Israele: paese di destinazione dello schiavismo lavorativo e sessuale

Israele: paese di destinazione dello schiavismo lavorativo e sessuale

RAPPORTO SUL TRAFFICO
DEGLI ESSERI UMANI CLASSIFICA ISRAELE CON LE NAZIONI DEL TERZO MONDO[1]
Il rapporto annuale
del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sul traffico degli umani fornisce un
quadro orribile del fenomeno e afferma che “Israele è una meta per uomini e
donne sottoposti al lavoro forzato e allo schiavismo sessuale”
Ynet, 28.06.2011

In cattiva compagnia
Il Dipartimento di Stato degli Stati Unit ha pubblicato martedì il suo rapporto
annuale sul traffico degli umani , classificando Israele nella stessa categoria
del Pakistan e del Ruanda.

Secondo le risultanze del rapporto, “Il governo d’Israele
non rispetta pienamente i criteri minimi per l’eliminazione del traffico degli
umani”.

Il rapporto afferma che “Israele è una meta per uomini e
donne sottoposti al lavoro forzato e allo schiavismo sessuale. Lavoratori non
specializzati provenienti da Thailandia, Cina, Nepal, Filippine, India, Sri
Lanka e, in grado minore, dalla Romania, migrano volontariamente e legalmente
in Israele per lavori a contratto temporaneo nell’edilizia, nell’agricoltura e
nell’assistenza sanitaria domiciliare.

“Alcuni di loro, però, in seguito si trovano di fronte a
condizioni di lavoro forzato, che includono pratiche come la requisizione
illegale del passaporto, restrizioni sui movimenti, l’impossibilità di cambiare
o comunque di scegliersi il datore di lavoro, il non pagamento delle
prestazioni, minacce, attacchi sessuali, e intimidazioni fisiche”, recita il
rapporto.

Inoltre, viene asserito che “molte agenzie per il
reclutamento dei lavoratori, sia nei paesi d’origine che in Israele, richiedono
ai lavoratori di pagare per il reclutamento tariffe che vanno dai 4mila dollari
ai 20mila: una pratica che rende i lavoratori altamente vulnerabili al traffico
[degli umani] o alla schiavitù del debito, una volta giunti in Israele”.

Il rapporto osserva che “un numero accresciuto di migranti
(circa 14.000) è entrato in Israele nel 2010 dal Sinai, rispetto ai circa 5.000
del 2009”.

“Gruppi beduini organizzati tengono molti di questi migranti
prigionieri nel Sinai; tra questi, un numero imprecisato è costretto a
schiavitù sessuale o lavorativa, per costruire case o per servizi domestici”.

Israele non fa parte dell’elenco dei paesi democratici occidentali
per quanto riguarda il rispetto dei criteri minimi per combattere il traffico
di umani – elenco che include l’Europa occidentale, gli Stati Uniti, il Canada
e l’Australia.

Israele è stato invece classificato nel Livello 2, insieme a
paesi come il Pakistan, il Ruanda, il Senegal, l’Oman e la Sierra Leone.

Secondo la classifica del rapporto, il Livello 2 comprende “paesi
i cui governi non rispettano pienamente i criteri minimi ma che stanno
compiendo sforzi significativi per ottemperare ai detti criteri”.

In fondo all’elenco vi sono gli stati inclusi nel Livello 3,
come l’Iran, la Corea del Nord, l’Algeria, il Myanmar, il Kuwait, la Siria, il
Libano, la Libia e lo Yemen.

 

[1] Traduzione
di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4088190,00.html

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