In morte di Jürgen Graf

Mi è giunta ieri la triste notizia della morte del grande revisionista svizzero Jürgen Graf.

Era da tempo malato. Un mese prima di morire mi scrisse due email in cui mi comunicava che gli restava poco da vivere e in cui nel contempo mi ringraziava delle attenzioni che gli avevo dedicato:

“Le sarò sempre grato per la preziosa documentazione che Lei, caro Signor Carancini, ha scritto”.

E ancora:

“Ancora mille grazie per tutto quanto Lei ha fatto per la verità storica. Il suo fedele amico Jürgen Graf”.

E io le sarò sempre grato, caro professor Graf, per avermi dedicato questi gentili pensieri in punto di morte!

Ricordo che Jürgen Graf si appassionò al revisionismo dell’Olocausto all’inizio degli anni Novanta. Nel 1995, si recò a Mosca insieme al suo amico Carlo Mattogno per studiare negli archivi moscoviti la preziosa documentazione ivi raccolta sui campi di concentramento tedeschi. Dalla collaborazione con Mattogno nacquero importanti volumi, tra i quali (cito a memoria):

  1. Il libro sul campo di concentramento di Stutthof (tradotto in italiano per le edizioni EFFEPI);
  2. Il libro sul campo di concentramento di Majdanek;
  3. Il libro sul campo di concentramento di Treblinka;
  4. Il libro sul campo di concentramento di Sobibor (che vide la partecipazione anche del revisionista svedese Thomas Kues);
  5. La risposta, in due volumi, ai blogger di “Holocaust Controversies” (sempre insieme a Mattogno e a Kues): oltre mille pagine di argomentazioni e confutazioni.

In italiano, ricordo che di Graf sono sempre disponibili le conferenze sull’Olocausto da me tradotte dall’inglese e dal francese; una documentazione preziosa, che raccoglie le conferenze e gli interventi con cui Graf divulgò nel corso dei decenni i risultati delle sue scoperte:

https://www.lulu.com/shop/j%C3%BCrgen-graf/historia-magistra-vitae/paperback/product-1z424zk8.html?page=1&pageSize=4

Ricordo anche che, a causa dei suoi libri, negli anni Novanta, Graf venne incriminato e condannato dalla magistratura svizzera: per sfuggire al carcere dovette fuggire e rifugiarsi in Russia, dove ha vissuto per quasi 20 anni.

Una particolarità poco nota dell’illustre studioso è che lui, nato in una famiglia protestante, alla fine degli anni Novanta si convertì al cattolicesimo. Per questo, pur triste per la sua scomparsa, sono fiducioso sul destino della sua anima. Riposi in pace!

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