Abbiamo appreso nei giorni scorsi una pessima notizia giunta dalla Francia: la corte di appello di Parigi ha dato torto al professor Faurisson nella querela per diffamazione da lui intentata contro Le Monde.
È permesso dire che Faurisson è un “mentitore professionale”, un “falsificatore” e un “falsario della storia”: così il giornale sintetizza la vicenda compiacendosi del fatto che la corte d’appello ha confermato, giovedì, 12 aprile, il giudizio di primo grado del 2017. La corte ha ritenuto che, se questi epiteti sono certamente diffamatori, la giornalista del quotidiano Ariane Chemin ha portato la prova “perfetta, completa e corrispondente alle imputazioni diffamatorie nella loro materialità e nella loro portata”. Nell’articolo di Chemin querelato dal professore, costei aveva qualificato di “delirante” la tesi di Faurisson.
La tesi è la seguente:
“Le pretese camere a gas hitleriane e il preteso genocidio degli ebrei formano una sola e unica menzogna storica, che ha permesso una gigantesca truffa politico-finanziaria, di cui i principali beneficiari sono lo Stato d’Israele e il sionismo internazionale” e di cui le principali vittime sono il popolo tedesco, ma non i suoi dirigenti, e il popolo palestinese tutto intero”.
La corte d’appello ha rilevato che Faurisson “non è uno storico ma un professore di lettere, avendo insegnato, secondo le sue parole, la letteratura, il greco e il latino” e ha deciso che i tre testimoni ascoltati dal tribunale – Annette Wieworka, Valérie Igounet e Laurent Joly – hanno dimostrato che Faurisson “non ha affatto adottato per le sue ricerche l’approccio di uno storico, nell’assenza di un confronto con i materiali suscettibili di corroborare le sue conclusioni che sono, per lo storico, i documenti e le testimonianze d’epoca”.
L’avvocato del professore ha fatto sapere che Robert Faurisson intende fare ricorso in cassazione.
Il mio commento è il seguente: il tribunale non doveva giudicare la validità della tesi e delle convinzioni del professore ma doveva solo decidere se quelli portati contro il professore da parte dei suoi nemici erano insulti oppure no. L’articolo di Ariane Chemin era effettivamente pieno di insulti. Un tribunale imparziale non poteva che riconoscerlo, senza necessariamente dare ragione a Faurisson nel merito della sua tesi. Ma il tribunale non ha voluto riconoscere nemmeno quest’ovvietà e ha preferito scegliere la strada più facile: quella di negare la presunzione di buona fede del professore, prendendo per oro colato le calunnie contro di lui.
Il mondo non è mai stato così marcio come oggi.
A questo punto penso che la cosa migliore per chi voglia farsi un’opinione di questo caso sia quella di confrontare il giudizio del tribunale (secondo cui Faurisson non si è confrontato con i documenti e le testimonianze d’epoca) con il punto di vista del professore, quale si è espresso nei libri che ha scritto, e che si possono consultare nei seguenti link:
Réponse à Jean-Claude Pressac
http://aaargh.vho.org/fran/livres3/RFRJCP.pdf
ÉCRITS RÉVISIONNISTES
http://aaargh.vho.org/fran/livres/ECRITS1.pdf
http://aaargh.vho.org/fran/livres/ECRITS2.pdf
http://aaargh.vho.org/fran/livres/ECRITS3.pdf
http://aaargh.vho.org/fran/livres/ECRITS4.pdf
Le Révisionnisme de Pie XII
http://aaargh.vho.org/fran/livres6/RFrevpie12.pdf
Introduzione a Écrits révisionnistes (in italiano)
http://aaargh.vho.org/fran/livres7/RFintroit.pdf
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