La malga dell’eccidio di Porzus |
PORZUS: ESEMPIO DI PRODITORIA STRAGE (La
Stanza di Montanelli del 25 settembre 1996):
Stanza di Montanelli del 25 settembre 1996):
Caro
Montanelli, In una delle ultime “stanze” prima di prendersi una
meritata vacanza, diede una lunga, articolata e dura risposta a un lettore che,
partendo dalla constatazione (corretta) della differenza di trattamento della
strage alle Fosse Ardeatine rispetto a quella di Porzus, muoveva a lei la
ridicola accusa di arrendersi all’ egemonia culturale marxista. Ma, se le
scrivo, non e’ certo per darle il mio appoggio morale, bensi’ per chiederle di
chiarirmi la conclusione di quella risposta, la’ dove affermava che “…
di Porzus, nell’ allora Jugoslavia, ne abbiamo fatto qualcuno anche noi
italiani”. Lo chiedo perche’ la connotazione di Porzus e’ tale che, per
averne una analoga, in Jugoslavia avrebbero dovuto esserci due formazioni
partigiane decise entrambe a battere il nemico nazifascista; ma l’ una allo
scopo di dare le terre liberate alla Jugoslavia, l’ altra invece per includerle
in confini italiani e che quest’ ultima avesse mandato
“cospirativamente” un gruppo di suoi uomini a eliminare a tradimento
quelli della prima. E io credo che una tale situazione, in Jugoslavia, non si
sia mai verificata ne’ mai avrebbe potuto verificarsi, pronto a ricredermi se
lei mi provera’ che sbaglio. Ennio Calabresi, Pove del Grappa (VI)
Montanelli, In una delle ultime “stanze” prima di prendersi una
meritata vacanza, diede una lunga, articolata e dura risposta a un lettore che,
partendo dalla constatazione (corretta) della differenza di trattamento della
strage alle Fosse Ardeatine rispetto a quella di Porzus, muoveva a lei la
ridicola accusa di arrendersi all’ egemonia culturale marxista. Ma, se le
scrivo, non e’ certo per darle il mio appoggio morale, bensi’ per chiederle di
chiarirmi la conclusione di quella risposta, la’ dove affermava che “…
di Porzus, nell’ allora Jugoslavia, ne abbiamo fatto qualcuno anche noi
italiani”. Lo chiedo perche’ la connotazione di Porzus e’ tale che, per
averne una analoga, in Jugoslavia avrebbero dovuto esserci due formazioni
partigiane decise entrambe a battere il nemico nazifascista; ma l’ una allo
scopo di dare le terre liberate alla Jugoslavia, l’ altra invece per includerle
in confini italiani e che quest’ ultima avesse mandato
“cospirativamente” un gruppo di suoi uomini a eliminare a tradimento
quelli della prima. E io credo che una tale situazione, in Jugoslavia, non si
sia mai verificata ne’ mai avrebbe potuto verificarsi, pronto a ricredermi se
lei mi provera’ che sbaglio. Ennio Calabresi, Pove del Grappa (VI)
Caro Calabresi, Non so se sono stato io a
spiegarmi male o lei a fraintendermi (che poi sono la stessa cosa perche’ se
lei mi ha frainteso, vuol dire che io mi sono spiegato male, e me ne scuso).
Non intendevo dire che delle formazioni militari o partigiane italiane
penetrarono in Slovenia e scannarono dei civili, come successe a Porzus,
perche’ questo non e’ mai avvenuto. A Porzus furono i partigiani titini di
Slovenia, fra i quali molti comunisti italiani, che assalirono a tradimento dei
reparti militari italiani, fino a quel momento loro alleati nella resistenza ai
tedeschi, e ne massacrarono parecchi solo perche’ non erano comunisti: tra gli
altri il fratello di Pier Paolo Pasolini. Io ho preso Porzus (e qui ho
sbagliato) quale esempio di proditoria strage per dire che anche noi ne facemmo
qualcuna in Croazia al tempo della nostra occupazione. E questo, per dedurne
che non avevamo le carte del tutto in regola per fare del moralismo sulle Fosse
Ardeatine. Per
carita’ , non mi fraintenda un’ altra volta pensando che io voglia giustificare
le Ardeatine. Come tutte le rappresaglie, anche quella fu una barbarie, ma una
barbarie “legalizzata” in quanto autorizzata da una legge di guerra
che, scritta o non scritta, era praticata da tutti (dico tutti) gli eserciti
combattenti in caso di attentato contro le truppe occupanti. Porzus
non rispondeva a questi connotati. Le vittime erano dei soldati italiani che
fino a quel momento si erano battuti a fianco dei partigiani comunisti italo
sloveni contro il comune nemico nazista. E furono massacrati dagli sloveni
perche’ non erano sloveni, e dagl’ italiani perche’ non erano comunisti. Su
questo episodio e su quello delle “foibe” dove, dopo la Liberazione,
furono gettati migliaia d’ italiani solo perche’ italiani e non comunisti,
venne fatto il buio. Il mio Giornale non lo rispetto’ . Per tre volte mandai il
mio fiduciario Eugenio Melani (come lui stesso ha ricordato in una sua recente
lettera) a cercare e raccontare altri particolari su quelle infamie. Ma nessuno
li riecheggio’ : io allora ero, per tutta la stampa di sinistra (che a quei
tempi era il 90 per cento della stampa italiana) un “fascista”.
Quelle infamie sono tornate a galla come reazione al processo Priebke, del
quale io dissi, prima ancora che cominciasse, che era un nonsenso giuridico e
un’ imbecillita’ politica proprio perche’ avrebbe innescato una spirale di
reciproche accuse, atte soltanto a invelenire ancora di piu’ il gia’
avvelenatissimo clima politico italiano. Per questo non voglio insistere sulle
Ardeatine italiane che con Porzus non ebbero nulla a che fare (e se l’ ho
indotta in questa confusione, ripeto, la colpa e’ mia). Ma mi creda: la nostra
occupazione in Croazia da rappresaglie non fu immune, anche se prese sempre a
bersaglio i nostri nemici, mai i nostri amici, e tanto meno i fratelli.
spiegarmi male o lei a fraintendermi (che poi sono la stessa cosa perche’ se
lei mi ha frainteso, vuol dire che io mi sono spiegato male, e me ne scuso).
Non intendevo dire che delle formazioni militari o partigiane italiane
penetrarono in Slovenia e scannarono dei civili, come successe a Porzus,
perche’ questo non e’ mai avvenuto. A Porzus furono i partigiani titini di
Slovenia, fra i quali molti comunisti italiani, che assalirono a tradimento dei
reparti militari italiani, fino a quel momento loro alleati nella resistenza ai
tedeschi, e ne massacrarono parecchi solo perche’ non erano comunisti: tra gli
altri il fratello di Pier Paolo Pasolini. Io ho preso Porzus (e qui ho
sbagliato) quale esempio di proditoria strage per dire che anche noi ne facemmo
qualcuna in Croazia al tempo della nostra occupazione. E questo, per dedurne
che non avevamo le carte del tutto in regola per fare del moralismo sulle Fosse
Ardeatine. Per
carita’ , non mi fraintenda un’ altra volta pensando che io voglia giustificare
le Ardeatine. Come tutte le rappresaglie, anche quella fu una barbarie, ma una
barbarie “legalizzata” in quanto autorizzata da una legge di guerra
che, scritta o non scritta, era praticata da tutti (dico tutti) gli eserciti
combattenti in caso di attentato contro le truppe occupanti. Porzus
non rispondeva a questi connotati. Le vittime erano dei soldati italiani che
fino a quel momento si erano battuti a fianco dei partigiani comunisti italo
sloveni contro il comune nemico nazista. E furono massacrati dagli sloveni
perche’ non erano sloveni, e dagl’ italiani perche’ non erano comunisti. Su
questo episodio e su quello delle “foibe” dove, dopo la Liberazione,
furono gettati migliaia d’ italiani solo perche’ italiani e non comunisti,
venne fatto il buio. Il mio Giornale non lo rispetto’ . Per tre volte mandai il
mio fiduciario Eugenio Melani (come lui stesso ha ricordato in una sua recente
lettera) a cercare e raccontare altri particolari su quelle infamie. Ma nessuno
li riecheggio’ : io allora ero, per tutta la stampa di sinistra (che a quei
tempi era il 90 per cento della stampa italiana) un “fascista”.
Quelle infamie sono tornate a galla come reazione al processo Priebke, del
quale io dissi, prima ancora che cominciasse, che era un nonsenso giuridico e
un’ imbecillita’ politica proprio perche’ avrebbe innescato una spirale di
reciproche accuse, atte soltanto a invelenire ancora di piu’ il gia’
avvelenatissimo clima politico italiano. Per questo non voglio insistere sulle
Ardeatine italiane che con Porzus non ebbero nulla a che fare (e se l’ ho
indotta in questa confusione, ripeto, la colpa e’ mia). Ma mi creda: la nostra
occupazione in Croazia da rappresaglie non fu immune, anche se prese sempre a
bersaglio i nostri nemici, mai i nostri amici, e tanto meno i fratelli.
Pagina 41
(25 settembre 1996) – Corriere della Sera
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