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Licio Gelli in paramenti massonici |
Qualche giorno fa, è uscito sul Fatto Quotidiano un interessante articolo sull’influenza dominante che la loggia P2 esercitò negli anni ’70 non solo in Italia ma anche nell’Argentina dei colonnelli.
L’articolo – consistente in un’intervista allo storico argentino Carlos Manfroni – si intitola “P2 e colonnelli, il senso di Gelli per l’Argentina”. Il fatto più eclatante che emerge è che, a quanto pare, la P2 all’epoca non controllava
solo la giunta militare ma anche i suoi più (apparentemente) irriducibili nemici: i guerriglieri Montoneros.
Questo il passaggio cruciale dell’intervista:
“L’influenza di Gelli è stata determinante per la storia dell’Argentina?
Giancarlo Elia Valori, piduista poi espulso, dichiarò alla commissione parlamentare di indagine sulla P2 di come la figura di Gelli fosse più importante in Argentina che in Italia: può sembrare esagerato ma bisogna dire che la P2 determinò tutta la storia argentina degli anni 70 e il confronto sanguinario che la sconvolse. Si infiltrò nei servizi segreti, come fece con quelli italiani. Fu così chiave nella caduta del Governo Frondizi che nell’uccisione del generale Aramburu, uno che mirava proprio in quel periodo ad una integrazione del peronismo nella vita politica e fu così che apparve l’allora sconosciuta organizzazione terroristica Montoneros.
Poi cosa accadde?
Morto Aramburu, Peron decise di appoggiarsi alla lotta della guerriglia contro la dittatura che governava il paese, per poi candidare Hector Campora, il suo delegato, che vinse le elezioni. In realtà fu il frutto del lavoro diplomatico
di Gelli, come ha dichiarato Lino Salvini, massima autorità del grande oriente d’Italia alla Commissione Parlamentare. Campora, oltre a nominare Gelli console onorario a Firenze, decise un’amnistia in favore dei guerriglieri reclusi. Peron allora costrinse Campora a dimettersi. Successivamente gli omicidi compiuti da Montoneros del sindacalista Rucci, amico di Peron, e di padre Mujica, il parroco delle Villas che stava
convincendo il gruppo ad abbandonare la lotta armata, misero Peron nelle mani di Lopez Rega, suo segretario, a sua volta membro della P2, che segretamente manovrava i Montoneros
[1]”.
Che Licio Gelli controllasse la giunta militare e, nello stesso tempo, anche i Montoneros sarà un fatto sorprendente per molti ma non per tutti: non, almeno, per i lettori di Vincenzo Vinciguerra. Confronta il predetto brano con quanto scrisse Vinciguerra nel suo primo libro, Ergastolo per la libertà, scritto – ricordiamolo – quasi trent’anni fa:
“Il vero nemico delle oligarchie argentine era il peronismo, contro il quale vennero impiegate esattamente le stesse tecniche utilizzate nei paesi europei, in particolare in Italia, contro i partiti comunisti in ascesa sul piano elettorale. Infiltrazione e creazione di una forza peronista di “sinistra”, furono i mezzi che il potere politico ed economico argentino impiegò tramite i servizi di sicurezza contro le masse justicialiste, al fine di provocare la spaccatura e l’indebolimento politico ed elettorale.
Nulla di diverso da quello che i servizi europei e nordamericani hanno fatto nei loro paesi, creando i gruppi “cinesi” e dell’ultra-sinistra per togliere forza ai partiti comunisti.
Anche le date confermano l’esistenza della medesima strategia sulle due sponde dell’Atlantico: nel 1969, in Italia, ha ufficialmente inizio con una serie di attentati che culminano nella strage di piazza Fontana, la tragedia della guerra civile; nello stesso anno, con l’uccisione dell’ex-presidente, generale Aramburu, inizia quella argentina.
Qui sono i “rossi” e gli “anarchici”, lì in montoneros.
In realtà, nell’uno e nell’altro dei due paesi, sono gli stessi sciacalli ad agire, sia a livello ideativo che organizzativo ed esecutivo, varando una comune strategia destinata a rafforzare il potere contro la “minaccia” presunta, comunista – in Italia, e quella reale, peronista in Argentina. S’intende per stessi sciacalli, che alcuni di essi sono fisicamente presenti sia in un paese che nell’altro
[2]”.
Da questo brano di Vinciguerra, si può capire quale sia il metodo
massonico per la conquista (e il controllo) del potere: infiltrare non solo le forze di governo ma anche quelle di opposizione (possibilmente, anche l’opposizione armata). Certo, che la massoneria riesca sempre nei suoi intenti è un altro discorso: ciò che le riuscì in Argentina con i montoneros, a quanto pare, non le riuscì in Uruguay con i
tupamaros (ricordiamo, ad esempio, a proposito di questi ultimi, il sequestro e l’uccisione dell’agente dell’FBI
Dan Mitrione, da cui il regista
Costa Gavras a suo tempo trasse il film “L’amerikano”
[3]).
E, se è vero come ha scritto sempre Vinciguerra che in Italia le forze atlantiche hanno manovrato «i “rossi” e gli “anarchici»
e quindi anche le Brigate rosse, l’addomesticamento delle medesime non fu così scontato,
tanto è vero che i carabinieri a suo tempo furono costretti a eliminare Margherita Cagol la quale, insieme ad Alberto Franceschini, aveva scoperto che le Br erano state infiltrate da Edgardo Sogno tramite il suo fiduciario Roberto Dotti: un uomo che le Br credevano fosse un semplice “compagno” e che invece, a loro insaputa, si guadagnava da
vivere come direttore della Terrazza Martini di Milano![4].
È un fatto comunque che, a partire dall’arresto del gruppo storico delle Br avvenuto nel 1974, la storia delle Br cambia radicalmente: ne ho parlato nella serie di post intitolati
Come le Br diventarono atlantiche e in quello intitolato
Il sequestro Sossi: quando le Br non erano atlantiche[5].
Qual è la morale di tutto ciò? Forse, quella delineata da Robert Louis Stevenson nel suo celeberrimo romanzo La freccia nera:
“Le rivolte, Bennet, non vengono mai dal basso: questa è l’opinione concorde dei più seri scrittori di cronache; le ribellioni si muovono invece dall’alto verso il basso, sempre; e quando Dick, Tom e Harry prendono in mano le loro alabarde, osserva bene con attenzione e scoprirai che c’è sempre un gran signore che se ne avvantaggia”
[6].
Perché, senza nulla togliere al ruolo dominante esercitato in Italia dagli Stati Uniti, nazione massonica per eccellenza, pare proprio che certe tecniche di manipolazione del consenso e dell’opinione pubblica abbiano
un’origine decisamente
inglese …
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Qual è la morale di tutto ciò? Forse, quella delineata da Robert Louis Stevenson nel suo celeberrimo romanzo La freccia nera:
“Le rivolte, Bennet, non vengono mai dal basso: questa è l’opinione concorde dei più seri scrittori di cronache; le ribellioni si muovono invece dall’alto verso il basso, sempre; e quando Dick, Tom e Harry prendono in mano le loro alabarde, osserva bene con attenzione e scoprirai che c’è sempre un gran signore che se ne avvantaggia”[6].
Perché, senza nulla togliere al ruolo dominante esercitato in Italia dagli Stati Uniti, nazione massonica per eccellenza, pare proprio che certe tecniche di manipolazione del consenso e dell’opinione pubblica abbiano
un’origine decisamente inglese …MA SU QUESTO NON ESISTE ALCUN DUBBIO! TUTTI QUELLI CHE CONTINUANO A CIANCIARE PEDISSEQUAMENTE CHE GLI USA FURONO IL CENTRO DEL VULCANO DEGLI ANNI DI PIOMBO NOSTRANI NON SANNO CHE L’EPICENTRO FU ALBIONE.