Papa Francesco riceve una delegazione della massoneria ebraica B’nai B’rith, una “tradizione” inaugurata da Giovanni Paolo II |
Dal
sito marilenagrill.org:
sito marilenagrill.org:
C’ERA UNA VOLTA LA CHIESA CATTOLICA
La Basilica di San Pietro, a
Roma, si erge ancora maestosa a significare la grandezza di una Chiesa
cattolica apostolica romana che è ormai giunta alla fine della sua storia bi-millennaria.
Certo, c’è ancora lo Stato del Vaticano, c’è un Pontefice, una gerarchia
ecclesiastica, un miliardo e duecento milioni di fedeli sparsi in tutto il
mondo che guardano al loro Santo Padre, oggi regnante con il nome di Benedetto
XVI.
C’è 1’apparato e l’apparenza, ma non c’è più la sostanza di una Chiesa che per
duemila anni si è creduta depositaria della verità e rappresentante dell’unico
Dio, salvo accorgersi, a partire dal 1978 con Giovanni Paolo I e, subito dopo,
con Giovanni Paolo II che così non era, che prima, di essa e sovrastante ad
essa c’era la religione ebraica e il Dio degli ebrei.
In questo modo, passo dopo passo, il Vaticano si è impegnato solennemente a non
tentare di convertire gli ebrei, per espresso divieto dei rabbini, rinunciando
così al ruolo primario, di una fede: quello di portare i “fratelli
separati” nell’ovile di Dio, perchè non si possono lasciare gli
“infedeli” nel peccato condannandoli a vivere in eterno lontani da
Dio.
Ma l’arrogante monito dei rabbini è stato sufficiente ad indurre Benedetto XVI
a rinunciare alla conversione degli ebrei il cui Dio è, evidentemente,
superiore al Cristo che da duemila anni la Chiesa di Roma presenta come l’unico e solo Dio.
Gli ebrei come “fratelli maggiori”, la religione ebraica come fonte e
matrice di quella cristiana, il Dio degli ebrei superiore a quello cristiano.
Cosa resta della Chiesa cattolica apostolica romana, se non una setta
giudaico-cristiana, ancora potentissima sul piano finanziario, il cui capo,
l’ex pontefice romano, si deve umiliare dinanzi alla comunità ebraica romana.
E’ storia di ieri.
Roma, si erge ancora maestosa a significare la grandezza di una Chiesa
cattolica apostolica romana che è ormai giunta alla fine della sua storia bi-millennaria.
Certo, c’è ancora lo Stato del Vaticano, c’è un Pontefice, una gerarchia
ecclesiastica, un miliardo e duecento milioni di fedeli sparsi in tutto il
mondo che guardano al loro Santo Padre, oggi regnante con il nome di Benedetto
XVI.
C’è 1’apparato e l’apparenza, ma non c’è più la sostanza di una Chiesa che per
duemila anni si è creduta depositaria della verità e rappresentante dell’unico
Dio, salvo accorgersi, a partire dal 1978 con Giovanni Paolo I e, subito dopo,
con Giovanni Paolo II che così non era, che prima, di essa e sovrastante ad
essa c’era la religione ebraica e il Dio degli ebrei.
In questo modo, passo dopo passo, il Vaticano si è impegnato solennemente a non
tentare di convertire gli ebrei, per espresso divieto dei rabbini, rinunciando
così al ruolo primario, di una fede: quello di portare i “fratelli
separati” nell’ovile di Dio, perchè non si possono lasciare gli
“infedeli” nel peccato condannandoli a vivere in eterno lontani da
Dio.
Ma l’arrogante monito dei rabbini è stato sufficiente ad indurre Benedetto XVI
a rinunciare alla conversione degli ebrei il cui Dio è, evidentemente,
superiore al Cristo che da duemila anni la Chiesa di Roma presenta come l’unico e solo Dio.
Gli ebrei come “fratelli maggiori”, la religione ebraica come fonte e
matrice di quella cristiana, il Dio degli ebrei superiore a quello cristiano.
Cosa resta della Chiesa cattolica apostolica romana, se non una setta
giudaico-cristiana, ancora potentissima sul piano finanziario, il cui capo,
l’ex pontefice romano, si deve umiliare dinanzi alla comunità ebraica romana.
E’ storia di ieri.
Quando,nel 1963,
venne rappresentato il dramma teatrale “Il Vicario” che accusava Pio
XII di aver tollerato, in silenzio, la persecuzione degli ebrei da parte dei
tedeschi, la reazione della Chiesa romana fu rabbiosa.
Nel maggio del 1964, il Vaticano pretese ed ottenne dal governo italiano, nella
persona dell’allora ministro degli Esteri, Giuseppe Saragat, laico e massone,
un comunicato ufficiale nel quale si affermava:
“La campagna di calunnie contro la memoria del Sommo Pontefice Pio XII,
condotta da alcuni organi di stampa italiani, viene vivamente deplorata dal
governo italiano, di cui fanno parte uomini che sono vivente testimonianza della
paterna sollecitudine del compianto Pontefice per la difesa dei supremi valori
dell’umanità e della civiltà”.
E, il 10 giugno 1964, in
risposta ad un’interrogazione parlamentare comunista, lo stesso Giuseppe
Saragat ribadiva che il comunicato del 24 maggio era stato fatto su invito del
Vaticano “rammaricato per l’intensificarsi della campagna contro la
memoria di Pio XII”, e che egli era personalmente convinto che Pio XII è
stato un gran Papa e che,la campagna condotta contro di lui, per fini di parte
e da diversi anni dalla sua morte, è inaccettabile, non solo per i cattolici,
ma per tutti gli uomini di buona volontà”.
Nei primi mesi del 1965, il governo israeliano interveniva sul Teatro nazionale
ebraico perchè non rappresentasse il dramma “Il Vicario”, per non
compromettere le relazioni che intratteneva, in via ufficiosa, con lo Stato del
Vaticano.
Sembrano trascorsi secoli e, invece, è storia di ieri, sono passati solo 45
anni.
Oggi, Benedetto XVI, pur di essere accolto nella sinagoga di Roma, accetta di
distinguere fra le virtù umane e le responsabilità storiche di Pio XII, vale a
dire che non esclude che le accuse rivolte contro quest ‘ ultimo dalle comunità
ebraiche possano essere rispondenti al vero.
Dopo aver assistito, inerte, all’uccisione e al ferimento di palestinesi
all’interno della Basilica della Natività, a Betlemme, in quello che è
considerato il luogo più sacro della cristianità, il Vaticano è rotolato lungo
il pendio della resa totale al governo di uno dei piccoli Stati del mondo,
Israele, che fino all’avvento di Giovanni’Paolo II mendicava la grazia di
un’udienza papale: oggi ordina, comanda, dispone, impone.
Nessuno si è ancora chiesto cosa sia realmente accaduto in quasi mezzo secolo
all’interno del Vaticano; come mai la religione cattolica si è riscoperta
subalterna a quella ebraica; obbligato a piatire una visita in Sinagoga mentre
il rabbino capo di Roma non si degna di richiedere lui udienza al Papa.
Conosciamo le date che segnano l’inizio ufficiale di processo di
auto-distruzione della Chiesa cattolica: l’avvento di Giovanni Paolo I e
quello, immediatamente successivo, di Giovanni Paolo II.
Non stentiamo ad immaginare che la decisione di Papa Luciani di portare San
Pietro in sinagoga e Cristo in ginocchio da Geova, abbia provocato durissime
reazione all’interno della Chiesa cattolica e della gerarchia ecclesiastica.
Certo è che Giovanni Paolo I muore per collasso cardiocircolatorio nel giro di
qualche settimana.
La lobby dei cardinali americani, tedeschi e francesi, però, riesce, ad imporre
come suo successore il polacco Karol Wojtyla che è ben determinato a condurre a
termine quello che il suo predecessore non era riuscito ad iniziare per
sopravvenuta morte, così ne prende il nome Giovanni Paolo II,ed inizia la sua
azione pro-ebraica.
Sarà un caso, ma proprio a lui, il 13 maggio 1981, un turco i cui mandanti sono
rimasti ignoti gli spara a piazza San Pietro. Giovanni Paolo II si salva per il
giubbotto anti-proiettile che indossa e lascerà che la disinformazione faccia
circolare la leggenda che il comunismo internazionale ha tentato di uccidere un
papa polacco ed anticomunista.
Però, il mancato killer, Alì Agca, dopo essere rientrato in Turchia, ancora, in
galera, dirà ad un giornalista che “il diavolo è in Vaticano”.
Parole sibilline, forse, alle orecchie di quanti non conoscono bene la storia
della Chiesa di Roma che gronda più di sangue che di incenso.
La domanda è quanti, intuendo cosa sarebbe accaduto all’interno della gerarchie
ecclesiastiche hanno pensato che la morte di un papa deciso a distruggere la Chiesa di Roma fosse il
solo ed unico rimedio?
Non si possono avanzare ipotesi sui mandanti di Alì Agca, ma è totalmente da
escludere il complotto comunista che utilizza un turco di religione musulmana
per uccidere un Papa che, in Polonia, aveva convissuto d’amore e d’accordo con
il regime comunista, ma che era determinato a fare della Chiesa di Roma
l’appendice del Tempio di Gerusalemme.
venne rappresentato il dramma teatrale “Il Vicario” che accusava Pio
XII di aver tollerato, in silenzio, la persecuzione degli ebrei da parte dei
tedeschi, la reazione della Chiesa romana fu rabbiosa.
Nel maggio del 1964, il Vaticano pretese ed ottenne dal governo italiano, nella
persona dell’allora ministro degli Esteri, Giuseppe Saragat, laico e massone,
un comunicato ufficiale nel quale si affermava:
“La campagna di calunnie contro la memoria del Sommo Pontefice Pio XII,
condotta da alcuni organi di stampa italiani, viene vivamente deplorata dal
governo italiano, di cui fanno parte uomini che sono vivente testimonianza della
paterna sollecitudine del compianto Pontefice per la difesa dei supremi valori
dell’umanità e della civiltà”.
E, il 10 giugno 1964, in
risposta ad un’interrogazione parlamentare comunista, lo stesso Giuseppe
Saragat ribadiva che il comunicato del 24 maggio era stato fatto su invito del
Vaticano “rammaricato per l’intensificarsi della campagna contro la
memoria di Pio XII”, e che egli era personalmente convinto che Pio XII è
stato un gran Papa e che,la campagna condotta contro di lui, per fini di parte
e da diversi anni dalla sua morte, è inaccettabile, non solo per i cattolici,
ma per tutti gli uomini di buona volontà”.
Nei primi mesi del 1965, il governo israeliano interveniva sul Teatro nazionale
ebraico perchè non rappresentasse il dramma “Il Vicario”, per non
compromettere le relazioni che intratteneva, in via ufficiosa, con lo Stato del
Vaticano.
Sembrano trascorsi secoli e, invece, è storia di ieri, sono passati solo 45
anni.
Oggi, Benedetto XVI, pur di essere accolto nella sinagoga di Roma, accetta di
distinguere fra le virtù umane e le responsabilità storiche di Pio XII, vale a
dire che non esclude che le accuse rivolte contro quest ‘ ultimo dalle comunità
ebraiche possano essere rispondenti al vero.
Dopo aver assistito, inerte, all’uccisione e al ferimento di palestinesi
all’interno della Basilica della Natività, a Betlemme, in quello che è
considerato il luogo più sacro della cristianità, il Vaticano è rotolato lungo
il pendio della resa totale al governo di uno dei piccoli Stati del mondo,
Israele, che fino all’avvento di Giovanni’Paolo II mendicava la grazia di
un’udienza papale: oggi ordina, comanda, dispone, impone.
Nessuno si è ancora chiesto cosa sia realmente accaduto in quasi mezzo secolo
all’interno del Vaticano; come mai la religione cattolica si è riscoperta
subalterna a quella ebraica; obbligato a piatire una visita in Sinagoga mentre
il rabbino capo di Roma non si degna di richiedere lui udienza al Papa.
Conosciamo le date che segnano l’inizio ufficiale di processo di
auto-distruzione della Chiesa cattolica: l’avvento di Giovanni Paolo I e
quello, immediatamente successivo, di Giovanni Paolo II.
Non stentiamo ad immaginare che la decisione di Papa Luciani di portare San
Pietro in sinagoga e Cristo in ginocchio da Geova, abbia provocato durissime
reazione all’interno della Chiesa cattolica e della gerarchia ecclesiastica.
Certo è che Giovanni Paolo I muore per collasso cardiocircolatorio nel giro di
qualche settimana.
La lobby dei cardinali americani, tedeschi e francesi, però, riesce, ad imporre
come suo successore il polacco Karol Wojtyla che è ben determinato a condurre a
termine quello che il suo predecessore non era riuscito ad iniziare per
sopravvenuta morte, così ne prende il nome Giovanni Paolo II,ed inizia la sua
azione pro-ebraica.
Sarà un caso, ma proprio a lui, il 13 maggio 1981, un turco i cui mandanti sono
rimasti ignoti gli spara a piazza San Pietro. Giovanni Paolo II si salva per il
giubbotto anti-proiettile che indossa e lascerà che la disinformazione faccia
circolare la leggenda che il comunismo internazionale ha tentato di uccidere un
papa polacco ed anticomunista.
Però, il mancato killer, Alì Agca, dopo essere rientrato in Turchia, ancora, in
galera, dirà ad un giornalista che “il diavolo è in Vaticano”.
Parole sibilline, forse, alle orecchie di quanti non conoscono bene la storia
della Chiesa di Roma che gronda più di sangue che di incenso.
La domanda è quanti, intuendo cosa sarebbe accaduto all’interno della gerarchie
ecclesiastiche hanno pensato che la morte di un papa deciso a distruggere la Chiesa di Roma fosse il
solo ed unico rimedio?
Non si possono avanzare ipotesi sui mandanti di Alì Agca, ma è totalmente da
escludere il complotto comunista che utilizza un turco di religione musulmana
per uccidere un Papa che, in Polonia, aveva convissuto d’amore e d’accordo con
il regime comunista, ma che era determinato a fare della Chiesa di Roma
l’appendice del Tempio di Gerusalemme.
Proprio i
musulmani sono, insieme ai veri cattolici, gli altri grandi sconfitti dalla
svolta filo-israeliana della Chiesa cattolica, alla quale giustamente
guardavano, fino a Paolo VI, come alleata e che, oggi, si ritrovano nemica.
Quale che sia la verità, un Pontefice romano dimezzato, umiliato, sconfitto si
recherà in Sinagoga a portare l’omaggio e la devozione dell’ex Chiesa cattolica
apostolica romana.
Fra alcune decine di anni, la popolazione degli Stati uniti d’America sarà in
stragrande maggioranza cattolica e così i suoi dirigenti ma la grande nemica
dell’ebraismo, quella che condannava il popolo ebraico come
“deicida.” e pregava per la conversione dei “perfidi
giudei” non c’è più; e a Gerusalemme come a Wall Street possono dormire
sonni tranquilli: la lobby ebraica potrà continuare a fare negli Stati uniti
quello che da sempre fa: comandare, con la benedizione degli ex pontefici di
Santa Romana Chiesa.
Amen.
musulmani sono, insieme ai veri cattolici, gli altri grandi sconfitti dalla
svolta filo-israeliana della Chiesa cattolica, alla quale giustamente
guardavano, fino a Paolo VI, come alleata e che, oggi, si ritrovano nemica.
Quale che sia la verità, un Pontefice romano dimezzato, umiliato, sconfitto si
recherà in Sinagoga a portare l’omaggio e la devozione dell’ex Chiesa cattolica
apostolica romana.
Fra alcune decine di anni, la popolazione degli Stati uniti d’America sarà in
stragrande maggioranza cattolica e così i suoi dirigenti ma la grande nemica
dell’ebraismo, quella che condannava il popolo ebraico come
“deicida.” e pregava per la conversione dei “perfidi
giudei” non c’è più; e a Gerusalemme come a Wall Street possono dormire
sonni tranquilli: la lobby ebraica potrà continuare a fare negli Stati uniti
quello che da sempre fa: comandare, con la benedizione degli ex pontefici di
Santa Romana Chiesa.
Amen.
Vincenzo
Vinciguerra, Opera, 16 gennaio 2010
Vinciguerra, Opera, 16 gennaio 2010
Benedetto XVI con Riccardo Pacifici e con il dirigente del B’nai B’rith Italia, Sandro Di Castro |
Leave a comment