Il regno messianico di Gesù profetizzato dal profeta Daniele

In questi ultimi tempi ho ripensato spesso al celebre brano del vangelo di Luca che descrive l’annunciazione alla Vergine Maria da parte dell’angelo Gabriele. Rileggiamo il brano in questione[1]:

“Ora, al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea che ha nome Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide, e il nome della vergine era Maria. Entrato da lei, disse: «Salve, piena di grazia, il Signore è con te». Fu sconvolta, ella, a queste parole e rifletteva sul significato di questo saluto. L’angelo le disse: «Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai nel grembo e partorirai un figlio, e gli imporrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio darà a lui il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà fine». Disse Maria all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». E l’angelo le rispose: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà, perciò anche il bambino che nascerà sarà santo e sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, la tua parente, anch’ella ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per colei che era detta sterile, poiché nulla è impossibile a Dio». Disse allora Maria: «Ecco l’ancella del Signore: mi accada secondo la tua parola». E l’angelo si partì da lei”.

Commenta il curatore del testo biblico in una nota a piè di pagina:

“L’angelo evoca la profezia di un trono eterno fatta a Davide dal profeta Natan, 2 Sam 7, 12-16.

Leggiamo allora cosa disse il profeta Natan a Davide nel passo in questione:

“Avverrà che, quando siano giunti al colmo i tuoi giorni e tu ti sarai riposato con i tuoi padri, io farò sussistere dopo di te il seme che uscirà dalle tue viscere e ne renderò stabile il regno. Esso costruirà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del tuo regno per sempre. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio: se commetterà iniquità lo percuoterò con la stesa verga con cui percuoto gli altri uomini, con colpi simili a quelli dei figli dell’uomo; ma non gli toglierò la mia benevolenza come l’ho tolta a Saul, che ho allontanato dal mio cospetto. Perciò stabile sarà la tua casa e il tuo regno per sempre al mio cospetto: il tuo trono resterà saldo per sempre!”.

A me, tuttavia, il brano dell’annunciazione del vangelo di Luca richiama irresistibilmente anche un’altra profezia biblica, molto più famosa (ed esplicita): quella del profeta Daniele relativa al sogno di Nabucodonosor. Ecco cosa dice Daniele al re babilonese (Daniele 2, 31-45):

“Tu, o re, stavi osservando: ed ecco una statua – molto grande era quella – e il suo splendore era straordinario; si ergeva di fronte a te e il suo aspetto era terribile. La testa di questa statua era d’oro puro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, i piedi parte di ferro e parte d’argilla. Osservavi: ed ecco una pietra si staccò da una montagna senza l’intervento di una mano e sbatté contro la statua, sui piedi di ferro e di argilla, e li stritolò. Allora, nello stesso tempo, si frantumarono il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro e divennero come pula sulle aie d’estate, e il vento li disperse senza lasciare alcuna traccia; e la pietra che colpì la statua divenne una grande montagna e riempì la terra.

“Questo è il sogno; al re riferiremo poi l’interpretazione. Tu, o re, re dei re, cui il Dio del cielo ha concesso il regno, la potenza e la maestà e nel potere del quale ha messo ogni luogo abitato dagli uomini, dalle bestie selvatiche e dagli uccelli del cielo, e che ha stabilito padrone su tutto, tu sei la testa d’oro. Ma dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo, e un terzo sarà di bronzo che dominerà su tutta la terra, e un quarto sarà forte come il ferro, infrangerà e distruggerà tutti quelli. Tu hai visto i piedi e le dita in parte di argilla da vasaio e in parte di ferro: il regno sarà diviso, ma avrà un po’ della consistenza del ferro mescolato con argilla fangosa. Hai visto le dita dei piedi in parte di ferro e in parte di argilla: una parte del regno sarà salda, ma una parte sarà fragile. E, siccome hai visto ferro mescolato con argilla fangosa, si legheranno mediante seme umano, ma non si fonderanno l’un con l’altro come il ferro non si fonde con l’argilla. E al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non perirà mai, la cui sovranità non sarà trasmessa ad altro popolo e che stritolerà e distruggerà tutti quei regni e rimarrà per sempre. Hai visto la pietra staccarsi dal monte senza essere spinta da mano alcuna e stritolare il ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro: il grande Dio ha fatto conoscere al re ciò che avverrà in seguito. Il sogno è degno di fede e l’interpretazione è sicura”.

Io penso che “il regno che non perirà mai” è il regno messianico e la pietra che si stacca dalla montagna “senza l’intervento di una mano” e che distrugge e cancella gli imperi costruiti dalla mano dell’uomo è Nostro Signore Gesù Cristo. È interessante notare cosa scrisse al riguardo S. Ireneo di Lione, uno dei più noti Padri della Chiesa, che nel secondo secolo dell’era cristiana così si espresse sulla venuta di Gesù (Contro le eresie, III, 21, 7):

“Per questo ancora Daniele prevedendo la sua venuta in questo mondo dava come segno «la pietra staccata senza mani» (Dan. 2, 34), cioè non per opera di mani d’uomo, ossia di ordinari tagliapietre; ciò significa che la sua venuta in questo mondo non sarebbe avvenuta per opera di Giuseppe, ma che solo Maria avrebbe cooperato all’economia. Questa pietra (=Gesù), infatti, si stacca dalla terra (=Maria) per virtù e arte di Dio”[2].

Daniele scrisse la profezia in questione all’incirca nel 603 avanti Cristo[3], e il suo adempimento si ebbe sei secoli dopo, con l’Incarnazione, morte in Croce e Resurrezione di Gesù. È dopo la Resurrezione, infatti, che Gesù, rivolgendosi ai discepoli, dice (Matteo 28, 18-19):

“A me fu dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate, dunque, istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo”.

[1] La traduzione da me utilizzata è quella della Bibbia “tradotta dai testi originali e commentata a cura e sotto la direzione di mons. Salvatore Garofalo”, Marietti editore, Casale Monferrato 1966, p. 106.

[2] S. Ireneo di Lione, Contro le eresie, volume primo, Edizioni Cantagalli, Siena 1968, pp. 346-347.

[3] Come riferisce il Dizionario biblico diretto da mons. Francesco Spadafora alla voce “Daniele”, p. 148.

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