Intrigo blog (III): intermezzo riassuntivo
luglio 2007
(Segue da:
1. Haramlik vs.Corriere:
caccia alla “Talpa”
2. Intrigo blog
(I): le sinergie più sorprendenti del mondo
3. Intrigo
blog (II): il caso di Miguel “Gossip” Martinez)
Dei buoni appunti richiedono un riepilogo, di tanto in tanto.
Vediamo di fare uno schemino, ché mica devono farli sempre e solo coloro che mi
hanno per prof.
1. Un bel giorno, e per motivi che l’amor di patria
mi impone di tacere, decido che il comportamento del mio ex non mi pare consono
al suo ruolo di leader religioso nazionale, e Corano alla mano – unito alla mia
percezione dell’islam che non coincideva con la sua – decido che ho il dovere,
il diritto e pure la voglia di chiedergliene conto.
2. Gliene chiedo conto, infatti, con una raffica di
martellate sulla zucca a forma di email, e di fronte a dei testimoni che mi
servirebbero qualora lui avesse intenzione di travisare di ciò che gli dico. I
testimoni me li prendo non in base al loro rapporto con
me (con Miguel Martinez – che si offre di farmi da
testimone tramite Dacia, e con mio stupore – avevo persino litigato un anno
prima), ma in base alla loro presunta affidabilità di persone
vicine al mondo islamico.
Comunico a Piccardo che desidero vedergli applicare nei miei confronti quelle
stesse regole islamiche di cui lui si fa portavoce e propagandista in Italia.
Ritengo di fare cosa buona e giusta. Entrambi attribuiamo un assoluto valore
etico e spirituale all’islam: invitandolo ad applicarlo, lo invito a una
coerenza che, in quella situazione, considero doverosa.
Lui, però, si rifiuta.
3. Sollevo la questione davanti ai vertici dell‘Ucoii.
Questi riconoscono la fondatezza delle mie argomentazioni e si offrono come
mediatori.
Lui rifiuta di accettarli.
4. La questione, al di là del suo versante personale, tocca
aspetti molto generali dell’islam concreto, che vanno dall’applicabilità di un
sistema di valori islamico laddove viene a mancare la pressione sociale, fino
al pari trattamento tra donne cristiane e musulmane.
Ne accenno solo sinteticamente, in questo post, e per ricordarlo: ho smesso di
tirare schiaffoni in proposito quando è arrivato Magdi Allam
ad ascoltarne il rimbombo, e non intendo ricominciare adesso.
Mi limito a dire che spero di cuore che le nuove generazioni di musulmani sappiano
risolvere certe questioni meglio dei loro padri.
Nel momento in cui la vicenda cominciava a svolgersi, tuttavia, c’era lo spazio
per sollevare la questione in rete: era una questione che riguardava
sostanzialmente la comunità islamica – che conosceva questa storia da secoli, e
non certo attraverso me – e contavo di liberarmi in fretta degli aspetti
personali del tutto e di lasciarla semplicemente lì, come questione sollevata
su cui riflettere in termini più generali.
E invece no: proprio non riesce a risolversi, la questione personale.
Rimane là. Non si smuove.
5. A
dicembre Magdi Allam sbarca
nella storia e, lo stesso giorno, l’Ucoii manda al diavolo Dacia Valent, la
quale giura vendetta.
Mi rendo conto che la situazione può sfuggirmi completamente di mano, con
queste due novità, e lo dico al prode ex: “Fate pace con Dacia, arriviamo a
un accordo e domani ti faccio un mega-post su Haramlik, con tanto di foto e
didascalia come musulmano più rispettoso delle donne in tutto il pianeta. E
chiudo la bocca ad Allam. Qua si finisce travolti, sennò.”
E lui – indovina un po’ – rifiuta.
Che poi non è che fossimo in rapporti spaventosi, in tutto questo: niente di
simile.
E’ solo un uomo molto competitivo, ed io sono una donna molto testarda.
Tutto qua.
6. A
dicembre succedono due cose diverse che fanno precipitare la situazione.
Da una parte, gli obiettivi e i metodi di Dacia Valent (caccia ai poligami e
scandalismo, in sintesi) divergono seriamente dai miei
Dall’altra, si presenta una questione che nulla c’entra con me e con gli
argomenti affrontati fino a quel momento, ma che pone una problema morale –
ancora sul piano della coerenza – che, a quel punto, è decisamente ineludibile.
Non ho intenzione di parlarne.
L’ho già detto in passato: su questo, voglio essere creduta sulla parola. E
sennò, amen.
Ed io, per la seconda volta – e su proposta altrui – cerco di
far sì che la questione venga affrontata, ma all’interno dell’ambiente
islamico.
E non ci riesco.
7. Ormai siamo a gennaio: Dacia
Valent è su Libero, nella campagna di Magdi Allam e in Tribunale a denunciare
poligami.
La valanga è cresciuta troppo perché si possa arrestare, ma ha tutte le
caratteristiche di una valanga inutile che farà danni senza risolvere nessuna
delle questioni che ne sono alla base, e che continuano ad essere l’unica cosa
che mi interessa.
Avevo sperato molto nel punto 6), devo dire: fallito quello, io non posso fare
altro che cercare di dirigere la valanga mediatica – che ci sta visibilmente
per arrivare addosso – verso lidi costruttivi, non distruttivi.
Cercando di tenere il discorso a sinistra, quindi. Non su
Libero o da Magdi Allam.
Mi risolvo a parlarne con una persona che conosco da molti anni, che considero
di specchiata onestà e che scrive per l’Unità, giornale da cui
una non si aspetta cialtronate.
I termini non scandalistici che mi propongo non soddisfano la Valent: è il momento in cui
rompiamo definitivamente.
Dal momento in cui la nostra furibonda telefonata si conclude – 14 gennaio
pomeriggio – la questione diventa una pura e semplice gara contro il tempo.
Che si conclude il 16 gennaio mattina, con l’articolo di Magdi Allam.
Veloce, sì.
8.Lo scandalo-poligamia è lanciato. Per potere deflagare
come si deve, però, avrebbe bisogno della sottoscritta.
Mi arrivano messaggi concilianti, quindi, come il già citato comunicato IADL e
questo post della Valent.
Nei giorni e nelle settimane successive me la dovrò vedere con giornalisti di
ogni tipo, dai quotidiani ad Oggi, da Verissimo a Santoro, da Confidenze a
Maurizio Costanzo passando per RAI Educational.
Solo che – ma fose l’ho già detto… – non c’è nessuno scandalo-poligamia.
E non sono nemmeno un tipo obbediente, io.
Mi armo di secchi d’acqua fredda, quindi, e mi do allo spegnimento di questa
pagliacciata. La quale può considerarsi condannata a fallire a partire dal mio
post sulla monogamia di
Piccardo.
9. Succede una cosa estremamente interessante, con quel
post, al di là della furibonda reazione della Valent. Ed è che un po’ di
persone che, nei mesi precedenti, erano andate prendendo le distanze da
Piccardo, preparandosi a un suo probabile tonfo, si rendono conto che il tonfo
non ci sarà. Il torello esce risparmiato dalla plaza e si può
facilmente prevedere che, trascorso un po’ di tempo a brucare nei campi per
riprendersi dallo shock, potrà tornare alle sue arene più arzillo di prima.
Ed essere ancora utile alle persone di cui sopra (se non addirittura
pericolosetto per coloro coi quali si dovesse incavolare).
Come per incanto, il Nostro riacquista un mucchio di amici.
Qui si contempla lo spettacolo, con un assorto: “Che gente, mamma mia…!”
E così abbiamo il delizioso paradosso di persone che riescono ad essere
entusiaste sostenitrici tanto di Piccardo come di chi ne aveva presumibilmente
fatto arrivare il nome nelle grinfie di Magdi Allam e cerca pure di buttarmi
addosso come può la patatona bollente.
Sostenitrici di entrambi. Contemporaneamente, e senza fare una piega.
L’Italia è un paese eccezionale.
10. L’Haramlik ammaina le vele e se ne va a svernare
nell’accogliente porto di Genova.
Neanche con la Xamamina
potrei mettermi ad affrontare più di tanto certe procelle fatte solo di
chiacchiere e pettegolezzi: i vuoti di pensiero mi fanno lo stesso effetto dei
vuoti d’aria, e una ha i suoi lati delicati.
Qui, come dissi a suo tempo, ci interessano i fatti.
A partire da questo:
“Copia della missiva in questione sarebbe stata inviata al giornalista Magdi
Allam, autore del predetto articolo, da uno
dei relativi destinatari (di cui il medesimo giornalista non
intende svelare l’identità ai sensi dell’art. 138 del Codice e nel rispetto
della norma professionale sulla fonte delle notizie) posto l’interesse che il
giornalista aveva manifestato per il tema della poligamia […]”
Bastava pazientare un po’.
Adesso, nel “Continua” qui sotto,
metto una risposta a chi fosse interessato al tema-quattrini.
Nel prossimo post, toccherà affrontare un po’ di schifezze.
A questo proposito, comunque, vorrei dire a Martinez di esercitare un po’
più di attenzione sui suoi commenti: ricordo che 1) i docenti italiani devono
presentare periodicamente il certificato generale del casellario giudiziario
(che può essere richiesto alla Procura della Repubblica direttamente dalla
scuola, ai sensi della L. 15/68), e suppongo che lui lo sappia; 2) io ho un
avvocato.
Non esageriamo.
Mi si chiede, in modo che mi pare un po’ pretestuoso
e certo poco attento verso le vignette di Biani, se ho versato dei soldi alla
Caritas.
Siccome qui abbiamo negoziato in grande trasparenza,
ricordo i termini
dell’accordo a cui eravamo arrivati io e il mio interlocutore:
B) L’alternativa è che ci si decida, sempre in amoroso accordo, per la
controproposta del mio interlocutore, che per comodità arrotonderemo per
eccesso. Sarebbero 6000 euro, quindi, da dividere al 50% con le succitate
suorine della Caritas, fatto salvo il risarcimento al Webmaster di cui sopra.
In entrambi i casi, ci terrei a specificare che la cifra che tratterrei per
me è inferiore a quella che mi è stata offerta. Per amor di precisione.
Ci tenevo a che lui versasse questi soldi alla Caritas perché mi interessava
puntare il dito sul fatto che in Italia non esiste, all’interno delle
organizzazioni islamiche, uno straccio di rete di tutela per le donne. E la
ritenevo una responsabilità di chi è all’interno di queste organizzazioni.
Da lì il simbolismo del gesto che volevo che lui facesse.
La cosa lo infastidì moltissimo e decise, unilateralmente, di versare a me
quel 50%, in rate da 250 euro al mese.
Quando cominciai a vedermeli arrivare mi imbufalii.
Stavo pensando a quale contromisura prendere, quando uscì l’articolo di Allam.
Ed io andai a querelare Allam e il Corriere.
Per fare quella querela, io staccai un assegno di 2500 euro.
Che sono circa due mesi di mio stipendio.
Posso chiedere alla mia banca una copia dell’assegno in questione, che è datato
18 gennaio 2007, e metterla in rete.
Essendo un assegno di gennaio, e siccome la mia banca è pure a Milano, ci vorrà
qualche giorno e dello sbattimento.
Ora: di quei 3000 euro, le rate fino ad ora versate ammontano a 1450 euro in
totale.
Perché, e va detto, Piccardo ha effettivamente ritenuto e dichiarato che io
avessi ragione, nella sostanza della mia rivendicazione, ed ha continuato
tranquillamente a fare fronte al suo impegno anche a scandalo scoppiato.
Spiegandomi che si trattava di un suo giuramento a Dio, peraltro.
Io, dal canto mio, ho smesso di rompergli le balle sulla Caritas appena è
uscito l’articolo, ché mi pareva che avessimo già abbastanza problemi.
Sto quindi usando questi soldini per coprire il buco dei 2500 euro della
querela, appunto: mancano ancora 1050 euro per arrivarci.
Metto qui la specifica, per amor di precisione:
250 euro del 12/01
250 euro del 19/02
200 euro del 19/03
250 euro del 19/04
250 euro del 19/05
250 euro del 19/06
Totale: 1450.
Vorrei fare notare che, con quella querela, io tutelo la mia onorabilità e,
di riflesso, la sua e quella di una causa tutta.
Avessi fatto il contrario, mettendomi a sguazzare nello scandalo come fanno
altri, io di assegni ne avrei ricevuti.
Non ne avrei emessi.
Devo aggiungere altro?