Da Carlo Mattogno ricevo e pubblico:
Mentre
i patetici inquisitori nostrani si
lambiccano i loro scarni residui cerebrali intorno alla legge contro il
“negazionismo” olocaustico, appare un nuovo libro che demolisce il mito delle
“camere a gas” dei campi di concentramento
hitleriani:
i patetici inquisitori nostrani si
lambiccano i loro scarni residui cerebrali intorno alla legge contro il
“negazionismo” olocaustico, appare un nuovo libro che demolisce il mito delle
“camere a gas” dei campi di concentramento
hitleriani:
“Nuovi
studi” contro il revisionismo: la storiografia olocaustica alla deriva,
Effepi, Genova, 2014, 199 pagine, con appendice documentaria e fotografica.
studi” contro il revisionismo: la storiografia olocaustica alla deriva,
Effepi, Genova, 2014, 199 pagine, con appendice documentaria e fotografica.
Nel
1983, sotto la pressione del revisionismo nascente, il fiore della storiografia
olocaustica europea pubblicò lo
studio “Uccisioni in massa nazionalsocialiste mediante gas tossico. Una
documentazione”[1]
che espose tutte le conoscenze
olocaustiche dell’epoca sulle “camere a gas” omicide per dimostrare la loro
esistenza in svariati campi di concentramento tedeschi.
1983, sotto la pressione del revisionismo nascente, il fiore della storiografia
olocaustica europea pubblicò lo
studio “Uccisioni in massa nazionalsocialiste mediante gas tossico. Una
documentazione”[1]
che espose tutte le conoscenze
olocaustiche dell’epoca sulle “camere a gas” omicide per dimostrare la loro
esistenza in svariati campi di concentramento tedeschi.
Il
tentativo fu evidentemente fallimentare, se nel 2008 il fiore olo-accademico
sentì il bisogno di indire a Oranienburg un
convegno storico internazionale sullo stesso tema. I relativi atti sono stati pubblicati solo nel 2011, in un
volume di oltre 400 pagine intitolato “Neue
Studien zu nationalsozialistischen Massentötungen durch Giftgas. Historische
Bedeutung, technische Entwicklung, revisionistische Leugnung” (“Nuovi studi
sulle uccisioni in massa nazionalsocialiste mediante gas tossico. Significato
storico, sviluppo tecnico, negazione revisionistica”), a cura di Günter Morsch
e Betrand Perz, con la collaborazione di Astrid Ley, Metropol, Berlino, 2011[2].
tentativo fu evidentemente fallimentare, se nel 2008 il fiore olo-accademico
sentì il bisogno di indire a Oranienburg un
convegno storico internazionale sullo stesso tema. I relativi atti sono stati pubblicati solo nel 2011, in un
volume di oltre 400 pagine intitolato “Neue
Studien zu nationalsozialistischen Massentötungen durch Giftgas. Historische
Bedeutung, technische Entwicklung, revisionistische Leugnung” (“Nuovi studi
sulle uccisioni in massa nazionalsocialiste mediante gas tossico. Significato
storico, sviluppo tecnico, negazione revisionistica”), a cura di Günter Morsch
e Betrand Perz, con la collaborazione di Astrid Ley, Metropol, Berlino, 2011[2].
Tuttavia,
nonostante le oltre 100 pagine dedicate al tema La ‘menzogna delle camere a gas’ nella propaganda revisionistica
internazionale, l’opera evita con grande cura di esaminare gli studi revisionistici
sulle pretese “camere a gas” e si esaurisce in considerazioni fumose e
inconsistenti. Oltre alle trite olochiacchiere sui campi ben noti di
Chełmno, Bełżec, Sobibór, Treblinka, Auschwitz e Majdanek, che adducono
contributi irrisori alle inconcludenti “conoscenze” precedenti, oltre alle
fantasie sui “Gaswagen” e alle congetture sull’eutanasia, i nuovi storici si
sono incaponiti a voler dimostrare ad ogni costo l’esistenza di “camere a gas”
omicide anche in campi come Mauthausen, Sachsenhausen, Ravensbrück, Neuengamme,
Natzweiler, Stutthof, Dachau. Le relative “dimostrazioni” sono, se possibile,
ancora più penose di quelle riguardanti i “campi di sterminio” classici: una
terribile ricaduta nel baratro propagandistico di Norimberga.
nonostante le oltre 100 pagine dedicate al tema La ‘menzogna delle camere a gas’ nella propaganda revisionistica
internazionale, l’opera evita con grande cura di esaminare gli studi revisionistici
sulle pretese “camere a gas” e si esaurisce in considerazioni fumose e
inconsistenti. Oltre alle trite olochiacchiere sui campi ben noti di
Chełmno, Bełżec, Sobibór, Treblinka, Auschwitz e Majdanek, che adducono
contributi irrisori alle inconcludenti “conoscenze” precedenti, oltre alle
fantasie sui “Gaswagen” e alle congetture sull’eutanasia, i nuovi storici si
sono incaponiti a voler dimostrare ad ogni costo l’esistenza di “camere a gas”
omicide anche in campi come Mauthausen, Sachsenhausen, Ravensbrück, Neuengamme,
Natzweiler, Stutthof, Dachau. Le relative “dimostrazioni” sono, se possibile,
ancora più penose di quelle riguardanti i “campi di sterminio” classici: una
terribile ricaduta nel baratro propagandistico di Norimberga.
Carlo
Mattogno.
Mattogno.
[1] Nationalsozialistische Massentötungen durch Giftgas. Eine Dokumentation. A cura di Eugen Kogon,
Hermann Langbein, Adalbert Rückerl e altri. S. Fischer Verlag, Francoforte sul
Meno, 1983.
Hermann Langbein, Adalbert Rückerl e altri. S. Fischer Verlag, Francoforte sul
Meno, 1983.
[2] Per
non appesantire troppo l’apparato delle note, indico nel testo tra parentesi tonda
il numero di pagina delle citazioni tratte da quest’opera.
non appesantire troppo l’apparato delle note, indico nel testo tra parentesi tonda
il numero di pagina delle citazioni tratte da quest’opera.
Salve, ho trovato nella rete un testo – qualora il sig. Mattogno non lo conoscesse -: http://www.academia.edu/7845162/Shoah_un_approccio_critico_alle_teorie_negazioniste_di_carlo_Mattogno
guardi, con tutto il rispetto, non c'è nemmeno bisogno che mattogno conosca un testo del genere: a qualificarne il contenuto basta il seguente capoverso:
"Il punto focale del movimento negazionista è costituito dall'Institute for Historical
Review (fondato nel 1978 negli Stati Uniti). Tale istituto pubblica un periodico e organizza un congresso, cui negli anni hanno partecipato persone quali il direttore dell'istituto Mark
Weber, David Irving, Robert Faurisson, Ernst Zundel, Jürgen Graf, David Cole".
l'ignoranza dell'autore dell'articolo è tale che non sa neppure che non solo l'Institute for Historical Review ha smesso da un pezzo di essere il "fulcro del movimento negazionista" ma che ha smesso di pubblicare il periodico in questione dal 2002!!!