La Grande Bellezza o La Grande Maceria? Quel che resta della Rai

La Grande Bellezza o La Grande Maceria? Quel che resta della Rai

Chiariamo subito: dell’ultimo film di Paolo Sorrentino non me
ne può fregar di meno. Ho voluto però, su quest’ultimo caso mediatico,
condividere qui due considerazioni, espresse su Facebook rispettivamente dalla
blogger Barbara Cloro e dalla giornalista Simona
Zecchi, perché mi sembra abbiano
centrato il punto: l’oscar al film prodotto da Mediaset, di cui si mena gran vanto,
sembra fatto apposta per nascondere sotto il tappeto il declino dell’Italia e,
in particolare, del cinema italiano. Tutto ciò, mentre foschi segnali continuano a giungere da Cinecittà: Cinecittà
Studios: dalla Grande Bellezza al Grande Declino
, titolava emblematicamente
pochi giorni fa un quotidiano locale:
Barbara Cloro richiama la “grande scuola dei Monicelli, dei
Fellini, dei De Sica”. Giusto. 
 
Simona Zecchi evidenzia come “la realtà non è più possibile
raccontarla nel cinema”. Giustissimo. Nel cinema, aggiungerei, soprattutto
quando viene prodotto dalla Rai o da Mediaset.  
John Francis Lane

Come mai tutto questo? Domandiamocelo.
Anche perché se è la realtà a diventare tabù è inevitabile
che quelli che la dovrebbero raccontare producano solo macerie.
Da questo punto di vista, l’impoverimento dell’immaginario
degli italiani – perseguito manu militari dai responsabili del duopolio
Rai-Mediaset – è più sottile ma, alla lunga, non meno devastante di quello
economico.
Il duopolio e l’Auditel: un binomio di ferro

Viene allora da chiedersi: La Grande Bellezza o La Grande Maceria?
Anche perché la vera rottamazione dell’epoca che stiamo
vivendo riguarda non solo la dimensione, una volta internazionale, del nostro
cinema ma anche quella della Rai e delle
sue professionalità
– e non certo perché i suoi responsabili non abbiano
voluto produrre il film di Sorrentino, come invece sosteneva giorni fa un ormai
imbolsito Michele Santoro.
Per questo ho voluto aggiungere alle predette considerazioni,
una, brevissima, di Riccardo Scamarcio il quale, “beccato” dalla
telecamera di Blob mentre stava per salire su un ascensore, se ne è uscito
ridendo con una battuta che, per quanto estemporanea e scherzosa, la dice lunga
sullo stato in cui versa il servizio pubblico.
A seguire quindi le considerazioni di Cloro e Zecchi e la
battuta di Scamarcio.

 

Barbara Cloro:

Sinceramente,
il fatto che “la grande bellezza” abbia vinto un oscar non smuove di
un millimetro il mio sentimento “nazionalista”. Anzi: sapendo che gli
USA hanno conferito un premio ad un film men che mediocre mi puzza di
contentino per compensare le misure di austerità (es: legge Fornero) con cui
hanno devastato l’Italia. La cui immensa cultura cinematografica è sporcata da
un immeritato premio che evidentemente è stato conferito a scopo propagandistico,
per “far sentir bene” l’Italia. Che, provenendo dalla grande scuola
dei Monicelli, dei Fellini, dei De Sica, non ha alcuna ragione per gioire del
plauso ad un film noioso, pretenzioso e inconsistente.

Simona Zecchi:
Da
una mia recente conversazione con il critico cinematografico e giornalista
inglese John Francis Lane che da quando iniziò a fare il corrispondente per i
media inglesi (e anche a lavorare come attore per Fellini Pasolini e Visconti) La
dolce vita l’ha vissuta e raccontata: Sorrentino si è fatto abbagliare dagli
USA è un film che voleva piacere agli USA. E infatti c’è riuscito. Cito ancora
Sergio Citti in un filmato andato in onda più tardi dell’orario degli oscar
qualche giorno fa: oggi (2005 circa) non è più possibile fare il cinema cioè
“fare” la realtà. Vogliono tutti la tecnica la fotografia il suono ma
la realtà non è più possibile raccontarla nel cinema.
Riccardo Scamarcio:
“Diamo
la precedenza a Blob, quel che resta della Rai”.



 

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