Alain Soral risponde alla stampa svizzera


SISTEMAZIONE IN SVIZZERA: ALAIN SORAL RISPONDE ALLA STAMPA SVIZZERA[1]

Nota della redazione:

Il presidente di E&R[2] e saggista franco-svizzero Alain Soral è finito in prima pagina sulla stampa elvetica. Quest’ultima ha rivelato che si sarebbe stabilito nella città di Losanna. In un’intervista esclusiva accordata a Alimuddin Usmani, egli si spiega a questo riguardo.

Alimuddin Usmani: Questa domenica 3 novembre 2019, la notizia della sua sistemazione a Losanna agita la stampa elvetica. Secondo questi media, lei sta creando una rete in Svizzera tramite un’associazione ginevrina per aggirare le sanzioni subite in Francia. Cosa ci può dire a proposito dell’associazione Les Amis genevois de la tolérance?

Alain Soral: Poiché sono costretto a spiegarmi malgrado tutta la discrezione che ho impiegato nella mia sistemazione, ecco i fatti: ho preso un pied-à-terre in Svizzera per venirvi a scrivere in tranquillità e sfuggire all’atmosfera detestabile che regna in Francia, a causa degli intrighi congiunti degli immigrazionisti come BHL[3] e Attali e dei fautori della guerra civile come Éric Zemmour…

Che degli svizzeri, amici della tolleranza, fedeli a questa lunga tradizione svizzera di accoglienza e di neutralità mi sostengano, cosa che apprendo come lei dalla lettura di questi articoli astiosi e malevoli, confesso che ne sono lieto e li ringrazio vivamente.

Quanto al resto, questa storia della «creazione di una rete», ecco un’elucubrazione tipica del sinistrorso che vede complotti fascisti dovunque e che confonde il lavoro del giornalismo con quello dell’informatore. Una mentalità da persecutore e da delatore, sempre a fianco del potere, che ricorda coloro che braccavano e che denunciavano gli ebrei negli anni ’40, come si fa oggi con me!

Quali sono le reazioni delle persone che lei incrocia a Losanna?

Le reazioni dei losannesi che mi riconoscono per strada – molto più numerosi di quanto avrei creduto – sono calorose e rispettose, una cosa che mi va dritta al cuore. Ma non cerco in Svizzera nessuna pubblicità, solamente il diritto alla tranquillità e al rispetto della mia vita privata.

La fonte delle informazioni del Matin Dimanche, non è altri che Tristan Mendès France, nipote dell’uomo politico Pierre Mendès France. Tristan Mendès France, professore in una università parigina, si definisce come un osservatore degli estremismi. Qual è la sua riflessione riguardo al profilo di «TMF»?

Se questo nipotino di papà, membro della grande borghesia cosmopolita, vuole veramente combattere il commercio dell’odio, quello vero, che si impegni a fianco del BDS per lottare contro i profitti indebitamente estorti nella Cisgiordania occupata.

Quanto all’estremismo che egli pretende di combattere, invito parimenti questo piccolo agente della propaganda comunitaria a prendere in esame la politica di Israele. Questo Stato razzista, bellicoso e colono all’estrema destra delle destre estreme europee, fraternamente sioniste per la maggior parte, al contrario del movimento che presiedo che milita, come il suo nome indica, per l’eguaglianza e la riconciliazione…

Nel 1958, Jean-Marie Le Pen, quando era un giovane deputato, lanciò a Pierre Mendès France la frase seguente: «Lei non ignora, signor Mendès France, che lei cristallizza sul suo personaggio un certo numero di repulsioni patriottiche e quasi fisiche». Cosa le ispira la frase di Jean-Marie Le Pen?

Lungi da me la voglia di polemizzare su questo argomento minato, in un periodo già sufficientemente tormentato dagli abusi degli uni e dalla debolezza degli altri. La Storia, che ha la tendenza a ripetersi, se ne incaricherà per me.

Come le ho detto, conto di soggiornare in Svizzera per scrivere con tranquillità, il che, in quanto svizzero originario di Soral e presente con i suoi antenati sul lago Léman da diciassette generazioni, è perfettamente un mio diritto. Che un Mendès svizzero possa esprimere un commento a questo riguardo, lo posso ammettere tra concittadini, ma che questo Mendès France si occupi del suo sedere, questo non lo riguarda.

Per finire, qual è il suo stato d’animo riguardo alla minaccia della prigione, brandita dal sistema giudiziario francese?

Gli oppositori alla tirannia minacciati di prigione costellano la storia della lotta per la libertà, che io subisca questa sorte funesta a mia volta si iscrive purtroppo in questa logica. La città di Losanna può d’altronde inorgoglirsi di aver dato loro sovente asilo, che fossero di sinistra o di destra…

A questo riguardo, invito il giornalista locale che mi assilla a ripubblicarne l’elenco, questo sarebbe un lavoro ben più degno del suo sporco lavoro d’informatore.

Altrimenti, che si arrivi a voler gettare in prigione un analista politico perché non si trova più nulla con cui rispondergli, ecco dove si trova l’arrogante democrazia francese, e auguro con tutto il mio cuore alla dolce Svizzera di non cadere mai così in basso!

Dichiarazioni raccolte da Alimuddin Usmani il 4 novembre 2019

  

 

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.egaliteetreconciliation.fr/Installation-en-Suisse-Alain-Soral-repond-a-la-presse-helvetique-56911.html

[2] Égalité & Réconciliation.

[3] Bernard-Henri Lévy.

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