La Cina e l’Iran all’assalto del più grande giacimento di gas del mondo

LA CINA E L’IRAN ALL’ASSALTO DEL PIÙ GRANDE GIACIMENTO DI GAS DEL MONDO[1]

Di Evan Tirologos, 23 dicembre 2020

Pechino e Teheran hanno trovato un accordo per perforare insieme i loro primi pozzi nel Golfo Persico per sfruttare il gigantesco giacimento South Pars. Continuano così a sviluppare il loro partenariato strategico sulle risorse energetiche e a sfidare le sanzioni americane, entrando in diretta concorrenza con il Qatar, alleato storico di Washington.

Situato nel Golfo Persico nelle acque territoriali dell’Iran e del Qatar, il giacimento di gas South Pars (altrimenti denominato North Dome) è considerato come il più grande giacimento del mondo. Fino ad oggi è stato sfruttato principalmente dal Qatar, a tal punto che esso permette alla petromonarchia di figurare al primo posto dei paesi esportatori di gas naturale liquefatto (GNL) nel 2019.

Dal canto suo, l’Iran fatica ad approfittare pienamente di questo giacimento a causa delle sanzioni americane che esso subisce da molti anni. Queste impediscono in particolare lo sviluppo e la modernizzazione delle infrastrutture che permettono lo sfruttamento delle risorse naturali. Così, la Repubblica Islamica ha dovuto procedere ad una suddivisione progressiva del suo sfruttamento in più fasi con il supporto di grandi società internazionali come Total, che da tempo desiderava partecipare. Ma come la CNPC (China National Petroleum Corporation), l’azienda francese ha preferito ritirarsi dalla fase 11, a seguito delle minacce nel 2019 da parte di Washington di punire finanziariamente le aziende che partecipano al progetto.

Tuttavia, la Cina avrebbe nascosto il suo coinvolgimento mediante piccole società (pilotate dal partito comunista) che operano nell’ambito di missioni specifiche al fine di non attirare l’attenzione. Essa ha iniziato in questi ultimi giorni le prime perforazioni per i pozzi della fase 11 in collaborazione con la ditta petrolifera iraniana Petropars. L’obbiettivo manifesto è di produrre la cifra considerevole di 2 milioni di metri cubi di gas naturale al giorno (ossia l’equivalente di circa 400.000 barili di petrolio) mediante diverse perforazioni su una trentina di pozzi. Inoltre, ciò garantisce a CNPC quasi l’80% delle quote totali del progetto, rilevando il 50,1% abbandonato da Total. La posta in gioco strategica intorno al South Pars è quindi fondamentale. Essa permetterà all’Iran negli anni a venire di diventare una potenza energetica di primo piano come il Qatar e di offrire alla Cina e alle sue compagnie energetiche un nuovo punto di ancoraggio in Medio Oriente. Essa permetterà parimenti di assicurare ulteriormente gli approvvigionamenti energetici dell’Impero del Mezzo, grande consumatore di idrocarburi.

Si attende la risposta degli Stati Uniti e della nuova amministrazione Biden. È molto probabile che questi avvenimenti faranno diventare ancora più tese le relazioni diplomatiche con il nuovo asse sino-iraniano che comincia ad acquistare sempre più importanza in Medio Oriente.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://portail-ie.fr/short/2557/la-chine-et-liran-a-lassaut-du-plus-grand-gisement-gazier-du-monde?fbclid=IwAR2GIwLWq0RqiNXhT4dy1oJXRSKPn94tq0XWPU7RVczbUMQZlZDvfbaaFUA

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