ALFRED WETZLER E “LA VERA STORIA DEL PROTOCOLLO DI AUSCHWITZ”
Di Thomas Kues, 2008
- Introduzione
- Wetzler e Vrba
L’ebreo slovacco Alfréd Wetzler (1918-1988), che venne deportato ad Auschwitz Birkenau nel 1942, può essere descritto nel modo migliore come l’assistente sconosciuto di Rudolf Vrba (Walter Rosenberg). Insieme, i due ebrei slovacchi – che erano fuggiti dal “campo della morte” – scrissero il cosiddetto Protocollo di Auschwitz o Rapporto Vrba-Wetzler, che nel 1944 venne pubblicato in traduzione inglese dal War Refugee Board di New York. Viene spesso sostenuto che questo rapporto – che è diviso in tre parti: una scritta da Vrba, una scritta da Wetzler, e una terza scritta da entrambi – provocò un mutamento nella “consapevolezza” degli Alleati occidentali su quello che sarebbe stato definito in seguito come l’”Olocausto”.
Il rapporto venne inizialmente pubblicato con i nomi degli autori nascosti dietro gli appellativi “il primo fuggiasco” e “il secondo fuggiasco” – presuntivamente per garantire la loro sicurezza mentre essi si trovavano ancora nel territorio occupato dai tedeschi – ma non molto tempo dopo la fine della guerra Vrba si sbarazzò del suo anonimato. Nel 1963 il suo libro I Cannot Forgive (“Non posso perdonare”) (in seguito re-intitolato I Escaped from Auschwitz) venne pubblicato a Londra. Vrba conseguì un Ph.D. e fece una carriera accademica. Comparve anche come testimone in un certo numero di processi, incluso il processo su Auschwitz di Francoforte del 1964, e venne intervistato nel film Shoah di Claude Lanzmann[1].
Wetzler, d’altro canto, è rimasto nell’oscurità, almeno per i lettori occidentali. Benché fosse salito brevemente sul banco dei testimoni nel predetto processo Auschwitz di Francoforte, il libro che pubblicò nel 1964, Escape from Hell (“Fuga dall’inferno”), non venne tradotto fino al 2007[2]. Questo naturalmente potrebbe essere spiegato dal fatto che Wetzler rimase in Cecoslovacchia fino alla sua morte.
Nel seguente articolo, analizzerò brevemente il testo di Wetzler, e confronterò alcuni aspetti della sua testimonianza oculare con quelli del suo compagno di fuga Rudolf Vrba. Come vedremo, i due resoconti sono lungi dall’essere concordi.
- Il libro Escape from Hell
Nel 1946 Wetzler scrisse un breve resoconto in slovacco basato sul rapporto Vrba-Wetzler intitolato “Auschwitz, tomba di quattro milioni di persone”[3]. Purtroppo, il sottoscritto non ha avuto ancora la possibilità di leggere questa rara pubblicazione.
Escape from Hell venne scritto originariamente in slovacco nel 1963 e pubblicato nel 1964 da Osveta, Bratislava, con il titolo Čo Dante nevidel (“Quello che Dante non vide”). All’epoca Wetzler scrisse con lo pseudonimo di Josef Lanik, che era stato il suo nome di battaglia nel movimento slovacco della resistenza.
Curiosamente per un racconto autobiografico, Escape from Hell è scritto in terza persona. Nel libro Alfred Wetzler viene chiamato Karol, mentre Rudolf Vrba (alias Walter Rosenberg) è chiamato Val. Al contrario dei veri resoconti autobiografici, dove la narrazione è strettamente limitata ai pensieri, alle osservazioni e alle esperienze dell’autore, Escape from Hell contiene diversi lunghi passaggi che descrivono eventi di cui l’autore non può essere stato testimone, come il resoconto della presunta ispezione di Himmler delle presunte camere a gas omicide, e la descrizione di ciò che presuntivamente accadde a Birkenau durante i due giorni in cui Vrba e Wetzler si nascosero in una baracca nel settore del campo non ultimato chiamato “Mexiko”, mentre aspettavano il momento giusto per fuggire.
- I camini fiammeggianti dei crematori di Birkenau
Come molti altri resoconti testimoniali di Auschwitz, in particolare i più antichi, Escape from Hell non può resistere alla descrizione della scena spettacolare dei camini dei crematori che eruttano fiamme verso un cielo oscurato [dal fumo]:
Da quattro camini, alternativamente o contemporaneamente, divampano fiamme con un tremendo sfrigolio. Lingue di fuoco che balzano fuori e si ritirano, come se qualcuno giocasse con loro. Con grande veemenza si sprigionano in alto, talvolta molto in alto, come se volessero bruciare ancora qualcuno al di sopra del camino. Divampano ruggendo e fischiando: il loro suono inghiottisce tutto, penetra dovunque, anche negli uomini in gabbia dove la debole vita trema e tremola. Le fiamme sono accecanti, urlano e ruggiscono, evocano visioni terribili. Tu chiudi gli occhi, ma le fiamme sono diabolicamente forti e feroci. Passano attraverso le tue palpebre chiuse e per un momento le senti bruciare. Ti puoi voltare, puoi guardare da qualche altra parte, puoi fare qualche passo indietro, ma sei sempre sotto di loro, sotto quei quattro sterminatori feroci[4].
Come è stato dimostrato in modo approfondito da Carlo Mattogno e da altri, la mera idea che le fiamme fuoriuscissero dal camino di un crematorio alimentato con coke è tecnicamente assurda[5]. L’affermazione di Wetzler di fiamme gigantesche e accecanti è ulteriormente assurda.
- La cifra delle vittime
- Il numero delle vittime di Auschwitz secondo Wetzler
Riguardo alla questione di quante persone perirono nel complesso di Auschwitz, Wetzler fornisce la seguente stima:
Quanti sono stati torturati a morte, fucilati, impiccati, avvelenati, uccisi col fenolo, uccisi con iniezioni di cancro, tifo, malaria, mediante corrente elettrica o asfissia? Complessivamente tre milioni, forse di più[6].
Nel Protocollo di Auschwitz, il numero degli ebrei “gasati fino all’aprile 1944” è di 1,765,000. I tre milioni menzionati in Escape from Hell potrebbero perciò essere presi come una cifra “estrapolata” dalla cifra precedente, coprente l’intero periodo di esistenza del campo e comprendente le morti “naturali” tra gli ebrei come pure le morti dei non ebrei. Con “corrente elettrica” Wetzler probabilmente intende le morti da contatto con il filo spinato elettrificato, più che le camere della morte a elettrocuzione presunte ad un certo momento per Bełżec.
La scandalosa cifra propagandistica pubblicizzata da Wetzler ha indotto Péter Várnai della Università di Cambridge a scrivere la sola nota a piè di pagina del libro:
L’autore riteneva che questa cifra fosse la vera stima della popolazione che morì ad Auschwitz-Birkenau tra il 1942 e il 1944. Nondimeno, egli fornì una ‘stima accurata’ di 1,765,000 nel rapporto Vrba-Wetzler del 1944. Tuttavia, non è possibile oggi ottenere una stima accurata di questa cifra poiché l’esercito tedesco in ritirata distrusse la maggior parte dei documenti e altre prove. Un certo numero di stime autorevoli esistono oggi per queste statistiche raccapriccianti, stime che vanno da un milione ad alcuni milioni complessivamente.
Come vedremo sotto, la cifra di “alcuni milioni” è stata scartata molto tempo prima che Várnai scrivesse questa nota.
- La cifra delle vittime di Auschwitz secondo R. Vrba
Nel suo libro best-seller I Cannot Forgive, Vrba fornisce la sua stima autorevole sul numero delle morti di Auschwitz:
E così lui [Himmler] diede ordini per la più grande e la più efficiente fabbrica di sterminio che il mondo abbia mai conosciuto. Per le moderne camere a gas di cemento e per i grandi crematori che potevano assorbire 12,000 corpi in ventiquattrore e che li assorbirono davvero. Per la macchina che risucchiò 2,500,000 di uomini, donne e bambini in tre anni e che li espulse sotto forma di fumo innocuo e nero[7].
Più di due decenni dopo, quando venne messo di fronte a questo passaggio nel processo Zündel di Toronto del 1985, Vrba asserì che le sue stime erano giuste e che gli storici mainstream come Raul Hilberg e Gerald Reitlinger che avevano sostenuto cifre più basse erano in errore:
Non sta a me spiegare l’erudizione di Reitlinger o di Hilberg, perché costoro hanno differenti metodi di erudizione. Costoro, se non hanno documenti di considerevole valore e peso, che sono molto difficili da ottenere, preferiscono non includere quella cifra nel loro calcolo finale, perché sono vincolati alla disciplina storica; mentre la mia cifra è basata su testimonianze oculari. […] Penso che in questo caso sia Hilberg che Reitlinger abbiano espresso una sottostima[8].
In una deposizione resa da Vrba nell’ambasciata israeliana di Londra perché venisse presentata al processo Eichmann, leggiamo:
Venni imprigionato ad Auschwitz dal 30 giugno 1942 fino alla mia fuga del 7 aprile 1944. Durante questo periodo lavorai come membro del cosiddetto Sonderkommando nel Reparto dei Beni. Questo reparto riguardava i beni delle persone che erano state uccise ad Auschwitz. Lavorai in questo reparto fino al giugno 1943. Ero presente all’arrivo di ogni trasporto ad Auschwitz, o, se non ero presente, poiché questi venivano fatti in turni, potevo ottenere le cifre dai miei commilitoni. Così mi trovavo nella posizione di ottenere cifre piuttosto esatte su quante persone arrivavano ad Auschwitz. Queste cifre venivano elaborate sulla base del numero dei vagoni da cui ogni trasporto era costituito. Secondariamente, sulla densità delle persone che erano stipate nei vagoni e, poiché lavorai per un tempo considerevole a questo compito, ero nella posizione di effettuare questa stima sulla base della mia esperienza. Di solito ero presente quando i treni in arrivo venivano aperti. Così ero facilmente nella posizione di ottenere informazioni di prima mano sul numero delle persone che arrivavano ad Auschwitz[9].
Vrba così affermò che le sue statistiche erano corrette, poiché egli aveva accesso a “informazioni di prima mano” e aveva egli stesso “visto le persone andare nei crematori”. Egli era in effetti così sicuro di sé stesso che nella stessa deposizione affermò che la cifra di 1,750,000 persone uccise ad Auschwitz fino al 7 aprile 1944 era corretta “con un margine di errore possibile massimo non superiore, più o meno, al dieci per cento”[10].
4.3. Il numero delle persone deportate ad Auschwitz secondo F. Piper
Nel 1991 il dr. Franciszek Piper, capo del dipartimento storico del museo di stato di Auschwitz, pubblicò un lungo articolo in cui discusse il tasso di mortalità del complesso del campo di Auschwitz, che l’anno precedente era stato ufficialmente abbassato da quattro milioni a un milione e mezzo di vittime. In questo studio, Piper mostrò che il numero delle persone deportate ad Auschwitz ammontava a circa 1.3 milioni[11]. Secondo Piper, 1.1 milioni di questi deportati perirono nel campo, la maggior parte dei quali uccisi nelle camere a gas omicide. Mentre quest’ultima affermazione non è sostenuta da nessuna prova documentaria o forense, la ricerca di Piper del numero dei deportati rende chiaro che il limite superiore teorico del tasso di mortalità di Auschwitz deve essere fissato a circa 1.1 milioni di persone[12]. Questo significa che le cifre di tre, quattro, o di due e mezzo milioni di vittime sostenute da Wetzler e da Vrba (come pure la vaga espressione di “alcuni milioni” menzionata da Péter Várnai nel 2007) sono assolutamente insostenibili.
La testimone di Auschwitz a Norimberga Seweryna Szmaglewska scrive nella prefazione del suo libro Smoke over Birkenau (“Fumo su Birkenau”) che non meno di cinque milioni di persone morirono o vennero uccise ad Auschwitz, affermando che questa cifra era “uscita fuori all’epoca della liquidazione del campo da parte delle persone che lavoravano nel Reparto Politico”[13]. Questo suggerisce che i propagandisti che si trovavano tra i detenuti che lavoravano alla ricezione e alla registrazione dei prigionieri tirarono fuori i tassi di mortalità completamente gonfiati che vennero in seguito diffusi dai media.
- La visita di Himmler del 1943 – Wetzler contro Vrba
Nella seguente sezione confronterò le dichiarazioni di Wetzler e di Vrba riguardanti il giro ispettivo di Auschwitz da parte di Himmler che presuntivamente ebbe luogo agli inizi del 1943.
5.1. La descrizione di Wetzler della visita
Wetzler fornisce il seguente lasso di tempo per la visita:
I crematori sono ora finiti. Due di essi sono operativi, oggi o domani potranno facilmente sterminare l’intero campo. Forse il SS-Reichsführer stava venendo qui personalmente per qualcosa del genere[14].
I due edifici dei crematori di Birkenau ultimati per primi furono il numero II e il numero IV, inaugurati rispettivamente il 15 e il 22 marzo. Il crematorio III, pur essendo ubicato proprio di fronte al crematorio II e che costituiva l’immagine speculare di questo edificio, non fu ultimato prima del 25 giugno dello stesso anno. Ritornerò su questa questione successivamente.
Wetzler inoltre indica il lasso di tempo nella frase seguente:
Egli [“Bubo”, un prigioniero] ha lavorato sei mesi ai crematori che sono stati ultimati due giorni fa.
Così se presumiamo che i “crematori” siano il numero II e il numero IV, la data riferita [da Wetzler] dovrebbe essere il 24 marzo. Poi Wetzler descrive il tempo alla fine di marzo:
Il sole di marzo ora sta basso nel cielo, i suoi ultimi raggi sfiorano la pianura[15].
Il sole di primavera splende brillantemente e nella sua calda luce ogni cosa appare più soffice e delicata[16].
In questo punto della narrazione, Wetzler lavora in un piccolo obitorio di legno ubicato a circa cento metri a sudovest del crematorio II. Da questo punto di osservazione, Wetzler aveva la possibilità di osservare le macchine in arrivo del convoglio di Himmler attraverso una porta aperta in modo dissimulato:
Marek fissa la porta della baracca con filo di ferro in modo da poter vedere la strada chiaramente attraverso la fessura. Quindi prende sei mattonelle che giacciono vicino alla baracca e le posa una accanto all’altra a poca distanza dalla porta[17].
Il convoglio del Reichsführer e il suo arrivo nella zona tra il crematorio II e il (in realtà non ancora ultimato) crematorio III è descritto così:
I raggi del sole brillano sulla carrozzeria degli ultimi modelli di lusso sulla strada principale. Tre…cinque…sette…dodici automobili. Svoltano tutte sulla destra vicino ai crematori.
Nella gabbia vicino al cancello c’è una banda di sedici uomini con un direttore. Ha appena iniziato a suonare l’”Entrata dei Gladiatori”. Sulla strada all’esterno dei crematori si trovano cinquanta detenuti della squadra che lavora sulla rampa. Val [=Vrba] sta in mezzo a loro[18].
I dignitari delle SS escono dalle automobili – locali e sconosciuti, come pure pochi civili. […] Gli uomini delle SS e i civili si aggiustano e si allineano lungo la strada e guardano attentamente la quinta auto, da cui scende il Reichsführer Heinrich Himmler[19].
Secondo Wetzler, Himmler venne accolto dal comandante del campo:
L’SS-Obersturmbannführer Rudolf Franz Hoess, il comandante di questo enorme complesso di campi, inizia a graffiare qualcosa sul manto stradale con il suo bastone. Hoess spiega. Himmler guarda il disegno sul terreno e annuisce. Bruscamente, si tira su la manica e guarda l’orologio. ‘Obersturmbannführer’, dice a Hoess rimproverandolo, ‘sono le dieci e due minuti’.
Hoess si irrigidisce e guarda preoccupato la strada. Sì, sono le dieci e due minuti, ma tutto è in ordine. Dalla strada di fronte viene il rumore di una lunga colonna di autocarri. […] Dall’obitorio di legno Karol [=Wetzler] e Marek godono di una buona visuale delle persone negli autocarri aperti.
‘Buon Dio, è un trasporto’, borbotta Karol disperatamente[20].
Wetzler così afferma che il convoglio di Himmler arrivò presso i crematori di mattina, poco prima delle dieci. Gli autocarri che portavano le vittime della gasazione dimostrativa arrivano pochi minuti dopo, alle dieci e due minuti. Le vittime ebraiche vengono quindi scaricate e disposte in colonne:
Sulla strada avevano formato colonne di cinque – donne e bambini insieme, uomini e donne vecchi con i loro nipoti. Qui davanti un bambino di tre anni inizia a piangere. Sua madre cerca di tranquillizzarlo, gli parla e lo accarezza, ma il bambino continua a piangere, con le lacrime che gli scendono sulle guance come piselli. ‘Questo bravo giovane è malato?’, chiede Himmler. ‘Non dovrebbe essere visto dal dottore?’[21]
Le vittime vengono aiutate a scendere dai camion dal personale delle SS:
‘Lento e stabile’, ricorda Himmler a un grosso uomo delle SS che ha maldestramente sostenuto una vecchia donna al punto di farla quasi cadere dalla rampa. ‘Lento e stabile, non vogliamo nessun incidente. Abbiamo tutto il tempo del mondo’[22].
Il numero delle vittime ammonta a 1,200:
E così duecento e quaranta colonne di cinque [persone] – donne e bambini di fronte – al comando di Hoess si muovono silenziosamente verso i bagni su cui torreggiano i camini quadrati. Dietro questa folla lunga e instabile un veicolo militare contrassegnato da una croce rossa si muove lentamente. Svolta dietro una bassa siepe, da dove escono due uomini delle SS con mostrine nere. Infermieri.
Così il veicolo con il gas velenoso arriva mentre le vittime stanno andando nei crematori, in un lasso di tempo tra le dieci e due minuti e le dieci e trenta. Oltre al gas, il veicolo ospita due uomini descritti come infermieri.
‘Alles in Ordnung? Das ist alles?’ chiede Himmler al comandante che ha accompagnato la colonna dei veicoli.
‘No, Herr Reichsführer, questo non è tutto, questa è solo la metà’, replica l’SS-Oberscharführer Moll, il comandante del crematorio […]. ‘Porteranno il resto questa sera’.
Apprendiamo qui che solo metà del trasporto ebraico verrà gasato la mattina, e che il testo arriverà la sera.
‘Possiamo iniziare’, grida seccamente Himmler. […] ‘Possiamo iniziare’, ripete Himmler e rapidamente si dirige verso gli edifici in mattoni. Quelli del suo entourage lo seguono a rispettosa distanza. Alcuni di loro si slacciano i colletti perché il sole picchia su di loro. ‘Avete una meravigliosa primavera qui’, dice Himmler a Hoess che sta di fronte. E con ovvia impazienza chiede: ‘Impiegheranno molto tempo a spogliarsi?’.
Ancora una volta ci viene ricordato che tutto ciò avviene presuntivamente in una giornata di marzo molto calda e soleggiata.
Per un po’ essi chiacchierano all’esterno dell’edificio, poi, ad un segnale di Moll, entrano. Guardano a turno la piccola finestra nella parte superiore della porta di acciaio – Himmler, professori di medicina di Berlino, Amburgo, Münster e rappresentanti di varie ditte, Hoess e ufficiali dello staff del comandante del campo. […] Le persone nelle camere stanno corpo a corpo e sono terrorizzate.
I due infermieri scaricano barattoli verdi dai loro veicoli. Sulla collina erbosa che cela il tetto delle camere indossano maschere antigas. Poi aprono le alette dei condotti di areazione, aprono il coperchio dei barattoli e nell’apertura svuotano i cristalli di colore verdastro-violetto.
Non prima che le vittime siano già all’interno della camera a gas gli uomini delle SS che portano i barattoli del gas velenoso salgono sul tetto della camera a gas e svuotano lo Zyklon B attraverso i condotti di introduzione. Non viene detto se Himmler e il suo entourage devono scendere qualche gradino per raggiungere la porta con lo spioncino. Notate il colore attribuito allo Zyklon B, che in realtà consiste di granuli di gesso di colore bianco o bluastro-bianco. I barattoli sono descritti come verdi, mentre il colore vero nella maggior parte dei casi deve essere stato metallico.
Himmler guarda l’orologio e da quel momento in poi, per i successivi dieci minuti, non stacca gli occhi dalla finestra sulla porta [della camera a gas].
Le persone che fino a poco prima erano preoccupate del loro bagaglio, che pochi minuti prima avevano accettato i servizi premurosi degli uomini delle SS, si irrigidiscono e guardano nel punto in cui i piccoli cristalli cadono dai soffioni della doccia. Un gas esce velocemente dai cristalli, adesso loro lo inalano, una sostanza pungente e velenosa. Himmler, con gli occhi incollati alla finestra, guarda avidamente mentre le persone dietro la porta di acciaio vengono progressivamente colte da spasmi, si torcono le mani, si strappano i capelli, diventano rigide. Il gas si alza, i bambini si contorcono più a lungo negli spasmi terminali. Gli ufficiali delle SS, gli ingegneri, i tecnici e gli scienziati guardano Himmler con curiosità, cercando di leggere dalla sua faccia rotonda, ora rossa per l’eccitazione, se egli è soddisfatto. Dentro ogni movimento è cessato. Himmler si volta e quasi urla:
‘Famos! Famos! Sensazionale! Grossartig, geniale!’.
Con un po’ di invidia guardano tutti a Herr Prüfer, l’ingegnere capo della ditta Topf und Söhne di Erfurt, che ha progettato e installato questi ‘bagni’. Prüfer volge il viso a Himmler, come se questo riconoscimento appartenesse a lui solo, si inchina un po’ e dice:
‘La ditta Topf und Söhne sarà immensamente felice, Herr Reichsführer, di avere, almeno in piccola misura, contribuito alla realizzazione dei vostri ispirati progetti’.
Himmler si entusiasma:
‘Non sia modesto, mio caro camerata. Lei ha realizzato più di una buona divisione sul campo. Questo è un completo capovolgimento di strategia. Un capovolgimento completo, signori! Questo…’, egli indica il barattolo verde vuoto che Moll nel frattempo ha portato con sé – ‘questo…’ ‘Zyklon B, Herr Reichsführer’, Herr Faust lo aiuta rispettosamente. Egli è l’ingegnere della ditta Degesch, che ha prodotto questi piccoli cristalli miracolosi.
‘Sì, questo Zyklon B, signori, rimarrà un’importante pietra miliare nella lotta storica degli uomini delle SS contro le razze inferiori. Pochi barattoli per sei o settemila unità. Ritengo che il Führer sarà molto soddisfatto’.
Egli guarda ancora una volta attraverso la piccola finestra e, lasciando l’edificio, dice a Hoess:
‘Molto presto vi manderemo molto materiale – russi, polacchi, cechi, jugoslavi, italiani, molti greci e anche alcuni abitanti del Nord…Sono sicuro che con questo Zyklon, vi sbarazzerete rapidamente di loro, mio caro Hoess’.
‘Molto rapidamente, Herr Reichsführer’, concorda Hoess con un sorriso. ‘Siete stati bravi al punto da convincere voi stessi…Mille e duecento in meno di dieci minuti. Naturalmente dovrà essere aggiunto il tempo per la cremazione…’ […].
La suddetta descrizione di Himmler e del suo entourage che osservano il barattolo della gasazione naturalmente può essere derivata solo dal sentito dire o dall’immaginazione. Sembra anche altamente improbabile che Wetzler (o del resto la maggior parte degli altri detenuti) abbia potuto identificare i civili Faust e Prüfer. Sembra più probabile che Wetzler abbia sentito parlare dei loro nomi dopo la guerra e che li abbia poi incorporati nella sua fantasia sadistico-visuale di Himmler. Il tempo presuntivamente richiesto per la gasazione, “meno di dieci minuti”, è, come è stato dimostrato da Germar Rudolf e da altri, palesemente assurdo.
‘Non desidera dare uno sguardo al secondo edificio, Herr Reichsführer?’, chiede Hoess. ‘Ha una capienza più grande e anche un seminterrato’.
‘Ebbene, solo uno sguardo veloce allora, visto che siamo qui’, Himmler graziosamente concorda.
Camminano lungo la strada ben battuta. I guidatori con le limousine vuote avanzano lentamente e silenziosamente dietro di loro[23]. […].
Qui di nuovo abbiamo a che fare con quello che può essere attribuito solo a sentito dire o forse, più probabilmente, all’immaginazione, ma c’è anche un’importante contraddizione presente in questo passaggio che deve essere esplicitata. Vale a dire: tenendo presente la data di marzo e la dichiarazione che Wetzler sta osservando Himmler e il suo entourage da un obitorio ubicato vicino al Block 27 nel Bauabschnitt Ib di Birkenau, il crematorio dove la gasazione dimostrativa si dice abbia avuto luogo può essere solo il crematorio II. Tuttavia questo edificio ha un seminterrato, dove la Morgue I, la presunta “camera a gas”, è ubicata. Il crematorio III, essendo l’immagine speculare del crematorio II, naturalmente aveva parimenti un seminterrato, ma tale edificio non era ancora stato ultimato nel marzo 1943. Nel momento in cui sarebbe stato ultimato, la sua “camera a gas” avrebbe avuto naturalmente la stessa capienza, non una capienza più grande come presuntivamente asserito dal comandante del campo. Che dire allora del crematorio IV che all’epoca era già ultimato? Per cominciare, non aveva un seminterrato. Aveva anche presuntivamente una capacità omicida molto più piccola del crematorio II.
Mentre le automobili svoltano verso la villa di Hoess, centocinquanta prigionieri, il Sonderkommando, si dirigono verso il campo degli uomini. I ventilatori nelle camere a gas sono accesi, il gas fuoriesce, affluisce aria fresca. I cadaveri devono essere portati nelle fornaci, le camere a gas devono essere svuotate, ogni cosa deve essere pronta in cinque ore, proprio com’era un’ora e mezzo fa[24].
Il tempo è così ancora mezzogiorno.
La frase sui cadaveri che devono essere “portati nelle fornaci” è interessante, poiché implica che Wetzler non conosceva il montacarichi che portava i corpi dalla Morgue I (la “camera a gas”) alla stanza delle fornaci. Questo tuttavia è in armonia con il disegno schematico e con la descrizione dei crematori II e III nel Protocollo di Auschwitz, che colloca le “camere a gas” e i forni più o meno sullo stesso piano. D’altro canto, la predetta citazione della camera a gas coperta da una “collina erbosa” sembra contraddire questa idea.
Un’ora dopo i centocinquanta detenuti del Sonderkommando escono dal crematorio, si allineano sulla strada e con passi stanchi marciano verso la gabbia. Tutte le tracce sono state perfettamente rimosse. Cinquanta sono di nuovo in piedi vicino al fossato, di fronte alla strada. Non lontano dai crematori le limousine si muovono in fila ordinata. Il Reichsführer Himmler, il comandante dei campi di Auschwitz, Hoess, gli ingegneri, i tecnici e gli scienziati di Berlino, Amburgo e Münster guardano di nuovo gli uomini delle SS mentre, con sorrisi gentili, parole amichevoli e braccia a sostegno aiutano le persone a scendere sulla lunga, larga rampa da ventotto autocarri.
Un momento dopo Himmler interroga il sottufficiale che ha scortato questo secondo trasporto:
‘Alles in ordnung?’[25]
Di nuovo ci interroghiamo sulla capacità di Wetzler di identificare a distanza le professioni dei civili nell’entourage di Himmler.
Karol e Marek hanno avuto la loro zuppa dentro la baracca; ora sono usciti fuori e si sono fermati vicino alla cucina, dove sono stati raggiunti da Bubo. Anche Val [=Vrba] è tornato, non vi saranno uscite fino a domani[26].
Così l’autore è rimasto all’interno dell’obitorio per tutto il tempo dei presunti accadimenti.
Da lontano arriva il suono di veicoli a motore. Sicuramente non sono di nuovo…No, questi sono solo i due veicoli mancanti del secondo trasporto. I veicoli svoltano verso il campo e si fermano alla cucina. Ne escono giovani ragazzi. Centoventi, salvati dallo Zyklon B da un guasto inspiegabile non lontano dal campo[27].
Il predetto guasto è solo uno degli innumerevoli miracoli salvavita ricordati dai testimoni oculari nei loro sacri scritti.
È Lagerruhe, ma le fiamme balzano dai camini, nutrite dai corpi di oltre duemila persone provenienti da Cracovia[28].
Questa cifra sembra essere la somma delle vittime di entrambe le gasazioni dimostrative, e non solo dell’ultima.
5.2. La descrizione di Rudolf Vrba della visita di Himmler
Diamo ora uno sguardo alla descrizione della presunta visita di Himmler che si trova nel libro di Vrba I Cannot Forgive:
Heinrich Himmler visitò di nuovo il campo di Auschwitz nel gennaio 1943. […]
Egli [Himmler] doveva guardare la prima uccisione del mondo mediante nastro trasportatore, l’inaugurazione del giocattolo nuovo di zecca del Comandante Hoess, il suo crematorio. Era un affare davvero splendido, lungo cento iarde e largo cinquanta, e conteneva quindici forni che potevano bruciare tre corpi simultaneamente in venti minuti […].
Il Comandante Hoess, impaziente di mostrare il suo nuovo giocattolo efficientissimo, aveva predisposto un trasporto speciale di 3,000 ebrei polacchi affinché venissero massacrati nel moderno modo tedesco.
Himmler arrivò quella mattina alle otto in punto e lo show doveva iniziare un’ora dopo. Alle otto e quarantacinque, le nuove camere a gas, con le loro astute finte docce e i loro avvisi “Tenere pulito”, “Fare silenzio” e così via erano stipate fino alla massima capienza.
Le guardie SS, in effetti, avevano fatto in modo, sparando colpi all’entrata, che non venisse sprecato neppure un centimetro di spazio. Questo indusse coloro che stavano già dentro a stare lontani dalle porte mentre più vittime venivano introdotte. Poi neonati e bambini molto piccoli vennero gettati sulle teste degli adulti e le porte vennero chiuse e sigillate.
Un uomo delle SS, che indossa una maschera antigas, sta sul tetto della camera a gas, aspettando di introdurre i granuli di Cyclon B che rilasciano un gas cianuro di idrogeno. […]
Alle otto e cinquantacinque la tensione era quasi insopportabile. L’uomo con la maschera antigas da servizio pesante giocherellava nervosamente con la sua scatola di granuli. Aveva un bel tutto esaurito sotto di lui. Ma non c’era traccia del Reichsführer che era sparito per fare colazione con il Comandante Hoess. Da qualche parte un telefono squillò. Tutti guardarono in quella direzione. Un giovane sottufficiale corse rumorosamente verso l’ufficiale incaricato dell’operazione, salutò frettolosamente e trasmise un messaggio. […]
Il messaggio era: “Il Reichsführer non ha ancora finito la sua colazione”. […] Il Reichsführer, così sembrava, non aveva ancora finito di fare colazione. L’uomo delle SS sul tetto della camera a gas si piegò sulle ginocchia. Dentro la camera, uomini e donne terrorizzati, che sapevano all’epoca cosa significava una doccia ad Auschwitz, iniziarono a gridare, a urlare e a martellare di colpi la porta; ma nessuno fuori li sentiva perché la nuova camera era insonorizzata così come a prova di gas. […]
La mattina si trascinava e gli ufficiali andavano e venivano. Alle dieci la colazione maratona era ancora in corso. Alle dieci e mezzo gli uomini delle SS erano diventati quasi immuni ai falsi allarmi e l’uomo sul tetto rimase sulle ginocchia anche quando il telefono lontano squillò.
Ma alle undici, solo due ore dopo, arrivò un’automobile. Himmler e Hoess scesero e chiacchierarono per un po’ con gli alti ufficiali presenti. Himmler ascoltava assorto, mentre costoro gli spiegavano la procedura nei dettagli. Egli camminò tranquillamente verso la porta sigillata, guardò con noncuranza – attraverso la piccola, pesante finestra di osservazione – i corpi che dentro si contorcevano, poi tornò a porre ancora delle domande ai suoi sottoposti.
Ma alla fine tutti erano pronti per l’azione. Un secco ordine venne impartito all’uomo delle SS sul tetto. Egli aprì un coperchio circolare e versò velocemente i granuli sulle teste che stavano sotto di lui. […]
La gasazione era iniziata. Mentre aspettava che il veleno circolasse come doveva, Hoess cortesemente invitò il suo ospite a dare un’altra sbirciata attraverso la finestra di osservazione. Per alcuni minuti Himmler scrutò nella camera della morte, ovviamente impressionato, e poi si rivolse con rinnovato interesse al suo comandante con una nuova serie di domande. […]
Diverse volte lui [Himmler] lasciò il gruppo di ufficiali per guardare l’andamento attraverso lo spioncino; e, quando tutti dentro erano morti, mostrò un acuto interesse per la procedura successiva.
Speciali montacarichi portavano i corpi al crematorio, ma la cremazione non iniziò immediatamente. I denti d’oro dovevano essere asportati. I capelli, che venivano utilizzati per rendere le testate dei siluri a tenuta d’acqua, dovevano essere tagliati alle donne. I corpi degli ebrei ricchi […] dovevano essere messi da parte per essere sezionati nell’eventualità che alcuni di essi avessero astutamente nascosto dei gioielli – diamanti, forse – dentro di loro.
Era, in effetti, una procedura complicata, ma la nuova macchina lavorava senza intoppi sotto le mani di abili operatori. Himmler aspettò fino a quando il fumo iniziò ad addensarsi sopra i camini e poi guardò l’orologio.
Era l’una. Il momento del pranzo, in effetti. Strinse le mani agli alti ufficiali, rispose ai saluti dei ranghi più bassi con disinvoltura e cordialità e montò sull’auto con Hoess[29].
Come vedremo sotto, il resoconto di Vrba contrasta con quello di Wetzler su non meno di tredici punti fondamentali.
5.3. La visita di Himmler nel rapporto Vrba-Wetzler
Nel Protocollo di Auschwitz, solo poche righe sono dedicate alla presunta visita di Himmler. Esse recitano:
Importanti ospiti da Berlino erano presenti all’inaugurazione del primo crematorio nel marzo 1943. Il “programma” consisteva nella gasazione e nella cremazione di 8,000 ebrei di Cracovia. Gli ospiti, sia ufficiali che civili, furono estremamente soddisfatti del risultato e lo speciale spioncino inserito nella porta della camera a gas venne costantemente utilizzato.
5.4. Il resoconto di Rudolf Höss delle visite di Himmler
Nelle memorie scritte da (o attribuite all’) ex comandante di Auschwitz Rudolf Höss poco prima della sua esecuzione nel 1947, leggiamo:
Il mio incontro successivo con Himmler fu nell’estate del 1942 quando egli visitò Auschwitz per la seconda e ultima volta[30].
Höss quindi nega la realtà della visita di Himmler descritta da Vrba e da Wetzler. Su questo punto Höss è in realtà supportato da quella che viene sovente considerata come la più autorevole cronaca di Auschwitz, il Kalendarium di Danuta Czech[31]. Secondo tale fonte, Himmler visitò il campo solo due volte: il 7 marzo 1941 e il 17 luglio 1942.
5.5. La testimonianza di Vrba al processo Zündel di Toronto
Quando, durante il processo Zündel, Vrba venne messo di fronte al proprio resoconto della presunta visita di Himmler e alle affermazioni presenti nel Kalendarium di Danuta Czech, Vrba divenne improvvisamente insicuro sul fatto che fosse davvero Himmler quello che aveva visto:
Venni informato all’epoca dal passaparola del campo che Himmler sarebbe venuto a visitare il campo di nuovo, e poi vi fu una sfilata predisposta come se fosse Himmler in altre parole, la Mercedes standard e i sicofanti standard costantemente in giro, ma non venne a stringermi la mano e a presentarsi o a dire: “Sono Himmler”, o lui non mi disse, sapete, “Himmler non è venuto questa volta ma sono io al posto suo e questo è il mio nome”. Così potete essere certi che questa informazione potrebbe non essere perfettamente esatta, solo vicina all’esattezza[32].
Vrba non diede spiegazioni sul perché in I Cannot Forgive aveva collocato la presunta visita in gennaio, due mesi prima dell’inaugurazione del primo crematorio di Birkenau.
5.6. Riassunto delle contraddizioni
A seguire ho elencato le principali contraddizioni che diventano evidenti quando vengono confrontate con le dichiarazioni di Wetzler e Vrba sulla presunta visita di Himmler:
- La data della visita. Wetzler non fornisce nessuna data esatta per la visita, ma è implicito che essa ha luogo alla metà o alla fine di marzo. Riguardo al tempo [meteorologico] apprendiamo che il sole primaverile era così caldo che alcuni uomini delle SS si sbottonarono le uniformi. Vrba d’altro canto scrive che la visita ebbe luogo in gennaio, quando temperature del genere non sono certo probabili nella Polonia meridionale. Parimenti, in quest’epoca nessuno dei crematori di Birkenau era stato ultimato, così che la gasazione dimostrativa non avrebbe potuto aver luogo. Secondo Höss come pure secondo la storica di Auschwitz Danuta Czech, questa visita non ebbe mai luogo.
- Il momento dell’arrivo di Himmler. In Wetzler, leggiamo che Himmler e il suo entourage arrivarono nel crematorio pochi minuti prima delle dieci del mattino. Vrba nel suo libro sostiene che Himmler arrivò al campo già alle otto del mattino. L’uccisione dimostrativa doveva perciò cominciare alle 9, ma poiché la colazione si protrasse in modo inusitato, Himmler e Höss si presentarono con non meno di due ore di ritardo, inducendo gli ufficiali delle SS che stazionavano nei crematori a girovagare come galline.
- L’arrivo delle vittime. Wetzler sostiene che Himmler e Höss aspettarono sulla strada di fronte al crematorio che le vittime arrivassero. Himmler poi presiede allo scarico delle vittime, alla formazione delle colonne, e all’entrata delle vittime nel crematorio. Egli scambia anche qualche parola con una donna ebrea. In Vrba leggiamo che le vittime erano già presenti dentro la camera a gas quando Himmler e Höss arrivarono nei crematori.
- L’entourage di Himmler. Nella versione degli eventi di Wetzler, Himmler e il suo entourage arrivano nel crematorio II con dodici automobili di lusso. Il suo entourage include non solo il comandante di Auschwitz Rudolf Höss e un certo numero di alti ufficiali delle SS che non vengono nominati, ma anche un certo numero di civili, inclusi “ingegneri, tecnici e scienziati da Berlino, Amburgo e Münster”, come pure Kurt Prüfer della ditta Topf und Söhne e Max Faust della ditta Degesch. Vrba d’altro canto, che avrebbe avuto un’eccellente opportunità di vedere le auto che arrivavano, parla di una sola auto e non menziona nessun civile che accompagnava Himmler.
- I mezzi di trasporto. Secondo Wetzler, le vittime arrivarono caricate su autocarri. Vrba, nonostante fosse presente sul luogo dove le vittime presuntivamente vennero scaricate, non menziona il tipo di veicolo con cui gli ebrei arrivarono.
- Dall’arrivo alla gasazione. Secondo Vrba, le guardie SS sparano proiettili all’ingresso della camera a gas per riempire meglio gli spazi. Esse parimenti gettano violentemente neonati e bambini piccoli sopra le teste delle vittime adulte. In Wetzler nessun colpo viene sparato. Forse è significativo che né Vrba né Wetzler descrivano esattamente come le vittime raggiungono la camera a gas dall’esterno dell’edificio. Vrba non descrive nulla, mentre Wetzler semplicemente afferma che le vittime “si muovono silenziosamente verso i bagni” (di nuovo contraddicendo le parole attribuite a Höss secondo cui “il secondo edificio” ha un seminterrato, in contrasto con quello che lui e Himmler avevano appena lasciato).
- L’introduzione dello Zyklon B. Secondo Wetzler lo Zyklon B venne portato sul sito da uno o forse da due veicoli militari che recavano le insegne della Croce Rossa. Il veicolo (o i veicoli) arrivano nello stesso momento in cui le vittime stanno per entrare nel crematorio. Due infermieri delle SS “con mostrine nere” escono dal veicolo, portando i barattoli di Zyklon B. Essi non salgono sul tetto della camera a gas fino a che tutte le vittime sono state condotte all’interno del crematorio. Vrba non menziona nessun veicolo con le insegne della Croce Rossa. Non è chiaro nel suo testo come il gas venne portato sul sito dei crematori. Vrba inoltre afferma che un solo uomo delle SS munito di “maschera antigas da servizio pesante” versò i granuli di Zyklon B da una singola “scatola” in quella che sembra essere una singola apertura sul tetto della camera a gas (non è comunque menzionato che il contenuto della “scatola” viene versato in più di una apertura). Questo uomo deve aspettare due ore, seduto sulle ginocchia sul tetto della camera a gas, in attesa dell’arrivo di Himmler e dell’inizio della gasazione.
- Himmler e la camera a gas. In Wetzler ci viene detto che Himmler trascorse l’intera durata della gasazione attaccato allo spioncino, con il viso rosso per l’eccitazione. In Vrba leggiamo che Himmler guardò attraverso lo spioncino per pochi minuti e trascorse il resto del tempo discutendo della procedura di gasazione con Höss.
- La durata della gasazione. “Meno di dieci minuti” secondo Wetzler. In Vrba il tempo non è esplicitato, ma è implicito che duri molto di più di dieci minuti.
- La partenza di Himmler dal crematorio. In Wetzler, Himmler e il suo seguito lasciano il crematorio subito dopo che la gasazione è finita. In Vrba, si dice che Himmler dimostrò un “acuto interesse” nella procedura che seguì alla gasazione, e viene affermato che egli non lasciò l’edificio “prima che il fumo iniziasse ad addensarsi sopra i camini”.
- L’ubicazione del Sonderkommando. Secondo Wetzler, i lavoratori del Sonderkommando aspettarono nei loro acquartieramenti nel campo degli uomini fino a quando Himmler e il suo entourage lasciarono il crematorio con le loro auto. Vrba d’altro canto indica che il Sonderkommando fu presente nel crematorio per tutta la durata della visita di Himmler.
- La seconda gasazione. Secondo Wetzler le vittime della gasazione dimostrativa del mattino costituivano la prima metà di un trasporto ebraico da Cracovia. La parte restante del trasporto venne poi gasata nel pomeriggio o nella sera dello stesso giorno. Nessuna seconda gasazione viene menzionata da Vrba.
- Il numero delle vittime. Wetzler scrive che il giorno della visita di Himmler, un trasporto di ebrei dal ghetto di Cracovia venne gasato in due gruppi. Il primo era costituito da 1,200 persone. il numero delle vittime del secondo gruppo non è specificato chiaramente, ma poiché Wetzler scrive che gli autocarri che portavano il secondo gruppo contenevano una media di 60 persone ognuno, che c’erano in tutto 30 autocarri, mentre due ritardarono e mancarono la gasazione, possiamo stimare il numero (ipotetico) delle vittime a 1,680. Questo equivarrebbe ad un totale di 2,880 ebrei di Cracovia uccisi. Wetzler semplicemente scrive che le vittime di quel giorno ammontarono a “oltre duemila”. Vrba d’altro canto afferma che un totale di “3000 ebrei polacchi” vennero gasati. Secondo il rapporto Vrba-Wetzler del 1944 (nella traduzione dell’OSS), lo spettacolo inaugurale consistette “nella gasazione e nella cremazione di 8,000 ebrei di Cracovia”.
5.7. Una breve valutazione delle contraddizioni
Passiamo ora a considerare brevemente il significato delle rispettive contraddizioni:
Contraddizione n°1: Sembra molto strano che Vrba abbia datato la visita in gennaio, se in realtà aveva avuto luogo nella calda giornata di marzo descritta da Wetzler. Le condizioni del tempo potrebbero forse essere accertate dai dati meteorologici dell’epoca, se sono disponibili. D’altro canto, la data fornita da Vrba è impossibile alla luce del fatto che nessuno dei crematori di Birkenau all’epoca era ultimato.
Contraddizione n°2: Che Vrba indichi il momento dell’arrivo di Himmler nel crematorio alle ore 11 mentre Wetzler afferma che erano circa le dieci non dovrebbe forse essere considerata una contraddizione troppo grande, dato che non è pensabile che Vrba conoscesse il programma della visita.
Contraddizione n°3: La contraddizione tra i resoconti rispetto all’ordine cronologico dell’arrivo di Himmler e di quello delle vittime non può essere conciliata, poiché sia Vrba che Wetzler sarebbero stati pienamente in grado di osservare gli arrivi (confronta la mappa sottostante).
Contraddizione n°4: Mentre l’identificazione dei membri civili dell’entourage di Himmler deve essere attribuita al sentito dire o all’immaginazione, la contraddizione riguardante il numero delle macchine dell’entourage non è facilmente conciliabile. Come potè Wetzler vedere dodici automobili di lusso, e Vrba solo una?
Contraddizione n°5: Che Vrba non menzioni nessun autocarro potrebbe naturalmente essere ascritto a una semplice omissione da parte sua.
Contraddizione n°6: Dato lo scenario di gasazione standard presunto per il crematorio II, sia Vrba che Wetzler avrebbero avuto la possibilità di osservare le vittime scendere i gradini in direzione dello “spogliatoio” (confronta la mappa sotto). Che nessuno dei due fornisca alcun dettaglio su questa parte della presunta procedura è eloquente. Che Wetzler non menzioni nessun proiettile sparato potrebbe essere spiegato con la sua distanza rispetto all’edificio del crematorio.
Contraddizione n°7: Come la terza contraddizione, i due scenari forniti qui semplicemente non possono essere conciliati.
Contraddizione n°8: La differenza qui potrebbe naturalmente essere attribuita al sentito dire o all’immaginazione.
Contraddizione n°9: Dato che né Vrba né Wetzler erano presenti in quel momento all’interno degli edifici dei crematori, a questa differenza non dovrebbe essere attribuito molto significato.
Contraddizione n°10: Come con le contraddizioni terza e settima, questa differenza tra i resoconti non può essere conciliata.
Contraddizione n°11: Questa è difficilmente spiegabile, data la contraddizione n°10.
Contraddizione n°12: Questa contraddizione potrebbe forse essere spiegata con il fatto che Vrba non era presente nelle vicinanze del crematorio nel corso del pomeriggio e della sera e che in seguito non ne avesse saputo nulla, o che si sia semplicemente scordato di menzionarla.
Contraddizione n°13: Qui la differenza più significativa è tra le cifre dei rispettivi resoconti degli anni ’60 e il testo del Protocollo di Auschwitz del 1944. Come abbiamo visto sopra, Vrba si vanta di poter fornire stime esattissime del numero dei deportati di ogni trasporto. E poi come ha potuto confondere 8,000 con 3,000?
Illustrazione: l’area dei crematori II e III nel 1943: A) l’ubicazione dell’obitorio di Wetzler; B) la posizione di Vrba secondo Wetzler; C) Morgue II (lo “spogliatoio”); D) Morgue II (la “camera a gas”).
- Greuelpropaganda
Come tutta la letteratura dei testimoni oculari di Auschwitz, il libro di Wetzler contiene racconti del sadismo delle SS che non sono certamente basati sui fatti, ma su dicerie diffuse da prigionieri arrabbiati o impauriti. Eccone uno, ovviamente basato sul sentito dire, poiché Wetzler ammise espressamente di non essere mai entrato in nessuno dei crematori:
…Quando l’uomo delle SS scopre [un furto di denti d’oro] egli fa sempre mettere uno dei Sonderkommando su una barella e lo fa buttare nel fuoco. Su una barella lubrificata con sapone per uno scivolamento più facile[33].
Che le SS assegnate ai crematori effettuassero questo genere di punizioni sproporzionatamente brutali sembra completamente assurdo, non solo alla luce dei regolamenti rigorosi concernenti le punizioni dei prigionieri, ma anche perché la vittima colpita dal panico avrebbe potuto danneggiare molto seriamente la muffola del forno.
Ecco cosa dice Wetzler sui dottori tedeschi del campo:
Nei loro esperimenti deformano i crani, le gambe, le braccia e poi riferiscono delle loro scoperte sotto lampade i cui paralumi sono fatti di pelle umana[34].
Qui Wetzler chiaramente cerca di riciclare la storia dei paralumi di pelle umana che è normalmente collegata con il campo di Buchenwald[35].
Che la propaganda e le dicerie fossero dilaganti nel campo, e che la maggior parte dei detenuti ne fossero consapevoli è notato persino dallo stesso Wetzler:
…In tutti i mesi [in cui stette lì] egli [=Wetzler] non incontrò una sola persona che non accettasse le dicerie sugli stermini nei campi di concentramento senza riserve o senza qualche osservazione sulla propaganda[36].
- Le fonti del rapporto Vrba-Wetzler
Secondo Wetzler, uno dei principali informatori dietro al Protocollo di Auschwitz fu un giovane ebreo del Sonderkommando che egli chiama “Filipek”, soprannome che sta per Filip:
Filipek nella baracca 13 giace vestito sul letto a castello […]. Pensa ai due anni in cui è sopravvissuto lì. Da molto tempo ha cancellato sé stesso dall’elenco dei viventi, perché tutto il tempo ha lavorato con i morti, e in questo momento si chiede se lui, ‘morto’, ha fatto abbastanza mentre era vivo in questi dintorni. Sente che probabilmente lo ha fatto. Ha scritto i nomi di tutti gli uomini delle SS che lavoravano nei crematori. Ha registrato i trasporti attorno a cui ha lavorato: da dove sono venuti e quando. In questa raccolta di informazioni era stato aiutato da altri. Tuttavia anche così…Ha tolto l’etichetta da un barattolo di Zyklon. Ha ottenuto le prime due parti in modo pulito, le due successive le ha copiate a mano: luogo di fabbricazione, nome o titolo del fabbricante – sufficienti a provare la complicità criminale[37].
Si tratta chiaramente di Filip Müller, un altro ben noto testimone di Auschwitz. Nel suo libro Eyewitness Auschwitz: Three Years in the Gas Chambers (“Testimone oculare di Auschwitz: tre anni nelle camere a gas”), leggiamo sull’aiuto che egli afferma di aver dato a Vrba e a Wetzler:
Alfred [Wetzler] e Walter [Rosenberg, alias Rudolf Vrba] riuscirono a fuggire da questo inferno in terra, per cui ora mi sento molto più fiducioso. Se sono riusciti a fuggire potranno portare a termine il compito che avevano intrapreso. Quando la sera del terzo giorno dopo la loro fuga il cordone esterno venne ritirato, tirai un sospiro di sollievo. Nutrivo grandi aspettative dal successo della loro fuga. Era da loro che, alla fine, il mondo avrebbe saputo delle fabbriche della morte di Auschwitz.
Avevo consegnato ad Alfred una pianta dei crematori e delle camere a gas come pure un elenco di nomi degli uomini delle SS che erano stati assegnati lì. Inoltre avevo dato a entrambi le osservazioni che avevo scritto per qualche tempo su quasi tutti i trasporti gasati nei crematori 4 e 5. Avevo descritto loro con tutti i dettagli il procedimento di sterminio in modo che fossero in grado di riferire al mondo esterno esattamente come alle vittime venivano portati via i loro pietosi averi; come venivano fatte entrare con l’inganno nelle camere a gas; come dopo la gasazione i loro denti venivano estratti e i capelli delle donne tagliati; come i morti venivano perlustrati in cerca di preziosi nascosti; come i loro occhiali, le loro membra artificiali e i loro denti venivano raccolti; e ogni altra cosa che succedeva. Nel corso di molti lunghi colloqui avevo descritto a entrambi la tragedia che era costantemente in atto dietro i muri del crematorio.
Il più importante elemento di prova che avevo dato loro perché lo portassero con sé nel viaggio fu una di quelle etichette che erano attaccate ai barattoli che contenevano il gas velenoso Zyclon B. Avevo cercato per molto tempo di mettere le mani su uno di quei barattoli[38].
Mentre Wetzler concorda che Müller aveva fornito loro l’etichetta strappata del barattolo di Zyklon, egli sostiene che la pianta dei crematori II e III venne disegnata non da Müller, ma da un certo Vasil, “che aveva disegnato la pianta nella piccola capanna del fabbro”[39]. La pianta dei crematori e le mappe del campo vennero poi messe dentro un tubo metallico, portato da Wetzler. Il tubo venne poi perso quando Vrba e Wetzler vennero sorpresi da una pattuglia tedesca due giorni dopo la loro fuga dal campo:
Da qualche parte egli [=Wetzler] perse il suo tubo metallico, probabilmente vicino alla centrale elettrica mentre correvano per salvarsi la vita cadendo spesso. Arrotolata nel tubo c’era la pianta dei crematori, la pianta del campo di concentramento e degli alloggiamenti delle SS. Oh, questo è terribile! Mio caro Vasil, il tuo lavoro è stato vano![40]
Secondo Wetzler, Vrba portò un secondo tubo di metallo, contenente “la storia della fondazione del campo, una lista di trasporti, l’intera gerarchia delle SS, l’incredibile brutalità e le incredibili vittime, e l’etichetta di un barattolo di Zyklon B”. Questo tubo non venne perso durante il viaggio verso la Slovacchia. Wetzler inoltre dettaglia i contenuti del secondo tubo:
Egli [=Wetzler] tira fuori qualche foglio arrotolato dal tubo. ‘I prigionieri del registro centrale rischiavano le camere a gas quando copiarono questi fatti per noi’. […] Questi sporchi fogli di carta contengono fatti molto importanti: dati sulla fondazione e l’ampliamento dei vari campi, le cifre delle vittime portate lì prima dalla Polonia e poi dalla Francia e dalla Germania e in seguito da tutti i paesi occupati d’Europa, inclusa la ‘non-occupata’ Slovacchia[41].
Wetzler inoltre descrive sé stesso impegnato a fornire ai leader ebrei slovacchi le seguenti informazioni:
‘Questi [i dati sui trasporti e sulle vittime] sono stati copiati dal libro del registro, dai dati del dipartimento politico, alcuni ci vennero passati dagli uomini dei crematori, e vi sono anche alcune delle nostre osservazioni dalla rampa e dal campo’. […] ‘Sono veritieri, ma incompleti. Coprono solo i trasporti principali e le selezioni principali’[42].
Nella predetta deposizione londinese del 1960, Vrba spiega lo sfondo delle statistiche del Protocollo di Auschwitz:
Tutte queste cifre vennero verificate dall’informazione diretta proveniente dai prigionieri che lavoravano nelle camere a gas e nei crematori di Auschwitz e che conoscevano le cifre esatte perché avevano a che fare con i corpi delle persone uccise[43].
Come uno di questi informatori del Sonderkommando, Vrba menziona “Philip Müller”.
Riguardo alle piante e mappe che erano state perdute, Wetzler attribuisce a Vrba questa frase:
‘Ricostruiremo quelle piante noi stessi, non deve essere una mano topografica. Troveranno Auschwitz sulla mappa e noi disegneremo il resto’[44].
Nel libro I Cannot Forgive Vrba non menziona la perdita di un tubo di metallo con le piante, e non spiega neppure da dove le mappe – incluso il rapporto suo e di Wetzler – provenivano. Interrogato su questa questione durante il processo Zündel, egli dichiarò:
Domanda. Certo. Ora produco e le mostro un diagramma che proveniva, direi, dal vostro War Refugee Report del 1944 in cui lei ha raffigurato un crematorio. È corretto?
Risposta. Esatto.
Domanda. È accurato?
Risposta. Questo non posso dirlo. È stato detto che poiché noi non stavamo nei grandi crematori, lo ricostruimmo dai messaggi che avevamo ricevuto da membri del Sonderkommando che lavoravano nel crematorio, e perciò, che approssimativamente come trapelò nella nostra mente, e nella nostra capacità di raffigurare quello che avevamo sentito.
Domanda. Che è quello che voi avete raffigurato, giusto.
Risposta. Sì.
Domanda. E raffigura accuratamente quello che avete raffigurato?
Risposta Esatto. Raffigura esattamente quello che ascoltai per come poteva apparire[45].
L’implicazione della testimonianza di Vrba è che Vrba e Wetzler disegnarono le mappe in base a quello che ricordavano da quello che era stato detto loro da prigionieri del Sonderkommando. Non vi è menzione di una pianta disegnata da un membro del Sonderkommando e in seguito ridisegnata a memoria.
- La fuga in Slovacchia
Mentre Wetzler impiega oltre 40 pagine nel descrivere la fuga da Auschwitz e il viaggio rischioso in Slovacchia, Vrba in I Cannot Forgive copre gli stessi eventi con molte meno parole. La descrizione del cammino dei due fuggiaschi da Auschwitz al confine slovacco non prende più di 11 pagine.
8.1. Un riassunto del resoconto di Vrba[46]
Dopo essere fuggiti da Auschwitz il 9 aprile 1944, i due fuggiaschi, armati solo di coltelli, trascorrono la loro prima notte in una macchia di arbusti. La notte successiva, “vagano nei confini esterni di un campo di concentramento” e si ritrovano in un parco pubblico utilizzato da uomini delle SS e dalle loro famiglie. Vengono visti da un Oberscharführer e dai suoi figli ma riescono a fuggire, continuando il loro viaggio con un’andatura volutamente lenta. Il quinto giorno del loro viaggio, mentre erano diretti alle Montagne Bezkyd, Vrba e Wetzler si perdono e finiscono nel mezzo della città di Bielsko. Raggiungono poi il villaggio di Pisarovice proprio all’alba, il che significa che devono cercare aiuto. Sostenendo di essere polacchi cristiani, sono condotti nella casa di una donna anziana, che li consiglia su come raggiungere le montagne. Dopo altri due giorni, Vrba e Wetzler sono giunti a metà del loro viaggio. Si ricordano delle parole di un altro prigioniero, di stare alla larga dalla città di Porebka, ma alla periferia della stessa città finiscono sotto il tiro di una pattuglia tedesca. Correndo e nascondendosi dietro delle rocce, i due riescono a dileguarsi in una foresta. Il giorno dopo incontrano una vecchia e un vecchio che li riforniscono di cibo e mostrano loro la via per varcare il confine polacco-slovacco. Il 21 aprile raggiungono la periferia della città di Cadca, dove vengono ospitati da un contadino, Canecky, che tre giorni dopo li mette in contatto con un dottore ebreo di nome Pollak. Il 25 aprile i due vengono fatti incontrare con i capi ebrei nella città di Zilina.
8.2. Il resoconto di Wetzler
Come abbiamo già detto, il resoconto di Wetzler è molto più circostanziato di quello di Vrba. Vi sono diverse contraddizioni e differenze tra i due resoconti, la più importante delle quali è che Vrba non dice nulla di un tubo di metallo con mappe che vengono perdute. Si può presumere che poiché egli continuò a vivere in Cecoslovacchia dopo la guerra, Wetzler ricordava meglio la geografia e il tragitto, e così potè scrivere un resoconto più dettagliato.
- Conclusione
Nel suo libro Escape from Hell, l’ebreo slovacco Alfréd Wetzler descrive il periodo trascorso come prigioniero ad Auschwitz-Birkenau, la sua fuga dal campo insieme a Rudolf Vrba, e la stesura del cosiddetto Protocollo di Auschwitz (conosciuto anche come rapporto del War Refugee Board). La parte forse più interessante di esso, dal punto di vista di uno scettico delle camere a gas, è la descrizione di una presunta visita di Himmler a Birkenau agli inizi del 1943. Come abbiamo già dimostrato, la descrizione di Wetzler di questo presunto evento presenta delle gravi contraddizioni con il resoconto pubblicato dal suo compagno Vrba nel 1959. I due resoconti confliggono anche su un certo numero di altri punti, e inoltre lo scritto di Wetzler mostra di basarsi su dicerie e su una forte tendenza a fantasticare su cose come i camini dei crematori che avrebbero eruttato geyser ruggenti di fiamme. Sarebbe stato davvero interessante se Wetzler come Vrba avesse potuto essere ascoltato come testimone al processo Zündel del 1985.
Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://codoh.com/library/document/alfred-wetzler-and-the-true-story-of-the/en/
[1] Cf. Ernst Bruun, “Rudolf Vrba exposes himself as a liar” (“Rudolf Vrba si rivela come un mentitore”), The Revisionist 1(2) (2003), pp. 169 ss.
[2] Alfred Wetzler, Escape from Hell: The True Story of the Auschwitz Protocol, tradotto da Ewald Osers con note di Péter Várnai, Berghahn Books, Oxford/New York 2007.
[3] Josef Lanik, Oswiecim, hrobka styroch millionov ludi, Vydalo Poverenictve SNR, Kosice 1946.
[4] Wetzler, p. 69. Altri riferimenti alle fiamme che fuoriescono dai camini dei crematori si possono trovare nelle pagine 57, 71.
[5] Carlo Mattogno, “Flames and Smoke from the Chimneys of Crematoria: Optical Phenomena of Actual Cremations in the Concentration Camps of the Third Reich”, The Revisionist 2(1) (2004), pp. 73-78.
[6] Wetzler, p. 112.
[7] Vrba, Rudolf & Alan Bestic, I Cannot Forgive, Bantam Books, Toronto 1964, p. 10.
[8] Her Majesty the Queen vs. Ernst Zündel, District Court of Toronto, January 1985, p. 1455.
[9] Vrba, p. 269.
[10] Ivi, p. 271.
[11] F. Piper, “Estimating the Number of Deportees to and Victims of the Auschwitz-Birkenau Camp”, in: Yad Vashem Studies, XXI, Jerusalem 1991, pp. 49-103.
[12] Poiché gli storici ortodossi riconoscono circa 200.000 sopravvissuti di Auschwitz.
[13] S. Szmaglewska, Smoke over Birkenau, Henry Holt and Company, New York 1947.
[14] Wetzler, pp. 43-44.
[15] Ivi, p. 53.
[16] Ivi, p. 45.
[17] Ivi, p. 46.
[18] Ivi, p. 47.
[19] Ibidem.
[20] Ivi, p. 48.
[21] Ivi, p. 49.
[22] Ibidem.
[23] Ivi, pp. 50-52.
[24] Ivi, ivi, p. 53.
[25] Ibidem.
[26] Ivi, p. 54.
[27] Ibidem.
[28] Ivi, p. 55.
[29] Vrba, pp. 10-13.
[30] Rudolf Höß, Commandant of Auschwitz, World Publishing Company, Cleveland 1959, p. 233.
[31] Danuta Czech (ed.), Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945, Rowohlt, Reinbek 1989; tradotto in inglese come Auschwitz Chronicle, 1939-1945, Henry Holt, New York 1989.
[32] Her Majesty the Queen vs. Ernst Zündel, District Court of Toronto, January 1985, pp. 1532-1533.
[33] Wetzler, p. 199.
[34] Ivi, p. 202.
[35] Un video interessante riguardante questo e altri miti del campo di Buchenwald può essere visto in rete all’indirizzo: https://web.archive.org/web/20090601110341/http://www.onethirdoftheholocaust.com/Buchenwald/
[36] Wetzler, p. 217.
[37] Ivi, p. 162.
[38] Filip Müller, Eyewitness Auschwitz: Three Years in the Gas Chambers, Stein & Day, New York 1979, pp. 121-122.
[39] Wetzler, p. 162.
[40] Ibidem.
[41] Ivi, p. 200.
[42] Ivi, p. 209.
[43] Vrba, p. 271.
[44] Wetzler, p. 162.
[45] Her Majesty the Queen vs. Ernst Zündel, District Court of Toronto, January 1985, p. 1479.
[46] Vrba, pp. 232-244.
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