Nel capitolo 10 dell’Apocalisse di Giovanni c’è un passo oscuro, almeno apparentemente. Eccone il testo:
“E l’angelo che avevo visto ritto sul mare e sulla terra, alzò la sua mano destra al cielo, e giurò nel nome del Vivente per i secoli dei secoli, il quale creò il cielo e ciò che è in esso, la terra e ciò che è in essa, e il mare e ciò che è in esso, che «tempo non vi sarà più oltre, ma nei giorni in cui il settimo angelo suonerà la tromba, sarà compiuto il mistero di Dio, come ne diede lieto annunzio ai suoi servi, i profeti»” (Apocalisse 10, 5-7).
Ma che cos’è questo “mistero di Dio”, e in cosa consiste il suo “lieto annunzio”?
Mons. Spadafora diceva che bisogna leggere i passi oscuri della Scrittura alla luce dei passi chiari. Ora, nella stessa Apocalisse troviamo un altro passo che, a mio avviso, getta luce sul passo precedente. Si tratta dei versetti 6 e 7 del capitolo 14:
“E vidi un altro angelo che volava al vertice del cielo, che aveva un evangelo eterno per evangelizzare su quanti siedono sulla terra e su ogni gente, tribù, lingua e popolo, dicendo a gran voce: «Temete Dio e dategli gloria, perché è venuta l’ora del suo giudizio, e adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti d’acqua»”.
“Evangelizzare (il lieto annunzio) … ogni gente, tribù, lingua e popolo”. Ecco il mistero di Dio: si tratta del momento in cui il lieto annunzio viene rivolto anche ai pagani. Già il Signore Gesù lo aveva ordinato all’indomani della resurrezione:
“Poi disse loro: «Andate nel mondo intero e predicate l’evangelo a tutta la creazione. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” (Marco 16, 15-16).
Il lieto annunzio ai pagani come mistero di Dio che si compie quando giunge la “pienezza dei tempi” ricorre poi, ampiamente, nelle lettere di San Paolo. Ne riporto a seguire i brani più significativi:
Colossesi 1, 24-27: “Ora io mi rallegro delle sofferenze che sostengo per voi e supplisco, nella mia carne, a ciò che manca delle tribolazioni del Cristo, a vantaggio del corpo di lui, che è la Chiesa. Di questa sono divenuto io ministro, grazie al compito che Dio mi ha affidato a vostro riguardo, di annunziare pienamente il suo messaggio, il mistero nascosto ai secoli e alle generazioni passate, che ora, invece, è stato manifestato ai suoi santi. A essi Iddio volle rendere noto quanto sia magnifica la gloria di questo mistero tra i pagani, cioè: Cristo in voi, la speranza della gloria!”.
Efesini 1, 9-10: “Egli [Cristo] ci ha manifestato il mistero della volontà sua, quel piano stabilito e predisposto in lui per l’economia della pienezza dei tempi, di ricondurre a un unico capo, Cristo, tutte le cose: quelle che sono in cielo e quelle che sono sulla terra”.
Efesini 3, 2-9: “Voi avete, certo, inteso della economia della grazia di Dio che è stata affidata a me a vostro vantaggio: come per rivelazione mi è stato reso noto il mistero, quale ora l’ho brevemente esposto. Potete quindi, leggendo, comprendere la mia intelligenza del mistero di Cristo; quello che non fu manifestato agli uomini nelle generazioni passate, come ora è stato rivelato ai santi apostoli suoi e ai profeti nello Spirito: essere, cioè, i pagani ammessi alla stessa eredità e uniti nello stesso corpo e compartecipi della promessa in Cristo Gesù, in forza dell’evangelo. Di questo io sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio, che è stata data a me per l’operante potenza di lui. A me, infatti, l’infimo di tutti i santi, è stata data questa grazia di evangelizzare ai pagani l’insondabile ricchezza del Cristo e di rendere chiaro a tutti il piano provvidenziale del mistero nascosto nei secoli in Dio, creatore di tutto”.
Romani 16, 25-27: “A colui che ha il potere di rendervi saldi nel mio evangelo e nel messaggio di Gesù Cristo, in conformità con la rivelazione di un mistero che, mantenuto segreto nei secoli eterni, è stato però manifestato al presente e, mediante le Scritture profetiche, secondo l’ordine dell’eterno Iddio, è stato portato a conoscenza di tutti i pagani onde si sottomettessero alla fede: a lui, Dio, che è il solo sapiente, sia per mezzo di Gesù Cristo la gloria per tutta l’eternità. Amen!”.
Galati 3, 6-9: “Appunto così Abramo credette a Dio e ciò gli fu contato come giustizia. E sappiate che i veri figli di Abramo sono i credenti [in Cristo]. Avendo la Scrittura previsto che Dio avrebbe giustificato i pagani in virtù della fede, ne diede anticipatamente ad Abramo il lieto annuncio: In te saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, i credenti sono benedetti con Abramo il credente”.
Galati 6, 13-14: “Cristo ci ha riscattato da questa maledizione della legge, essendo per noi divenuto maledizione – sta scritto infatti: Sia maledetto chiunque è appeso al legno del patibolo – affinché la benedizione di Abramo, in Gesù Cristo, passasse ai pagani e noi ricevessimo, mediante la fede, lo spirito promesso”.
Quindi, a quanto pare, il “mistero di Dio” che ricorre nell’Apocalisse riguarda precisamente l’evangelizzazione dei pagani. Ma con una peculiarità, rispetto alle lettere di Paolo: nelle visioni di Giovanni è venuta l’ora del giudizio di Dio (“chi non crederà sarà condannato”). La Nuova Alleanza è ormai un fatto compiuto: i pagani che hanno accolto il messaggio evangelico ne fanno parte a pieno titolo come i Cristiani di origine ebraica, mentre gli ebrei apostati sono fuori, e vengono destinati ai castighi divini.
Questa lettura è confermata dalla visione di Giovanni relativa alla settima tromba:
“E si aprì il santuario di Dio, che è nel cielo, ed apparve l’arca della sua alleanza dentro il suo santuario, e vi furono lampi, voci, e tuoni, e un terremoto e una grandine grande” (Apocalisse 11, 19).
Come già avevano notato Alan Beagley[1] e Edmondo Lupieri[2], il fatto che Giovanni veda l’arca dell’Alleanza in cielo, e non nel tempio di Gerusalemme, dove avrebbe dovuto idealmente trovarsi, indica che l’Antica Alleanza è ormai obsoleta e il tempio ripudiato. La Gerusalemme storica viene “scacciata” (Galati 4, 22-31) e sostituita dalla Gerusalemme celeste, il Nuovo (e definitivo) Israele dei Cristiani.
[1] Beagley 1987.
[2] Lupieri 1999.
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