Julius Evola |
Il corpus della Golden Dawn pubblicato dalle Edizioni Mediterranee |
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- Evola, nelle opere scritte nel dopoguerra, ha ripetutamente elogiato un satanista come Aleister
Crowley (a cominciare da un libro come la “Metafisica del sesso”)[2], qualificandolo addirittura, insieme al mago russo Gurdjieff, dell’appellativo di “maestro”, quel Crowley che è poi risultato essere sul libro paga dei servizi inglesi (Fonte: Giorgio Galli, Intervista sul nazismo magico, Lindau 2010). - È noto come la casa di Evola a Roma, a Corso Vittorio Emanuele, sia stata nel dopoguerra meta di pellegrinaggio per tanti neofascisti, soprattutto giovani; tra questi, negli anni ’60, troviamo Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco: ebbene, ritroveremo proprio costoro, qualche lustro più avanti, nelle vesti di curatori dell’edizione italiana del corpus dottrinale completo (almeno, a livello ufficiale) della Golden Dawn[3]. Ora, come ho già detto altrove, non è pensabile che un’organizzazione iniziatica elitaria (e fanatica) come la Golden Dawn affidi la cura dei propri testi dottrinali a dei meri profani, che non abbiano “qualifiche iniziatiche” o, almeno, che non condividano la visione del mondo di tale sodalizio.
- Ritroviamo i medesimi De Turris e Fusco quali curatori del “romanzo iniziatico” La figlia della luna del predetto Crowley, e tutto ciò per le edizioni Arktos del conte Oggero di Carmagnola[4].
- Attualmente, Gianfranco De Turris riveste le cariche di consulente delle Edizioni Mediterranee di Roma (quelle che hanno pubblicato il corpus della Golden Dawn) , nonché di segretario della Fondazione Evola[5].
- Va attentamente soppesato il ruolo di Evola quale “maestro segreto” del ’68 (la definizione è proprio di Gianfranco De Turris)[6]. Nel 1969 recensisce entusiasticamente, sulla rivista L’Italiano (di Pino Romualdi) il libro Sesso e civiltà del sociologo Luigi De Marchi[7]. Sempre in quegli anni, esce una sua lunga intervista sull’erotismo sulla rivista “per soli uomini” Playmen (l’intervista è a cura di uno dei giornalisti italiani dell’epoca più interni ai servizi segreti: Enrico De Boccard)[8]. Sempre sulla medesima rivista, fa pubblicare lunghi estratti del suo libro Cavalcare la tigre (nel quale suggerisce, addirittura, sia pure a certe condizioni, l’utilizzo di certe droghe[9]).
- È curioso come questi interventi di Evola avvengano con una tempistica perfetta rispetto al varo della “Operazione Caos” della Cia in Europa, che aveva come scopo non solo l’infiltrazione dei movimenti pacifisti o comunque di opposizione all’ordine americano ma anche la loro neutralizzazione mediante la diffusione delle droghe e di stili di vita “dissolventi”[10].
- Evola, nelle opere scritte nel dopoguerra, ha ripetutamente elogiato un satanista come Aleister
Come è curiosa la sincronia tra la predetta “Operazione Caos” e la riscoperta mediatica di Crowley, avvenuta, almeno in Italia, anche grazie a Evola. A vent’anni dalla morte (avvenuta nel 1947) e grazie all’azione di registi come Kenneth Anger, ma soprattutto di divi del rock come David Bowie, Mick Jagger e Jimmy Page, che se ne professano ammiratori e/o seguaci, Crowley diventa una star. Finisce addirittura sulla celeberrima copertina del disco dei Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Evola coglie la palla al balzo e, nel 1971, pubblica una nuova edizione di Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo con un nuovo capitolo dedicato proprio a Crowley, in cui, come detto, ne parla in termini ammirativi. Forse, oltre che di “maestro segreto del ’68”, bisognerebbe parlare di provocatore e di inquinatore delle istanze (alcune delle quali certamente legittime) emerse in quegli anni.
Evola con Gianfranco De Turris |
Due considerazioni a margine di quanto detto: ricordiamo che la predetta Golden Dawn ha un ordine interno (Mons. Ernest Jouin avrebbe detto: la “retrologgia”), denominato “Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro”, che, secondo l’avvocato Paolo Franceschetti, noto studioso di massoneria, è responsabile di un numero impressionante di omicidi. Franceschetti ha recentemente pubblicato tre volumi sui suoi studi al riguardo[11], ed è
stato anche ospitato in Senato[12].
Emblema della Golden Dawn |
Leo Strauss |
).
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