MESSAGGIO DI HERVÉ RYSSEN DALLA PRIGIONE
Messaggio di Hervé Ryssen dalla prigione: “Quando penso a tutto quello che mi hanno fatto subire, è il sentimento di ingiustizia che domina”.
INIZIO
Sono già cento giorni che sono incarcerato nella prigione di Fleury-Mérogis. Quando penso a tutto quello che mi hanno fatto subire, soppesato attentamente, è comunque il sentimento di ingiustizia che domina.
Nel 2003, nell’affare dell’occupazione della basilica Saint-Denis da parte di immigrati clandestini venuti dall’Africa, sono stato condannato ad una pena di prigione con la condizionale per “violenza”. Nel suo verbale, il curato Bernard Berger – la vittima – tuttavia riconosce: “Non sono stato né colpito né spinto, tra loro e me non vi è stato contatto fisico…Non ho avuto l’impressione che i tre uomini avrebbero potuto essere violenti”. Ma io sono stato comunque condannato ad una pena di prigione.
Nel 2013, sono stato condannato per “possesso di armi”. Questo è ciò che i presidenti dei tribunali ricordano pubblicamente in ognuno dei miei processi. Si trattava di una bomboletta di gas lacrimogeno nella vettura, quando attaccavo dei manifesti che annunciavano una prossima conferenza a Parigi, sul tema “Quale avvenire per l’uomo bianco?”.
Nel 2014, sono stato condannato al carcere per un semplice scherzo. Perché quando scrivo che avevo intenzione di fermare la macchina presidenziale con una pistola finta, si tratta evidentemente di uno scherzo.
Quindi, l’ex sindaco di Parigi Bertrand Delanoë è stato definito come “sacco di sperma” che avrebbe dovuto esplodere o qualcosa del genere…
Tre mesi di prigione per “minaccia di morte a causa dell’orientamento sessuale”; ma è vero che avrebbero potuto affibbiarmi l’”apologia di terrorismo”. Mi hanno fatto un regalo, in qualche modo.
Dunque: uomo violento, armato, e pronto a uccidere. Ecco il ritratto che mi hanno fatto all’inizio di un processo.
Poi, c’è una pioggia di condanne per “provocazione all’odio”, alla “violenza o alla discriminazione razziale”, “ingiuria pubblica di carattere razzista”, sempre su brevi frasi conclusive.
Perché la realtà è costituita da quindici anni di duro lavoro: undici libri che corrispondono a sei o a sette tesi di dottorato, nove montaggi di documentari, senza contare gli articoli e i video. Anche quando non dico niente, quando mi accontento di mostrare al pubblico dei documenti e delle testimonianze (sull’incesto e sull’isteria, per esempio), io sono comunque condannato: “Non produce nessun elemento suscettibile di giustificare un’inchiesta seria”.
Rischio adesso di essere condannato per “negazionismo”, quando non ho mai affrontato questa questione in nessuno dei miei libri, in nessuno dei miei documentari, in nessuno dei miei video, in nessuno dei miei articoli; semplicemente perché ho cliccato sul pulsante “Condividi” di un fotomontaggio per burlarmi di una certa inclinazione al lamento vittimario denunciato da Shmuel Trigano o da Esther Benbassa, tra gli altri.
Con i due nuovi procedimenti, posso essere condannato domani per appello all’omicidio, apologia di terrorismo, attentato alla sicurezza dello Stato, o non so cos’altro, io che sono sempre restato sul terreno delle idee. Mi preparo al peggio, e sono che tutte le preghiere del mondo sono totalmente inefficaci, in questo caso.
Mi rassicuro pensando che i miei libri vengono adesso tradotti o stanno per essere tradotti e pubblicati in inglese, in portoghese, in spagnolo, in tedesco, in italiano, in arabo, in turco e in farsi. Non avrei dunque fatto tutto questo invano.
In ogni comunità umana, vi sono delle persone probe, oneste, rette, degne, generose, empatiche, tolleranti; e altre, che lo sono meno. In ogni comunità umana vi sono anche dei bastardi, degli ipocriti, delle persone disoneste o fanatiche: presso i cattolici, presso i calvinisti, presso i presbiteriani, presso i testimoni di Geova, presso gli ebrei chassidici, gli ebrei liberali, i musulmani sunniti, sciti, i drusi e i sufi, i neri, i bianchi, i gialli e i pellerossa.
Ma per averli visti da vicino, posso dirvi che gli avvocati delle parti civili (la LICRA, l’UEJF, SOS Racisme, la Ligue des droits de l’homme, J’accuse, Avocats sans frontières) non fanno con ogni evidenza parte dei membri più moderati delle “associazioni” che rappresentano. Sono al contrario i più fanatici. Al processo del 2 dicembre, erano di fronte a me. Ho visto l’odio nei loro occhi. Ho visto anche qualcuno dei sintomi di quella malattia che aveva studiato Sigmund Freud: l’iper-emotività, una forma di paranoia più o meno simulata, una grande insofferenza alla frustrazione che ha indotto uno degli avvocati a definirmi pubblicamente come “falsario” (gli auguriamo buona fortuna per dimostrarlo).
Ma la cosa che mi ha più colpito, è la loro capacità di negare brutalmente e interamente – davanti al tribunale, per giunta – il ruolo di certi ebrei nell’avventura bolscevica, quando ciò è di notorietà pubblica, almeno per le persone un po’ istruite. Aspettate: nella biblioteca della prigione, ho preso in prestito questo libro per gli spiriti semplici: Christophe Bourseiller, “Voyage dans la tête des conspirationnistes” (JC Lattès, 2016). Ed ecco cosa egli scrive a p. 53:
“È vero che molti ebrei russi si battono per l’emancipazione sociale e politica. Molti di loro si uniranno all’opposizione comunista”.
Ecco. Vi sono carriole di prove e di testimonianze, delle quali molte provengono da intellettuali della comunità ebraica (quelli che sono onesti, diciamola in questo modo). Ma quando si chiede loro di ammettere il minimo, questi avvocati che mi perseguitano con il loro odio rimangono silenziosi. Essi negano tutto in blocco, come se fossero vittime di questa “amnesia collettiva” così caratteristica. Eppure vedrete che sarò io ad essere condannato per “negazionismo”. Questa è ciò che si definisce un’inversione accusatoria.
Non c’è più niente da fare. Bisogna solo incassare, subire e pazientare. Qui dove mi trovo, in questa cella dove vi scrivo, non spero più niente. Ho fatto tutto quello che dovevo fare onestamente, seriamente. E lo ripeto: per me, è finita qui. Non affronterò mai più questa questione, poiché sono capaci di perseguirmi davanti ai tribunali e di farmi condannare pesantemente per tutto e per qualunque cosa. Lascio questo ai giovani, che cominceranno con delle semplici multe.
Sono stato professore di storia e geografia per tre anni, nell’Istruzione nazionale. E durante questi tre anni, non ho mai, mai, mai sottovalutato o sopravvalutato un allievo a causa della sua origine razziale o religiosa. In breve, quando mi guardo nel piccolo specchio della mia cella, sono molto fiero di me, infine, e di quello che ho fatto. Spero che questa fiducia non sarà ritorta contro di me come una nuova provocazione all’”odio”.
Vi auguro un buon anno 2021, amici miei, sperando che farete tutto il possibile per far progredire il bello, il bene e la verità intorno a voi. Siate felici di vivere (o fate finta, è lo stesso). E approfittatene, perché la vita è breve!
FINE
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L’indirizzo per scrivere a Hervé Ryssen:
Maison d’arrêt de Fleury-Mérogis
Hervé LALIN
459091 – Bâtiment D3 – Cellule 4G19
7, Avenue des Peupliers
91700 Fleury-Mérogis (France)
QUELLO CHE SCONVOLGE CHI CONOSCE CERTI PARTICOLARI (VEDASI AD ESEMPIO LA VERITA’ SULLA “KRISTALLNACHT”) E’ COME SIANO PERVICACI E ODIATORI DETERMINATE LEGHE, GRUPPI ED ELEMENTI.
DEL RESTO, MINACCIANO IN ALCUNE OCCASIONI, LA LORO STESSA ETNIA, COME ACCADDE AD HANNAH ARENDT QUANDO DISSE LA VERITA’ SUI CAPI DELLE COMUNITA’ EBRAICHE E SU BENJAMIN GRUEN (O GRYNSZ) OVVERO BEN GURION.