L’EURASIA PRENDE FORMA: COME L’ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI HA APPENA ROVESCIATO L’ORDINE MONDIALE[1]
Di Pepe Escobar, 23 settembre 2021
Mentre un Occidente senza timone stava a guardare, la riunione per il 20° anniversario dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) era concentrata su due progetti chiave: plasmare l’Afghanistan e dare il via ad un’integrazione eurasiatica a spettro completo.
I due momenti determinanti dello storico vertice per il 20° anniversario della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai tenuto a Dušanbe, in Tagikistan, dovevano venire dai discorsi cruciali pronunciati dai leader – chi altrimenti – del partenariato strategico Russia-Cina.
Xi Jinping: “Oggi daremo inizio alle procedure per ammettere l’Iran come membro a pieno titolo della SCO”.
Vladimir Putin: “Vorrei sottolineare il Memorandum di Intesa che è stato firmato oggi tra il Segretariato della SCO e l’Eurasian Economic Commission. È chiaramente concepito per promuovere l’idea della Russia di costituire una Partnership della Grande Eurasia che copra la SCO, la EAEU (Eurasian Economic Commission) (Commissione economica eurasiatica), l’ASEAN (Association of Southeast Asian Nations) (Associazioni delle Nazioni del Sudest asiatico) e la Belt and Road Initiative (BRI) (Nuova Via della Seta) della CINA.
In breve, nel corso del fine settimana, all’Iran è stato riconosciuto il suo giusto, primario ruolo eurasiatico, e tutte le vie dell’integrazione eurasiatica si sono indirizzate verso un nuovo paradigma globale geopolitico e geoeconomico, con un bang sonico destinato ad echeggiare per il resto del secolo.
Questo è stato il micidiale uno-due pugilistico che è seguito immediatamente all’ignominiosa ritirata imperiale dell’Alleanza Atlantica dall’Afghanistan. Proprio quando i talebani prendevano il controllo di Kabul il 15 agosto, il formidabile Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia, diceva al suo collega iraniano Ammiraglio Ali Shamkhani che “la Repubblica Islamica diventerà un membro a pieno titolo della SCO”.
Dušanbe si è rivelata come una tappa diplomatica cruciale. Il Presidente Xi ha fermamente respinto ogni “lezione sussiegosa” e ha enfatizzato le vie di sviluppo e i modelli di governance compatibili con le condizioni nazionali. Proprio come Putin, ha sottolineato l’obbiettivo complementare della BRI e della EAEU, e ha di fatto sintetizzato un vero Manifesto del Multilateralismo per il Sud Globale.
Giustappunto, il Presidente Kassym-Jomart Tokayev del Kazakistan ha osservato che la SCO dovrebbe promuovere “lo sviluppo di una macroeconomia regionale”. Questo si riflette nella mossa della SCO di iniziare ad usare valute locali per il commercio, escludendo il dollaro americano.
Attenzione a questo incontro a quattro
Dušanbe non è stata solo un letto di rose. Il Presidente del Tagikistan Emomali Rahmon, un convinto musulmano secolare ed ex membro del Partito Comunista dell’URSS – al potere da non meno di 29 anni, rieletto per la quinta volta nel 2020 con il 90% dei voti – ha da subito denunciato la “sharia medievale” dei talebani 2.0 e ha detto che costoro avevano già “abbandonato la loro precedente promessa di formare un governo inclusivo”.
Rahmon, che non è mai stato colto a sorridere davanti alla telecamera, era già al potere quando i talebani conquistarono Kabul nel 1996. Egli era vincolato a sostenere pubblicamente i suoi cugini tagiki contro l’”espansione dell’ideologia estremista” in Afghanistan, che in realtà preoccupa tutti gli stati membri della SCO quando si tratta di distruggere losche imprese jihadiste di matrice ISIS-K.
Il nocciolo della questione a Dušanbe è stato sceverato negli incontri bilaterali – e in un incontro a quattro.
Prendiamo il bilaterale tra il Ministro degli Affari Esteri indiano S. Jaishankar e il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi. Jaishankar ha detto che la Cina non dovrebbe vedere “le sue relazioni con l’India attraverso le lenti di un paese terzo”, e si è preso la briga di sottolineare che l’India “non approva nessuna teoria dello scontro di civiltà”.
Questo è decisamente un tipo tosto considerando che il primo vertice Quad ha luogo questa settimana a Washington D. C., ospitato da quel “terzo paese” che è dentro fino al collo nella modalità “scontro di civiltà” contro la Cina.
Il Primo Ministro pachistano Imran Khan ha effettuato una serie di incontri bilaterali, incontrando i presidenti di Iran, Bielorussia, Uzbekistan e Kazakistan. La posizione diplomatica ufficiale del Pakistan è che l’Afghanistan non dovrebbe essere abbandonato, ma coinvolto.
Questa posizione ha aggiunto una sfumatura a ciò che l’Inviato Presidenziale Speciale russo per gli Affari della SCO Bakhtiyer Khakimov ha spiegato riguardo all’assenza di Kabul al tavolo della SCO:
“In questa fase, tutti gli stati membri hanno un’intesa per la quale non vi sono ragioni per un invito fino a quando non vi sia un governo legittimo e generalmente riconosciuto in Afghanistan”.
E questo ci porta senza dubbio all’incontro chiave della SCO: un incontro a quattro con i Ministri degli Esteri di Russia, Cina, Pakistan e Iran.
Il Ministro degli Esteri pachistano Qureshi ha affermato: “Stiamo monitorando se tutti i gruppi sono inclusi nel governo oppure no”. il cuore della questione è che, d’ora in avanti, Islamabad coordina la strategia della SCO in Afghanistan e che medierà i negoziati dei talebani con i leader tagiki, uzbeki, e azeri. Questo alla fine condurrà il percorso verso un governo inclusivo regionalmente riconosciuto dalle nazioni-membri della SCO.
Il Presidente iraniano Ebrahim Raisi è stato accolto caldamente da tutti – specialmente dopo il suo energico discorso programmatico, un classico dell’Asse della Resistenza. Il suo bilaterale con il presidente della Bielorussia Alexandr Lukashenko ha riguardato una discussione sul “confronto con le sanzioni”. Secondo Lukashenko:
“Se le sanzioni hanno inflitto dei danni alla Bielorussia, all’Iran e ad altri paesi, è stato solo perché noi stessi dobbiamo essere incolpati per questo. Noi non siamo sempre stati aperti alle negoziazioni, non abbiamo sempre trovato la via che avremmo dovuto intraprendere sotto la pressione delle sanzioni”.
Considerando che Teheran è pienamente informato sul ruolo nella SCO di Islamabad riguardo all’Afghanistan, non vi sarà bisogno di dispiegare la brigata Fatemiyoun – informalmente conosciuta come l’Hezbollah afghana – per difendere gli azeri. Fatemiyoun è stata formata nel 2012 ed è stata fondamentale in Siria nella lotta contro Daesh, specialmente a Palmira. Ma se l’ISIS-K non se ne va, questa è una storia completamente differente.
Particolarmente importante per i membri della SCO Iran e India sarà il futuro del porto di Chabahar. Questa rimane la mossa della nascosta Via della Seta dell’India per connettersi all’Afghanistan e all’Asia Centrale. Il successo geoeconomico di Chabahar dipende più che mai da un Afghanistan stabile – e questo è dove gli interessi dell’Iran convergono pienamente con lo sforzo della Russia e della Cina nella SCO. Quello che la Dichiarazione di Dušanbe del 2021 della SCO ha detto chiaramente sull’Afghanistan è decisamente rivelatore:
- L’Afghanistan dovrebbe essere uno stato indipendente, neutrale, unito, democratico e pacifico, libero dal terrorismo, dalla guerra e dalle droghe.
- È cruciale avere in Afghanistan un governo inclusivo, con rappresentanti di tutti i gruppi etnici, religiosi e politici della società afghana.
- Gli stati membri della SCO, sottolineando il significato dei molti anni di ospitalità e di efficace assistenza fornita dai paesi regionali e limitrofi ai rifugiati afghani, considerano importante per la comunità internazionale intraprendere sforzi attivi per facilitare il loro ritorno dignitoso, sicuro e sostenibile nella loro madrepatria.
Per quanto possa suonare come un sogno impossibile, questo è il messaggio unificato di Russia, Cina, Iran, India, Pakistan e degli “stan” dell’Asia Centrale. Si spera che il Primo Ministro pachistano Imran Khan sia pronto per il compito e per il suo ruolo di primo piano nella SCO.
Quella travagliata penisola occidentale
Le Nuove Vie della Seta sono state ufficialmente lanciate otto anni fa da Xi Jinping, dapprima ad Astana – ora Nur-Sultan – e poi a Jakarta.
Questo è come ne parlai all’epoca.
L’annuncio arrivò in prossimità di un vertice della SCO – allora a Biskek. La SCO, largamente liquidata a Washington e a Bruxelles come una semplice sede per colloqui di affari, stava già superando il suo compito originale di combattere le tre “forze del male” – il terrorismo, il separatismo e l’estremismo – includendo la politica e la geoeconomia.
Nel 2013, vi fu un incontro trilaterale Xi-Putin-Rouhani. Pechino espresse il suo pieno sostegno al programma nucleare pacifico dell’Iran (ricordate: questo avvenne due anni prima della firma del Joint Comprehensive Plan of Action, conosciuto anche come JCPOA) (Piano d’azione congiunto globale).
Nonostante molti esperti lo liquidassero all’epoca, vi fu in effetti un fronte comune Cina-Russia-Iran sulla Siria (l’Asse della Resistenza in azione). Lo Xinjiang venne promosso come l’hub chiave della Terra Ponte Eurasiatica. La “stan” dei gasdotti era il cuore della strategia cinese – dal petrolio del Kazakistan al gas del Turkmenistan. Alcuni potrebbero persino ricordarsi di quando Hillary Clinton, come Segretario di Stato, si esaltava per la Nuova Via della Seta a trazione americana.
Ora confrontatelo con il Manifesto del Multilateralismo di Xi a Dušanbe otto anni dopo, in cui si ricorda come la SCO “si è dimostrata un eccellente esempio di multilateralismo nel 21° secolo”, e “ha esercitato un ruolo importante nell’accrescere la voce dei paesi in via di sviluppo”.
L’importanza strategica di questo vertice della SCO che ha avuto luogo subito dopo l’Eastern Economic Forum (EEF) (Forum economico orientale) di Vladivostok non può essere sufficientemente sovrastimato. Il EEF si concentra, naturalmente, sull’Estremo Oriente Russo – ed essenzialmente promuove l’interconnessione tra la Russia e l’Asia. È assolutamente un hub chiave del Grande Partenariato Eurasiatico della Russia.
Una grande fioritura di accordi è all’orizzonte – che si espande dall’Estremo Oriente all’Artico e con lo sviluppo della Rotta del Mare del Nord, e che coinvolge ogni cosa dai metalli preziosi e dall’energia verde alla sovranità digitale attraverso i corridoi logistici tra l’Asia e l’Europa tramite la Russia.
Come Putin ha lasciato intendere nel suo discorso programmatico, su questo si basa il Grande Partenariato Eurasiatico: l’Eurasia Economic Union (EAEU), la BRI, l’iniziativa dell’India, l’ASEAN, e ora la SCO, sviluppandosi in una rete armonizzata, vengono animate in modo decisivo da “centri decisionali sovrani”.
Così se la BRI propone una “comunità di futuro condiviso per il genere umano” molto taoista, il progetto russo, concettualmente, propone un dialogo di civiltà (già evocato dagli anni di Khatami in Iran) e progetti economico-politici sovrani. Essi sono, in effetti, complementari.
Glenn Diesen, professore all’Università della Norvegia Sudorientale e editor della rivista Russia in Global Affairs, è tra i pochissimi studiosi di vertice che stanno analizzando questo processo in profondità. Il suo ultimo libro rimarchevolmente racconta l’intera storia nel suo titolo: Europe as the Western Peninsula of Greater Eurasia: Geoeconomic Regions in a Multipolar World (“L’Europa come la Penisola Occidentale della Grande Eurasia: regioni geoeconomiche in un mondo multipolare”). Non è chiaro se gli eurocrati di Bruxelles – schiavi dell’atlantismo e incapaci di cogliere il potenziale della Grande Eurasia – arriveranno ad esercitare un’autonomia strategica reale.
Diesen evoca nei dettagli i paralleli tra le strategie russe e cinesi. Egli osserva come la Cina “stia perseguendo un’iniziativa geoeconomica basata su tre pilastri, sviluppando la supremazia tecnologica tramite il suo piano Cina 2025, nuovi corridoi di trasporto tramite la sua Nuova Via della Seta che prevede investimenti di trilioni di dollari, e costituendo nuovi strumenti finanziari come banche, sistemi di pagamento e l’internazionalizzazione dello yuan. La Russia sta analogamente perseguendo la sovranità tecnologica, nella sfera digitale e oltre, come pure nuovi corridoi di trasporto come la Rotta del Mare del Nord attraverso l’Artico, e, primariamente, nuovi strumenti finanziari.
L’intero Sud Globale, sbalordito dal crollo accelerato dell’Impero occidentale e del suo ordine basato su regole unilaterali, ora sembra essere pronto per abbracciare il nuovo corso, pienamente dispiegato a Dušanbe: una Grande Eurasia multipolare di eguali sovrani.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.globalresearch.ca/eurasia-takes-shape-how-sco-just-flipped-world-order/5756560
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