Gilad Atzmon: La globalizzazione delle dodici tribù di Israele

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LA GLOBALIZZAZIONE DELLE DODICI TRIBÙ DI ISRAELE[1]

Di Gilad Atzmon, 16 luglio 2021

Il Ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid ha parlato mercoledì al settimo Global Forum for Combating Antisemitism (Global Forum per il contrasto all’antisemitismo). Egli ha detto che l’antisemitismo fa parte di una più ampia famiglia di odi, e che gli antisemiti iniziano attaccando gli ebrei ma passano sempre a concentrare il loro odio e la loro violenza anche su altri gruppi.

Lapid ha insistito che l’antisemitismo è affine ad altri odi, come quelli nutriti da coloro “che parteciparono alla tratta degli schiavi”. Presumibilmente questo ignorantone non sa che alcuni storici asseriscono che alcuni ebrei si distinsero nella tratta africana degli schiavi. Lapid ha anche rivolto la propria attenzione al “massacro dei Tutsi effettuato dagli Hutu in Ruanda”. Qualcuno dovrebbe menzionargli che la Nakba palestinese del 1948 venne scatenata con una serie di massacri paramilitari della popolazione autoctona effettuati da ebrei. Queste azioni orrende condussero ad un’orchestrata pulizia etnica della Palestina.

Lapid ha sostenuto che l’”antisemitismo non è il nome dell’odio: è il cognome”. Suggerirei al ministro degli esteri israeliano che se il razzismo è l’appropriato cognome della maggior parte delle intolleranze verso l’Altro, allora l’esclusivismo (supremazia razziale) dovrebbe essere considerato il suo definitivo nome.

Se voi avete permesso a voi stessi per un istante di credere che Lapid era motivato da un’agenda genuinamente umanista e universalista il cui scopo è quello di combattere il razzismo e l’odio, vi siete ovviamente sbagliati. Lapid ha ideato un piano per i goyim: “Il popolo ebreo ha bisogno di alleati e di arruolare chiunque sia convinto che è sbagliato perseguitare le persone solo a causa della loro fede, sessualità, gender, nazionalità, o a causa del colore della propria pelle…Abbiamo bisogno di dire loro che l’antisemitismo non finisce mai con gli ebrei. Passerà sempre al bersaglio successivo”.

Secondo Lapid, la sopravvivenza del progetto del nazionalismo ebraico dipende dalla rottura dell’universo in frammenti identitari, in modo tale che tutti aderiscano allo stato ebraico e agli interessi del popolo ebreo. Mentre la vecchia Sinistra Ebraica spingeva verso un’agenda cosmopolitica che rimuoveva barriere e confini tra i popoli a prescindere dalla loro razza, gender o nazionalità, la nuova agenda ebraica progressista costituisce esattamente l’opposto. Sta lì per dividerci per mezzo del gender, dell’etnia, dell’orientamento sessuale, della razza, eccetera. Stiamo fondamentalmente assistendo ad una versione globalizzata delle Dodici Tribù di Israele.

Lapid ritiene che “la battaglia non è tra gli antisemiti e gli ebrei: la battaglia è tra gli antisemiti e chiunque creda nei valori dell’eguaglianza, della giustizia e della libertà”. Ma la verità sulla questione è che non molti stati del pianeta sono lontani dai “valori dell’eguaglianza, della giustizia e della libertà” come lo stato ebraico. Guardate come Israele tratta i suoi africani richiedenti asilo o gli ebrei neri. Potete immaginare un qualunque altro stato che detenga milioni di persone in prigioni a cielo aperto per decenni e che li sottoponga a brutali blocchi interminabili?

Molti in Israele non hanno approvato il discorso di Lapid. Il leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu ha accusato il Ministro degli Esteri di “minimizzare” il concetto di antisemitismo e di svalutare la sua unicità. Lapid è stato fondamentalmente accusato di banalizzare l’Olocausto. Egli non è il primo; l’ADL accusa il sottoscritto dello stesso “crimine”.

“Anche se l’antisemitismo, l’odio degli ebrei, fa parte del fenomeno umano generale dell’odio verso lo straniero, è differente da quest’ultimo nella sua forza, nella sua perduranza per migliaia di anni e nella sua ideologia omicida che è stata nutrita nel corso delle generazioni per spianare la strada alla distruzione degli ebrei”, ha sostenuto Netanyahu. Per una volta, concordo con Netanyahu. La storia ebraica è davvero una catena di catastrofi. Gli ebrei hanno sperimentato il rifiuto e la violenza nel corso di tutta la loro storia.

Il primo sionismo, come tale, fu in effetti un movimento unico e originale che era destinato a cambiare il percorso e il destino ebraici. Esso era volto a “correggere” gli ebrei, per renderli amati e rispettati. Nessuno ha capito questo rivoluzionario cambiamento intellettuale e spirituale nella mentalità ebraica meglio del padre di Benjamin Netanyahu, il quale scrisse quella che io ritengo essere una delle migliori disamine storiche del primitivo progetto sionista. Ma la verità sul terreno e l’aumento dell’antisemitismo sono probabilmente la migliore indicazione che il sionismo è fallito catastroficamente. Nel corso del tempo, è chiaro che il sionismo ha conseguito l’esatto opposto.

Se vi sono ancora dei veri pensatori sionisti nel mondo ebraico, costoro si dovrebbero guardare allo specchio e chiedersi cosa fa Israele per provocare l’antisemitismo. Come mai i gruppi lobbistici ebraici si alienano così tante persone? Un tale approccio potrebbe dimostrarsi più utile nel lungo periodo dell’offerta tattica di Lapid dell’arruolare gli identitari del pianeta in una nuova lega di mercenari sionisti.

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://gilad.online/writings/2021/7/16/the-globalization-of-the-twelve-tribes-of-israel?fbclid=IwAR0w7FJCLe0lV2fp7Zmh1IYEwgfhcQVcafqj0Z-CnbNa4bbRv-6wLxTo1is

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