report on the Auschwitz ‘gas chambers’”, “The Journal of Historical Review”, Estate, 1991; Vol. 11 n. 2: pp. 207-216. (vho.org/GB/Journals/JHR/11/2/ IHR207-216.html) (L’unità utilizzata dai Polacchi (microgrammi KCN per 100 g di materiale campione) non è compatibile con gli standard internazionali. Nel mio rapporto ho convertito i valori in mg di cianuro per kg di materiale campione, vedi nota 5).
[8]Un caso di danni da costruzione si è verificato nel 1976 in Baviera (Meeder-Wiesenfeld), quando una chiesa recentemente intonacata è stata sottoposta a un’operazione di disinfestazione con Zyklon B. Dopo diversi mesi l’intonaco era coperto da macchie blu formate dal blu di Prussia, vedi Günter Zimmermann (a cura di), Bauschäden Sammlung, vol. 4, Forum-Verlag, Stoccarda 1981, pp. 120 segg.; ristampa in Ernst Gauss (a cura di), “Grundlagen zur Zeitgeschichte”, Grabert, Tubinga 1994, pp. 401 ss.; (codoh.com/inter/intgrgauss.html; Inglese:vho.org/GB/Books/fsfth/21.html.) Inoltre, tutte le strutture di disinfestazione degli ex campi di concentramento dell’Europa orientale oggi ancora esistenti hanno sviluppato enormi quantità di Blu di Prussia su tutto il muro, cfr. Il mio Rapporto, nota 5 (vho.org/D/rga/prob9_22.htmle pagine seguenti); Jürgen Graf, Carlo Mattogno,KL Majdanek. Eine historische und technische Studie, Castle Hill Publishers, Hastings 1998 (vho.org/D/Majdanek/MR.html); Jürgen Graf, Carlo Mattogno, Das Konzentrationslager Stutthof und seine Funktion in der nationalsozialistischen Judenpolitik, Castle Hill Publishers, Hastings 1999 (vho.org/D/Stutthof/index.html).
[9]G. Rudolf, “Leuchter-Gegengutachten: Ein Wissenschaftlicher Betrug?“, in: Deutschland in Geschichte und Gegenwart, 43(1) (1995) pp. 22-26
(vho.org/D/Kardinal/Leuchter.html; Engl.:vho.org/GB/Books/cq/leuchter.html); G. Rudolf e J. Markiewicz, W. Gubala, J. Labedz, “Briefwechsel”, in: “Sleipnir”, 1(3) (1995) pp. 29-33; ristampato in Herbert Verbeke(a cura di),Kardinalfragen zur Zeitgeschichte, Vrij Historisch Onderzoek, Berchem 1996, pp. 86-90 (online: come sopra).
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