Michael Hoffman: Hitler lo fece assassinare

HITLER LO FECE ASSASSINARE[1]

GREGOR STRASSER, IL VISIONARIO TEDESCO CHE AVREBBE POTUTO GUIDARE LA SUA NAZIONE AD UNA NUOVA NASCITA DI LIBERTÀ

Di Michael Hoffman

Tutti i contenuti Copyright Michael Hoffman. Tutti i diritti riservati. Tratto da Revisionist History newsletter.

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“Di questi (leader nazisti) il più dinamico e capace era Gregor Strasser, a suo tempo farmacista, che era salito d’importanza durante la carcerazione di Hitler. Strasser era un superbo organizzatore. Questo talento lo mise in una eccellente posizione quando intraprese il compito di costituire avamposti nazisti in varie parti della Germania del nord. Lavorò in maniera infaticabile per fornire il movimento di un apparato amministrativo adeguato … Prima di cadere in disgrazia nel dicembre 1932, esercitò un’influenza seconda solo a quella del Führer … Strasser aveva un genuino entusiasmo rivoluzionario. Prese seriamente le parti pseudo-socialiste del programma nazista. Aveva rinunciato alla sua … farmacia e si era unito al movimento perché aveva idealizzato il Nazional-Socialismo come il campione dei piccoli uomini tedeschi, le vittime perenni dello sfruttamento economico. Esso simboleggiava per lui la lotta di tutti gli esseri umani svantaggiati per migliori condizioni sociali. Il vangelo nazista, secondo lui, batteva esattamente la nota giusta. Egli considerava il socialismo ortodosso … e il bolscevismo odiosi”. William Halperin[2].

All’interno degli anti-sionisti di destra e presso alcuni revisionisti dell’”Olocausto” c’è una crociata sotterranea per riabilitare Adolf Hitler e dipingerlo come un leader fondamentalmente benigno – anche se spietato – che combatteva i banchieri e cercava la pace. I suoi atti dimostrano tuttavia che Hitler non fu affatto orientato verso la pace. Il suo servizio nella prima guerra mondiale dimostra questa dura verità. Egli credeva nel militarismo e nella guerra come strumenti del destino e della grandezza tedeschi. Questi fatti sono presentati nel numero 75 di questa newsletter, “Corporal Hitler in the First World War” [Il caporale Hitler nella prima guerra mondiale]. Nel numero 65 (“Modern German and Islamic Resistance to Usury”) abbiamo presentato le prove che una delle ragioni per cui Hitler fece uccidere Strasser nel 1934 nella “Notte dei Lunghi Coltelli”, insieme a molti dei commilitoni di Hitler che lo avevano aiutato a ottenere il potere nazionale, era di sbarazzarsi dei sinceri attivisti contro l’usura bancaria che non avrebbero fatto un accordo con le banche e le compagnie tedesche, come Hitler aveva fatto.

Consideriamo i fatti della vita e della morte di Gregor Strasser e, insieme a lui, di altri amici di Hitler che vennero uccisi. Questo è un argomento che gli entusiasti di Hitler evitano attentamente. Essi cercano di spiegarlo basandosi sulle abominevoli menzogne di Josef Goebbels secondo cui Strasser era un “traditore” che minacciava la rivoluzione di Hitler. Nel 1934 Gregor Strasser non era una minaccia, e nel caso di molte delle altre vittime tedesche di Hitler, all’epoca della loro morte erano dei rivoluzionari che cercavano di mantenere la promessa del Nazionalsocialismo di distruggere il potere del denaro in Germania, un potere di cui Hitler riteneva di avere bisogno per lanciare la sua guerra imminente nell’Est.

Ci addentreremo nella moralità e nel carattere di Hitler studiando l’omicidio a sangue freddo dei suoi amici, molti dei quali avevano reso possibile la sua ascesa al potere in Germania. Se sappiamo che i sionisti e i comunisti usano spesso il termine “gangster” per descrivere Hitler, questo fatto da solo non ci dovrebbe scoraggiare, se i fatti indicano che nel suo tradimento omicida dei suoi confratelli rivoluzionari, egli si comportò come un gangster, come un altro Stalin, nella “liquidazione” degli idealisti nazisti che avevano desiderato ardentemente di mantenere le promesse al popolo tedesco e di realizzare il sogno che il loro partito dei Lavoratori Tedeschi (Nationalsozialistische Deutsche Arbeitpartei o NSDAP) aveva fatto balenare. Hitler uccise questi uomini in modo da potersi unire con gli elementi reazionari e aristocratici delle banche, dell’esercito e degli industriali, gli stessi falsi “amici” che cercarono di assassinare il Führer nel 1944, come lui aveva assassinato Strasser e gli altri.

Il fatto che questi orribili delitti vennero perpetrati non interessa affatto gli entusiasti di Hitler. In una società basata sul diritto, Hitler sarebbe stato giustamente incriminato, condannato e giustiziato per questi omicidi, che recarono sul suo regime il sigillo dello spargimento di sangue dal 1934 in poi. L’atteggiamento di alcuni revisionisti e dei destrorsi è: “Non mi disturbate con i fatti”. Non è questo atteggiamento da struzzo che disprezziamo quando lo troviamo presso i sionisti e i comunisti? Per mezzo di quale ipocrita parametro lo adottiamo nel nostro campo? Coloro che ammirano Hitler ammirano la dittatura senza legge. Si è fatto un gran parlare dei crudeli “processi show” di Stalin contro i suoi vecchi compagni in Russia negli anni ’30, ma Hitler non concesse neppure un processo a una sola delle sue vittime tedesche della Notte dei Lunghi Coltelli. A molti venne solo detto da un automa in uniforme prima di essere colpiti: “Siete stato condannato a morte dal Führer! Heil Hitler!”. Quando i gangster liberali si comportano come fece Hitler, come Bill e Hillary Clinton, ci rivoltiamo e protestiamo per i loro crimini come “Violazioni della Costituzione e dello stato di diritto!”, e come “Messaggeri della dittatura e dei campi di concentramento in America!”. Ma quando qualche anti-sionista di destra e qualche revisionista apprende il modo in cui Hitler fece massacrare Strasser e altri tedeschi innocenti, per loro non fa differenza. Alzano le spalle e raggiungono i branchi di tacchini di coloro che cercano di riabilitare Hitler e il modello di leadership da lui incarnato.

Gregor Strasser nacque il 31 maggio 1892 in Baviera, da Peter Strasser, uno scrittore che fu consigliere di cancelleria presso la casa reale bavarese di Wittelsbach, e da sua moglie Pauline Strobel, il cui padre fu direttore del museo della “Casa Tedesca” a Dinkelsbühl (Franconia). Gregor fu il figlio maggiore in una famiglia cattolica devota di quattro figli e una figlia. Suo fratello Paul combatté nella prima guerra mondiale e divenne in seguito sacerdote nell’Ordine benedettino (“Padre Bernhard”). Egli scrisse il libro Gregor und Otto Strasser (Munich, 1965). Otto, il terzo figlio, servì come ufficiale nella prima guerra mondiale e ricevette la Croce di Ferro per il coraggio. Egli ottenne un dottorato in legge e in economia nel 1921. Ebbe una carriera politica in Germania e poi diventò un esule famoso. Il fratello più giovane, Anton, morì combattendo nei ranghi della Wermacht a Stalingrado.

Con lo pseudonimo di Paul Wegr (per riguardo alla sua posizione lavorativa), il padre di Gregor, Peter, scrisse un pamphlet intitolato Das Neue Wesen (“La Nuova Via”), un progetto di una riforma economica in Germania basato sul principio cattolico della giustizia per i lavoratori, che padre Bernhard descrive come “il cuore delle aspirazioni culturali e politiche che Gregor e Otto avrebbero rappresentato e sostenuto in futuro”.

Desideroso di diventare medico ma non avendo i soldi per la facoltà di medicina, Gregor completò una laurea in chimica e poi proseguì gli studi all’Università di Monaco. Quando scoppiò la prima guerra mondiale Strasser, come Hitler, si arruolò da volontario nella fanteria e per quattro anni prestò servizio principalmente sulle linee del fronte, combattendo nelle battaglie di Vimy, Lens, Verdun, Lys e la Somma. Ascese da caporale a tenente e subì serie ferite in combattimento che lo fecero soffrire per il resto della vita. Nell’agosto 1918 venne premiato con la Croce di Ferro di Prima Classe; era molto stimato sia dai commilitoni che dai comandanti per il suo coraggio e per la sua devozione al dovere. Il suo comandante di battaglione, il Capitano Fürholzer, lo descrisse così:

“… si distingueva specialmente per il suo slancio, l’energia, la fedeltà al dovere, e per la capacità. Assolveva ogni aspetto delle responsabilità di un tenente in modo straordinario … Posso solo esprimere per lui il mio elogio più alto per la speciale abilità con cui assolveva i compiti più difficili, gravosi e pericolosi. Non c’era per lui compito troppo difficoltoso o troppo pericoloso da intraprendere su base volontaria. Per i suoi subordinati era un capo giusto, gentile ma anche risoluto[3].   

Come molti esponenti della sua generazione su entrambi i lati della guerra fratricida, Gregor espresse una fiera avversione nei confronti dell’Establishment, e nel suo caso particolare, nei confronti del Reich monarchico del Kaiser e degli Hohenzollern: “Nel fiero respiro della guerra noi giovani capimmo spaventosamente quanto vuoti fossero i concetti di questo sistema … Noi giovani tedeschi della Grande Guerra non avevamo nulla in comune con il mondo marcio del vecchio sistema …”[4].

Come gli antichi greci e romani, Strasser credeva negli ideali etici e morali del soldato: lo spirito di sacrificio e di fraternità che mina quello che lui considerava il primo nemico della Germania, lo spirito materialista della società. Egli pose il benessere fisico e spirituale dei veterani tedeschi della prima guerra mondiale tra le più alte priorità. Purtroppo, non fu immune dalla vena antiparlamentare allora prevalente presso i tedeschi inorriditi dalla Repubblica Sovietica, che era stata brevemente eretta a Monaco nell’aprile 1919 e che venne distrutta poco dopo dai combattenti Freikorps di Ritter von Epp.

Nel 1920, Gregor sposò Else Vollmuth, una bionda alta e magra. Essi furono i genitori di due gemelli, Günter e Helmut (entrambi, come il fratello di Gregor, Anton, verranno arruolati [Hitler reintrodusse la chiamata nel 1935] e uccisi in combattimento nella seconda guerra mondiale). Dal 1921 Gregor avviò con successo una farmacia e raccolse denaro per la sua casa editrice con sede a Berlino, la Kampfverlag. Aveva allora 29 anni.

Sebbene sia argomento di controversia, una stima prudente della data in cui Gregor si unì al NSDAP (il partito nazista) dovrebbe essere l’autunno del 1922. Sappiamo che dal 14 novembre 1922 Gregor fu vicepresidente della circoscrizione di Landshut del NSDAP. Strasser si unì anche ai combattenti di strada delle SA, altrimenti conosciute come Sturmableitung (Squadre d’assalto) a Landshut nello stesso periodo. Nel marzo 1923 egli fu il leader del reggimento delle SA nella Bassa Baviera, che contava circa 900 aderenti. Nella primavera del 1924 venne eletto nelle elezioni regionali della Baviera ed ebbe la distinzione di essere il primo membro del partito nazista ad intervenire in un parlamento. Quando diciamo “nazista” dobbiamo ricordare che in quei primi anni la fissazione per gli “ebrei” e le polemiche su quella falsariga erano in gran parte strattagemmi retorici. Strasser ricorse a tale linguaggio come la maggior parte dei membri del NSDAP ma il suo orientamento era prevalentemente anticapitalista e anti-usura e non distingueva tra speculatori e parassiti gentili e giudaici. Ecco un estratto del suo discorso al parlamento regionale bavarese del 9 luglio 1924:

“L’intera storia degli ultimi cento anni mostra che questa cosiddetta democrazia non è stata altro che una maschera che nascondeva la dominazione delle grandi imprese … nessuna azione dello stato può essere oggi intrapresa senza l’approvazione delle grandi banche e dei capi della finanza … La prospettiva materialistica dell’intera epoca viene sistematicamente rafforzata e tutte le generazioni vengono influenzate dall’attuale assurdità che gli interessi economici hanno la precedenza sulle idee dell’onore e della patria”[5].

Va notato che Strasser riconobbe sempre i diritti della proprietà privata e degli affari degli agricoltori e delle famiglie e che detestava l’ideologia “livellatrice” del marxismo.

Kurt Ludecke, il futuro inviato di Hitler presso Mussolini e Henry Ford descrissero Strasser in questa fase della sua carriera come una persona di “… toccante semplicità e modestia … una strana vista, questo grande uomo con i suoi calzoni fatti in casa, calzini di lana nera e scarpe pesanti con un cappello tirolese … egli mi impressionò con la sua forza calma, il suo umorismo arguto, la salute robusta, che suggerivano nello stesso tempo qualcosa di maestoso e di potente”[6].

Strasser fece rapidamente carriera, venendo eletto nel Reichstag, il parlamento nazionale tedesco, in rappresentanza dei costituenti della Vestfalia del Nord, alla fine del 1924. Egli prestò servizio come deputato del NSDAP per i successivi dieci anni. Le sue capacità organizzative erano generalmente riconosciute come straordinarie e mentre Hitler era in prigione nel 1924 nella prigione di Landsberg 40 miglia ad ovest di Monaco, Strasser ricostruì il partito nella Germania del Nord. Poiché i suoi doveri e le sue incombenze crescevano assunse un assistente personale. Egli scelse il giovane Heinrich Himmler. Egli fu anche uno dei primi sponsor di Goebbels all’interno del partito.

Con il rilascio di Hitler da Landsberg nel dicembre 1924, il brillante lavoro di Strasser nel nord protestante non poteva essere ignorato dal Führer o dalla Repubblica di Weimar, che cercò di attirarlo dal NSDAP offrendogli una carica ministeriale nel governo bavarese regionale. Hitler, che cercava di ricostruire la sua influenza a Monaco e a Berlino, aveva bisogno che Strasser continuasse a ingrandire il partito nel nord. Strasser fu d’accordo e fece capire a Hitler che avrebbe cooperato con lui come collega (mitarbeiter) e non come seguace (gefolgsmann). Hitler acconsentì e Strasser venne a prestare servizio come il leader nazista di grado più elevato in Prussia e negli altri stati della Germania del nord. Per concentrarsi sul nord, Strasser delegò i suoi doveri come Gauleiter della Bassa Baviera all’uomo che era adesso suo vice: Himmler.

La visione spirituale di Strasser

Come suo uomo nel nord, la visione di Strasser del nazionalsocialismo iniziò ad emergere libera dall’enfasi di Hitler sull’espansione all’est (Lebensraum) e sull’animus razziale anti-russo. Strasser disse ai prussiani che “Il socialismo non significa il dominio delle masse, il livellamento dei risultati e delle ricompense, ma il socialismo è piuttosto l’idea profondamente prussiana e tedesca del ‘servizio a tutti’”[7].

La scelta della parola socialismo per descrivere la sua Weltanschauung è infelice perché assume la connotazione negativa della dittatura. Quello che Strasser professava davvero era simile al cattolicesimo medioevale dell’Inghilterra sotto i sassoni tedeschi come esemplificato dal regno di Edoardo il Confessore.

Nel suo scritto del 20 luglio 1925, Strasser espresse la convinzione che il capitalismo predatorio era fondamentalmente anti-umano. Il costo di rimpiazzare la ricchezza e la prosperità della nazione generate dalla forza lavoro con il potere del denaro rappresentava una degenerazione spirituale; quello che lui descrive come “… la valutazione immorale delle persone con il metro del possesso e del denaro invece del metro delle virtù e dei traguardi interiori …”. Egli era anche preoccupato dalla possibilità di un tradimento in favore dell’Occidente capitalistico, usando la paura della Russia e del popolo giudaico per gettare i tedeschi nelle braccia dell’Inghilterra massonica e della Lega delle Nazioni. Per lui, il capitalismo finanziario inglese e americano rappresentavano una minaccia come il comunismo sovietico. Egli propose una Lega dei Popoli Oppressi (Bund der unterdrückten Volker) che avrebbe incluso il popolo russo ma non il suo governo. Strasser stava offrendo amicizia al popolo russo ed esprimeva un fondamentale rispetto per la sua immensa capacità spirituale e per la sua innata repulsione verso gli speculatori e il mammonismo. Strasser non avrebbe mai sognato di invadere la Russia in base alla logica del primo colpo. Hitler il giocatore d’azzardo puntò tutto il benessere del popolo tedesco sulla sua invasione del 1941 che, più di ogni altro singolo fattore, condusse alla catastrofe della Germania; una sconfitta così catastrofica e apocalittica le cui proporzioni sono quasi inimmaginabili. Esse continuano a riverberarsi oggi nei termini della psiche schiacciata della popolazione tedesca del 2015 che odia sé stessa.

Gottfried Feder e Strasser

Per comprendere Strasser è necessario capire la Weltanschauung di altri riformatori tedeschi della sua generazione. Gottfried Feder, ingegnere civile, fu ad un certo punto il principale teorico economico di Hitler. Egli fu il primo attivista della Germania contro il “mammonismo” (Matteo 6: 24). Feder fu l’autore di un’opera il cui titolo dice tutto: Manifesto per rompere la schiavitù dell’interesse. “Gregor si rifece largamente all’opera di Feder … Quando Strasser condannava il capitalismo moderno lo faceva pensando ai pericoli del ‘mammonismo’ …”[8].

Hitler usò Feder in modo magistrale. Nel maggio 1932, quando cercava di ottenere il controllo completo della Germania, Hitler commissionò a Feder la redazione del programma ufficiale del partito nazista, che chiedeva la pena di morte per gli usurai “qualunque fosse il loro credo o la loro razza”. La reputazione di Feder quale leader incorruttibile e nemico implacabile dell’usura bancaria conferì a Hitler la stessa reputazione, sebbene immeritata. Gli accoliti di Hitler hanno prolungato questa reputazione surrogata fino ad oggi: “Il Führer combatteva le banche”.

È vero che Hitler permise che l’ammiratissimo Feder esercitasse un ruolo cardinale nell’elaborare la politica economica del partito nazista prima del 1934. Tuttavia, Hitler tradì la politica di Feder contro l’usura quando prese i pieni poteri nell’agosto 1934. Con un cinismo a due facce, Feder e la sua politica vennero presto messi da parte da Hitler. Egli morì prematuramente in un’oscurità imposta dal Führer. Hitler temeva che senza i banchieri usurai tedeschi e il loro denaro non sarebbe riuscito a oliare la sua macchina da guerra. Gli usurai ariano-germanici volevano che Feder uscisse di scena e Hitler acconsentì, sapendo che Feder gli aveva dato un’aura di riformatore economico che sarebbe continuata a circolare anche dopo che Feder e le sue idee fossero state tranquillamente messe al bando. Il Führer fece diventare uno show il combattimento contro le banche, fino a quando divenne Cancelliere e Presidente del Reich, dopo di che regolò i conti con i nemici dell’usura dentro i suoi ranghi e poi procedette ad avere il suo regime appoggiato dall’usura dei banchieri ariani (evidentemente la loro usura era più nobile di quella degli “ebrei”). Di questo tradimento i neo-nazisti e revisionisti che riabilitano Hitler sono per la maggior parte ignari. Qualcuno dovrebbe rivedere i revisionisti. Ogni biografia di Hitler e ogni storia del partito nazista che vuole servire la verità è obbligata a esaminare Hitler e il NSDAP prima e dopo il 1933-34. Costoro scopriranno che il partito rivoluzionario della classe lavoratrice che esisteva prima di quegli anni fu tradito dopo che Hitler conquistò il potere dell’uomo solo al comando in Germania. Lo status quo dell’usura bancaria, guidato da Hjalmar Schacht, il capo della Reichsbank, venne messo in sicurezza, con la differenza che Hitler dava ordini all’oligarchia, piuttosto che il contrario. È un esercizio di culto della personalità fingere che la politica del politico Hitler, che prima del 1934 usò Feder e Strasser per ricevere un alone di riformatore e rivoluzionario, fosse la stessa politica del dittatore Hitler dal 1934 in avanti.

Hitler, Strasser e il cristianesimo

I revisionisti parlano di “imbroglio dei Sei Milioni”. Costoro dovrebbero indagare la frode che Hitler, il politico ambivalente, montò nei confronti della questione del denaro e delle banche. Questa truffa fu simile all’atteggiamento artefatto di Hitler nei confronti della religione. Prima di prendere il potere, Hitler proiettò un’immagine di amicizia verso il cristianesimo. Nel 1920, il programma del partito nazista sosteneva il “cristianesimo positivo”. Nel 1925, Hitler respinse le polemiche anticattoliche di Ludendorff. Nel 1930, egli rifiutò di approvare il libro di Alfred Rosenberg Il mito del ventesimo secolo a causa della sua ostilità verso la religione cristiana; e nel luglio 1933 Hitler non ostacolò il Concordato tra la Chiesa cattolica e il governo della Germania ratificato dal presidente Paul von Hindenburg. Questi atti sono quelli che vengono citati dagli apologeti di Hitler. I suoi atti anticristiani successivi al 1933 vengono omessi. Per esempio, le rotture naziste del Concordato iniziano a partire dall’autunno del 1933 e si intensificano, costringendo il Papa Pio XI nel 1937 a diramare la sua enciclica Mit brennender Sorge (“Con bruciante preoccupazione”), che venne letta nelle chiese tedesche la domenica delle Palme e che portò ad un’intensificazione della persecuzione nazista contro la Chiesa. La polizia di sicurezza della Gestapo irruppe negli uffici di tutte le diocesi tedesche e sequestrò tutte le copie disponibili del documento papale. Tutte le case editrici che lo avevano stampato vennero chiuse. Dodici tipografie che lo avevano pubblicato vennero sequestrate, e centinaia di cattolici connessi con la sua distribuzione vennero mandati in prigione e nei campi di concentramento. Ai giornali tedeschi laici venne proibito di menzionare l’enciclica. Alcune scuole cattoliche vennero chiuse e l’istruzione religiosa della gioventù tedesca venne duramente ostacolata[9]. Sarebbero state prese misure più draconiane se le nazioni cattoliche della Spagna e dell’Austria non avessero resistito con modalità che sarebbero state troppo dannose per il regime di Hitler. Inoltre, dopo il 1939, centinaia di migliaia di cattolici prestarono servizio nelle forze armate tedesche. Il dr. Goebbels fece una minacciosa promessa che i nazisti avrebbero “regolato i conti” con la Chiesa dopo che la Germania avesse vinto la guerra.

Strasser fu un cattolico anti-papista, una posizione che sarebbe stata considerata eretica dopo il Concilio Vaticano I e prima del Concilio Vaticano II. Egli non era contro il papa di per sé. Egli era però diffidente riguardo agli accordi segreti escogitati da quelli che lui definiva “Il Papato e l’Internazionale dell’Oro”. La posizione di Strasser venne condivisa, dopo le macerie post-conciliari, da preminenti cattolici degli anni 1980, come il defunto Neil McCaffrey Jr., fondatore del conservatore Book Club. McCaffrey scrisse: “Le Scritture parlano senza mezzi termini della debolezza degli Apostoli e specialmente di Pietro; che in ogni caso erano risapute dai primi cristiani, la cui fede sopravvisse a tale conoscenza. La storia cattolica, dall’età dei Padri in poi ci fornisce il modello. Fu solo nel diciannovesimo secolo che alcuni cattolici trovarono necessario affinare la linea di condotta dello Spirito Santo. Al papato viene attribuito il primato sin dagli anni più antichi, ma ci sono poche prove della papolatria fino a quando non la troviamo nel secolo scorso.

“I papolatri dei nostri giorni sarebbero stati considerati con sbalordimento dai Padri, da Dante, da Santa Caterina, da Bellarmino, da Suarez, da chiunque possiamo nominare. Possiamo vedere la papolatria in prospettiva quando la confrontiamo con i suoi simili; e possiamo fare questo con una visita volante a Mosca o a Pechino”.

Uno sguardo onesto alla Germania di Weimar

Il dr. Heinrich Brüning (a volte scritto Brüening), un soldato decorato della prima guerra mondiale (Croce di Ferro di Prima Classe), fu il capo del Partito di Centro Tedesco, dominato dai cattolici, e cancelliere della Germania di Weimar durante la grande crisi degli anni 1930-1932, quando i debiti imposti alla nazione e l’inflazione della moneta – tutte eredità del Trattato di Versailles – quasi la schiacciarono. Egli istituì un piano di austerità che lo fece detestare. Non era una pedina di Roma, sebbene potesse essere definito un “dittatore” poiché aveva temporaneamente sospeso il Reichstag sotto l’emergenza dell’articolo 48 della Costituzione di Weimar. Fece questo per aggirare l’incessante e demagogica agitazione tra i deputati comunisti e nazisti che aveva paralizzato la legislatura nazionale. Brüning voleva il ripristino del Reichstag non appena fossero state tenute nuove elezioni nazionali.

La questione delle riparazioni di guerra della Germania fu sfruttata senza scrupoli dagli egoisti partiti politici estremisti sia di destra che di sinistra. Ognuno si presentava come la sola soluzione per terminare gli esorbitanti pagamenti di riparazione della prima guerra mondiale. In mezzo a questo chiasso, Brüning, l’ultimo cancelliere prima di Hitler, faticava tranquillamente dietro la scena per placare le politiche vendicatrici degli Alleati verso la nazione sconfitta. Alla Conferenza di Losanna in Svizzera nel 1932 il Cancelliere Brüning negoziò con successo la sospensione dei gravosi pagamenti di riparazione della prima guerra mondiale imposti dal Trattato di Versailles. Tutto ciò avvantaggiò Hitler, poiché quando entrò in vigore la sospensione, Brüning era uscito di scena. Sotto di lui, la repubblica tedesca si era trovata indirizzata in un percorso lento e certamente doloroso di ricostruzione pacifica. I ricercatori sinceri interessati a studiare una storia alternativa della Repubblica di Weimar farebbero bene a consultare il libro del professore dell’Università di Chicago S. William Halperin, Germany Tried Democracy. È una rivelazione.

Non è l’impronta della Criptocrazia che vediamo nel monotono marchiare la Repubblica di Weimar come fatalmente destinata all’estinzione attraverso la degenerazione, il caos, il crollo imminente e la rivoluzione comunista? In realtà, sotto Brüning, la Germania stava compiendo un lento e doloroso recupero. Il genio e l’etica del lavoro del popolo tedesco, se lasciato in pace, avrebbero infine compiuto il “miracoloso recupero” attribuito a Hitler e ai nazisti, senza entrare in un’altra guerra. Quale sarebbe stato l’incalcolabile beneficio per il popolo tedesco se le sue città non fossero state incenerite, se ai suoi milioni di uomini fosse stata risparmiata la morte, e se la sua psiche collettiva non fosse stata deformata da quella colonizzazione mentale fomentatrice di colpa rappresentata dall’”Olocausto”? L’ipotesi che la caduta della Germania nel comunismo sarebbe stata inevitabile se Hitler non fosse giunto al potere ignora fatti importanti, come quello che la Germania era una nazione largamente conservatrice, con una grande maggioranza di cattolici e luterani altamente istruiti e pieni di risorse, che ammontavano a decine di milioni. La tesi che la Germania sarebbe stata inglobata come un satellite sovietico senza Hitler al timone, non è sostenuta dai fatti. La resistenza sarebbe stata massiccia. Stalin avrebbe rischiato la caduta del suo impero russo, e a differenza di Hitler, Stalin non era un giocatore d’azzardo.

È doloroso osservare che tutto ciò che è necessario per abbindolare alcune persone nell’ammirazione della politica del Führer verso il cristianesimo o il suo programma economico dalla metà del 1934 in poi, è per i suoi sostenitori ripetere a pappagallo lo slogan, “Hitler era a favore dei cristiani!”, o “Hitler combatteva le banche!”. Quando questi incantamenti magici vengono ripetuti abbastanza spesso, ne scaturisce una mentalità magica. Quanto deplorevole è il fatto che in un certo tipo di essere umano questi prodotti dell’immaginazione diventino dei miti inestirpabili, a prescindere dai dati contrari tratti dagli archivi che li contraddicono. Questa adesione alle falsità basata sugli slogan ci indebolisce e ci fuorvia.

Un’analoga impronta di mente ristretta si è attaccata alla rivoluzione puritana che rovesciò il Re usuraio d’Inghilterra, Carlo I, la cui moglie era un’agente virtuale dei banchieri giudaici di Amsterdam, come abbiamo scritto nel nostro saggio “Right Wing Myths with an Endless Shelf Life” (Revisionisti History newsletter n°74).

Recentemente abbiamo ricevuto nella posta una pubblicazione scritta da presunti crociati contro la Federal Reserve Bank e l’imposta sul reddito. Essa afferma: “Quando i capi della Banca privata di Amsterdam nel 1622 non riescono a persuadere il governo olandese con l’idea della tassa sul reddito, decidono di procurarsi un proprio governo e un proprio paese e quindi ingaggiano Oliver Cromwell per finanziare e fomentare la Rivoluzione Inglese, orchestrare l’esecuzione di Re Carlo I e installare il proprio fantoccio, il principe olandese William III di Orange, sul trono inglese”.

Cromwell era morto da decenni quando William ascese al trono dopo il regno di Giacomo II, che fu sia il figlio di Re Carlo I, che l’agente inglese del re francese. Giacomo fuggì in Francia. Dopo di che le forze di William invasero l’Inghilterra e lo misero sul trono. Carlo I, la presunta vittima virtuosa della favoletta, aveva permesso l’usura e aveva governato l’Inghilterra come un dittatore assoluto per anni, dopo aver soppresso il parlamento inglese. Quella di Cromwell è un’altra inestirpabile favola di destra apparentemente immune dalle informazioni che contraddicono un’amata menzogna.

Spengler e Strasser

Dopo Feder, un’altra significativa influenza su Strasser fu quella di Oswald Spengler, il filosofo tedesco che rifiutò di salire sul carrozzone nazista, come avrebbe potuto fare se avesse collaborato con la direzione che Hitler aveva scelto. I suoi scritti vennero messi al bando dai nazisti. Egli fece la seguente rivelazione profetica riguardante le schiere inferiori dei gentili: “…quanta invidia delle capacità di un altro popolo di fronte alla mancanza delle proprie si trova nascosta nell’antisemitismo…quando qualcuno distruggerebbe l’economia e la cultura piuttosto che vedervi dentro gli ebrei, costui è un ideologo, vale a dire un pericolo per la nazione…in dieci anni, il Reich tedesco probabilmente non esisterà più”.

Spengler si era allontanato dalla religione cristiana a causa della doppiezza che aveva sperimentato. “Nondimeno il linguaggio e le idee… che (egli) diffondeva avevano molte affinità con le invettive contro Weimar che arrivavano costantemente dalle chiese, protestante e cattolica, allo stesso modo (come Spengler) il disgusto delle chiese per Weimar rifletteva il loro crescente disagio verso il mondo moderno…Dal punto di vista delle chiese, i tedeschi avevano rinunciato ad una profonda connessione con Dio e la natura; al contrario, la società moderna in cui vivevano era meccanicista, razionalista e egoista”[10].

Strasser e Spengler avevano i loro difetti. Entrambi erano in errore sulla glorificazione della guerra come mezzo per definire lo stato e assicurare il destino del Volk [popolo]. Sebbene sia un’eresia dire così, guardando alla Germania ridotta in rovine dell’autunno 1945, le sue donne colpite dagli stupri di gruppo e il suo popolo quasi morto di fame in massa, le sue antiche città ridotte in cenere, il suo territorio prussiano sequestrato e i milioni dei suoi giovani migliori morti, non sarebbe stato un “compromesso così disonorevole” per i partiti razziale-nazionale e nazional socialista della presunta rinascita aver partecipato alla legislatura di Weimar, non come il mezzo per imporre una dittatura, ma come un passo verso una nuova direzione lontana dall’adorazione dello stato monarchico o guidato da un solo partito, che fu una persistente e negativa eredità di Martin Lutero, dopo che egli aveva ripudiato la rivolta dei contadini raccomandando al popolo tedesco un’alleanza quasi assoluta con i principi luterani.

Per Spengler e Strasser era inconcepibile che una nuova Sparta tedesca non dovesse sorgere, fino a quando combatteva contro il Potere del Denaro per l’anima della nazione. La debolezza di questo argomento venne espressa in modo tranciante dal pluridecorato ufficiale della Marina americana, il generale Smedley Butler, che scrisse nel suo opuscolo War is a Racket che il Potere del Denaro è quasi sempre investito nelle speculazioni sulla guerra, e che andare in guerra è esso stesso un mezzo per ingrandire il settore finanziario, una verità confermata dal Presidente Eisenhower nel suo discorso di addio in cui ammoniva sull’influenza del complesso militare-industriale. Fu a questo complesso che Hitler si piegò sacrificando prima Strasser e poi Feder sull’altare della brama di ricchezza e di potere dei settori finanziario e industriale, che Hitler sfruttò per la sua guerra con la “Russia ebraico-bolscevica”. La principale base del potere di Stalin, d’altro canto, non era un’elite facoltosa. Stalin conquistò e mantenne il potere negli anni ’20 e negli anni ’30 con il sostegno del suo bastione, i servizi segreti sovietici, la Ceka e la OGPU e i loro direttori, il satanico Felix Dzerhinsky e l’ugualmente diabolico Vyacheslav Menzhinsky.

Non intraprenderemo qui e ora una storia alternativa della crociata russa di Hitler, perché è un argomento che intendiamo affrontare in un numero futuro. Esso merita un’ampia esposizione in cui pubblicheremo scoperte che speriamo possano dissipare molti preconcetti che i revisionisti nutrono sulla invasione nazista dell’Unione Sovietica. Per ora, permetteteci di notare che Gregor Strasser sarebbe stato il meno probabile di tutti i leader nazisti di alto rango ad azzardare un’avventura militare napoleonica in Russia. Hitler puntò l’esistenza stessa del popolo tedesco sulla rapida sconfitta dell’Unione Sovietica, sapendo che questo avrebbe significato una catastrofe per la Germania se le sue armate avessero fallito. Se abbiamo ragione in questa asserzione, tutto ciò fa di Hitler uno dei leader più rovinosi e autodistruttivi nella storia della nazione.

Presso i revisionisti, Hitler è stato salvato da questo giudizio principalmente da coloro che danno credito al libro Icebreaker: Who Started The Second World War? (Hamish Hamilton, 1990), scritto da un uomo che usò lo pseudonimo di “Viktor Suvorov”. Il libro sostiene che l’invasione di Hitler della Russia impedì l’imminente invasione della Germania da parte di Stalin. Non troviamo prove credibili per questa tesi. Essa reca il marchio della disinformazione, allo stesso modo di un libro parimenti pubblicato nel 1990, New Lies for Old di Anatoliy Golitsyn, che marchia in modo permanente la Russia, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, come poco più di un’operazione mistificatrice del KGB volta a perpetuare la guida comunista in modo occulto. Questa è una diceria che continua a perseguitare Vladimir Putin in America presso i seguaci della John Birch Society, i cattolici di Fatima e i sionisti di destra. Essa si è dimostrata falsa grazie alle prove migliori: i comportamenti della Russia cristiana sotto Putin come sfida per l’Islam jihadista, per Gerusalemme, per la NATO e per la posizione che gli Stati Uniti si sono riservati di poliziotto del pianeta in favore del Nuovo Ordine Mondiale.

Sebbene esso crei una dissonanza cognitiva per quelli che cercano la sua riabilitazione, sembra non esserci molto che impedisca un severo giudizio su Hitler in conseguenza della sua politica russa, come un megalomane che considerava sé stesso più grande di Napoleone – piuttosto che fare affidamento su Icebreaker di Victor Suvorov, un libro che è una pappa troppo leggera per sostenere l’assoluzione di Hitler per quella che giustamente dovrebbe essere definita una missione suicida imposta a milioni di ragazzi e uomini sul Fronte Orientale. Se infatti è vero che Stalin ignorò ripetutamente i rapporti dell’intelligence secondo i quali la Wehrmacht stava per invadere la Russia, tanto era certo dell’intelligenza e della saggezza di Hitler nel mantenere la pace all’Est mentre combatteva l’Inghilterra in Occidente, allora deve ammettersi che Hitler prese un abbaglio di proporzioni gigantesche (supponendo che fosse davvero un abbaglio e non qualcosa piantato nella sua mente dai suoi referenti).

Oswald Spengler condivise con il mainstream dei tedeschi nazionalsocialisti di Hitler l’ignoranza e l’antipatia verso il Vecchio Testamento. Mentre Martin Lutero naturalmente non avrebbe mai approvato questa ostilità, nondimeno l’enfasi di Lutero sulla generale obsolescenza anche delle leggi non cerimoniali del Vecchio Testamento portò al sorgere, all’inizio del diciannovesimo secolo, di eretici all’interno della chiesa luterana che abbracciarono la scuola della “Critica Superiore” dell’ermeneutica, che a sua volta condusse al disprezzo del Vecchio Testamento quando la Germania entrò nel 20° secolo. Tuttavia Spengler era così immerso nel vecchio milieu cristiano e conservatore della Germania che il suo pensiero spesso rifletteva le classiche riserve cristiane sugli eccessi nazionalisti e razziali, nonostante la sua aperta ostilità verso la Bibbia. In questo Spengler era molto diverso dal mainstream nazista. Quando, nel 1925, Strasser cercò di reclutare Spengler nel partito nazista, egli declinò l’offerta a causa delle sue riserve riguardanti il razzismo auto-adorante del movimento “ariano”. La sua intuizione intravide che il nazismo aveva dei paralleli con l’auto-adorazione straniera che era tipica del giudaismo.

Nonostante non fosse riuscito a farne un membro del NSDAP, Strasser trovò in Spengler un ammiratore, che notò la fondamentale bontà e semplicità di Gregor, qualità che erano state rilevate anche da molti altri. Spengler riteneva che le aspirazioni di Strasser fossero di un ordine più elevato di quelle di Hitler; venendo da un filosofo della statura di Spengler questo voleva dire qualcosa.

Un’altra deviazione dalla linea del partito di Hitler era il dissenso di Strasser verso il concetto decisamente orientale del Führerprinzip. Sebbene fosse favorevole ad una forte leadership, Strasser voleva che rimanesse nei confini di una repubblica volkisch sassone tradizionale, invece di una singola figura onnipotente e simile ad un imperatore. Come i piccoli potentati dispotici delle società formicaio dell’Asia, sia Hitler che Stalin potevano far fucilare e uccidere nelle loro rispettive nazioni solo con la loro approvazione. Hitler poteva comandare al popolo di andare in qualunque direzione desiderasse. Poteva sbagliare in modo disastroso senza che nessuno potesse correggerlo o rimuoverlo. Storicamente, la cieca obbedienza non è una virtù tedesca, e con acuta lungimiranza Strasser e Spengler criticavano l’hitlerismo totalitario già nel 1925. I sassoni della Germania del nord si unirono a Strasser temendo un culto del Führer guidato dall’uomo che alcuni iniziavano a chiamare il “Papa Hitler”. Questi erano sani sentimenti. Se avessero fatto presa all’interno del partito nazista, la Germania avrebbe potuto risparmiarsi la distruzione quasi apocalittica che ebbe luogo sulla scia della hybris incontrollata di Hitler. Quasi nessuno di questi dissensi nazisti iniziali verso il potere orientalista rappresentato dalla concezione di governo di Hitler, che definiva il partito nazista come un Führerpartei (cementato nella conferenza di Bamberg del partito nel febbraio 1926) è passato attraverso i filtri revisionisti.

La visione politica di Strasser

Nell’agosto del 1925 i nazisti della Germania del nord costituirono un gruppo di studio con il nome ingombrante di “Arbeitsgemeinschaft der Nord und West Deutschen Gauleiter der NSDAP” (in breve: “AG”). Questo gruppo redasse un abbozzo di programma sotto la direzione di Strasser. Esso rappresentava una paradossale visione di medioevale “ritorno al futuro”; un’estensione dell’originale programma anticapitalista del partito nazista del 1920, che proponeva la nazionalizzazione dell’industria, la condivisione dei profitti e la comproprietà delle industrie da parte dei lavoratori, il sostegno all’agricoltura e al possesso della terra, e l’aiuto alle piccole fattorie. Gli obbiettivi della Bozza Strasseriana erano consonanti con la guerra di Gregor a Mammona: “Lo spirito da superare è lo spirito del materialismo! Il retaggio più deplorevole di questo sistema economico è che tutte le cose siano valutate secondo il denaro …”.

Riguardo a giudei tedeschi, Strasser non minacciò di danneggiarli, sebbene egli auspicasse la loro messa al bando dai media, dal governo e dalle posizioni culturali: “Non vogliamo la persecuzione degli ebrei, ma chiediamo l’esclusione degli ebrei dalla vita tedesca. Chiediamo una leadership tedesca senza uno spirito ebraico o straniero, senza banchieri e capitale ebraico … Chiediamo la protezione del nostro retaggio culturale dall’arroganza e dall’usurpazione ebraiche”[11].

All’inizio del gennaio 1928, Hitler nominò Strasser capo dell’Organizzazione del Reich, oltre ai suoi compiti di Gauleiter della Bassa Baviera e ai suoi doveri quale membro del Reichstag nazionale in rappresentanza del distretto di Dresden-Bautzen (1930-1933). Nel dargli questo incarico Hitler ringraziò Strasser per “gli straordinari servigi che egli aveva reso nella sua posizione fino a questo momento nel movimento”.

“… Negli anni immediatamente successivi Strasser iniziò a manifestare il talento organizzativo che fece di lui un indispensabile leader di partito come pure una figura potente e stimata che brillava di luce propria. Grazie soprattutto alla sua azione, il NSDAP dall’inizio degli anni ’30 divenne forse la più efficiente e meglio attrezzata struttura organizzativa della politica tedesca, confermando pienamente l’opinione che la sua nomina all’Organizzazione nel 1928 era stata una delle più significative che Hitler aveva fatto prima del 1933 … Le iscrizioni erano in crescita, dalle poco più di 100.000 alla fine del 1928 alle circa 300.000 nell’autunno del 1930 … Questo afflusso fu sufficiente di per sé a misurare l’efficacia delle disposizioni organizzative di Strasser…”[12].

Il 10 maggio del 1932, Strasser fece nel Reichstag il suo discorso programmatico “Lavoro e pane”, dichiarando che la via da seguire per il popolo tedesco stava nel “lavoro e nelle realizzazioni” e non nel “profitto del denaro e nei dividendi”[13]. Il Cancelliere della Germania di Weimar, il dr. Brüning, si congratulò con Strasser per il discorso.

Nell’estate del 1932, a causa di una legislatura praticamente ingovernabile, Brüning chiese nuove elezioni. Le elezioni del 14 settembre videro i nazisti piazzarsi al secondo posto con 107 seggi e 6.5 milioni di voti. Incontrandosi il 6 ottobre con Adolf Hitler, Gregor Strasser e Wilhelm Frick nell’ambito dei negoziati per formare una coalizione di governo, il Cancelliere Brüning non riuscì a persuadere Hitler a far parte della coalizione.

Nei mesi successivi, tra Strasser e Hitler si verificò una spaccatura. Strasser lottava per preservare la Repubblica costruita nel periodo di Weimar. Egli era in questa fase allarmato dal culto della personalità e dal rigido autoritarismo di Hitler. Strasser sosteneva il führerprinzip in teoria, ma credeva che l’applicazione di esso da parte di Hitler stesse rendendo il Führer equivalente al Partito, facendo quindi del Partito un’entità estranea allo spirito tedesco, un qualcosa che sarebbe stato calamitoso per la nazione.

Strasser stava ora studiando gli scritti di August Winnig, il quale sosteneva le idee della cristiana Volksgemeinschaft (comunità del popolo), sottolineando la preservazione della libera impresa contro il capitalismo avventuriero. Winnig, scrivendo sul giornale conservatore Tatkreis, esercitava un’opposizione militante al capitalismo usuraio, al Trattato di Versailles e agli analoghi piani degli Alleati che volevano mantenere il paese come uno stato vassallo dell’Inghilterra, della Francia e degli Stati Uniti. Sia Winnig che Strasser contestavano fortemente la politica di Hitler volta all’espulsione di tutti i giudei dalla Germania, come pure la sua volontà di costruire una napoleonica Grand Armée, e la sua visione della guerra come mezzo di “purificazione” del popolo tedesco.

Ad un incontro del 1933 ospitato da Göring, Hitler strinse più forti legami con gli industriali e le corporation. Al leader nazista, che aveva parlato per quasi 90 minuti e senza note scritte, vennero in seguito promessi tre milioni di regi marchi dai businessmen riuniti. L’enfasi di Hitler nel suo discorso fu posta sull’importanza di mettere la nazione sul piede di guerra per assicurare una ripresa dell’economia tedesca. Egli affermò che “solo una nazione marziale può avere un’economia fiorente”[14]. Questa era musica per le orecchie dei rappresentanti del complesso militare-industriale ivi riuniti. Dopo che Hitler aveva parlato, il suo banchiere Hjalmar Schacht aggiunse alle promesse offerte da Hitler, l’assicurazione del sostegno dei capitalisti. Questo avvenne il 20 febbraio. Il 27 febbraio, il giorno prima del rogo del Reichstag, la corporation I. G. Farben depositò 400.000 marchi sul conto di Schacht, che egli prontamente distribuì al partito nazista[15].

L’acquisizione da parte di Hitler del Cancellierato con la caduta del governo Brüning dopo le elezioni, e la sua consacrazione da parte di Hindenburg, vennero rese possibili dalla sua strategia del rischio calcolato e dalla politica di potere delle banche e dell’industria pesante, come pure dal sostegno di una larga area di conservatori-nazionalisti luterani. Nel 1933 questi elettori consideravano Hitler come il salvatore della nazione. Qui di nuovo la promessa privata fatta da Hitler al complesso militare-industriale di enormi profitti con la preparazione della guerra (Grossraumwirtschaft) e il riarmo, aveva una grande attrattiva. Hitler informò loro che “Il nuovo esercito deve essere capace di ogni forma di difesa entro cinque anni; e di ogni forma di attacco entro otto. Poiché le potenze occidentali probabilmente non permetteranno alla Germania di ottenere il Lebensraum, brevi aspre guerre potrebbero essere necessarie ad ovest, e dopo di queste, guerre ad est”[16].

Hitler aveva fatto il suo accordo con quel capitalismo di guerra che Feder aveva chiesto di abolire e che Strasser aveva cercato di riformare. Hitler si era allontanato da entrambi gli obbiettivi, come il direttore del Völkischer Beobachter aveva notato nel 1936: “Il capitalismo era ora il “motore” del Terzo Reich di Hitler[17]. Era diretto da Hitler, seppur con restrizioni (le fughe di capitali proibite e altre garanzie di affidabilità fornite allo stato codificate), ma il motore correva come aveva sempre fatto, solo questa volta attaccato al narcisismo messianico di Hitler-è-la Germania/la Germania-è-Hitler.

Strasser si dimette

Nel dicembre del 1932, Strasser ebbe l’opportunità di ottenere un alto incarico nazionale. Il dr. Brüning gli offrì il Vice-Cancellierato della Repubblica di Weimar, che Gregor rifiutò. Membri del partito nazista, d’altro canto, inclusi gauleiter, stavano implorando Strasser di sfidare Hitler per la leadership del partito. Hitler controllava la stampa e comandava i membri del partito nazista tramite le sue private forze di polizia, le SA e le SS. Inoltre, Strasser non voleva provocare una guerra civile. Dopo un incontro con Hitler il 7 dicembre, le scure nubi che si addensavano su Strasser si erano ispessite. L’8 dicembre, in una lettera privata al Führer, Gregor rassegnava le dimissioni dalla sua posizione di leadership nel NSDAP (egli continuò a rappresentare il partito nel Reichstag per altri quattro mesi).

La sua lettera a Hitler è un modello delle virtù tedesche della modestia e della probità. Egli affermò, “Ho il diritto di dire, secondo la mia opinione, che il NSDAP è…un movimento ideologico che sta diventando una religione…La speranza tenace che il caos produrrà l’ora del destino del partito, è, credo, pericolosa e non negli interessi della Germania nel suo complesso…Durante la mia vita non sono stato niente altro che un nazionalsocialista e non sarò mai niente altro; rientro perciò, senza riguardo per i miei interessi personali e senza rancore, nei ranghi dei membri ordinari del partito…Poiché rifiuto assolutamente di diventare il punto di riferimento di tentativi di opposizione o di conflitti di tal genere, lascerò oggi Berlino e di conseguenza lascerò la Germania per un periodo considerevole…Solo voi state ricevendo una copia di questa lettera. Non farò nessuna dichiarazione di alcun genere alla stampa sulla mia decisione”. Strasser mantenne la promessa, lasciando Berlino in treno il mattino successivo, diretto a Monaco e a un lungo periodo di riposo in Italia. Egli aveva lasciato la politica per sempre.

“Hitler si mosse velocemente all’offensiva…i membri sospetti di simpatia per Strasser vennero epurati, incluso il personale, in tutto il partito e nei gruppi ausiliari, che veniva considerato come la “sinistra”. Stretti collaboratori come Schulz, Glaser, Vollmuth e Albert Dressler (il secondo assistente di Strasser) furono i primi ad andare via, mentre la posizione di quelli che erano considerati i suoi protetti, come Elsbeth Zander…e il dr. Hans Nieland del Dipartimento degli Esteri, venne sottoposta a intense pressioni in modo da provocare le loro dimissioni”[18].

Strasser tornò alla sua precedente carriera di farmacista, diventando un dirigente dell’Associazione Nazionale dei Farmacologi Tedeschi. Egli era completamente fuori della politica, evitando persino le attività di suo fratello Otto come leader della fazione di sinistra dei nazionalsocialisti, il “Fronte Nero”.

Gregor fece tutto quanto era in suo potere per distanziarsi dalla politica e rinunciò alle ambizioni politiche di qualunque genere. Il suo errore fu la fede fondamentale che mantenne per Hitler. Se avesse capito la vera natura del gangster con cui aveva a che fare, la prudenza gli avrebbe ordinato di andarsene via per sempre dalla Germania.

La notte dei Lunghi Coltelli

Poco dopo il mezzogiorno del 30 giugno 1934, la casa di Strasser a Berlino fu sottoposta ad un raid di una unità di agenti armati della Gestapo. In quel momento stava pranzando con la sua famiglia. Egli fu preso e portato via. Quella fu l’ultima volta che sua moglie e i suoi due giovani figli lo videro.

Giunto a Schering-Kahlbaum, Strasser fu trasferito nel quartier generale della Gestapo nella Prinz-Albrecht-Strasse. Fu poi portato in una cella e ucciso da un ufficiale delle SS. Aveva 42 anni. Il suo corpo fu cremato e le ceneri restituite alla sua vedova, Else. “Così finisce, nelle celle della Gestapo, uno dei primi nazisti, un uomo cui Hitler doveva tutto come organizzatore del partito, un uomo di grande acume ed una mente profondamente politica; un uomo di brutale onestà”[19].

All’epoca, vennero parimenti uccisi diversi collaboratori stretti di Strasser, incluso il suo amico Alexander Glaser e il suo legale, il dr. Alexander Voss, che fu colpito a morte nel suo ufficio. Franz von Papen, il Vice-Cancelliere della Germania, nel suo molto apprezzato discorso di Marburgo del 17 giugno, che chiedeva il ripristino della libertà e la fine della censura nazista sulla stampa, aveva iniziato a dissentire pubblicamente dalla violenza e dall’illegalità di Hitler. Ma si sottomise velocemente alla dittatura nazista, dopo che i suoi associati Herbert von Bose e Erich Klausener vennero colpiti e uccisi davanti alle loro scrivanie.

Molti altri innocenti vennero assassinati nella “Notte dei Lunghi Coltelli” di Hitler (nome in codice: “Operazione Colibrì”). Questi omicidi inclusero la moglie del Generale Schleicher, come pure il reverendo padre Stempfle, un prete cattolico anti-talmudico e giornalista che aveva aiutato Hitler a scrivere il Mein Kampf[20]; l’ufficiale delle SA Karl Ernst, che era stato “a metà strada verso il porto di Brema, avviato ad una luna di miele in crociera con la sua giovane moglie” e “un’eruzione di arbitrari omicidi in Baviera”[21].

Il 13 luglio, Hitler fece un discorso al Reichstag in cui giustificò gli omicidi: “Se qualcuno mi rimprovera e mi chiede perché non sono ricorso a regolari corti di giustizia, allora tutto quello che posso dire è questo: in quest’ora io sono responsabile del destino del popolo tedesco, e perciò sono diventato il giudice supremo del popolo tedesco”.

Nel proclamare sé stesso il giudice supremo del popolo tedesco, Hitler si pose al di sopra della legge. Questo è il momento in cui fu rivelato il carattere illegale e criminale di Hitler (come pure di Himmler, Göring e Goebbels, che erano stati tutti importanti artefici nelle uccisioni dei Lunghi Coltelli), e la sua capacità di uccidere gli innocenti. Poco più di un mese dopo, con la morte nell’agosto del 1934 di Hindenburg, l’ultimo freno legale del Cancelliere Hitler, egli diventava ora il Presidente Hitler e l’assoluto dittatore della Germania.

“…la presa del potere e del completo controllo pubblico – stampa, radio, scena [teatrale], scuola, università, arte, letteratura, scienza e pulpito – erano destinati a essere usati non ad infondere nel popolo tedesco la sostanza reale della Weltanschauung nazista del pensiero e dello spirito veramente tedeschi, ma a “coordinare” ogni cosa nella promozione di una causa, un’idea, un partito: il partito di Hitler e il culto di Hitler. La prima fase della rivoluzione nazista era finita; la seconda fase, la dittatura del Partito all’interno dello Stato Totalitario, era iniziata – e con essa l’errore e la frode di identificare la Germania con Hitler”[22].

D’ora in poi la crescente influenza delle SS, l’enfasi crescente sul razzismo e l’antisemitismo come strumenti della politica dello stato, il riarmo su vasta scala e l’avventurismo della politica estera formarono la “nuova” Germania. Gregor Strasser, se fosse vissuto, non avrebbe approvato questi sviluppi, o quelli della repressione terroristica e della brutalità che essi produssero contro lo stesso popolo tedesco…Strasser aveva combattuto per una Germania diversa, forte, rispettata, orgogliosa, ma mai fanatica…La tragedia della sua vita…personificò in qualche modo il martirio di un’intera generazione crudelmente ingannata e infine annichilita da Hitler”[23].

Dopo la guerra, con una Germania sconfitta in rovina, l’ex Cancelliere tedesco Brüning scrisse al fratello sacerdote di Gregor, padre Bernhard, il 24 gennaio 1949: “Vostro fratello era la sola persona nel NSDAP che avrebbe potuto…preparare un’evoluzione del partito che poteva risparmiare alla Germania e all’Europa tutto quello che è accaduto”.

Gli ammiratori di Hitler credono che costui sia stato uno statista e un operatore di pace, incompreso e crudelmente diffamato. Essi ignorano lo spargimento di sangue che egli perpetrò contro gli ex amici, i colleghi e gli spettatori innocenti. Hillary Clinton è detestata come una perfida despota, con il forte sospetto che ella abbia fatto uccidere il suo legale, il vice-consigliere della Casa Bianca Vince Foster[24].

Come minimo, nell’estate del 1934 Adolf Hitler approvò l’uccisione di dozzine di tedeschi innocenti[25].

Alcuni revisionisti e altri individui alzano le spalle quando vengono posti di fronte a questi fatti, borbottando che i grandi uomini non devono essere infastiditi da queste bagatelle. Se questo è il caso, i sostenitori della signora Clinton possono borbottare lo stesso alibi. Quando l’illegalità omicida rende il perpetratore escluso dal servire come modello di leadership?

Hitler “il giudice supremo” è un simbolo di una volontà machiavellica di rompere ogni legge per conseguire uno scopo presuntamente più alto. Quelli che sperano in un altro leader come lui sono desiderosi di una dittatura omicida. Possa l’inquieto spirito di Gregor Strasser perseguitarli con la memoria di quello che accade agli uomini virtuosi in una società totalitaria.

 

  

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è apparso sul numero 80 di Revisionist History, agosto-settembre 2015.

[2] S. W. Halperin, Germany Tried Democracy: A Political History of the Reich, 1918-1933 (W. W. Norton, 1965), pp. 370-371.

[3] Dichiarazione del Capitano Fürholzer, 10 gennaio 1919, nel Kriegsarchiv. Citata da Peter D. Stachura, Gregor Strasser and the Rise of Nazism, p. 13.

[4] Gregor Strasser, “Von der Revolte zur Revolution”, Berliner Arbeiter-Zeitung, 6 novembre 1927.

[5] Peter D. Stachura, Gregor Strasser and the Rise of Nazism (London: Allen & Unwin, 1983), p. 33.

[6] Kurt G. W. Ludecke, I Knew Hitler: The Lost Testimony by a Survivor from the Might of the Long Knives (Britain: Pen and Sword, 2013). Raccomandiamo questa storia, di uno scrittore nazista, pubblicata la prima volta nel 1938 (sarebbe opportuno un indice, che manca).

[7] Il discorso di Strasser, “Nationaler Sozialismus: Was heisst das Vaterland?”, 4 settembre 1925.

[8] Barbara Miller Lane e Leila J. Rupp, Nazi Ideology Before 1933: A Documentation (Univ. Of Texas, 2014), p. XVIII.

[9] Confronta: The Persecution of the Catholic Church in the Third Reich: Facts and Documents Translated from the German (Pelican Publishing, 2003). Questo libro apparve per la prima volta nel 1941.

[10] Eric D. Weitz, Weimar Germany: Promise and Tragedy (Princeton University Press, 2007), p. 339.

[11] Discorso del Reichstag, “Wesen und Ziel der nationalsozialistischen Idee”, 17 ottobre 1930.

[12]  Stachura, op. cit., pp. 71-72.

[13] Il discorso di Strasser è meritevole di studio. È stato ristampato nella sua interezza in Nazi Ideology Before 1933 (op. cit.), pp. 135-145.

[14] Peter Hayes, Industry and Ideology: I. G. Farben in the Nazi Era (Cambridge University Press), p. 84.

[15] Hayes, op. cit., p. 87.

[16] David Irving, The War Path (1978), p. 63.

[17] Hayes, op. cit., p. 79.

[18] Stachura, op. cit., pp. 117-118.

[19] Max Gallo, The Night of the Long Knives (Harper and Row, 1972), p. 255.

[20] Una teoria del complotto protestante sostiene che il Mein Kampf venne co-scritto o almeno sottoposto ad un pesante editing da “un gesuita”. Il riferimento è a Stempfle, che però non era un gesuita. Egli fu un sacerdote dell’ordine di San Girolamo. Alcuni suggeriscono che Hitler lo fece ammazzare perché costui conosceva l’imbarazzante prima vita personale di Hitler, e in particolare la relazione del Führer con Geli Raubal.

[21] Irving, op. cit., pp. 70-71.

[22] Ludecke, op. cit., p. 455.

[23] Stachura, op. cit., pp. 125-126.

[24] Confronta Christopher Ruddy, The Strange Death of Vincent Foster (New York: Simon and Schuster, 1997).

[25] L’ex inviato di Hitler Kurt Ludecke scrisse: “Hitler stesso ne ha ammessi settantasette, ma da tutto quello che da allora è emerso può essere affermato che vennero messi a morte dagli 800 ai 1.200…Tra costoro c’erano “sospetti” e rivali politici, uomini che sapevano troppo, e vittime di vendette puramente personali” (op. cit., p. 552).

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