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Pier Carlo Padoan |
Dal blog Comidad:
IL CANNIBALISMO
BANCARIO DI PADOAN
BANCARIO DI PADOAN
Quando si dice
“logica del profitto” si pensa spesso di esprimere una
critica del capitalismo, mentre in effetti se ne sta offrendo
un’immagine edulcorata e rassicurante. La prassi del capitalismo è
infatti più spesso ispirata a criteri fraudolenti e predatori. Nella
vicenda delle quattro banche salvate dal governo Renzi a spese dei
risparmiatori, l’attenzione dei media si è concentrata
sull’atteggiamento non trasparente delle banche nel vendere i loro
titoli, o sulla mancanza di controlli sulle banche stesse, quando
invece nell’occasione è stato proprio il governo a manifestare più
di tutti una logica criminale a tutto tondo.
Concedere la buona
fede ai potenti vuol dire concedergli tutto; ed è accaduto così che
tanti che si definiscono “oppositori”, sempre pronti a fare
il processo alle intenzioni ai mussulmani delle periferie, poi non
hanno notato che il governo ha voluto drammatizzare artificiosamente
l’emergenza legata alle quattro banche, ciò con la scelta arbitraria
ed illegittima di applicare immediatamente quelle regole del “bail
in” che dovrebbero decorrere solo dal prossimo gennaio. La
scelta governativa corrisponde ad una logica di “cannibalismo
bancario”, poiché genera le condizioni di panico utili ad
estendere la crisi ad altre banche locali, costringendole quindi ad
agganciarsi al carro dei maggiori istituti di credito. La
“riforma” del sistema bancario varata dal governo Renzi
nel marzo scorso, già andava in tal senso, poiché costringeva le
piccole banche a trasformarsi in SPA, rendendole quindi vulnerabili
alle scalate. L’emergenza provocata dal governo nelle settimane
scorse, è servita evidentemente ad accelerare il processo già
iniziato di accorpamento/saccheggio dei piccoli istituti di credito.
Molte banche di provincia e tante casse rurali possono ancora
vantare una discreta situazione patrimoniale, e ciò le rende
interessanti come possibili prede da parte delle banche più grandi.
Per un governo che si attacca tanto agli “zero virgola” per
dimostrare l’uscita dalla recessione, risulta palesemente incoerente
questa drastica scelta recessiva, che va a compromettere
ulteriormente, in un momento già difficile, il rapporto delle banche
locali con le piccole e medie imprese del loro territorio.
Tra
l’altro non si può essere neanche certi che questo cannibalismo
bancario vada a vantaggio esclusivo dei grossi gruppi finanziari
italiani. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, infatti non
perde occasione per ribadire il proprio legame con le organizzazioni
da cui proviene, cioè il Fondo Monetario Internazionale e la sua
diretta emanazione, cioè l’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico. Nell’ottobre scorso Padoan ha commissionato a FMI
ed OCSE uno studio per scoprire in tutto il mondo “buone
pratiche fiscali” da applicare anche all’Italia. La notizia
era ufficiale, ma monca, dato che non si chiariva quanto sarebbe
costato all’erario italiano appaltare questa ridicola ricerca ad
organizzazioni esterne. Un altro bel caso di conflitto di interessi
di un ministro dell’attuale governo, un caso ovviamente sfuggito ai
nostri media.
Il FMI e l’OCSE sono l’espressione di lobby
multinazionali in cui la finanza italiana è scarsamente
rappresentata, e quindi il fatto che a dirigere le attuali operazioni
di cannibalismo bancario in Italia ci sia un Padoan, indica che il
“bail in” si configura come un ulteriore espediente di
colonizzazione. I solerti commentatori dei media ufficiali hanno
avuto la faccia tosta di attribuire l’adozione a livello europeo del
“bail in”- cioè i salvataggi bancari a spese dei
risparmiatori -, alla pressione di movimenti d’opinione come “Occupy
Wall Street”, cioè all’insofferenza verso la pratica di
scaricare sui contribuenti i costi delle crisi bancarie. A parte il
fatto che l’assistenza del pubblico denaro nei confronti delle banche
maggiori continua tranquillamente attraverso il Meccanismo Europeo di
Stabilità, il punto è che il “bail in” si pone come una
fonte di approvvigionamento non alternativa, ma aggiuntiva, per le
multinazionali del credito.
In Europa la banca attualmente più
inguaiata è il maggior istituto di credito tedesco, Deutsche Bank,
definita, non a caso: ” il buco con la banca intorno”.
Risulta quindi logico che il governo tedesco pensi ad una cura
ricostituente per Deutsche Bank; una cura basata sul lasciarle
mangiare migliaia di piccole banche locali in Europa. Schauble può
permettersi di fare il bullo in Europa perché la NATO non consente a
nessun Paese di scapparsene dall’Unione Europea. Il sub-imperialismo
tedesco sull’Europa non deriva quindi da forza propria della
Germania, ma dalla rendita di posizione che le proviene dalla
disciplina NATO. Nel 1989 è finita la Guerra Fredda ed è cominciata
una fase di aggressione unilaterale della NATO contro la Russia, e la
costituzione dell’Unione Europea nel 1992 è stata un momento
decisivo di questa aggressione. Il problema è che questa aggressione
costa, e va quindi scaricata sul contribuente. Le “rivoluzioni”
anticomuniste nell’Europa dell’Est erano state finanziate da George
Soros, finanziere ed agente della CIA. Dopo aver sostenuto le spese,
Soros passò all’incasso nel settembre del 1992, speculando sulla
sterlina e sulla lira, largamente sopravvalutate a causa dei vincoli
del Sistema Monetario Europeo, basato sulla moneta virtuale ECU, da
cui sarebbe poi nato l’euro. La Banca d’Inghilterra e la Banca
d’Italia diedero fondo alle riserve valutarie per arginare la crisi.
In Italia il governo di Giuliano Amato si inventò tasse come l’ICI e
persino il prelievo forzoso sui conti correnti. In tal modo quel ceto
medio, che nei decenni precedenti era stato la base sociale
dell’anticomunismo, venne chiamato a pagare i costi di quello stesso
anticomunismo. E a tutt’oggi non sta smettendo di pagare, perché,
anche se non c’è più il comunismo, c’è ancora la Russia da far
fuori.
Il 15 dicembre scorso Obama e la Merkel hanno deciso di
rinnovare per altri sei mesi le sanzioni
economiche contro la Russia. Si dice spesso che queste sanzioni
non danneggiano solo Paesi come l’Italia, ma soprattutto la stessa
Germania, ed è vero. Ma alla Germania è possibile ciò che ad altri
è precluso, cioè rivalersi sui “partner” europei.
“logica del profitto” si pensa spesso di esprimere una
critica del capitalismo, mentre in effetti se ne sta offrendo
un’immagine edulcorata e rassicurante. La prassi del capitalismo è
infatti più spesso ispirata a criteri fraudolenti e predatori. Nella
vicenda delle quattro banche salvate dal governo Renzi a spese dei
risparmiatori, l’attenzione dei media si è concentrata
sull’atteggiamento non trasparente delle banche nel vendere i loro
titoli, o sulla mancanza di controlli sulle banche stesse, quando
invece nell’occasione è stato proprio il governo a manifestare più
di tutti una logica criminale a tutto tondo.
Concedere la buona
fede ai potenti vuol dire concedergli tutto; ed è accaduto così che
tanti che si definiscono “oppositori”, sempre pronti a fare
il processo alle intenzioni ai mussulmani delle periferie, poi non
hanno notato che il governo ha voluto drammatizzare artificiosamente
l’emergenza legata alle quattro banche, ciò con la scelta arbitraria
ed illegittima di applicare immediatamente quelle regole del “bail
in” che dovrebbero decorrere solo dal prossimo gennaio. La
scelta governativa corrisponde ad una logica di “cannibalismo
bancario”, poiché genera le condizioni di panico utili ad
estendere la crisi ad altre banche locali, costringendole quindi ad
agganciarsi al carro dei maggiori istituti di credito. La
“riforma” del sistema bancario varata dal governo Renzi
nel marzo scorso, già andava in tal senso, poiché costringeva le
piccole banche a trasformarsi in SPA, rendendole quindi vulnerabili
alle scalate. L’emergenza provocata dal governo nelle settimane
scorse, è servita evidentemente ad accelerare il processo già
iniziato di accorpamento/saccheggio dei piccoli istituti di credito.
Molte banche di provincia e tante casse rurali possono ancora
vantare una discreta situazione patrimoniale, e ciò le rende
interessanti come possibili prede da parte delle banche più grandi.
Per un governo che si attacca tanto agli “zero virgola” per
dimostrare l’uscita dalla recessione, risulta palesemente incoerente
questa drastica scelta recessiva, che va a compromettere
ulteriormente, in un momento già difficile, il rapporto delle banche
locali con le piccole e medie imprese del loro territorio.
Tra
l’altro non si può essere neanche certi che questo cannibalismo
bancario vada a vantaggio esclusivo dei grossi gruppi finanziari
italiani. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, infatti non
perde occasione per ribadire il proprio legame con le organizzazioni
da cui proviene, cioè il Fondo Monetario Internazionale e la sua
diretta emanazione, cioè l’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico. Nell’ottobre scorso Padoan ha commissionato a FMI
ed OCSE uno studio per scoprire in tutto il mondo “buone
pratiche fiscali” da applicare anche all’Italia. La notizia
era ufficiale, ma monca, dato che non si chiariva quanto sarebbe
costato all’erario italiano appaltare questa ridicola ricerca ad
organizzazioni esterne. Un altro bel caso di conflitto di interessi
di un ministro dell’attuale governo, un caso ovviamente sfuggito ai
nostri media.
Il FMI e l’OCSE sono l’espressione di lobby
multinazionali in cui la finanza italiana è scarsamente
rappresentata, e quindi il fatto che a dirigere le attuali operazioni
di cannibalismo bancario in Italia ci sia un Padoan, indica che il
“bail in” si configura come un ulteriore espediente di
colonizzazione. I solerti commentatori dei media ufficiali hanno
avuto la faccia tosta di attribuire l’adozione a livello europeo del
“bail in”- cioè i salvataggi bancari a spese dei
risparmiatori -, alla pressione di movimenti d’opinione come “Occupy
Wall Street”, cioè all’insofferenza verso la pratica di
scaricare sui contribuenti i costi delle crisi bancarie. A parte il
fatto che l’assistenza del pubblico denaro nei confronti delle banche
maggiori continua tranquillamente attraverso il Meccanismo Europeo di
Stabilità, il punto è che il “bail in” si pone come una
fonte di approvvigionamento non alternativa, ma aggiuntiva, per le
multinazionali del credito.
In Europa la banca attualmente più
inguaiata è il maggior istituto di credito tedesco, Deutsche Bank,
definita, non a caso: ” il buco con la banca intorno”.
Risulta quindi logico che il governo tedesco pensi ad una cura
ricostituente per Deutsche Bank; una cura basata sul lasciarle
mangiare migliaia di piccole banche locali in Europa. Schauble può
permettersi di fare il bullo in Europa perché la NATO non consente a
nessun Paese di scapparsene dall’Unione Europea. Il sub-imperialismo
tedesco sull’Europa non deriva quindi da forza propria della
Germania, ma dalla rendita di posizione che le proviene dalla
disciplina NATO. Nel 1989 è finita la Guerra Fredda ed è cominciata
una fase di aggressione unilaterale della NATO contro la Russia, e la
costituzione dell’Unione Europea nel 1992 è stata un momento
decisivo di questa aggressione. Il problema è che questa aggressione
costa, e va quindi scaricata sul contribuente. Le “rivoluzioni”
anticomuniste nell’Europa dell’Est erano state finanziate da George
Soros, finanziere ed agente della CIA. Dopo aver sostenuto le spese,
Soros passò all’incasso nel settembre del 1992, speculando sulla
sterlina e sulla lira, largamente sopravvalutate a causa dei vincoli
del Sistema Monetario Europeo, basato sulla moneta virtuale ECU, da
cui sarebbe poi nato l’euro. La Banca d’Inghilterra e la Banca
d’Italia diedero fondo alle riserve valutarie per arginare la crisi.
In Italia il governo di Giuliano Amato si inventò tasse come l’ICI e
persino il prelievo forzoso sui conti correnti. In tal modo quel ceto
medio, che nei decenni precedenti era stato la base sociale
dell’anticomunismo, venne chiamato a pagare i costi di quello stesso
anticomunismo. E a tutt’oggi non sta smettendo di pagare, perché,
anche se non c’è più il comunismo, c’è ancora la Russia da far
fuori.
Il 15 dicembre scorso Obama e la Merkel hanno deciso di
rinnovare per altri sei mesi le sanzioni
economiche contro la Russia. Si dice spesso che queste sanzioni
non danneggiano solo Paesi come l’Italia, ma soprattutto la stessa
Germania, ed è vero. Ma alla Germania è possibile ciò che ad altri
è precluso, cioè rivalersi sui “partner” europei.
Padoan con Giuliano Amato |
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