“PROPRIO COME PIRATI”: IL MINISTRO SIRIANO DICE CHE GLI STATI UNITI CONTROLLANO LA MAGGIOR PARTE DELLE RISERVE DI GREGGIO NEL NORDEST, DEPREDANO IL PETROLIO PER STRANGOLARE L’ECONOMIA DEL PAESE[1]
20 marzo 2021
Il ministro del petrolio della Siria ha condannato le forze americane perché agiscono “come pirati” poiché Washington continua a saccheggiare la maggior parte della ricchezza petrolifera dal nordest ricco di risorse del paese, dove il Pentagono appoggia le milizie curde.
“Gli americani e i loro alleati stanno prendendo di mira la ricchezza petrolifera siriana e le sue autocisterne proprio come pirati”, ha detto il Ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie Bassam Tomeh alla tv di stato questa settimana, aggiungendo che questo comportamento ha lo scopo di danneggiare l’economia siriana, che dipende dalle entrate petrolifere.
“Quello che è avvenuto nella guerra siriana non è accaduto in nessun paese, nell’impedirci di utilizzare le nostre risorse/ricchezze e nello stesso tempo nell’impedire che le merci essenziali raggiungano il nostro paese”.
Tomeh ha detto che il danno totale inflitto al settore petrolifero siriano a causa dell’occupazione americana supera i 92 miliardi, e ha osservato che Washington attualmente controlla il 90% delle risorse di petrolio greggio nella regione del nordest.
In un’intervista il mese scorso con il giornale libanese al-Akhbar, il governatore della provincia nordorientale di Hasakah, Ghassan Khalil, ha detto che i militanti curdi appoggiati dagli Stati Uniti stanno rubando 140,000 barili di petrolio greggio ogni giorno dai giacimenti della zona. Egli ha affermato che i combattenti poi utilizzano autocisterne per contrabbandare il petrolio oltre il confine in Iraq.
Almeno dal 2015, il Pentagono ha offerto diretto sostegno alle Syrian Democratic Forces [Forze Democratiche Siriane], una fazione dominata dai curdi che controlla una parte significativa del territorio del nordest. Gli stessi Stati Uniti mantengono una forza di circa 900 soldati nel paese, per la maggior parte schierati a fianco delle SDF.
Tribes along the Euphrates River in Syria held a demonstration against US military forces and their allies over their control and theft of Syria’s oil and gas fields https://t.co/5I12ZpjZBH
— Max Blumenthal (@MaxBlumenthal) March 19, 2021
Mentre gli ufficiali americani sostengono che la presenza militare in Siria, che è illegale in base al diritto internazionale, ha lo scopo di impedire la ricomparsa dell’Islamic State [Stato Islamico] (IS, in precedenza ISIS), l’ex Presidente Donald Trump spesso ha parlato candidamente del desiderio di mettere le mani sulla ricchezza petrolifera del paese.
“Ci teniamo il petrolio – ricordate questo”, l’allora Presidente Trump disse nell’ottobre 2019. “Ho sempre detto questo: ‘tenere il petrolio’. Vogliamo tenerci il petrolio. Quarantacinque milioni di dollari al mese? Tenere il petrolio”.
Sebbene Trump abbia largamente abbandonato lo sforzo dell’ex Presidente Barack Obama di rovesciare il Presidente siriano Bashar Assad – uno sforzo che ha visto gli Stati Uniti versare centinaia di milioni di dollari alle milizie jihadiste – egli ha ripetutamente difeso l’occupazione dei giacimenti petroliferi espandendo questa politica.
L’anno scorso, l’amministrazione Trump ha facilitato un accordo tra le SDF e un’azienda petrolifera americana chiamata Delta Crescent Energy, secondo Politico e altri organi di informazione. L’azienda è capeggiata da un ex ambasciatore americano in Danimarca, James Cain, come pure da un ufficiale in pensione del corpo di elite Delta Force dell’esercito e da un ex dirigente petrolifero britannico. Denunciando il saccheggio continuato dei giacimenti petroliferi, Damasco ha condannato l’accordo “nei termini più energici”, definendo il contratto “nullo e invalido”.
Mentre l’amministrazione Biden ha segnalato che non darà più la priorità all’occupazione delle risorse petrolifere siriane, alcuni media locali di lingua araba hanno riferito che le forze americane stanno costruendo un nuovo aeroporto accanto al campo petrolifero di al-Omar, dove Washington mantiene un’installazione militare. Nello stesso momento, il portavoce del Pentagono John Kirby ha chiarito che al DOD [Dipartimento della Difesa] è fatto divieto di cooperare con aziende petrolifere sul terreno “tranne quando sia ritenuto appropriato in base a certe autorizzazioni esistenti”, suggerendo che Biden potrebbe continuare tale pratica su una base limitata. Un portavoce della coalizione a guida statunitense, il colonnello Wayne Marotto, ha recentemente reiterato questa presa di posizione, sebbene non abbia menzionato la scappatoia citata da Kirby.
The SDF, as part of the #defeatdaesh mission, (with the support of @CJTFOIR) secures critical petroleum infrastructure in NE Syria to deny Daesh access to critical resources & revenue. pic.twitter.com/JhllDWckaB
— OIR Spokesman Col. Wayne Marotto (@OIRSpox) March 14, 2021
I dirigenti siriani, incluso lo stesso Presidente Assad, hanno condannato il furto di petrolio da parte di Washington in un certo numero di occasioni, anche minacciando un’azione legale. Poco dopo l’inaugurazione della presidenza Biden, l’inviato della Siria alle Nazioni Unite, Bashar al-Jaafari, si è appellato al nuovo presidente affinchè ritiri le forze americane e cessi di occupare i giacimenti petroliferi.
“La nuova amministrazione americana deve cessare gli atti di aggressione e occupazione, di saccheggiare la ricchezza del mio paese, e deve ritirare le sue forze di occupazione da esso, e deve cessare di sostenere le milizie separatiste, le entità illegali, e di cercare di minacciare la sovranità della Siria”, ha detto Jaafari.
Biden finora ha mostrato poco interesse a ritirarsi dalla Siria, e ha lanciato il mese scorso una serie di bombardamenti aerei contro gruppi di militanti presenti nel paese, sebbene dirigenti americani abbiano nondimeno detto di riconsiderare la presenza delle truppe lì.
La guerra che dura da dieci anni ha comportato un massiccio pedaggio sul settore petrolifero della Siria, sottolineando il costo della perdurante occupazione americana. Secondo un rapporto di British Petroleum, la produzione di petrolio complessiva è calata di più del 90% tra il 2011 e il 2019, o da 353,000 barili al giorno a soli 24,000.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.rt.com/news/518665-syria-minister-us-oil-pirates/?fbclid=IwAR1QwK9FhMzTdY8ov-uyjHxv4veep8K56bkoAcxwiCqtmo6pH2d1VqbetQg
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