INTERVISTA CON FRANÇOIS ROBY, INSEGNANTE-RICERCATORE ALL’UNIVERSITÀ ACCUSATO DI ESSERE “NEGAZIONISTA, RAZZISTA, ANTISEMITA E FOLLE”
Domenica 28 aprile
François Roby è docente di fisica all’università di Pau. Dal 2017, è accusato dal CRIF e dalla DILCRAH[1] di essere un “negazionista, razzista, antisemita e folle”. Il 18 marzo 2019, è stato giudicato in appello al ministero della Ricerca nel quadro di una procedura disciplinare.
E&R: Può riassumerci l’affare?
François Roby: nel settembre 2016, il sindaco di Albertville signora Berthet rifiuta di prestare una sala all’Association France Palestine Solidarité che aveva invitato il professore di chirurgia Christophe Oberlin, medico umanitario, per parlare di Gaza. In un articolo del Dauphiné dell’8 settembre 2016, la signora Berthet giustifica questa decisione con il fatto che questo chirurgo avrebbe fatto delle affermazioni antisemite e avrebbe sostenuto Dieudonné.
Io allora ho inviato dal mio ufficio un messaggio indignato che non nascondeva le mie funzioni all’indirizzo del sindaco per esprimere la mia disapprovazione, conoscendo le alte qualità morali del dottor Christophe Oberlin. La signora Berthet ha quindi sporto denuncia contro di me (il 19 settembre 2016) per diffamazione, e si è rivolta al presidente della mia università (università di Pau e dei Paesi dell’Adour, UPPA) affinché venissero prese contro di me delle sanzioni disciplinari.
Il 29 settembre 2016 Christophe Strassel, allora capo di gabinetto di Thierry Mandon, segretario di Stato incaricato dell’Insegnamento superiore e della Ricerca, ha comunicato al presidente dell’UPPA una “segnalazione” del mio blog fatta dalla Delegazione interministeriale alla lotta contro il razzismo e l’antisemitismo (DILCRA).
In una lettera datata 4 ottobre 2016, gli avvocati della città di Albertville mi hanno intimato di redigere una lettera di scuse, precisando nel contempo che la signora il sindaco era “pronta a rinunciare alla procedura penale e alla procedura disciplinare” dopo il ricevimento delle scuse.
Ho allora redatto il 9 ottobre 2016 una prima lettera, riconoscendo volentieri che il tono impiegato era quello della collera ma precisando i miei argomenti di fondo, e in particolare che il chirurgo aveva avuto ragione nel sostenere Dieudonné di fronte al diluvio di attacchi ingiusti di cui era stato vittima. La mia lettera, di 8 pagine esclusi gli allegati e di 24 pagine in totale, riprendeva in particolare l’articolo l’Antisémite[2] che avevo consacrato sul mio blog al film di Dieudonné dello stesso nome.
Il 12 ottobre 2016 gli avvocati della sindaca mi hanno indirizzato una lettera “arrabbiata” dicendo che le mie scuse non erano state fatte e hanno preteso una seconda lettera di scuse “chiara, corta, di dieci righe e nulla di più”. Riprendendo degli estratti dalla prima lettera ne ho inviata una seconda secondo il “disciplinare” preteso. Dopo di che non ho mai più sentito parlare degli avvocati di questa città.
Il 19 dicembre 2016 il presidente dell’UPPA intraprende una procedura disciplinare contro di me, precisando che mi viene rimproverato:
- di aver fatto delle affermazioni ingiuriose e diffamatorie nei confronti di un’eletta della Repubblica,
- di aver fatto pubblicamente delle affermazioni di tipo antisemita e negazionista sul mio blog.
Una prima audizione ha avuto luogo il 16 gennaio 2017 nel quadro di questa procedura disciplinare.
Il 6 febbraio 2017 il presidente del Conseil représentatif des institutions juives de France (CRIF), Francis Kalifat, indirizza al presidente dell’UPPA una lettera ingiuriosa e diffamatoria nei miei confronti, qualificandomi in particolare di “razzista”, “antisemita”, “mente totalmente squilibrata”, “scienziato pazzo”, “militante di estrema destra allucinato il cui caso riguarda la legge Gayssot, se non la psichiatria”. Francis Kalifat tenta di dimostrare che la mia mente è “totalmente squilibrata” citando (in modo approssimativo) 10 articoli del mio blog, dimostrazione alla quale rispondo pubblicamente nell’articolo Les étranges inventions de M. Kalifat[3].
Il 20 febbraio 2017 la presidente della commissione disciplinare mi convoca ad una seconda audizione in seguito alla lettera del CRIF, che avrà luogo il 13 marzo 2017. Il 5 maggio 2017 si riunisce la commissione del giudizio [disciplinare], alla quale partecipa, oltre ai membri designati, il mio amico François Sebesi, cittadino francese che si professa ebreo e antisionista, in videoconferenza dalla Guadalupe. In precedenza (10 marzo 2017) aveva inviato un appello di 17 pagine in mio favore alla presidente della commissione, denunciandovi vigorosamente le manovre del CRIF.
Con una lettera datata 15 maggio 2017, vale a dire il giorno stesso del ricevimento da parte dell’UPPA di due lettere raccomandate di François Sebesi – “Conclusioni della difesa” e “Osservazioni della difesa” – la presidente della commissione disciplinare mi notifica la sanzione: due anni di interdizione dell’esercizio con ritenuta della metà del salario. Né l’appello scritto da François Sebesi del 10 marzo 2017, né i suoi argomenti sviluppati durante la sessione del giudizio vi vengono menzionati.
Poiché la sanzione è suscettibile di appello, e l’appello sospensivo, faccio appello contro questa decisione nel luglio 2017. Secondo la procedura normale, l’affare viene quindi portato davanti al Conseil national de l’enseignement supérieur et de la recherche (CNESER) che mi convoca dapprima per un’audizione il 14 maggio 2018, conformemente al codice della [pubblica] istruzione. Nel corso di questa audizione è presente il vice-presidente dell’UPPA che reclama il mantenimento o l’inasprimento della sanzione, secondo il desiderio del presidente dell’UPPA espresso in una lettera al CNESER datata 7 maggio 2018 e pervenuta per email al CNESER il 9 maggio 2018. Rispettoso delle istituzioni e totalmente fiducioso nei responsabili dell’università, mi rendo conto in quel momento che sono stato forse un po’ ingenuo e per la prima volta in vita mia decido alla fine dell’estate 2018 di fare ricorso ad un avvocato che ottenga il verbale dell’udienza del 18 settembre 2018. La sentenza finale del giudizio si terrà in definitiva il 18 marzo 2019.
Nel frattempo il mio avvocato ha chiesto al presidente della commissione disciplinare del CNESER di convocare due testimoni, cosa che egli ha rifiutato.
Il giorno del giudizio, il mio avvocato chiede l’audizione dei due testimoni che ho fatto citare dall’ufficiale giudiziario a mie spese; nuovo rifiuto. Proprio come viene rifiutata la proiezione di un estratto del video dell’episodio 3 del documentario The Lobby – USA, intitolato “La caccia alle streghe”, sottotitolato in francese dal sito francese Orient XXI che l’ha diffuso nel novembre 2018[4].
Dopo che la seduta è terminata, e dopo qualche minuto di deliberazione, la commissione giudicante del CNESER annuncia alle persone presenti una sanzione contro di me di quattro anni di interdizione dell’esercizio in tutti gli istituti pubblici dell’insegnamento superiore, con la ritenuta della metà del salario, vale a dire il doppio della sanzione pronunciata inizialmente dall’UPPA, senza precisare la propria motivazione né la data di applicazione della sanzione.
Quali sono le sue impressioni dopo il processo?
Lo svolgimento di questa sentenza ha calpestato le regole più elementari dei diritti della difesa: rifiuto dei testimoni, rifiuto di designare un segretario-cancelliere della seduta, rifiuto di visionare un documento video pertinente alla controversia, rifiuto di accusare ricevuta della memoria in difesa presentata dal mio avvocato (e anche, all’inizio della seduta, il rifiuto di prendere la memoria stessa!) …Inoltre in nessun momento è stato seguito un metodo ancora indispensabile nel diritto:
- stabilire i fatti
- stabilire se questi fatti sono passibili di sanzioni.
Le accuse iniziali dell’UPPA riguardavano il razzismo, l’antisemitismo e il negazionismo presunti del mio blog, oltre alle mie affermazioni rivolte alla signora Berthet che sono per me una questione chiusa. Già, un blog è una pubblicazione privata e in nessun momento è stato previsto di informarsi sulle mie attività di docente: sono apprezzato o no dai miei studenti? Incoraggio i miei studenti a leggere il mio blog o affronto nelle lezioni i soggetti che vi sono trattati e che escono dal quadro dei miei insegnamenti? Informarsi presso i miei studenti non è stato fatto dagli “inquirenti” del CNESER.
In fatto di razzismo, l’accusa si è presto rivelata impotente, poiché io consacro al contrario sul mio blog degli articoli per denunciare le ideologie di questo tipo[5], e poiché l’origine stessa di questa commissione disciplinare rimonta all’indignazione che ho espresso di fronte alle menzogne diffuse sul dottor Christophe Oberlin, egli stesso militante attivo contro il razzismo e che ha scritto un libro sull’argomento.
Restavano dunque “l’antisemitismo” e il “negazionismo”. Il CNESER non ha ancora provato le accuse di antisemitismo, il che è logico poiché se si tratta di un razzismo, è stato già dimostrato che non sono razzista, e se si tratta di altra cosa come l’opposizione ad una religione o a una cultura, restando sul piano del dibattito intellettuale, nessuna legge permette di perseguire tutto ciò nella Repubblica laica di Francia.
Ho tuttavia notato (e le persone presenti l’hanno constatato) che la signora Broyelle sembrava attribuirmi i pensieri dei commentatori del mio blog poiché ella ha cominciato con il domandarmi se ero io che moderavo i commenti sul mio blog (ho risposto sì), poi mi legge il commento di un lettore (il primo commento dell’articolo Les Six millions) che era assai critico verso gli ebrei e lo sfruttamento fatto della Shoah. Ho fatto allora notare che non lasciavo passare solo i commenti che andavano nel senso delle mie idee e le ho chiesto se ella ha potuto leggere la risposta che avevo dato a questo lettore, nella quale fornivo giustamente la mia opinione. La signora Broyelle mi ha semplicemente risposto: “No”.
La signora Broyelle mi ha ugualmente chiesto se ero stato proprio io che avevo fatto una “quenelle” sulla pagina “Vous êtes ici”[6] del mio blog (quenelle il cui significato era stato spiegato in lungo e in largo nelle parti del mio dossier, con riferimenti alla dichiarazione del signor Cukierman, antico presidente del CRIF, a sostegno). Sembra dunque che esistano ancora degli universitari per credere alla definizione della quenelle proposta da M Jacubowicz, allora presidente della LICRA[7].
Ho notato anche che il signor Olivier Lecucq, vice-presidente della mia università, insisteva sull’applicazione della legge n°90-615 del 13 luglio 1990 detta legge Gayssot dopo che egli aveva firmato, nel 2006, una petizione di giuristi che si opponevano a questa medesima legge[8], come egli ha d’altronde riconosciuto nell’udienza del 18 marzo 2019.
L’accusa si è dunque finalmente concentrata sul “negazionismo”, ben che io mi fossi già lungamente spiegato oralmente e per iscritto sull’argomento: essendo un fisico e non uno storico, non emetto nessuna affermazione su ciò che è realmente avvenuto nei campi di concentramento nazisti (ne emetto, per contro, sull’11 settembre), ma ricordo che se la storia è una scienza allora essa non si può basare su dei dogmi, ma unicamente sull’utilizzazione libera dei documenti e della ragione. Detto altrimenti, e come numerosi storici l’hanno essi stessi deplorato, la legge, imponendo un dogma alla storia, fa uscire la storia dal discorso razionale per farne un discorso di tipo religioso. Ora, dicono questi stessi storici: “La storia non è una religione. Lo storico non accetta nessun dogma, non rispetta nessuna proibizione, non conosce dei tabù. Può essere fastidioso”[9].
Io ho ricordato di essermi basato sull’eccellente libro di Jean Bricmont La République des censeurs[10], che dimostra perfettamente l’assurdità della nozione stessa di “negazionismo” poiché, presa alla lettera, essa si applica egualmente agli autori più incensati della storia della seconda guerra mondiale. Per esempio Raul Hilberg, storico americano di reputazione mondiale, le cui opere sono largamente diffuse nelle biblioteche (io ho per l’occasione preso in prestito La destruction des Juifs d’Europe alla mediateca intercomunale dell’agglomerato di Pau, e l’ho mostrato all’udienza), che scrive in particolare: “Per distruggere gli ebrei d’Europa, non fu creato né un organismo speciale, né un budget particolare” (p. 113, edizione Gallimard 2006) o ancora “Il processo di distruzione si svolse secondo uno schema definibile – il che non significa che esso abbia corrisposto ad un piano prestabilito” (ivi, p. 100). Lo stesso autore dichiara ancora (Le Monde des livres, 20 ottobre 2006, p. 12): “Non vi fu uno schema direttore prestabilito. Quanto alla questione della decisione, essa è in parte insolubile: non è stato mai ritrovato un ordine firmato dalla mano di Hitler, senza dubbio perché un tale documento non è mai esistito”.
Sembra dunque che mi si taccia di “negazionismo” per saper leggere e citare – come si presume che lo insegni ai miei studenti – dei libri “autorizzati”, e mediante questo dimostrare (dietro a Jean Bricmont) la vacuità di questa nozione. Ora, prima di rispondere ad una domanda, l’universitario che io sono deve innanzitutto domandarsi se la domanda ha un senso. Ma, agli occhi del CNESER, queste pubblicazioni del mio blog costituiscono “una colpa di particolare gravità che getta il discredito sull’università”.
Ho terminato chiedendo se era proibito ad un insegnante-ricercatore di fare della ricerca bibliografica nella sua università, sapendo che si trova nella biblioteca dell’UPPA, per esempio, un esemplare liberamente richiedibile in prestito di Vérité historique ou vérité politique? di Serge Thion, autore qualificato senza ambiguità di “negazionista” da Wikipedia. L’avevo egualmente portato con me per l’occasione, per poterlo mostrare. Non ho avuto alcuna risposta.
Sono dunque pesantemente sanzionato mentre nessuno si preoccupa che si metta liberamente a disposizione degli studenti della mia università un libro di Serge Thion che afferma in quarta di copertina “Gli argomenti di Faurisson sono seri. Bisogna rispondervi” e che comporta, per la metà di questo libro che conta 347 pagine, dei testi di questo autore.
Penso che la nostra epoca faccia risuonare in modo particolare questa frase di Hannah Arendt, tratta da Les Origines du totalitarisme (1951): “Il soggetto ideale della dominazione totalitaria non è né il nazista convinto né il comunista convinto, ma colui per il quale le distinzioni tra fatto e finzione (vale a dire la realtà dell’esperienza) e tra vero e falso (vale a dire le norme del pensiero) non esistono più”.
Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.egaliteetreconciliation.fr/Entretien-avec-Francois-Roby-enseignant-chercheur-a-l-universite-accuse-d-etre-negationniste-54555#nh8
[1] Nota del traduttore: l’acronimo DILCRAH sta per Délégation Interministérielle à la Lutte Contre le Racisme, l’Antisémitisme et la Haine anti-LGBT (Delegazione Interministeriale alla Lotta Contro il Razzismo, l’Antisemitismo e l’Odio contro i LGBT).
[2] http://aitia.fr/erd/lantisemite/
[3] http://aitia.fr/erd/les-etranges-inventions-de-m-kalifat/
[4] https://orientxxi.info/magazine/lobby-usa-3-la-chasse-aux-sorcieres,2761
[5] Comme “La logique glissante des antiracistes de façade”, https://aitia.fr/erd/la-logique-glissante-des-antiracistes-de-facade/
[6] http://aitia.fr/erd/vous-etes-ici/
[7] https://aitia.fr/erd/wp-content/uploads/2015/06/Lettre-Jean-YvesLeDrian.pdf
[8] http://www.lph-asso.fr/index93f9.html?option=com_content&view=article&id=12%3Aappel-des-juristes-contre-les-lois-memorielles-novembre-2006&Itemid=34&lang=fr
[9] http://www.lph-asso.fr/index34d1.html?option=com_content&view=article&id=2&Itemid=13&lang=fr
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