Dresda 1945: uno dei crimini di Churchill
A quanto pare (e per fortuna) non sono stato il solo ad accorgermi delle discutibili prese di posizione storiografiche della dottoressa Silvana De Mari. Alcuni giorni orsono è stato il prof. Franco Damiani, in un intervento su Facebook, a criticare l’esaltazione di Winston Churchill da parte della predetta dottoressa. L’articolo cui si riferisce Damiani è evidentemente il seguente:
https://www.silvanademaricommunity.it/2019/09/12/winston-churchill-for-president/
Riproduco a seguire il provvido intervento di Damiani. Da parte mia, sulla figura di Churchill, aggiungo una precisazione e un’integrazione.
La precisazione riguarda il ruolo esercitato da Churchill nell’attentato di Pearl Harbor. Io non so se all’epoca Churchill “organizzò” l’attentato in questione. A quanto pare, però, il premier inglese fu tra coloro che, pur informati in anticipo, non fecero nulla per sventarlo. Ecco che cosa riportò a suo tempo un organo non sospetto di ostilità preconcette nei confronti del politico britannico come “Repubblica”:
“LONDRA Le memorie di un ex ufficiale della Scuola codici e cifre del controspionaggio britannico, Codebreaker Extraordinary (Il decifratore straordinario), rivelano che Churchill aveva ricevuto informazioni complete e accurate sulle intenzioni giapponesi di lanciare un attacco a sorpresa contro Pearl Harbor. Gli autori del libro, Eric Nave, divenuto poi direttore dello spionaggio australiano, e James Rusbridger, funzionario in pensione del controspionaggio inglese, avanzano un’ipotesi per spiegare il silenzio del premier inglese: Churchill voleva a qualunque costo che l’America entrasse in guerra”.
L’integrazione riguarda invece un crimine perpetrato dagli inglesi, sempre durante la seconda guerra mondiale, e che qui in occidente è praticamente sconosciuto: la grande carestia del Bengala degli anni 1942-44, che portò alla morte per fame di circa 4 milioni di persone. Una decina di anni fa tradussi un articolo che ne parlava. L’articolo in questione è disponibile al seguente indirizzo:
https://web.archive.org/web/20111123045444/http://ita.vho.org/011olocaustoIndia.htm
Detto questo, ecco l’intervento di Franco Damiani:
Silvana De Mari, impeccabile e spesso entusiasmante quando parla dei “suoi argomenti” (medicina, bioetica) lascia un po’ a desiderare quando si avventura sul terreno storiografico. Parlando dei rapporti tra nazionalsocialismo ed ebrei non riesca a sottrarsi alla chiave più convenzionale (progetto di sterminio fisico, i sei milioni di vittime, cui aggiunge – e questa è una novità assoluta, si credeva fossero compresi nel numero – “un milione e mezzo di bambini”).
Non sto qui a ricordare che di questi luoghi comuni ha fatto da tempo giustizia la ricerca non conforme o revisionista, alle cui opere rimando. Mi preme però arrivare al punto centrale dell’articolo, ossia all’esaltazione, in contrapposizione al “cattivo” Hitler, del “grande statista” Winston Churchill. Del quale vorrei riportare questo brano dell’8 febbraio 1920, apparso a p. 5 dell'”Illustrated Sunday Herald” sotto il titolo “Zionism versus Bolshevism. A Struggle for the Soul of the Jewish People”[1], in cui parlava della componente internazionale dell’ebraismo, da lui distinta da quella nazionale, buona e fedele:
“Dai giorni di Spartacus-Weisshaupt fino a Karl Marx, Trotsky (Russia), Bela Kun (Ungheria), Rosa Luxemburg (Germania) ed Emma Goldmann (Stati Uniti) questo complotto mondiale per la distruzione della civiltà e per la ricostituzione della società sulla base dell’arresto del progresso, del malanimo invidioso e dell’impossibile uguaglianza, si è potentemente sviluppato. Esso ha sviluppato – (…) un ruolo chiaramente riconoscibile nella Rivoluzione Francese. Esso è stato la causa prima di tutti i movimenti sovversivi del secolo XIX; ed ora infine questo gruppo di straordinarie personalità del mondo sotterraneo delle grandi città d’Europa e d’America ha afferrato per i capelli il popolo Russo ed è divenuto praticamente il dominatore incontrastato di questo enorme impero”.
Idee sull’ebraismo internazionale, come si vede, non troppo dissimili da quelle di Hitler. Nonostante ciò, Churchill, massone, membro della Pilgrim’s Society, creatura del finanziere israelita Bernard Baruch, Maestro alla Studholme Lodge n. 1591, organizzò la provocazione giapponese di Pearl Harbor per convincere un’America renitente a entrare nella seconda guerra mondiale: Nel 1940 si incontrò con Roosevelt per firmare con lui la “Carta Atlantica”, prefigurazione dell’ONU, e nel 1945 a Yalta con Roosevelt e Stalin stabilì quella spartizione del mondo che consegnò metà dell’Europa al comunismo e l’altra metà al colonialismo USA.
Fu responsabile dell'”apocalisse di Dresda” (13 febbraio 1945), in cui la RAF, con l’aiuto degli americani, uccise in quattordici ore fra 100 e 250 mila civili inermi secondo David Irving, fino a 275 mila secondo la Croce Rossa Internazionale di Ginevra: mai altrettanti esseri umani furono sterminati in un solo giorno (una mattanza, una “Auschwitz discesa dal cielo” come la definì Piero Buscaroli), a opera dello Strategic Command che agiva alle dirette dipendenze di Churchill, un vero assassinio di massa, senza giustificazioni di sorta, che ancora attende di essere riconosciuto come tale (Epiphanius, “Massoneria e sette segrete, la faccia occulta della storia”, p. 368n). Anche l’Italia ebbe modo di “godere” delle attenzioni dei bombardieri della RAF, come ben sanno gli abitanti delle nostre città del Nord. Churchill fu pure tra i responsabili delle stragi di Hiroshima e Nagasaki e dopo la guerra si batté per l’Unione Europea…
Il mondo in cui viviamo, insomma, è stato disegnato da un piccolo gruppo di uomini tra cui, in posizione privilegiata, troviamo proprio Sir Winston.
Libera la de Mari di considerarlo il modello ideale di statista, libero io di non condividere.
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