Sulla parusia, Kenneth Gentry la pensa come Francesco Spadafora

Come scrivevo in un precedente post, il termine “parusia” (“venuta”) è solitamente incompreso ed equivocato sia dai teologi che dagli esegeti, tanto cattolici che protestanti. Storicamente, l’incomprensione della parusia ha dato luogo all’errore dell’escatologismo: all’attitudine cioè di voler vedere, nei testi del Vecchio e del Nuovo Testamento, riferimenti alla fine del mondo anche quando nel testo sacro si parla di tutt’altro.

La parusia è un termine che non ha un solo significato: questo è il punto. Può voler dire, certo, la venuta di Cristo alla fine del mondo ma può avere anche altri significati, come, per esempio, la venuta di Gesù alla fine della nostra vita, nel giudizio particolare. O come la venuta di Gesù nei grandi eventi della storia universale, una delle più eclatanti della quali è stata la venuta del 70 d.C. per giudicare l’Israele deicida e infedele.

Eppure, nonostante quanto abbiamo appena detto, il significato della parusia continua a venire interpretato in maniera riduttiva dalla stragrande maggioranza degli studiosi. Per rendersene conto è sufficiente leggere cosa dice in proposito il Vocabolario della Lingua Italiana Treccani:

“Per estens., nel greco neotestamentario, la venuta di Gesù Cristo alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio; il termine, che si trova per la prima volta in s. Paolo, assume così un peculiare significato escatologico, in relazione all’attesa messianica del ritorno di Cristo”.

Come si può notare, la valenza escatologica della parusia ha finito per oscurare tutti gli altri significati del termine. Gli esegeti che non sono caduti nell’errore di questo vero e proprio riduzionismo sono rari, molto rari. Io ne conosco solo due: il cattolico Francesco Spadafora e il calvinista (ma preterista) Kenneth Gentry.

È stato proprio Spadafora, infatti, a ricordare, nel suo Dizionario Biblico la “palese diversità di sensi” del termine “parusia”: “la stessa Incarnazione, o prima venuta del Cristo, è detta parusia, in II Pt. 1, 16”.

E a rimarcare che “Dall’esame accurato, risulta che due sole volte [nel Nuovo Testamento], essa equivale con certezza alla venuta fisica del Cristo, alla fine dei tempi, dopo la resurrezione dei corpi…” (grassetti miei)[1].

Da parte sua, Gentry fa notare che “Certamente, il Signore verrà alla fine della storia, determinando la resurrezione e il giudizio (per esempio, Atti 1:11; 1 Thess. 4:13-17; 1 Cor. 15:20-26). Ma la Scrittura insegna anche che Cristo viene presso il suo popolo in altri modi. Viene negli individui personalmente nello Spirito Santo (Giovanni 14:18, 23), con amicizia o con il castigo con la sua presenza nella Chiesa (Matt. 18:20; Apocalisse 3:20), nei credenti al momento della morte (Giovanni 14: 1-3), e nel giudizio contro gli uomini nel corso della storia (Matt. 21:40, 41; Apocalisse 2:5)” (grassetti miei)[2].

Registro quindi una significativa concordanza di vedute tra il cattolico Spadafora e il preterista Gentry su un argomento cruciale come la parusia. Spadafora non ha mai nominato i preteristi. Probabilmente, non li conosceva. Sono certo però che li avrebbe apprezzati ed elogiati, così come elogiò l’anglicano John Arthur Thomas Robinson per aver scritto un libro come Redating the New Testament. Spadafora era sì un cattolico tradizionalista ma era anche un erudito non solo profondo ma equanime. Una specie oggi sempre più rara. Purtroppo.

Edizioni Amicizia Cristiana - Francesco Spadafora: Bio-Bibliografia

Francesco Spadafora

Kenneth Gentry

 

 

[1] Francesco Spadafora, Dizionario Biblico, Roma 1963, p. 456.

[2] Kenneth Gentry, The Beast of Revelation, Fountain Inn, South Carolina, 2002, pp. 28-29.

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