IL DIRITTO ALLA SALUTE
Di Vincenzo Vinciguerra
In molti si sono stupiti e in tanti hanno esultato dinanzi ai miei prolungati silenzi sperando, questi ultimi, che era giunto per me il momento di tacere dinanzi all’accanimento dell’amministrazione penitenziaria, che da ben tre anni ed oltre mi nega la possibilità di incontrare persone esterne che chiedono di venire a parlare con me di storia italiana.
Questo divieto è un implicito riconoscimento che la storia che scrivo e divulgo è veritiera e, in quanto tale, crea imbarazzo e fastidio ai politici di governo e di opposizione e, ovviamente, ai servizi segreti ai loro ordini.
Isolarmi dall’esterno non bastava, perché continuavo a scrivere e, quindi, bisognava fare altro per mettermi a tacere.
I democratici “bravi ragazzi” di Opera, a dire il vero, a partire dal mese di agosto del 2006 ci avevano provato, respingendo pacchi di libri al mittente, rubando quattro libri e un dvd, negando per mesi una macchina da scrivere, infastidendomi in tutti i modi senza ottenere un risultato positivo per loro.
Alla fine, però, hanno trovato il mezzo idoneo, quello per loro vincente, perché, complice l’età, si è determinata una cataratta agli occhi.
La cataratta ha dato modo ai “bravi ragazzi” sanitari e penitenziari di Opera di calpestare allegramente l’unico diritto che, complice la buona salute mia, non erano ancora riusciti a violare: quello alla salute.
Lo dicono i fatti e le date.
Il 17 novembre 2017 chiedo di fare una visita oculistica, e per un anno riusciranno a impedirmi di farla, perché potrò conferire con l’oculista esterno solo il 13 novembre 2018.
L’oculista, in quella data, chiede per me che si faccia l’operazione per la rimozione della cataratta agli occhi.
Il 30 giugno 2023, su richiesta dell’ospedale San Paolo, viene eseguita l’operazione all’occhio destro dove, purtroppo, si riforma una cataratta secondaria che necessita di un intervento con il laser.
Il 31 maggio 2024, l’ospedale San Paolo fissa la data per questo intervento ma la fortuna assiste i “bravi ragazzi” di Opera che lo fanno rinviare a tempo indeterminato perché quel giorno, affermano, non hanno la scorta per accompagnarmi.
L’occhio sinistro non è mai stato operato.
È vero che il merito non è tutto dei “bravi ragazzi” di Opera, sanitari e penitenziari, perché i tempi di attesa negli ospedali sono lunghi, ma rimane il fatto che a distanza di sette anni, ripeto sette, non ho ancora fatto l’operazione alla cataratta.
Scrivere e leggere è da molto tempo problematico, decisamente faticoso, tanto da obbligarmi a risparmiare la vista in attesa di una semplice operazione alla cataratta che non è stata ancora fatta.
A questo punto, ritengo doveroso riprendere, sia pure lentamente, a scrivere, a leggere, a svolgere la mia attività di sempre, quella di far conoscere la verità storica perché tanto c’è ancora da dire su quanto è accaduto e accade in Italia.
Ed è giusto, anzi doveroso, dinanzi alla pomposa retorica di politici e burocrati sul rispetto dei diritti dei detenuti, far conoscere quello che accade all’interno di questa casa chiusa, con la complicità del Provveditorato, del Tribunale di sorveglianza, del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria guidato da magistrati, “garantisti” che si fanno pubblicità senza aver mai garantito nessuno.
Va bene così.
Lo Stato e i politici, tutti, senza eccezioni, sono da sempre impegnati a negare la verità storica, e quindi è normale che da oltre quaranta anni siano decisi a mettere a tacere chi l’afferma e la divulga, senza però essere riusciti nell’intento.
È da oltre 45 anni, giacché ho iniziato il quarantaseiesimo anno, che lo Stato democratico utilizza i propri “bravi ragazzi” nel tentativo di spezzare la resistenza, di indurmi a venire a patti, magari chiedendo qualsivoglia beneficio che mi metta alla pari con tutti coloro che dal carcere sono usciti in ginocchio e piangendo.
Niente da fare.
Indifferente ai linciaggi esterni e interni, noncurante degli abbandoni e dei tradimenti di quanti si fanno irretire da voci ed informazioni false, andrò avanti nella ricerca e nell’affermazione di una verità che il popolo italiano merita per il presente ed il futuro.
Un giorno mi fermerò, certo. Ma non per merito di uomini bensì perché siamo mortali e giunge sempre il momento di concludere questa vita, in carcere ovvio, in piedi e ridendo.
Opera, 7 ottobre 2024.
a lui il merito di avermi aperto gli occhi, oltre vent’anni fa! un abbraccio