Vincenzo Vinciguerra: Operazione verità

OPERAZIONE VERITÀ

Di Vincenzo Vinciguerra

Da due anni alla cerimonia di commemorazione della strage del 2 agosto 1980, in rappresentanza del governo, si presenta il ministro degli Interni, Piantedosi, che è stato prefetto di Bologna.

L’assenza di altri esponenti del governo, iniziando dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, segnala il loro rifiuto di accettare la verità giudiziaria sulla strage, emersa in un quarantennio di indagini e di processi.

Il rifiuto della verità, che non è solo giudiziaria ma anche storica, si spiega con la consapevolezza dei dirigenti di “Fratelli d’Italia” di essere gli eredi di un passato ignobile che, emergendo, finirà per travolgerli.

Hanno rinnegato tanto, i “Fratelli d’Italia”, compresa la sordida lotta che il Msi ha condotto contro Enrico Mattei – al quale ora la Meloni ha intitolato il “piano per l’Africa” – per favorire le compagnie petrolifere anglo-americane, ma la responsabilità del sangue italiano versato dai missini e dai militanti dei gruppi collegati, in particolare Ordine nuovo, non la vogliono rinnegare, la vogliono negare.

Impresa ardua, quella che vorrebbero concludere vittoriosamente i “Fratelli d’Italia” oggi al governo, perché la verità è stata affermata e continua ad essere confermata, sul piano giudiziario e storico, da quanti avvertono il dovere di far conoscere al popolo italiano un passato che non deve ritornare.

Fra coloro che sono impegnati, in prima linea, nella battaglia per la verità, spiccano le storiche Antonella Beccaria e Cinzia Venturoli che, nel loro ultimo libro, “Operazione Bologna”, Castelvecchi editore, Roma, ricostruiscono le fasi della strategia della tensione nella seconda metà degli anni Settanta e oltre.

Con l’autorevolezza che le distingue, le due autrici dimostrano che la strategia della tensione non si è conclusa nel 1974 ma è proseguita, senza interruzioni, fino al 2 agosto 1980, con il massacro all’interno della stazione ferroviaria di Bologna, per poi riprendere nei primi anni Novanta, quando la manovalanza mafiosa sostituisce quella dell’estrema destra.

Antonella Beccaria e Cinzia Venturoli ricostruiscono, con dovizia di particolari, gli episodi più significativi di quell’operazione politica, di matrice nazionale e internazionale, finalizzata a fare dell’Italia una democrazia autoritaria, di cui si sono resi protagonisti i manovali dell’estrema destra italiana.

Lo scopo del libro non è però solo quello di descrivere le attività omicidiarie e stragiste dell’estrema destra dal 1975 al 1980, quanto quello di sottolineare la presenza di un livello superiore, quello nel quale si è elaborata la strategia e dal quale sono stati impartiti gli ordini per i manovali missini, ordinovisti ecc.

Le due autrici pongono giustamente l’accento sulla loggia massonica Propaganda due (P2), di cui due esponenti di primissimo piano, Umberto Ortolani e Licio Gelli, sono indicati dalla magistratura come mandanti della strage di Bologna del 2 agosto 1980, insieme al prefetto Umberto Federico D’Amato e all’ex senatore missino Mario Tedeschi.

Un centro di potere che in quegli anni è stato, forse, il più potente, guidato, secondo Clara Calvi, da quattro uomini: Giulio Andreotti, il capo; Francesco Cosentino, il secondo in gerarchia; Umberto Ortolani, il terzo, e Licio Gelli, il quarto.

Uomini di potere che avrebbero potuto essere fermati se la politica e lo Stato non ne fossero stati complici.

Il sistema P2 è stato consentito dal sistema Stato, lo stesso che ha utilizzato per i propri fini lo stragismo dell’estrema destra negli anni Settanta e favorito lo stragismo mafioso negli anni 1992-93, che ha visto ancora come protagonisti di depistaggi e coperture altri uomini dei servizi segreti e del ministero degli Interni, come Bruno Contrada e Arnaldo La Barbera.

Antonella Beccaria e Cinzia Venturoli hanno scritto, in maniera magistrale, un atto di accusa contro il sistema politico anticomunista ed i suoi alleati internazionali, che non hanno esitato ad utilizzare l’estrema destra, la massoneria, le organizzazioni criminali che hanno agito sotto la guida ed il controllo dei servizi segreti militari e civili per fare dall’Italia un baluardo atlantico guidato da un potere autoritario in grado di neutralizzare ogni opposizione politica di matrice marxista.

Un libro, questo, che equivale ad un’operazione di verità portata avanti con coraggio e lucidità dalle due storiche in un momento in cui gli eredi di quella destra che ha adottato lo stragismo come metodo di lotta politica sono impegnati a fare dell’Italia una democrazia autoritaria, se non proprio una dittatura democratica, perché oggi non c’è più un’opposizione politica marxista e, forse, non c’è più un’opposizione, ma rimane la società civile, di cui Antonella Beccaria e Cinzia Venturoli sono la migliore espressione.

Ed è questa società e sono queste persone che la destra di governo teme, perché portatrici di una verità senza aggettivi che, affermandosi sempre di più nell’opinione pubblica, finirà per seppellire questa destra sotto il suo ignobile passato.

Antonella Beccaria e Cinzia Venturoli vanno ringraziate per il loro impegno ed il loro coraggio, diffondendo il loro libro che non rappresenta, come hanno scritto con eccessiva modestia, “un piccolo tassello”, ma un grande passo sulla via della verità.

 

Opera, 29 agosto 2024

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