QUANDO NEL MONDO LA CANAGLIA IMPERA…
Di Vincenzo Vinciguerra
Nella cella della casa chiusa di Opera osservo, per come posso, quanto accade nel mondo esterno.
Con accanto pochi amici finti e in lotta costante contro tanti nemici veri, assisto allo spettacolo, che potrei definire comico se non fosse drammatico, di un governo che pretende di lottare contro la mafia insieme a Silvio Berlusconi, pregiudicato e finanziatore della mafia.
Non è, questo, uno dei tanti misteri d’Italia perché tutto si svolge alla luce del sole.
Un finanziatore della mafia avrebbe dovuto essere incriminato per concorso esterno in associazione mafiosa o, almeno, per favoreggiamento, ma la dipendente magistratura italiana non ha osato tanto nei confronti di Silvio Berlusconi.
Per comprendere meglio quale sia la forza politica che affianca Giorgia Meloni e i suoi sodali al governo sarebbe il caso di fare l’elenco degli esponenti di “Forza Italia” finiti in galera per concorso esterno in associazione mafiosa a partire dal co-fondatore del partito, Marcello Dell’Utri.
E, alla fine, chiedersi se è un partito o un’associazione, anche se per chi scrive la domanda è retorica.
Sorprende, ma non più di tanto, visto il partito di appartenenza, che il ministro della Giustizia, Nordio, voglia limitare le intercettazioni per – dice lui sostenuto dal pregiudicato Silvio Berlusconi in particolare – evitare gli abusi, ovvero che brani di conversazioni non penalmente rilevanti finiscano sui giornali nuocendo all’onore di persone nemmeno indagate.
Proposito lodevole, considerando anche il fango nel quale è immersa la stampa italiana, ma il mezzo proposto dal ministro è totalmente errato.
Nordio sa bene che la pubblicazione di intercettazioni telefoniche ed ambientali non deriva dal fatto di farle ma dalla loro diffusione a causa di magistrati in cerca di facile gloria che lo fanno per esibizionismo, per interessi di partito od altri.
Proprio Nordio conosce bene questa realtà visto che è stato per anni collega di Felice Casson alla procura della Repubblica di Venezia e ha personalmente constatato l’andirivieni di giornalisti, a parte la fidanzata e poi moglie, dall’ufficio dello stesso, impegnato a costruirsi una carriera mediatica e politica con interviste e articoli di amici compiacenti.
Per un Casson, accusato dal procuratore della Repubblica di Venezia di impegnarsi solo nelle inchieste che avevano rilevanza mediatica trascurando tutte le altre, ce ne sono altri che ne hanno imitato l’esempio senza che la magistratura sia stata in grado di fermarli.
Non bisogna, di conseguenza, limitare le intercettazioni ma i diffusori di brani delle stesse buttandoli fuori, per indegnità, dalla magistratura.
È una nemesi per il ministro della Giustizia che due esponenti di “Fratelli d’Italia”, Donzelli e Del Mastro, abbiano dimostrato in questi giorni che il problema non sono le intercettazioni ma l’uso che se ne fa.
I due, difatti, hanno utilizzato le intercettazioni ambientali, coperte dal segreto di ufficio, come arma contro gli avversari politici.
In questo caso sono due politici, non due magistrati, ma la sanzione dovrebbe essere la stessa: cacciarli dai loro incarichi senza se e senza ma, subito, senza indugi.
Il ministro, invece, si arrampica sugli specchi, tergiversa, non prende posizione, pur con la consapevolezza di perdere credibilità.
Certo, Nordio è al posto che occupa per volontà di Giorgia Meloni, che è la protettrice dei due esponenti di “Fratelli d’Italia”, per i quali la legalità vale per gli altri ma non per loro.
Oggi prodiga di dichiarazioni antifasciste, Giorgia Meloni è stata considerata dalla manovalanza di estrema destra come camerata, una “ducia” in grado di fare al governo una politica fascista così come la intendono oggi i suoi estimatori.
Ne ho avuta la prova nella mia cella qui, ad Opera, dove, appena nominata presidente del Consiglio la Meloni, si sono presentati due camerati (suoi) facendo il saluto romano.
Li ho accolti con una risata.
È vero, uno è condannato per spaccio e sfruttamento della prostituzione, l’altro è afflitto da una patologia psichiatrica ma entrambi credono nella camerata Giorgia Meloni.
Ci risiamo: ricordiamo ancora gli sprovveduti dell’estrema destra che inneggiavano a Gianfranco Fini gridando “Fini, Fini, il nuovo Mussolini”, per ritrovarsi poi ad avere come capo la più grottesca figura di rinnegato della storia politica italiana del dopoguerra.
Quanto tempo dovrà passare prima che i militanti ed i simpatizzanti dell’estrema destra si rendano conto che, ancora una volta, li hanno ingannati per avere i loro voti e che Giorgia Meloni, allieva prediletta di Gianfranco Fini, in abiure ha superato il maestro?
È un problema loro.
Per quanto mi riguarda, sia chiaro, visto quello che accade fuori, viste le “qualità” umane e politiche che imperano rimango convinto che sia aderente al vero quel detto che dice, “quando la canaglia impera la patria degli onesti è la galera”.
Qui sono e qui resto.
Opera, 2 febbraio 2023
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