RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE AFFERMA CHE ISRAELE È COLPEVOLE DI “APARTHEID”
Di Kyle Anzalone e Will Porter, 23 marzo 2022
L’ente per i diritti umani delle Nazioni Unite ha accusato Israele del “crimine di apartheid”, affermando che lo stato ebraico ha costituito un “regime di oppressione e di discriminazione razziale sistematiche” contro i palestinesi. Tale conclusione fa seguito ad analoghi accertamenti da parte di organizzazioni israeliane, palestinesi e internazionali.
Un rapporto diffuso lunedì dall’inquirente delle Nazioni Unite Michael Lynk afferma che il sistema posto in essere da Israele “assicura la supremazia di un gruppo ai danni dell’altro”, e cioè nella Cisgiordania occupata, sostenendo che esso risponde alla definizione legale di apartheid.
“Il sistema politico di dominio radicato nel territorio palestinese occupato che attribuisce ad un gruppo razziale-nazionale-etnico diritti, benefici e privilegi sostanziali mentre impone intenzionalmente ad un altro gruppo di vivere dietro muri, checkpoint e sotto un dominio militare permanente…soddisfa l’attuale criterio probatorio volto ad accertare l’esistenza dell’apartheid”, ha scritto.
Il rapporto Lynk conferma precedenti conclusioni a cui erano giunte diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Human Rights Watch, Amnesty International e B’Tselem, ognuna delle quali ha similmente accusato Israele di apartheid e di persecuzione dei palestinesi.
Oltre alla presenza militarizzata di Tel Aviv nella Cisgiordania e al suo sistema legale persecutore, l’inquirente delle Nazioni Unite ha notato che il sostegno di Israele ai coloni ha creato parimenti un problema insostenibile nei territori occupati, e ha ammonito che esso alimenterà violenze e conflitti.
“È impossibile per un’avida potenza occupante insediare centinaia di migliaia dei suoi cittadini nel territorio occupato, creare per loro attraenti condizioni di vita equivalenti al territorio interno, ed espropriare e alienare enormi aree di terra e risorse per il loro beneficio e per la loro sicurezza, senza parimenti immiserire il popolo indigeno e scatenare la sua ribellione perpetua”, ha continuato Lynk.
Originariamente attuato nel Sudafrica tra il 1948 e gli anni ’90, l’apartheid – o “separatezza” in Afrikaans – assicurò che il paese venisse dominato dalla sua minoranza bianca nelle sfere della politica, della cultura e dell’economia. Sebbene Lynk abbia osservato che alcuni elementi del sistema sudafricano non sono paragonabili a quello di Israele, egli ha sostenuto che la versione di Tel Aviv è per molti versi anche più brutale dell’originale, poiché essa include “strade segregate, alti muri e checkpoint sistematici”, come pure “una popolazione barricata, bombardamenti missilistici e carri armati che bersagliano la popolazione civile”.
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