BASTA VIVERE NELLA NEGAZIONE: ISRAELE È UNO STATO MALVAGIO[1]
Israele può non essere uno stato nazista, nemmeno fascista. Ma è un membro della stessa terribile famiglia, la famiglia degli stati malvagi. Consideriamo solo questi atti di malvagità perpetrati dallo stato…
Di Gideon Levy, 31 luglio 2016
Dopo che abbiamo citato il nazionalismo e il razzismo, l’odio e il disprezzo per la vita degli arabi, il culto della sicurezza e la resistenza all’occupazione, il vittimismo e il messianismo, deve essere aggiunto un ulteriore elemento senza cui il comportamento del regime di occupazione israeliano non può essere spiegato: il male. Il male puro. Il male sadico. Il male fine a sé stesso. Qualche volta, è la sola spiegazione.
Eva Illouz ha descritto i suoi segni (“Evil now”, Haaretz, July 30). Il suo saggio, che sfida l’idea della banalità del male, considera il gruppo nazionale come la fonte del male. Utilizzando il concetto del filosofo Ludwig Wittgenstein, ella trova una “rassomiglianza familiare” tra l’occupazione israeliana e la storia dei regimi malvagi. Questa somiglianza non significa che Israele è nazista, nemmeno fascista. E tuttavia è un membro della stessa terribile famiglia, la famiglia degli stati malvagi. È un’analisi deprimente e brillante.
Il male che Illouz attribuisce a Israele non è banale, può accadere dovunque, e ha radici sociali e politiche che sono profondamente radicate nella società israeliana. Così, Illouz si unisce a Zeev Sternhell, che aveva ammonito nel suo saggio impressionante e clamoroso sull’humus culturale da cui il fascismo sta ora crescendo in Israele (“The birth of fascism”, Haaretz Hebrew edition, July 7).
Ma insieme a queste analisi, dobbiamo anche presentare una breve storia del male. Dobbiamo presentare i casi che contribuiscono a creare un quadro grande e orrendo, un quadro della malvagità israeliana nei territori, in modo da presentarlo a coloro che negano il male. Non è il caso degli individui – il sergente Elor Azaria, ad esempio, che è processato per la morte di un assoggettato assalitore palestinese a Hebron – ma la condotta dell’establishment e del regime di occupazione che prova il male. in realtà, la continuazione dell’occupazione prova il male. Illouz, Sternhell e altri forniscono analisi atte alla discussione sulle origini, ma qualunque esse siano, non può più essere negato.
Un caso è come un migliaio di testimoni: il caso di Bilal Kayed. Un giovane uomo che ha scontato una condanna al carcere di 14.5 anni – l’intera sentenza – senza un solo permesso, senza che gli sia stato almeno consentito di dire addio per telefono al padre morente; un chiaro segno di malvagità.
Circa sei settimane fa, Kayed si stava preparando al suo rilascio. Un rappresentante del servizio di sicurezza dello Shin Bet – una delle più grandi agenzie del male in Israele – gli aveva persino mostrato una fotografia della casa che la sua famiglia aveva costruito per lui per farlo eccitare ancora di più prima della sua liberazione. E poi, mentre la sua famiglia aspettava con impazienza per lui al valico di frontiera e Kayed diventava sempre più eccitato nella sua cella, egli venne informato che sarebbe stato sottoposto a detenzione amministrativa per almeno altri sei mesi, senza processo e senza spiegazioni.
Da allora, egli è stato in sciopero della fame. Egli è ammanettato al suo letto. Alla famiglia non è permesso di vederlo. Le guardie della prigione non lasciano mai la sua stanza e le luci non sono spente nemmeno per un momento. Il male.
Solo il male può spiegare la condotta dello stato verso Kayed – solo uno stato malvagio agisce in questo modo. L’annuncio arbitrario, all’ultimo momento, di una detenzione insensata è un’angheria, e il modo in cui è stato trattato da allora è parimenti un’angheria.
Solo il male può spiegare la detenzione la settimana scorsa di un altro giovane, Hiran Jaradat, il cui fratello Arif (che aveva la sindrome di down) è stato ucciso in giugno e il cui padre è morto due giorni fa. Egli è sotto arresto per “incitamento su Facebook” e non è stato rilasciato per presenziare al funerale di suo padre. Il male.
La continuazione della detenzione del poeta Darin Tatur – il male. La distruzione della piccola piscina che i residenti di Khirbet Tana nella Cisgiordania settentrionale avevano costruito per loro stessi – il male. La confisca dei serbatoi d’acqua ad una comunità di pastori nella valle del Giordano durante il calore di luglio – il male.
Una gran parte delle decisioni del regime di occupazione che decide dei destini di individui, famiglie, comunità, villaggi e città non può essere spiegata senza il male. la lista è lunga come l’occupazione. L’estorsione delle persone malate di Gaza per arruolarle come collaboratori, i blocchi sulle città per settimane, il blocco di Gaza, la demolizione delle case – tutte espressioni del male.
Banale o no, la sua esistenza deve essere riconosciuta e deve essere riconosciuta come uno dei valori più influenti in Israele. Sì, c’è un regime malvagio all’opera in Israele, e perciò è uno stato malvagio.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.haaretz.com/opinion/.premium-stop-living-in-denial-israel-is-an-evil-state-1.5418219?fbclid=IwAR0VplL0Lzrd30CwLt4LKc5l9UySysqAtPSw4-R7MTVA5yrEzU2Peatm1VQ
Leave a comment