LA DEDIZIONE DI ROBERT FAURISSON ALLA CAUSA REVISIONISTA È RIMASTA INALTERATA FINO AL SUO ULTIMO RESPIRO[1]
Di Alison Chabloz, 23 ottobre 2018
La scomparsa di Robert Faurisson quasi immediatamente dopo la sua conferenza conclusiva rivolta ad un uditorio di revisionisti entusiasti porta alla mente altre figure eminenti che hanno fatto delle uscite altrettanto spettacolari dalla scena di questo mondo. Nel 1673, il commediografo francese Molière crollò mentre interpretava il ruolo principale nella sua commedia Le malade imaginaire. Più recentemente, nel 1984, l’umorista inglese Tommy Cooper rimase colpito da un attacco di cuore mentre era impegnato nel Royal Variety Show a Londra.
Molière era uno scrittore satirico, considerato come un potenziale dissidente, in particolare per delle opere come Le misanthrope, il cui ritratto dell’ipocrisia delle classi dominanti fu preso come un oltraggio e violentemente contestato. Cooper fu uno dei comici più amati d’Inghilterra (ma anche un uomo violento). Sia Molière che Cooper hanno delle statue a loro dedicate. Lo stesso dicasi per eminenti suffragette che, solo un secolo fa, erano considerate le terroriste della loro epoca.
Una statua di Robert Faurisson sarebbe un omaggio appropriato. Prevedibilmente, tuttavia, i nemici della libertà di parola vorrebbero che il revisionismo venga sepolto insieme al professore scomparso. Impossibile. I primi lavori di Paul Rassinier, Maurice Bardèche e Arthur Butz sono stati i semi coltivati da Faurisson con la sua famosa precisione metodica e analitica. Dai suoi scritti sono nate radici vigorose che hanno iniziato a minare la storiografia ufficiale dell’”Olocausto”, in particolare riguardo a Auschwitz. Iniziando con Jean-Claude Pressac, e culminando oggi con i lavori di Germar Rudolf, Carlo Mattogno e Jürgen Graf, la storiografia revisionista ha prodotto un campo rigoglioso di ricerca scientifica traboccante di argomenti inconfutabili.
Grazie a Robert Faurisson, più di un quarto della popolazione oggi in Francia è ora scettico quando si tratta dell’”Olocausto”.
Con il pretesto che i roghi dei libri e l’eliminazione dei diritti civili non devono più avvenire, i governi attuali, a loro volta, applicano leggi sempre più restrittive per … bruciare libri e mettere al bando opinioni dissenzienti. Ma alcuni settori del mainstream iniziano a capire l’inutilità di applicare le leggi sull’”hate speech” al revisionismo (statistiche originariamente pubblicate dall’Anti-Defamation League):
“Vent’anni di discorso regolamentato sull’Olocausto hanno prodotto un risultato perverso. Nei due paesi in cui il negazionismo è liberamente disponibile a chiunque [gli Stati Uniti e la Gran Bretagna] il livello del negazionismo e quello che può essere definito scetticismo sull’Olocausto è cambiato molto poco. Ma nonostante la vigilanza e i poteri di polizia nei paesi con il discorso regolamentato, la percentuale dei negazionisti e degli scettici è aumentata sostanzialmente, dal 5% al 26% in Francia e dall’8% all’11% in Germania”.
Se, come sostenuto dai nemici della libertà di parola, le tesi revisioniste sono davvero una “falsificazione della storia”, allora sicuramente tutto quello che costoro dovrebbero fare è provare che queste tesi sono sbagliate. Ma costoro sono semplicemente incapaci di farlo. Possa la scomparsa di Robert Faurisson annunciare anche la fine di questi mezzi antidemocratici e oppressivi di repressione delle voci dissidenti.
La storiografia ortodossa dell’”Olocausto” è il dead man walking. Lo spirito di Faurisson è vivo e vegeto e continuerà a prosperare, anche in assenza di una statua eretta alla sua memoria.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://alisonchabloz.com/2018/10/23/robert-faurissons-commitment-to-the-revisionist-cause-remained-intact-until-his-final-breath/
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