UNA GIUSTA SENTENZA
Di Vincenzo Vinciguerra
Sono quasi dieci anni che Silvia Signorelli, figlia del defunto Paolo Signorelli, è stata incaricata di promuovere nei miei confronti una campagna giudiziaria intesa a dimostrare che il padre non ha mai collaborato, come da me affermato nel corso di quarant’anni, con i servizi segreti e con l’Arma dei carabinieri.
Abbiamo già avuto modo di commentare questa penosa vicenda ricordando che la prima querela presentata da Silvia Signorelli a Milano è stata archiviata perché infondata, e che la querela sporta a Bologna ha visto un processo che si è concluso, il 17 gennaio 2024, con la mia assoluzione con formula piena, “perché il fatto non sussiste”.
È doveroso segnalare, di conseguenza, che anche una terza querela di Silvia Signorelli ha avuto come conclusione la mia assoluzione, a Verona, il 4 giugno 2024, con la formula più ampia, “perché il fatto non sussiste”.
Per Silvia Signorelli ed i suoi amici sono da registrare tre querele e tre sconfitte.
Manca quella presentata a Viterbo, il cui processo deve ancora iniziare.
Quattro querele per conseguire quale risultato? Silvia Signorelli non lo ha mai detto, il fratello Luca tantomeno, il nipote Paolo Signorelli junior, nipote della prima e figlio del secondo, non è mai intervenuto, intento a coltivare la sua amicizia con Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, noto trafficante di droga ucciso a Roma un paio di anni fa.
Se il motivo reale di tanto accanimento giudiziario non si può conoscere rimane quello ufficiale, cioè che i figli di Paolo Signorelli ritengono che sia disonorevole per la sua memoria che venga presentato come collaboratore dei servizi segreti e dei carabinieri.
La motivazione appare poco credibile, anche tenendo presente che Ordine Nuovo è stato una struttura di servizio, come ebbe modo di definirla Graziano Gubbini, militante ordinovista di Perugia, realtà ormai accertata, al di là di ogni ragionevole dubbio, sul piano storico e giudiziario.
La verità è che un certo ambiente romano dell’estrema destra vuole provare a intaccare, per via giudiziaria, la mia credibilità sul piano storico sia pure parzialmente, affidando il tentativo ai figli di Paolo Signorelli.
Un certo ambiente di cui fanno parte i condannati per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, come riferisce Paolo Signorelli junior all’amico Diabolik, raccontando che la zia (Silvia Signorelli) si è sposata con rito pagano un paio di anni fa alla presenza, con altri, di Luigi Ciavardini che, per il predetto massacro, è stato condannato a 30 anni di reclusione.
Nella loro foga persecutoria nei confronti di un uomo solo che, a differenza del padre e dei loro amici, stragisti e non, è rimasto in carcere iniziandovi il suo 46° anno, i Signorelli hanno dimenticato un particolare sul conto del defunto Paolo Signorelli: la sua confessione al giornalista Nicola Rao, che l’ha pubblicata in un suo libro, di aver partecipato all’omicidio del giudice Vittorio Occorsio, avvenuto il 10 luglio 1976 a Roma, chiamando in correità Clemente Graziani.
Paolo Signorelli, difatti, si è compiaciuto di raccontare al giornalista che Pierluigi Concutelli, rientrato dalla Spagna, lo aveva informato della sua intenzione di uccidere Vittorio Occorsio, di avergli espresso il suo disaccordo ma di averlo poi aiutato “In latitanza”, cioè a uccidere il magistrato.
Signorelli ha anche specificato che del proposito di Concutelli era a conoscenza anche Clemente Graziani, che fece, però, il “pesce in barile”.
Il ruolo riduttivo che Paolo Signorelli si è ritagliato nell’omicidio del giudice Occorsio nulla toglie al fatto che, sul piano penale, il suo comportamento (e quello di Graziani) si qualifica come concorso nell’azione omicida.
Conoscere in anticipo la volontà omicida di una persona e non fare nulla per fermarla, anzi agevolarla nel suo intento, si qualifica esattamente come concorso.
L’amico della famiglia Signorelli, Gabriele Bordoni, nelle sue querele pone sempre in risalto l’assoluzione di Paolo Signorelli in relazione all’omicidio del giudice Occorsio, ma ora è un argomento che non gli converrà più usare.
La certezza dell’impunità acquisita con un’assoluzione che oggi possiamo definire ingiusta, ha spinto Paolo Signorelli a vantarsi di quello che gli conveniva tacere per sempre perché, con le sue parole, ha riaperto un capitolo di storia che allo Stato conveniva chiudere.
Ne parleremo a Viterbo e vedremo se Silvia Signorelli, familiari ed amici, troveranno onorevole la partecipazione del defunto padre all’omicidio di un magistrato, il solo compiuto con premeditazione da personaggi dell’estrema destra negli anni Settanta.
Dalle quattro querele presentate da Silvia Signorelli contro di me una verità è emersa: quella della responsabilità del padre nell’omicidio del giudice Vittorio Occorsio, che ora andrà approfondita insieme a quella di Clemente Graziani.
Insieme alla giusta sentenza assolutoria emessa nei miei confronti a Verona, ritengo positivo che si possa riaprire una vicenda che ha ormai un interesse solo storico e non giudiziario, ma che permette di riaccendere i riflettori sul torbido mondo dell’estrema destra e dei suoi rapporti con la politica ufficiale, la massoneria e i servizi segreti.
Nell’italica palude la verità, a volte, giunge in maniera inaspettata e spetta portarla avanti e farla conoscere a chi non ha interessi politici e personali, senza fare affidamento su altri, nella solitudine di chi crede nel dovere di dare verità ad un popolo che ancora oggi è obbligato a vivere nella menzogna.
Opera, 8 ottobre 2024
POSTILLA DI ANDREA CARANCINI
Penso di aver identificato il brano tratto dal libro di Nicola Rao citato da Vinciguerra. Si tratta, con ogni evidenza, del libro Il piombo e la celtica, pubblicato una prima volta nel 2009 dalla casa editrice Sperling & Kupfer e ripubblicato, nel 2014, dal medesimo editore all’interno della Trilogia della celtica, libro che comprende anche gli altri due volumi di Rao dedicati alla storia del neofascismo in Italia (La fiamma e la celtica, e Il sangue e la celtica). Nella Trilogia, il brano in questione si trova alle pagine 707-708. Ma per farsi un’idea più esaustiva dell’omicidio di Occorsio e di come si posero i dirigenti di Ordine nuovo in relazione a tale evento è opportuno leggere le pagine 707-717 del medesimo libro.
Leave a comment