Vincenzo Vinciguerra: La soluzione finale

LA SOLUZIONE FINALE

Di Vincenzo Vinciguerra

Non è mai stato un mistero che il sionismo, fin dalle sue origini, si è proposto di impadronirsi di tutta la Palestina per giungere alla creazione del “grande Israele”.

Un obbiettivo che presuppone la scomparsa del popolo palestinese, condannato a disperdersi nel mondo senza possibilità di ritorno nella terra dei padri.

La pretesa che la reazione di Israele all’attacco portato da Hamas al suo territorio, il 7 ottobre 2023, risponda all’esigenza di difendere la sua esistenza è mendace, addirittura grottesca, ove si consideri che l’ultima guerra arabo-israeliana si è svolta nell’ottobre del 1973.

Nel mezzo secolo trascorso da allora, Egitto, Arabia Saudita, e i Paesi del Golfo hanno stabilito un rapporto di pacifica convivenza con Israele, mentre Algeria, Marocco e Tunisia non hanno mai costituito una minaccia per lo Stato ebraico, e Libia, Siria e Iraq sono costretti a sopravvivere.

A sostenere la causa palestinese sono rimasti l’Iran e le sue milizie nello Yemen, in Libano e a Gaza. Sono queste le forze in grado di affrontare e sconfiggere la prima potenza militare del Medio Oriente sostenuta dalla potenza militare americana?

Direi proprio di no.

È sufficiente leggere il libro “Storia del conflitto mediorientale dalle origini ad oggi”, edito nel 2009 con la prefazione di Stefania Limiti, per verificare che Israele ha sempre ignorato le Risoluzioni dell’Onu, ha calpestato il diritto internazionale e quello umanitario, con l’esplicito appoggio delle democrazie occidentali, per rendersi conto che non incontra ostacoli nell’intensificare la sua politica del massacro nei confronti dei palestinesi e di quanti considera suoi nemici.

Quella che Israele conduce in Medio Oriente non è una guerra ma uno sterminio di massa reso possibile dall’assoluto controllo del cielo.

Contro popolazioni e paesi privi di mezzi di difesa antiaerea, i cacciabombardieri israeliani colpiscono chi vogliono e quando vogliono, perfino obbiettivi individuali eliminati insieme alle loro famiglie e ai loro vicini.

Israele è passata dagli omicidi mirati ai massacri indiscriminati con la consapevolezza che non potrà mai sconfiggere Hamas e quanti altri si battono per la causa palestinese, ma questa menzogna è necessaria per occultare la volontà di distruggere un popolo ed impadronirsi dei territori in cui vive.

Lo Stato d’Israele è grande come la Toscana, privo di materie prime e di risorse energetiche, per fermarlo sarebbero sufficienti poche e mirate sanzioni ma manca la volontà da parte delle Nazioni occidentali di applicarle.

Le ragioni della complicità dei governi occidentali, siano essi di destra, di centro o di sinistra risiedono nell’immenso potere di condizionamento politico, economico, finanziario e mediatico esercitato dall’intero mondo ebraico sull’Occidente.

A dire che esiste un potere ebraico con il quale fare i conti, si rischia l’accusa, totalmente falsa, di antisemitismo, che serve a tacitare chiunque osi criticare Israele e la sua politica del massacro.

È ora di liberarsi dai fantasmi del passato imposti addirittura con la forza – come dimostra il fatto che una analisi critica della Shoah porti chi la fa in carcere, e lo esponga ad una persecuzione poliziesca – perché questi appartengono alla storia e non sono più attuali.

La realtà oggi ci dice che da decenni esiste uno Stato, Israele, che opprime il popolo palestinese e cerca di sradicarlo dalla propria terra.

La complicità dei governi occidentali con Israele ha reso possibile, in poco più di un anno, la distruzione di Gaza, la morte e il ferimento di decine di migliaia di uomini, donne e bambini palestinesi, ai quali vanno sommati quelli libanesi, senza che si faccia nulla per imporre allo Stato ebraico il cessate il fuoco.

I governi occidentali, primo quello italiano, si preoccupano per l’aumento di un sentimento antisemita che, in realtà, è un legittimo moto di protesta non contro gli ebrei ma contro Israele, quasi che tutti debbano tacere dinanzi all’elenco delle stragi quotidiane compiute dai militari israeliani, fornite da giornali e telegiornali senza commenti.

Non si tratta solo di rivendicare il diritto alla critica nei confronti della politica dei governi israeliani ma di smentire, una volta per sempre, che l’operato genocida dello Stato ebraico si possa giustificare con la difesa della sua esistenza.

La verità impone di dire che Israele persegue una politica di conquista territoriale, contro la quale bisogna agire per difendere l’esistenza del popolo palestinese.

Una verità, questa, che si contrappone a quella ufficiale e che segna una linea di demarcazione netta fra gli oppressi e gli oppressori.

Non serve dire da che parte stiamo e da che parte chi ha una coscienza civile deve stare: con gli oppressi contro gli oppressori.

 

Opera, 17 ottobre 2024

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