Pier Paolo Pasolini mentre dirige Salò-Sade |
SALÒ E SADE: SOLO UNA COINCIDENZA CON IL FILM DI PASOLINI?
di Pier Paolo Pasolini, avvenuto il
2 novembre 1975.
quarantennale dell’uscita del suo ultimo film: Salò o le 120 Giornate di Sodoma.
invano: in questi decenni, e direi soprattutto in questi ultimi anni, abbiamo
assistito ad una fioritura di studi e ricerche che hanno gettato talvolta
squarci di luce importanti sulla vita e l’opera di Pasolini.
essere il suo ultimo film.
Mi pare che nessuno finora abbia dato una risposta esaustiva a questa domanda.
dei pochissimi italiani a vedere, tra un sequestro e l’altro, il film. Lo vidi
a Roma, al Filmstudio, uno di quei cineclub dove facevano entrare senza
problemi anche i minorenni. Anch’io allora mi chiesi: che relazione c’è tra
Salò e Sade? Ogni tanto, in questi decenni, ho continuato a domandarmelo.
senso del film ma anche qualcosa della morte di Pasolini.
opere profondamente legate e non certo per i motivi addotti da una certa
pubblicistica, che ne identifica in toto i contenuti – abusivamente e
surrettiziamente – con il vissuto personale del poeta.
chiamava “l’anarchia del Potere”, sia pure vista da due visuali diverse (la
politica omicida in Petrolio, il
sesso omicida in Salò–Sade).
svelando un insospettabile reticolo di riferimenti alla realtà storica degli
anni ’70, nessuno studio è stato fatto per rintracciare eventuali, analoghi
riferimenti nel film: per capire cioè se il regista, nel ritrarre i quattro notabili-aguzzini
protagonisti si sia ispirato, quanto meno come spunto, come scaturigine, a
personaggi e/o situazioni reali.
dire che il film «è privo di psicologia, e quindi di dati anagrafici reali»[2].
nessuno, ripeto, a cominciare dai critici cinematografici, ha spiegato perché,
per ritrarre il “nuovo fascismo” a lui contemporaneo, l’autore si sia servito,
come metafora, di quello vecchio.
ha scritto infatti che l’ambientazione repubblichina è “una metafora”[4],
anzi, “poco più che un pretesto”:
metafora, l’attuale società dei consumi, quella che Pasolini non a caso
definiva il «nuovo fascismo», per certi versi più pervasivo e insidioso del
vecchio»[5].
Brodesco nella sua tesi di dottorato
Lo sguardo in abisso[6],
Pasolini si decise a fare il film solo quando ritenne di poter associare al
testo di Sade lo scenario repubblichino:
convincere Pasolini quando ha l’intuizione di trasportare l’azione dal
Settecento ai giorni della Repubblica di Salò … è l’intuizione di trasporre
l’ambientazione del romanzo all’epoca della Repubblica Sociale Italiana a
convincere definitivamente Pasolini del progetto sul romanzo di Sade»[7].
perché Pasolini ha scelto proprio questa
metafora (invece di, poniamo, ambientare il testo di Sade nell’Italia a lui
contemporanea)?
parlando è anche quello delle bombe e delle stragi che, proprio negli anni ‘70,
stavano insanguinando il paese, e che l’autore studiava con particolare
attenzione.
proposito di Petrolio, ha parlato
della «poetica dell’illeggibilità e dell’indecifrabilità»:
richiesto più volte da Pasolini al lettore (secondo l’autore l’oggetto si
ricreerà nella testa del lettore, che prega di accettare queste confidenze)
coinvolge principalmente due aspetti: quello storico-politico e quello
filologico»[8].
Pasolini stesso lo ha definito
indiretti, dei riferimenti storico-politici da decifrare?
cavallo degli anni ’60 e ’70, noto per le sue collaborazioni a giornali di
destra tipici di quel periodo come “Lo Specchio”.
di Salò prima e della Repubblica italiana poi.
riprenderne alcuni dati biografici così come vengono riportati nella
presentazione scritta a suo tempo dallo storico Francesco Perfetti per Il passo dei repubblichini, una raccolta
di memorie in cui l’autore – De Boccard, appunto – ricostruiva le vicende dei
reduci del fascismo nell’immediato dopoguerra[10].
della costituzione della Rsi, De Boccard si era arruolato nella Guardia
nazionale repubblicana; poi, dall’ottobre 1943 al gennaio 1944
era stato in forza al battaglione M e, successivamente, sino alla fine della
guerra, alle dipendenze del comando divisione Etna di Brescia[11].
scrive Wikipedia,
propri dei Carabinieri (ordine pubblico e controllo del territorio) e della
Milizia (nelle sue varie specialità) ma in realtà prese parte soprattutto alla
lotta repressiva contro le forze partigiane della Resistenza italiana,
partecipando a rastrellamenti e devastazioni accanto alle forze tedesche …
Durante le operazioni di repressione contro i reparti partigiani fu
protagonista di rappresaglie contro la popolazione civile, tra i quali
l’eccidio di Montemaggio, quello di Scalvaia e quello di Maiano Lavacchio,
oltre a cooperare con le forze armate tedesche in molteplici casi, come nella
strage di Vallucciole e Stia»[12].
nell’immediato dopoguerra, era entrato nei Far, o Fasci di
azione rivoluzionaria[13],
prendendo parte, tra l’altro, all’irruzione nella cabina Rai di Monte Mario[14].
savoiarda, de Boccard (1921-1988) svolse la propria attività giornalistica in
molte testate, ma con una certa continuità soprattutto sul settimanale “Lo
Specchio” (1958-1967) e sul mensile “Playmen” (1968-1972), diresse il mensile
di divulgazione scientifica “Roger” (1973), fu redattore di “Tuttoquotidiano”
(1974-1976), fondò la prima società di servizi televisivi, “Telemega” (1967) e,
in collaborazione con il quotidiano “Il Tempo”, creò la Video Self Service
(1972), una società nota per aver realizzato il primo telegiornale indi-
pendente mandato in onda per una sola settimana, prima dell’intervento del
Ministero delle Poste, nella romana Galleria Colonna. Nella memoria comune,
probabilmente, il nome di de Boccard evoca più le sue avventure o disavventure
politiche – i rapporti con il Sid e il Sifar, l’organizzazione del famoso
convegno sulla “guerra rivoluzionaria” del 1965, il coinvolgimento nelle
inchieste penali (dalle quali, peraltro, uscì sempre prosciolto) sul terrorismo
di destra – che non la sua pur intensa attività giornalistica. Eppure le sue
cronache mondane, frizzanti e garbate, pettegole e irriverenti, hanno lasciato
il segno e hanno dato il via a un genere di giornalismo solo in apparenza
leggero: e per esse, piacevoli com’erano i servizi di Fusco, egli è ancora
ricordato da molti colleghi, che pur non ritrovandosi nelle sue idee politiche,
ne riconoscevano la genialità e la felicità di scrittura. Ma, a differenza di
[Giancarlo] Fusco, autore di romanzi gustosissimi e di ricostruzioni storiche e
di costume spesso derivate dalla raccolta di articoli “seriali”, de Boccard non
ha lasciato volumi, a parte il rammentato Donne
e mitra (1950, poi 1995), un brioso Dizionario della letteratura erotica
(1977), una singolare “edizione critica” di un celebre testo goliardico, Il processo
di Sculacciabuchi (1971), e qualche curatela di romanzi del suo amato
Emilio Salgari».[15]
Boccard in rapporti con il Sid/Sifar, quindi organizzatore del famoso
(famigerato) convegno del 1965 e infine coinvolto nelle inchieste penali sul
terrorismo di destra (prosciolto, naturalmente).
(dato l’orientamento politico) “Lo Specchio” e “Il Tempo”, anche uno
spiccato interesse per un certo tipo di erotismo: “Playmen” e il Dizionario della letteratura erotica (edito sempre da Playmen).
concentrare nella sua persona tutte le caratteristiche del Potere (quello con
la P maiuscola) che Pasolini studiava e descriveva in quegli anni: la ferocia
repubblichina travasata in quella repubblicana, i servizi “deviati”, la
strategia della tensione. E un certo tipo di erotismo “emancipato”, dietro cui
si intravedono vecchi demoni libertini …
Boccard infatti è uno di quei personaggi che più si osservano da vicino e più
le notizie si fanno interessanti – e inquietanti.
guerra non ortodossa, di cui ebbe a tenere la relazione di apertura: un fatto da
cui emerge la sua caratteristica di fiduciario, oltre che del Sifar/Sid, dello
Stato Maggiore della Difesa (vero organizzatore di quel convegno).
Cucchiarelli) abbiamo quindi appreso le seguenti notizie, riferite al periodo
tra l’immediato dopoguerra e gli anni ’70.
1.
«Elemento di rilievo»[16]
del Pdf (Partito fascista democratico, clandestino ma, a quanto pare,
parzialmente tollerato) nonché «reclutatore delle Sam» (il braccio armato del
Pdf);
2.
«Collaboratore dell’Oas» (Organisation Armée Secrète, la famosa organizzazione
clandestina francese)[17]
e «molto prossimo»[18]
al Ns (Noto servizio, il servizio segreto clandestino controllato da Andreotti);
3.
«Assai prossimo»[19]
a Ordine nuovo;
4.
«Presumibilmente»[20]
direttore generale dell’Istituto Pollio;
5.
«Il primo a proporre la costituzione dei NDS»[21]
(Nuclei per la difesa dello Stato, le strutture paramilitari coperte dei
diversi gruppi dell’estrema Destra);
6.
«Tra i pochi destinatari»[22]
della lettera-testamento del principe Borghese (in cui costui rivendicava di
aver fondato il Fronte nazionale con l’assenso della Cia).
punto di vista (e cioè quello della genesi del film di Pasolini) è che, durante
la Rsi, De Boccard era stato «ufficiale in forza ai servizi informativi della
Gnr»[23].
segreto militare della Repubblica di Salò!
che ho scoperto io, non riportata da nessun biografo del personaggio in
questione – lo troviamo, a cavallo degli anni ’60 e ’70 a dirigere una collana
di un oscuro editore torinese, Dellavalle editore.
“testi scelti e curati da Enrico De Boccard” (così leggo dalla seconda di
copertina de “Le Centocinquanta Passioni Semplici”).
del Servizio Bibliotecario Nazionale:
ben quattro volumi sono del marchese De Sade, e tutti e quattro relativi a una
sola opera: proprio le 120 Giornate di Sodoma (l’edizione integrale, in tre volumi,
e un estratto intitolato appunto Le 150 passioni
semplici)!
marchese de Sade: Salò-Sade, eccolo il collegamento!
materiale di certi esponenti della Repubblica di Salò e la crudeltà mentale di
certa letteratura libertina del Settecento non è così arbitrario e
gratuitamente provocatorio come a molti è sembrato.
e letteraria di Enrico De Boccard e il film di Pasolini, come si dice in questi
casi, se non è vera è ben trovata.
quella tra le violenze descritte nel film e quelle subite dallo stesso
Pasolini.
morte mi sono sempre sembrate talmente riconducibili alla violenza di quella
sceneggiatura che il solo pensiero di avere avuto un qualche ruolo in quella
vicenda mi atterrisce”»[24].
l’ultimo film di Pasolini e l’ultimo film di un altro celebre regista, Stanley Kubrick: Eyes Wide Shut.
Potere.
fra l’opera che stava finendo di girare e la morte improvvisa[25].
anche nel modo alla violenza
descritta nei rispettivi film: esplicitamente atroce quella di Pasolini,
discreta e misteriosa – e lasciata all’immaginazione – quella di Kubrick.
il Potere ama scrutare ma non tollera di essere scrutato.
Il cadavere di Pasolini |
Un fotogramma di “Eyes wide shut” |
quelli di Walter Siti e Silvia De Laude, curatori dell’edizione Oscar
Mondadori, anche quelli di Lisa D’Ignazio e di Davide Nota. Quest’ultimo, con
argomenti convincenti, ha ravvisato nel protagonista del romanzo, Carlo
Valletti, anche alcuni aspetti della vicenda biografica e familiare del poeta
Antonio Porta (alias Leo Paolazzi): Davide Nota, L’ENIGMA PAOLAZZI – Novissimi, Gruppo ’63 e strategia della tensione
culturale. In rete: http://www.scribd.com/doc/194783725/Davide-Nota-L-ENIGMA-PAOLAZZI-Novissimi-Gruppo-63-e-Strategia-della-tensione-culturale
Adalberto Baldoni e Gianni Borgna, Una
lunga incomprensione – Pasolini fra Destra e Sinistra, Firenze 2010.
85.
115.
Brodesco, Lo sguardo in abisso. Il cinema
sadiano e i limiti del rappresentabile, Università degli Studi di Udine,
anno accademico 2011-2012.
116, p. 119.
Brodesco, op. cit., p. 115
De Boccard, Il passo dei repubblichini,
edizione a cura del giornale Libero,
in collaborazione con le Lettere,
ottobre 2006.
9.
De Boccard, op. cit., p. 10.
pp. 6-7.
Giannuli, op. cit., p. 54.
101.
102.
Giannuli, op. cit., p. 130.
38.
tra gli altri, l’articolo Londra orge con
omicidi nelle ville dei masso-capitalisti e la morte di Stanley Kubrick. In
rete: http://www.iskrae.eu/?p=25029#sthash.tK2GyXRC.dpuf
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