BIN LADEN E GLI STATI UNITI: UNA LOTTA COMUNE[1]
Arrêt sur info — 18 agosto 2021
«Sì la CIA entrò in Afghanistan ben prima dei russi…».
Estratti di un’intervista accordata da Brzezinski a Vincent Jauvert l’11 gennaio 1998, assai poco documentata all’epoca; essa fornisce un interessante resoconto dei pericolosi calcoli geopolitici che hanno fondato la visione degli Stati Uniti dopo gli anni 60. Apparsa sul Nouvel Observateur il 15 gennaio 1998 sotto il titolo «Sì la CIA entrò in Afghanistan ben prima dei russi».
Le Nouvel Observateur – L’ex direttore della CIA Robert Gates l’afferma nelle sue memorie (From the Shadows): i servizi segreti americani cominciarono ad aiutare i mujaheddin afghani sei mesi prima dell’intervento sovietico. All’epoca, lei era il consigliere del presidente Carter per gli affari della sicurezza. Lei dunque esercitò un ruolo chiave in questo affare? Conferma?
Zbigniew Brzezinski – Sì. Secondo la versione ufficiale della storia, l’aiuto della CIA ai mujaheddin iniziò nel 1980, vale a dire dopo che l’esercito sovietico aveva invaso l’Afghanistan, il 24 dicembre 1979. Ma la realtà tenuta segreta è tutt’altra: fu in effetti il 3 luglio 1979 che il presidente Carter firmò la prima direttiva sull’assistenza clandestina agli oppositori del regime filosovietico di Kabul. E quel giorno scrissi una nota al presidente nella quale spiegavo che a mio avviso questo aiuto avrebbe provocato un intervento militare dei sovietici.
Le Nouvel Observateur – Malgrado questo rischio lei fu un sostenitore di questa “covert action” (operazione clandestina). Ma forse lei voleva questa entrata in guerra dei sovietici e cercò di provocarla?
Zbigniew Brzezinski – Non è proprio così. Non spingemmo i russi a intervenire, bensì aumentammo scientemente la probabilità che lo facessero.
Le Nouvel Observateur – Quando i sovietici giustificarono il loro intervento affermando che intendevano lottare contro un’ingerenza segreta degli Stati Uniti in Afghanistan, nessuno credette loro. Tuttavia c’era un fondo di verità. Lei non rimpiange niente oggi?
Zbigniew Brzezinski – Rimpiangere cosa? Questa operazione segreta fu un’eccellente idea. Essa ebbe per conseguenza di attirare i russi nella trappola afghana e lei vuole che io la rimpianga? Il giorno in cui i sovietici attraversarono ufficialmente la frontiera, scrissi al presidente Carter, in sostanza: “Noi abbiamo adesso l’occasione di dare all’URSS la sua guerra del Vietnam”. In realtà, Mosca dovette condurre durante quasi dieci anni una guerra insopportabile per il regime, un conflitto che comportò la demoralizzazione e infine il crollo dell’impero sovietico.
Le Nouvel Observateur – Lei non rimpiange nemmeno di aver favorito l’integrismo islamista, e di aver fornito delle armi, e dei consigli a dei futuri terroristi?
Zbigniew Brzezinski – Qual è la cosa più importante rispetto alla storia del mondo? I talebani o la caduta dell’impero sovietico? Qualche islamista eccitato o la liberazione dell’Europa centrale e la fine della guerra fredda?
Le Nouvel Observateur – Qualche eccitato? Ma lo si dice e lo si ripete: il fondamentalismo islamico rappresenta oggi una minaccia mondiale.
Zbigniew Brzezinski – Stupidaggini! L’Occidente, si dice, dovrebbe avere una politica globale nei confronti dell’islamismo. Questo è stupido: non esiste l’islamismo globale. Consideriamo l’Islam in modo razionale e non demagogico o emotivo. È la prima religione del mondo con 1,5 miliardi di fedeli. Ma cosa c’è in comune tra l’Arabia Saudita fondamentalista, il Marocco moderato, il Pakistan militarista, l’Egitto filo-occidentale o l’Asia centrale secolarizzata? Nulla di più di quello che unisce i paesi della cristianità…
[…]
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://arretsurinfo.ch/ben-laden-et-les-etats-unis-une-lutte-commune/?fbclid=IwAR3pRritD71WSOcrLP7ZH4Bv6NNpWNA5IlI5oHrfnVCb8B4myghVIcpCaDY
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