Due mesi fa, una tale Stéphanie Courouble Share, che a quanto pare è una antirevisionista fanatica, ha chiesto – e ottenuto – da Amazon France il ritiro dalla vendita dell’opuscolo di Jürgen Graf L’Holocauste au scanner (L’Olocausto allo scanner) in quanto di quest’opera sarebbe stata disposta a suo tempo (nel 1994) “la proibizione di circolazione, di distribuzione e di messa in vendita su tutto il territorio francese”.
Costei ha parimenti lamentato che sulla predetta Amazon France continuino a essere vendute un centinaio di opere revisioniste.
Traduco a seguire il commento di Bocage-Info a questa presa di posizione:
“Precisiamo ancora una volta che L’Olocausto allo scanner è stato pubblicato per la prima volta in Belgio e non era che una traduzione parziale dell’opera in tedesco «Der Holocaust auf dem Prüfstand» che valse al suo autore una pesante condanna in Svizzera. Charles Pasqua, virtuoso ministro dell’Interno nel 1994 e difensore intransigente dell’ordine pubblico, era ugualmente il capo del Service d’Action Civique (SAC), un covo di assassini professionisti e di trafficanti di droga, secondo la recente testimonianza – largamente mediatizzata – di Gérard Fauré, lo spacciatore dell’alta società di Parigi. In realtà, la versione francese non è più vietata a causa dell’abrogazione dell’articolo 14 della legge del 29 luglio 1881, in seguito ad una sentenza del 4 ottobre 2004. Ci si può dunque procurare l’opera (134 pagine) in modo assolutamente legale presso AKRIBEIA (45/3 route de Vourles, F-69230 St Genis-Laval, France) al prezzo di 10 euro+spese di spedizione: http://www.akribeia.fr ».
Da parte mia, aggiungo che la predetta Courouble Share si presenta come “storica e specialista del negazionismo” ma non brilla certo per precisione. Nella lettera inviata a Amazon scrive infatti che Jürgen Graf sarebbe diventato “negazionista” negli anni ’80 e che si sarebbe dichiarato apertamente tale solo all’inizio degli anni 2.000. In realtà, Graf ha ripetutamente scritto di essere diventato revisionista nel 1991 e non si è mai dichiarato “negazionista” (un neologismo denigratorio utilizzato dai nemici del revisionismo). Domanda: come faceva a dichiararsi revisionista solo all’inizio degli anni 2.000 se “L’Olocausto allo scanner” risale al 1993? E questa sarebbe una “specialista” del “negazionismo”?
Più si conosce il revisionismo e più si tocca con mano la miseria dei suoi nemici.
la solita trozkista…
sempre evviva la piccozza….
Ciao Maurizio D’Angelo,
grazie per aver linkato sul tuo blog la mia libreria Lulu!
Cordiali saluti,
andrea