DOPO UNA LUNGA ATTESA, IL LIBRO SUGLI EINSATZGRUPPEN È FINALMENTE NELLE MIE MANI[1]
Di Carolyn Yeager, 24.12.2018
Ho ricevuto l’altro giorno il libro lungamente atteso Gli Einsatzgruppen nei territori orientali occupati di Carlo Mattogno e sono ansiosa di parlarne. Dopo aver dapprima guardato il sommario, sono andata direttamente ad un paio di pagine in fondo intitolate “Conclusione” e sono rimasta soddisfatta del modo in cui sono state presentate. Le condenserò per voi ancora di più qui:
la missione degli Einsatzgruppen – mentre l’esercito tedesco entrava e occupava il territorio russo sovietico – includeva innanzitutto la raccolta di importanti documenti sovietici. Amministrativamente, costoro ripristinarono la struttura sociale ed economica dopo la devastazione dei sovietici in ritirata, e furono anche incaricati di identificare e controllare gli elementi ostili della popolazione, e cioè i partigiani. La maggior parte degli ebrei rientravano in questa categoria.
Gli Einsatzgruppen non ricevettero mai l’ordine di sterminare gli ebrei, ma l’ebraismo era visto dai nazionalsocialisti come il primo terreno di coltura del bolscevismo, la distruzione del quale era una delle ragioni dell’invasione (insieme alla necessità di prevenire un attacco sovietico pianificato su Berlino).
Oltre il 40% delle uccisioni elencate nei rapporti degli Einsatzgruppen non sono verificabili. Le cifre vennero gonfiate o addirittura inventate perché come “distruttori del bolscevismo” essi erano visti a Berlino come degli eroi.
L’ipotesi dei “furgoni a Gas” è una favola infondata.
Non è mai stato provato che il Reich ideò e attuò l’eliminazione dei cadaveri mediante riesumazione e cremazione. Tali accuse sono una massa di testimonianze assurde e contraddittorie.
Solo una piccola frazione delle fosse comuni e dei corpi riferiti dalla propaganda sovietica sono documentate e possono essere considerate reali. Le fotografie per documentare tali eventi sono insignificanti rispetto a quello che viene asserito.
Le poche operazioni di cremazione attuate dai tedeschi, come iniziative locali, lasciarono ovvie tracce.
C’è un’immensa sproporzione tra le cifre delle esecuzioni proclamate nei rapporti degli Einsatzgruppen e i cadaveri trovati realmente.
I rapporti trasmessi possono essere paragonati ad un fiume fatto di molti piccoli rivoli in cui ogni elemento poteva avere un interesse ad esagerare le sue cifre per mostrare efficienza. Gli ex capi di queste unità parlarono apertamente nei Processi agli Einsatzgruppen di tali esagerazioni, e non può essere escluso che essi avessero già ricevuto cifre esagerate o inventate dai subordinati.
Il lavoro di aver compilato, organizzato e analizzato la vasta quantità di informazioni contenuta in questo libro è impressionante, a dir poco, per il quale Carlo Mattogno e Germar Rudolf meritano la nostra gratitudine e ammirazione. È un grosso volume ben strutturato (716 pagine oltre alle appendici) ma facile da maneggiare, con una copertina di miglior aspetto rispetto a qualcuno dei precedenti Holocaust Handbooks. Mi piace lo sfondo luminoso, quasi bianco con il titolo nero contornato dal bianco. I tocchi di verde nelle immagini di copertina creano un’estetica piacevole. Sì, mi piace molto l’aspetto grafico di questo libro.
Ci sono 74 pagine di foto e mappe utili nell’appendice in fondo, oltre a una vasta bibliografia e ad un indice. Voglio leggere ogni parola quindi ci vorrà un po’ di tempo ma sono sicura che avrò altro da dire quando lo farò.
Comprate la vostra copia qui.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://codoh.com/library/document/6341/?lang=en
Peccato che il prof. Mattogno non scriva più articoli che possano essere utilizzati come fonte immediata di notizie sullo stato dell’arte del Revisionismo olocaustico.
Più in generale, manca in italiano un libro colloquiale e aggiornato stile Butz (la versione del 2003 che ho letto in francese, ad esempio). O forse c’è da chiedersi perchè Butz non sia mai stato tradotto in italiano.
Io direi che prima di criticare Mattogno per quello che non fa, bisognerebbe apprezzarlo per quello che fa (che è davvero insostituibile). Mattogno ha scritto anche molti articoli ma prima di tutto scrive libri, straordinari. E poi bisogna dire che un libro divulgativo sul revisionismo adesso c’è: si tratta di “Historia Magistra Vitae”, la raccolta di articoli di Juergen Graf da me tradotti negli anni scorsi.
http://www.lulu.com/shop/http://www.lulu.com/shop/j%C3%BCrgen-graf/historia-magistra-vitae/paperback/product-23809367.html
Cordiali saluti,
a.c.
Non mi pare aver postato chissà quale critica…
Ho solo rilevato la sua assenza con articoli più recenti. Sono il primo a stimare il prof. Mattogno.
La raccolta di Graf la conosco e la apprezzo. Ribadisco il mio disappunto per una mancata traduzione di Butz.
Cordiali saluti,
A. 81
Vorrei che mi rispondesse il suo parere sul rapporto leucher . Nel filmla verità negata si dice che il quantitativo di ziklon per incidere l uomo e minore di quello necessario per la disinfestazione salve e congratulazioni. Luigi
caro Luigi, non sono un esperto e la materia è complessa. Comunque le posso dire questo: la quantità di Zyklon che sarebbe stata necessaria per gasare esseri umani prendendo per buoni i brevissimi tempi di gasazione riferiti dai testimoni sarebbe stata comunque enorme e avrebbe lasciato consistenti tracce sulla muratura dei locali, quelle tracce che Leuchter non ha trovato (a differenza delle camere a gas di disinfestazione, dove lo Zyklon ha lasciato le caratteristiche macchie bluastre). Comunque, se è interessato ad approfondire l’argomento può leggere il Rapporto Rudolf, che è disponibile su internet.
Anch’io credo che la Soluzione Finale consistesse primariamente nella deportazione, e che il numero delle vittime sia stato esagerato; che, come riconosceva Arno Mayer, le fonti relative alle camere a gas siano “rare and unreliable”, e che nei lager fame e malattie uccidessero più delle esecuzioni; che la situazione dei lager sia ulteriormente peggiorata quando i bombardamenti alleati tagliarono le vie di rifornimento, come riconosceva lo stesso Primo Levi nel suo rapporto su “Minerva Medica” (primo nucleo di “Se questo è un uomo”), parlando di una Germania “premuta da una parte dall’infrenabile avanzata delle valorose truppe russe e dall’altra quotidianamente bombardata dall’eroica aviazione anglo-americana”.
Tuttavia, potrebbe non convincere del tutto la confutazione operata da Mattogno dell’autenticità della lettera di August Becker a Walther Rauff del 16 maggio 1942 (Bundesarchiv R 58/871), documento principe circa i camion a gas. Mentre altri documenti, come il memorandum di Willy Just a Walther Rauff del 5 giugno 1942 (Nazi Mass Murder: A Documentary History of the Use of Poison Gas. New Haven: Yale University Press. 1993. p. 235), non sono da lui neppure esaminati.
Con tutta probabilità, i camion a gas con funzione omicida sono esistiti. Anche se, data la difficoltà tecnica di questo metodo (difficoltà che emerge proprio da quei documenti), è improbabile che esso sia stato usato su vasta scala.
È ciò che conclude anche il semirevisionista Irving analizzando un passo degli “Eichmann papers” (la prima stesura delle memorie di Eichmann, di cui viene impedita la pubblicazione integrale per tante ragioni, ma principalmente, credo, perché discredita completamente le memorie di Rudolf Höss e perché getta una luce inquietante sulla collaborazione fra Nazismo e Sionismo): “This kind of experiment was made on a very limited scale, but it was rapidly abandoned as being a totally inefficient way of killing people” (“The Suppressed Eichmann and Goebbels Papers”, “The Journal of Historical Review”, March-April 1993, n. 2).
Anche io penso che i tedeschi abbiano operato erratiche uccisioni attraverso gas venefico, come a voler trovare un metodo d’esecuzione più subitaneo. Tuttavia questo non autorizza a pensare che avessero in mente uno sterminio su larga scala, il quale comunque non fu mai operato.
Ho letto tempo fa un articoletto del professor Barbero su La Stampa di Torino, in cui accusava i revisionisti di non utilizzare gli archivi.
Anni fa Mattogno non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di replicare a tanta spudoratezza. Purtroppo chi non crede alla Verità Imposta, si trova completamente solo se nessun revisionista replica.
Mattogno è troppo occupato per rispondere a chiunque dica o scriva sciocchezze. Accontentiamoci di quello che fa, che è già tantissimo!
Quella critica è oggettivamente infondata, comunque la si pensi. Basti citare le ricerche di Mattogno e Graf a Mosca (in particolare sull’ufficio delle costruzioni di Auschwitz e sull’assistenza sanitaria ad Auschwitz), la riscoperta dei piani per la costruzione di Auschwitz sempre per merito dei revisionisti, l’attenzione richiamata da Irving sulle decodifiche dei telegrammi relativi all’Operazione Reinhard compiute dagli inglesi (ma anche, ex silentio, sull’assenza di un ordine scritto di Hitler). Queste sono indiscutibili conquiste del revisionismo, che neppure la storiografia ufficiale, se è onesta, può ignorare. (Peraltro, neppure i documenti d’archivio sono qualcosa di assolutamente oggettivo. Essi soggiacciono ad ulteriore interpretazione).