Andrea Morigi |
terza puntata dell’”Intrigo blog” di Haramlik. Consiglierei il lettore avveduto
di concentrarsi, più che sui principali bersagli di questa narrazione (i comportamenti specifici di Miguel
Martinez e Dacia Valent la quale Valent oltretutto, poverina, nel frattempo è
pure defunta), su ciò che sta in secondo piano e sullo sfondo, su certi
dettagli (apparentemente) laterali e secondari: il cinismo e la mancanza di
scrupoli della grande stampa, l’origine e il percorso ideologico di certi
personaggi, la doppiezza e le entrature di una certa fascisteria … perché, come
dice il detto, il diavolo si nasconde nei dettagli.
Intrigo blog (I): le sinergie più sorprendenti del mondo
giugno 2007
(Segue da: Haramlik vs.Corriere: caccia
alla “Talpa”)
Dicevamo:
“Copia della missiva in questione sarebbe stata inviata al giornalista
Magdi Allam, autore del predetto articolo, da uno dei relativi
destinatari (di cui il medesimo giornalista non intende
svelare l’identità ai sensi dell’art. 138 del Codice e nel rispetto della norma
professionale sulla fonte delle notizie) posto l’interesse che
il giornalista aveva manifestato per il tema della poligamia
[…]”
E’ il 16 gennaio e
l’articolo di Magdi Allam con la mia famosa email è in
edicola.
Io esco da scuola stravolta, anche perché ci sono giornalisti che mi continuano
a chiamare al cellulare. Hanno il mio numero, evidentemente.
Il tempo di arrivare a casa e mi arriva la seguente telefonata:
“Buongiorno, sono Andrea Morigi di Libero.”
“Sì, buongiorno, ma io non ho niente da dire a Libero, se non che
l’articolo di Allam è uscito senza il mio consenso. Abbia pazienza e arrivederci.”
E lui: “Ma come? E’ arrabbiata? Eppure Magdi Allam non ha ancora
pubblicato il suo vero nome e cognome…”
Bella frasetta, detta con un bel tono tra il gentile e il raggelante.
Era chiaro che Morigi aveva il mio vero nome perché qualcuno glielo aveva
dato. Come diavolo faceva, in così poco tempo a trovarlo per conto suo? Non che
fosse impossibile, bada bene: erano proprio i tempi, che non mi tornavano. La
velocità della cosa. E assieme al mio numero di cellulare, per giunta? A me
costui è ignoto. L’unica cosa che so di lui è che lui e la Valent si conoscono.
Il giorno dopo, Libero esce – unico giornale tra tutti –
pubblicando il mio nome e cognome, appunto.
E nell’articolo riporta (ancora unico giornale tra tutti) – accanto a pezzi del
mio comunicato alla stampa in cui prendevo le distanze da Allam – anche uno
stupefacente comunicato stampa della IADL (ovvero di Dacia Valent)
che, mentre conferma quanto scritto da Allam (“Le notizie
diffuse oggi dal Corriere della Sera non sono nuove alla IADL…“), usa la
vicenda per scagliarsi contro l’Ucoii (“L’Ucoii dovrebbe
invece spiegare come mai abbia stampato e distribuito dei certificati di
matrimonio islamico“)
Io, con Dacia Valent, avevo definitivamente rotto i rapporti il 14
gennaio, dopo una violentissima telefonata con la quale si
concludevano settimane di pressioni inenarrabili affinché le scucissi il mio
certificato di matrimonio islamico.
Certificato che sarebbe stato la pezza d’appoggio ineludibile – e anche di
bell’impatto mediatico – per i giornalisti che avessero voluto infilare Hamza
Piccardo nello scandalone Ucoii-poligamia che andava montando da settimane.
E ci voleva una pezza d’appoggio, per riuscire a farlo, visto che io stessa avevo
ripetuto per mesi che consideravo uno “scandalo-poligamia” in sé
pretestuoso, fuori tema e pure bacchettone, e avevo pubblicamente dichiarato
che avrei querelato chiunque avesse strumentalizzato in questo senso il
discorso che io facevo sul mio blog.
Erano già stati accusati di poligamia due dirigenti Ucoii: Abu Shwaima, denunciato
da Dacia Valent (la quale era in guerra con l’Ucoii a causa di una lite
avuta con il suo presidente a dicembre), e Baha
Ghrewati, accusato da Magdi Allam.
L’unico motivo per cui il nome di Piccardo non era ancora stato fatto era
perché io, appunto, mi rifiutavo di prestarmi a quella che ritenevo
un’insensatezza.
Libero era,
peraltro, il giornale che aveva dato la notizia della denuncia per poligamia
fatta dalla stessa Valent contro Shwaima, l’imam di Segrate, ripresa
il giorno dopo da Allam sul Corriere, nel suo articolo contro Ghrewati.
Gli unici due giornali ad averne parlato, per inciso.
E che la Valent
avrebbe confermato la veridicità di ciò che Allam affermava
sul mio conto mi era già stato anticipato in chat, lo stesso giorno dell’uscita
dell’articolo di Allam: “[..] quello che ti volevo dire è che Dacia, […],
ha detto che se Lia smentisce, la smentisco io”
Vedere quel comunicato pubblicato da Libero e firmato a nome di tale Lil
Pettinari (personaggio che mi risulta essere inesistente, giacché la IADL è praticamente composta
dalla sola Dacia che ha la bizzarra abitudine di firmare comunicati con nomi di
fantasia, facendo credere che la
IADL abbia chissà quale staff) mi riempie di un disgusto che
non so esprimere.
E pubblico questo post in
cui prego lei e la IADL
di andarsene al diavolo e di sparire dal mio orizzonte.
Apriti cielo: verrò incolpata da Miguel Martinez di avere “accusato
Dacia senza prove“, con tutto ciò che ne seguirà.
Si vede che dovevo starmene zitta, secondo lui.
Ne seguono due cose, in realtà:
1. Che la
Valent esce con un post estremamente violento nei miei
confronti. Post che smentisce ciò che io intanto avevo scritto sul mio blog a proposito della monogamia di
Piccardo e che propone, come tesi di fondo, il sospetto che io sia
coinvolta nella pubblicazione di quell’email, e comunque nella volontà di fare
scoppiare uno scandalo per travolgere Piccardo, probabilmente per soldi. In
questo post, preannuncia l’intervento di altre persone a suo favore. Intervento
che si rivelerà essere quello di Miguel Martinez.
2. Che Miguel Martinez, appunto, comincia a dichiarare – con
mio assoluto stupore – che “conosce bene questa vicenda dall’inizio”
(eppure io e lui non ci eravamo mai sentiti, mentre si svolgeva), che “le
cose non sono come sembrano” e che “non vorrebbe parlarne“:
intanto, ci fa una serie di post di fila.
Nell’ultimo, sostiene
la Valent attribuendomi però delle “attenuanti”: da un mio presunto “disagio
psicologico” (lo scrive pure col grassetto) al bisogno di denaro.
Poco importa che la mia trattativa pro-Caritas con l’ex fosse
esplicita, sul mio blog, da oltre un mese.
Ed io, a questo punto, sono completamente attonita.
Non per Dacia: da lei, ormai, mi aspettavo questo ed altro. Ma da Miguel, no.
Non su una cosa del genere, almeno.
Entrambi scatenano sui loro blog – una in modo più violento, l’altro in modo
più subdolo – una specie di Sabbah di illazioni, insinuazioni, ombre, sospetti,
sghignazzi e commenti di ogni genere e salsa.
Mentre l’intera
blogosfera si era limitata a pronunciarsi su un comportamento evidentemente
scorretto dei media, io contemplo attonita la bizzarra sinergia tra Kelebek
e qualche membro di Sinistra per Israele che, mano nella mano, sguazzano nel
torbido di ogni pettegolezzo possibile, facendosi scudo del fatto che, nel
fondo dell’archivio di questo blog, viene accennata in modo del tutto anonimo –
e assolutamente inutilizzabile per la stampa, ovviamente – qualche mia
vicissitudine da trasloco che era potuta finire nell’articolo di Allam non
perché io ne avessi scritto sul blog, ma perché qualcuno gli aveva dato una mia
email privata.
Io, in quel momento, ho due priorità:
1. Difendere quel genio del mio ex – e con lui la sua
benedetta quanto incolpevolissima gente – da un pruriginoso polverone sulla
“poligamia” che, alla luce di ogni onestà intellettuale possibile, è semplicemente
ridicolo.
2. Chiedere conto a Magdi Allam della scorrettezza
commessa.
Non esiste modo al mondo di difendermi dalla Valent e da Martinez senza
vanificare completamente questi due punti: entrare nel merito di ciò che viene
scritto nei loro blog vorrebbe dire, necessariamente, parlare di cose che
alimenterebbero decine di articoli di quella stampa che, intanto, mi sta
stazionando sul blog e nella casella email. E usando argomenti che la stessa
stampa potrebbe – e vorrebbe – manipolare in ogni modo possibile.
Un esempio – molto concreto – del problema che avevo sta nel garbatissimo
match, tutto di fioretto, che mi ritrovo ad avere con lo staff di
Michele Santoro e di `Anno Zero`che,
(mentre su Kelebek si spettegola al di là di ogni ritegno), pare assolutamente
determinato a puntare i riflettori sul mio blog.
Siamo fortemente motivati a discutere di donne, di diritti, di ruoli
sociali nell`Italia di oggi. Vorrei anche capire se vicende come la tua sono in
qualche modo eccezionali o se, al contrario, coinvolgono un numero insospettato
di donne.
Il tenore del programma, qualora tu non l`abbia mai visto, e` di
riflessione critica serrata e rifugge da qualunque tentazione scandalistica.
Vorrei poterti parlare o mettermi in contatto con te.
Risposta mia:
La mia vicenda è in sé assolutamente banale sul piano personale (avrai
letto che la poligamia non c’entra nulla, come ho più volte dichiarato fin dal
principio e spiegato per esteso qui: http://www.ilcircolo.net/lia/001158.php)
ed è stata strumentalizzata in modo tale da non potere essere più emblematica
di nulla se non di un modo di fare giornalismo che mi indigna profondamente.
L’articolo con cui essa è emersa e che propone brani estrapolati da una
vecchia email ricevuta illegalmente, senza alcuna autorizzazione da parte mia,
produce una lettura dei fatti distorta al punto da avermi spinto a presentare querela
per diffamazione e violenza privata contro il Corriere e Magdi Allam.
Ti ringrazio, quindi, della tua gentile email e ti prego di accogliere
queste mie due precisazioni.
Gentilissima risposta loro che potrei sintetizzare così:
Oh. Uhm. Capisco. Certo. Però c’è una cosa che non capisco: sul link che
mi hai indicato (http://www.ilcircolo.net/lia/001158.php) leggo:
“Sono mesi che sto dicendo che mi deve essere pagato un trasloco in virtù
del pari trattamento tra mogli, giusto? Ergo, io ho conosciuto un uomo in via
di separazione la cui moglie stava, appunto, traslocando….”
Ora, condivido la tua obiezione che quello era un matrimonio di fatto
monogamo e che sia stato (diciamo… eufemisticamente) azzardato gridare alla
poligamia, ma per quale motivo parli di “pari trattamento tra mogli”?
Devo intendere che, in via ipotetica, esiste comunque la possibilita` di un
matrimonio con piu` mogli? Cosa ne pensi al riguardo? Potremmo parlarne, se
vuoi.
Risposta mia, ancora più gentile:
In effetti sono stata imprecisa, nel post: avrei dovuto scrivere di pari
trattamento tra “ex-mogli”, visto che mettevo a confronto due separazioni.
Grazie.
Ecco: moltiplicateli per molte testate giornalistiche, questi miei scambi di
email, e capirete per quale motivo mi lasciavo infangare su quei due simpatici
blog senza replicare.
Io faccio la prof.
Cosa ne so, io, di come si tiene a bada la stampa?
Io sapevo solo che dovevo misurare ogni mia parola, per il
mio bene e per quello di altri.
Di fronte a questo, della Valent, di Martinez e delle loro gang non me ne
poteva fregare di meno.
Quello
che poi è successo quando la puntata di “Anno Zero” dedicata all’islam
– senza il mio contributo, grazie al cielo – è stata trasmessa, credo mi dia
assolutamente ragione.
Con buona pace di quel confuso ambiente politico a cui farebbero capo gli
stessi Valent e Martinez e che si è stracciato le vesti indignatissimo, dopo la
trasmissione, facendosi paladino di vibranti appelli alla correttezza dei
media.
C’è una cosa che mi è sembrata particolarmente volgare, in questa vicenda:
sia la Valent
che Martinez – l’una sul blog, l’altro dicendolo a voce allo stesso Piccardo –
hanno attribuito la mia volontà di soffocare lo scandalo a un mio presunto “amore”
nei confronti dell’ex.
A me sembra che ‘sta gente ragioni in termini di assoluta mediocrità.
Intanto, esiste una vasta gamma di sentimenti, tra l’odio e l’amore:
l’affetto, il rispetto di sé, la compassione, il senso di giustizia e tutto
quello che vi può venire in mente.
Ma, soprattutto, io di mestiere non faccio il boia.
Faccio la prof.
La mia formazione non mi porta ad uccidere, ma a pormi degli obiettivi
definibili, se vogliamo, come “educativi”.
Tutto quello che io ho fatto e detto in questa vicenda, dentro e fuori dai
blog, poneva un problema di coerenza.
Io ho chiesto coerenza e l’ho chiesta – con rara testardaggine e
determinazione, ne convengo – su un tema – l’islam – che amo (lì sì che è
amore, altro che Piccardo) in modo aperto, visibile e concreto da oltre un
decennio della mia vita.
Da quando manco sapevo chi fosse, Piccardo, e comunque poco me ne fregava.
A me, quella coerenza serviva per mantenere quell’amore.
E’ un miracolo che ancora in qualche modo resista, l’amore in questione,
dopo quello che ‘sta gente ne ha fatto. D’altra parte, non avrei permesso – ma
nemmeno uccisa, proprio – che tanta parte della mia vita venisse devastata da
un manipolo di imbecilli.
(Continua, continua. Con riassunti e tutto.)