L’IRAN DIVENTA MEMBRO A PIENO TITOLO DELLA ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI. IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE ED ECONOMICHE[1]
Intervista con PressTV
Di Peter Koenig e PressTV
Il 17 settembre 2021 l’Iran è diventato membro a pieno titolo della Shanghai Cooperation Organization (SCO) (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai). È un traguardo straordinario e un nuovo inizio per l’Iran tormentato dalle sanzioni americane e occidentali. Trascrizione della intervista di PressTV con Peter Koenig.
PressTV: L’Iran è finalmente membro della SCO. È stato detto che questa solidifica un blocco per fronteggiare l’egemonia occidentale e americana: sarà capace di fare questo, ed è finita l’era dell’unilateralismo?
Peter Koenig: Innanzitutto, le mie più profonde e sincere congratulazioni per questo evento straordinario – l’Iran è l’ultimo membro in ordine di tempo della Shanghai Cooperation Organization – SCO. Bravi!
Sì, questo aprirà sicuramente nuove porte, porte di prosperità con nuovi rapporti in Oriente. La SCO con la membership attuale copre quasi il 50% della popolazione mondiale e costituisce circa un terzo del Prodotto Interno Lordo del mondo.
Essere membro di questa organizzazione toglierà molte pressioni in termini di sanzioni occidentali, imposizioni occidentali, manipolazioni monetarie tramite il dollaro americano come mezzo di pagamento.
Non più.
L’Iran è ora libero di commerciare con la propria valuta e con lo Yuan come pure con ogni valuta dei membri della SCO, perché le restrizioni valutarie di tipo occidentale non esistono nei paesi membri della SCO.
Questo ridurrà drasticamente l’efficacia delle sanzioni americane/occidentali e d’altro canto accrescerà le possibilità dell’Iran di commerciare con l’Oriente, e cioè, specialmente con Cina e Russia; di entrare in accordi di partenariato con questi e altri paesi della SCO, di beneficiare di vantaggi comparativi. Può aprire una nuova era socio-economica per l’Iran.
Anche in termini di strategia difensiva – sebbene la SCO non sia un’organizzazione difensiva militare di per sé, ma offra consigli e assistenza difensiva strategica – e come tale è una forza solidificante per i paesi membri.
La SCO rispetta parimenti la sovranità e l’autonomia dei paesi – e facilita gli accordi commerciali tra i paesi membri.
Detto questo, l’Iran non deve perdere di vista i fattori interni potenzialmente distruttivi, come le cosiddette Quinte Colonne – coloro che continuano a spingere verso l’occidente, e costoro sono particolarmente pericolosi come infiltrati nel settore finanziario, nel Tesoro, nel Ministero delle Finanze, nella Banca Centrale, e così via. Essi sono dovunque, anche in Russia e in Cina. Ma la consapevolezza e la cautela interne all’Iran aiuteranno a gestire i rischi e infine a superarli. La Russia ha fatto molta strada in questo modo. E così fa la Cina. E così farà l’Iran. Sono fiducioso.
Di nuovo, un ottimo momento per festeggiare. Congratulazioni!
PressTV: L’Iran farà anche parte dei diversi corpi regionali nelle regioni vicine, inclusa l’Eurasia, che potrebbe spontaneamente rompere il “muro delle sanzioni” conducendo a fruttuose relazioni estere diversificate. Questo significa che le sanzioni americane non saranno efficaci?
PK: Sì, assolutamente. I corpi regionali e gli accordi commerciali all’interno dell’Eurasia – come l’Eurasian Economic Union (EAEU) (Unione Economica Eurasiatica) – hanno un mercato unico integrato di 180 milioni di persone e un PIL di circa 5 trilioni di dollari equivalente e crescente. Esso copre otto paesi di cui 3 hanno lo status di osservatore.
Oltre a commerciare con i membri dell’Eurasian Economic Union, la EAEU ha anche accordi commerciali con altri paesi, ad esempio con Singapore.
Poi c’è forse il più importante accordo commerciale nella storia del mondo, i dieci paesi che compongono l’ASEAN[2], più la Cina, e il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda, ma non gli Stati Uniti. Così, non commerciando in dollari americani, non c’è potenziale per le sanzioni americane. Questo Accordo Commerciale è chiamato The Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) (Partenariato Economico Globale Regionale). È stato firmato nel novembre 2020 in occasione dell’incontro annuale delle dieci nazioni che compongono l’ASEAN.
I paesi che compongono il RCEP hanno un PIL combinato di 26.2 trilioni di dollari americani ossia circa il 30% del PIL globale e contano per quasi il 28% del commercio globale (in base alle cifre del 2019). La popolazione totale dei paesi RCEP è di 2.3 miliardi, grosso modo il 30% degli abitanti del pianeta.
I negoziati per questo accordo commerciale hanno richiesto 8 anni. I più lungi di sempre. E naturalmente ci vorrà del tempo per raggiungere il pieno potenziale di integrazione delle economie dei paesi sovrani. In contrasto con l’Unione Europea, il RCEP manterrà il più possibile la sovranità di ogni paese. Questo è importante nel lungo periodo, specialmente per la conservazione delle culture e delle ideologie nazionali e per le strategie di sviluppo nazionali.
Vi potrebbe essere una buona possibilità per l’Iran per negoziare un ingresso iniziale nell’accordo del RCEP. Sarebbe certamente un colpo per le sanzioni americane e d’altro canto una formidabile opportunità per la diversificazione dei mercati, della produzione e del consumo.
Di nuovo, congratulazioni. Essere membro della SCO è un traguardo straordinario. Perché, come dico sempre, il futuro sta nell’Oriente. I migliori auguri all’Iran, con nuovi partner e nuovi amici.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.globalresearch.ca/iran-new-member-shanghai-cooperation-organization/5756144
[2] Nota del traduttore: l’ASEAN è un acronimo che sta per Association of Southeast Asian Nations, Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico.
Di sicuro, se l’Iran avesse avuto l’opportunità di poter continuare a vendere petrolio ai Paesi asiatici, come l’India, avrebbe risentito molto di meno l’assedio finanziario rappresentato dalle sanzioni. Sicuramente, la grande sfida dell’Iran è cercare di rompere questo assedio, minare le basi delle restrizioni economiche o le capacità lesive dell’Occidente, partecipando del mercato asiatico potenziale, senza perdere sovranità nazionale.