Gerhard Ittner terrorista presunto, Robert Badinter terrorista di stato

Gerhard Ittner terrorista presunto, Robert Badinter terrorista di stato

Questo post è composto di tre parti. La prima è la traduzione di un articolo dell’illustre revisionista tedesco Germar Rudolf From Revisionist to Terrorist – dedicato all’inquietante caso giudiziario del suo compatriota Gerhard Ittner, parimenti revisionista ed estradato l’anno scorso dal Portogallo con l’accusa di terrorismo. La seconda è la traduzione di un profilo biografico – che ho chiesto alla nostra preziosa corrispondente Bocage – del noto politico, e avvocato, francese Robert Badinter. Gliel’ho chiesto con particolare riguardo alla sua attività di nemico dei revisionisti (e, in particolare, di Robert Faurisson), aspetto di cui nella voce Wikipedia[1] a lui dedicata non c’è traccia. La terza parte è costituita dai riferimenti, sempre su Badinter, che ho trovato nel libro – di Silvano De Prospo e Rosario PrioreCHI MANOVRAVA LE BRIGATE ROSSE?[2], libro incentrato sul centro Hyperion di Parigi, la centrale terroristica atlantica che utilizzava come copertura l’omonima scuola di lingue.
Il centro Hyperion, in particolare, ebbe un ruolo di primo piano, per quanto sottotraccia, nel sequestro e nell’omicidio di Aldo Moro[3]: gli inquirenti italiani che, all’epoca, provarono a indagare in quella direzione, si trovarono di fronte all’impenetrabile muro frapposto loro dalle autorità francesi (di cui, all’epoca, faceva parte proprio Robert Badinter).
Quale, quindi, lo scopo di questo post?
Mettere a confronto il doppio volto del terrorismo di stato, quello che, per usare le parole di Eduardo Galeano, “… fabbrica terroristi: semina odio e raccoglie pretesti”[4].
Lo stato, infatti, fabbrica terroristi – veri o presunti che siano – e con ampio risalto mediatico, per occultare e proteggere il terrorismo più subdolo e inconfessabile, quello esercitato – direttamente o indirettamente – dai propri apparati[5].
Un esempio del primo tipo di attività è costituito appunto dal caso Gerhard Ittner. Che si spacci un revisionista, in quanto tale – perché a suo carico vi sono solo “reati d’opinione” – per terrorista, rientra nella “dottrina Valori”[6], la cui applicazione è evidentemente transnazionale (in Italia, un caso analogo è quello costituito dalla persecuzione di Mirko Viola e degli altri condannati dell’inchiesta Stormfront).
Ittner è stato associato alla – oltremodo sospetta – vicenda della Nationalsozialistischer Undergrund[7].
Lungi da me il negare l’attitudine alla violenza di certe realtà di estrema destra ma – alla luce delle attività di provocazione dei servizi tedeschi emerse in modo clamoroso negli ultimi mesi[8] – l’impudenza con cui le autorità danno del terrorista a Ittner ricorda decisamente la storiella del bue che dà del cornuto all’asino!
La figura di Robert Badinter è invece un classico esempio di (felpato) terrorismo statale: negli stessi mesi in cui operava per l’abolizione in Francia della pena di morte non si faceva scrupolo di proteggere gli uomini che avevano comminato la pena di morte ad Aldo Moro[9].
Robert Badinter quand’era ministro della Giustizia

DA REVISIONISTA A TERRORISTA[10]
Di Germar Rudolf, 2012
Colui che sostiene che coloro che dissentono in modo pacifico su argomenti storici dovrebbero essere privati dei loro diritti civili a causa delle loro vedute divergenti, e cioè: incarcerati, è – se gli viene dato il potere di attuare le sue intenzioni – nient’altro che un tiranno (se promulga leggi per sostenere le sue vedute oppressive) o un terrorista (se agisce al di fuori della legge).
Hans-Jürgen Witzsch era un insegnante di storia di Fürth, in Germania, che amava condurre le sue proprie ricerche d’archivio (vedi ad esempio la sua ricerca sui Foreign Workers in the Third Reich[11]). Poiché non voleva che fosse il codice penale a dirgli a quali conclusioni doveva giungere con i suoi sforzi, entrò in conflitto con la legge tedesca sulla censura e venne infine condannato ad una pena di tre mesi di carcere (una disamina del suo caso temo sia disponibile solo in tedesco[12]). Quando morì, il 10 dicembre 2003, all’età di 64 anni, il suo amico Gerhard Ittner scrisse un necrologio[13] che pubblicai in quella che allora era la mia rivista. È davvero curioso che l’autore di quel necrologio fu lui stesso arrestato poco dopo la morte di Witzsch per le sue pacifiche, seppur provocatorie, dichiarazioni, e infine messo sotto processo, come rilevai in una nota a piè di pagina del detto necrologio. Nell’ultimo numero della mia vecchia rivista, poco prima del mio arresto negli Stati Uniti, pubblicai anche una breve Lettera al direttore[14] di Gerhard Ittner sul memoriale dell’Olocausto di Berlino
[…]
Perché menziono tutto ciò?
Due giorni fa, ho ricevuto una email da un certo Christian (che era finita nella mia posta spam) con il seguente testo[15]:
Salve Christian,
ho il compito di salutarla caramente da parte del suo vecchio amico Gerd Ittner. L’11 aprile [2012] è stato arrestato e si trova ora in custodia cautelare a Beja.
Ecco il suo indirizzo:
Gerhard Ittner
Estabelecimento Prisional de Beja
Rua de Lisboa Nr. 81
P – 7801-906 Beja
Portogallo
Con i miei più cordiali saluti,
xxx
Dalla data menzionata in questa email non abbiamo più ricevuto notizie da Gerd. Ciò si spiega con il suo arresto in Portogallo.
Le autorità tedesche hanno cercato di recente di stabilire connessioni [tra Ittner e] il NSU [National Socialist Underground, una organizzazione considerata terroristica] – vedi tra l’altro qui: [Thüringer Allgemeine][16].
A quanto pare, questo è stato il solo modo, per loro, di convincere i colleghi portoghesi ad arrestarlo, perché le condanne per negazionismo non sono sufficienti per un’estradizione.
Dopo che Gerd era evidentemente finito nel mirino degli inquirenti [tedeschi], costoro hanno inventato una storia vergognosa che ha intrappolato il destino di Gerd dopo sette anni di latitanza, sebbene questa tesi si dimostrerà insostenibile.
Ma sfortunatamente le autorità portoghesi conoscono troppo poco queste macchinazioni e queste messe in scena dei servizi segreti dell’OMF[17]per decifrare questo intrigo perverso.
Ed ecco la traduzione di ciò che la Thüringer Allgemeine ha scritto, tra le altre cose, su Ittner:
Ittner era in contatto con lo zoccolo duro della cellula terroristica di Jena. Egli ad esempio fece una conferenza alla Thuringia Home Protection [un gruppo di destra], a cui erano parimenti associati i terroristi Beate Zschäpe, Uwe Mundlos e Uwe Böhnhardt. Ittner era anche comparso durante le celebrazioni del 2002 e del 2003 del Giorno della Turingia della Gioventù Nazionale, organizzate dall’ex vicepresidente dell’NPD della Turingia, Ralf Wohlleben, che si trova in prigione come sospetto per aver collaborato a sei omicidi”.
Perciò, solo per il fatto di essere stato presente, in una certa misura, in luoghi dove anche altri lo sono stati è sufficiente ai media per collegare una persona al terrorismo. Ciò significa che i media e le autorità tedesche stanno ora cercando di equiparare il revisionismo al terrorismo. Mi chiedo quando verrò anch’io coinvolto in questo isterismo per aver dato voce a Ittner nella mia vecchia rivista nel 2004/2005.
All’inizio arrestarono il nazista. Io rimasi zitto, perché non ero un nazista.
Poi arrestarono il nazionalista. Io rimasi zitto, perché non ero un nazionalista.
Poi arrestarono il patriota. Io rimasi zitto, perché non ero un patriota.
Poi arrestarono me, e non rimase nessuno a rompere il silenzio[18].
PROFILO BIOGRAFICO DELL’ANTIREVISIONISTA ROBERT BADINTER
Dati personali: Robert Badinter è nato il 30 marzo 1928. Suo padre, ebreo di origine russa, venne arrestato a Lione nel 1943 e morì nel campo di Sobibor. R. Badinter si sposerà una prima volta con l’attrice Anne Vernon da cui divorzierà 8 anni dopo per sposare Elisabeth Bleustein-Blanchet, figlia del miliardario Marcel Bleustein-Blanchet.
Avvocato, poi professore universitario, R. Badinter verrà nominato Garde des Sceaux (vale a dire: ministro della Giustizia) il 23 giugno 1981 da François Mitterand. È lui che otterrà il voto dell’abolizione della pena di morte. Ha egualmente combattuto contro la repressione degli omosessuali.
L’avvocato R. Badinter patrocina contro Robert Faurisson: nel giugno 1981, poco prima di essere stato nominato ministro della Giustizia, R. Badinter aveva patrocinato al Tribunal de grande instance di Parigi in un processo intentato a Faurisson per « falsificazione della storia ». La sentenza venne resa il mese seguente, l’8 luglio, dove Faurisson venne pesantemente condannato ma assolutamente non per « falsificazione della storia »! Del resto, in appello, i giudici pronunceranno la famosa sentenza del 26 aprile 1983 nella quale riconosceranno che R. Faurisson non commise « né leggerezza », « né negligenza », « né menzogna », « né ignoranza deliberata », ecc.
Processo R. Faurisson contro R. Badinter: nel novembre 2006, durante una trasmissione del canale televisivo ARTE, Robert Badinter aveva dichiarato in modo menzognero che nel 1981 aveva fatto condannare R. Faurisson come « falsario della storia ». R. Faurisson l’aveva quindi denunciato per diffamazione. Il 21 maggio 2007, la XVII chambre del Tribunal correctionnel di Parigi decise che R. Badinter aveva effettivamente diffamato R. Faurisson MA … IN BUONA FEDE! Secondo le sue parole, il tribunale dichiarò che R. Badinter « ha fallito nella sua offerta di prova », vale a dire che non ha potuto provare che ciò che aveva affermato fosse esatto; ma il tribunale tuttavia ritenne che bisognava riconoscergli « il beneficio della buona fede » … e dunque condannò R. Faurisson a pagare 5.000 euro a R. Badinter per le spese legali e a pagare le spese del processo.
Una recente immagine di Badinter
 ROBERT BADINTER PROTETTORE DEL CENTRO HYPERION
 Dal libro di De Prospo e Priore, CHI MANOVRAVA LE BRIGATE ROSSE?:
I giudici istruttori di Roma, sentiti dalla Commissione di inchiesta sul terrorismo in Italia, confermarono che su Hyperion non si era riusciti, almeno a quel tempo, a fare piena luce, e di essersi recati più volte in Francia. La loro convinzione era che la scuola avesse qualche collegamento con i servizi segreti, probabilmente con quelli francesi. Nonostante le ripetute richieste di informazioni da loro avanzate, le istituzioni francesi non avevano mai chiarito quali fossero le fonti di finanziamento di cui godeva l’istituto, limitandosi a sostenere la tesi ufficiale secondo la quale Hyperion si manteneva con i contributi degli studenti[19].
[…]
Sul fronte delle indagini francesi, fu il ministro dell’Interno Virginio Rognoni a raccontare in Commissione stragi i profondi contrasti fra il ministro degli Interni francese Gaston Defferre e il suo collega Robert Badinter, ministro della Giustizia e avvocato. Rognoni raccontò di una lunga confessione fattagli da Defferre il quale diceva che riguardo la faccenda Hyperion aveva le mani legate perché Badinter non ne voleva sapere di accogliere le richieste avanzate dai magistrati italiani[20]. 
 

La sede parigina del centro Hyperion
 

[2] CHI MANOVRAVA LE BRIGATE ROSSE? Storia e misteri dell’Hyperion di Parigi, scuola di lingue e centrale del terrorismo internazionale, 2011, Adriano Salani Editore, Milano.
[4] Vedi il post Indovina indovinello per Giancarlo Capaldo, Luca Tescaroli e Marco Pasqua: https://www.andreacarancini.it/2012/11/indovina-indovinello-per-giancarlo/
[5] Tutto ciò emerge in modo esemplare proprio dalla storia delle Brigate rosse, quando viene raccontata con onestà e senza reticenze, come nel vecchio libro dei fratelli Cipriani, Sovranità limitata (Edizioni Associate, 1991) o nel più recente Che cosa sono le Br (BUR, 2007), il libro-intervista di Giovanni Fasanella ad Alberto Franceschini.
[6] Vedi, al riguardo, i post
Ddl “antinegazionista”: per approvarlo ricorrono a un procedimento fascista!:
 Ddl “antinegazionista”: Gerardo D’Ambrosio e il pudore del silenzio: https://www.andreacarancini.it/2012/12/ddl-antinegazionista-gerardo-dambrosio/;
Da Shimon Peres ad Achille Serra, via Giancarlo Elia Valori: il ddl 3511: https://www.andreacarancini.it/2012/12/da-shimon-peres-ad-achille-serra-via/
[8] Vedi, tra gli altri, l’articolo – apparso sull’”Independent” – German secret service destroys files on neo-nazi terrorist gang the National Socialist Underground (“I servizi segreti tedeschi distruggono file sulla banda di terroristi nazi National Socialist Underground”): http://www.independent.co.uk/news/world/europe/german-secret-service-destroys-files-on-neonazi-terrorist-gang-the-national-socialist-underground-7897090.html .
Nell’articolo, tra l’altro, si legge: “The revelations increased suspicions that neo Nazi cell members were in the pay of German intelligence”. Traduzione: “Le rivelazioni hanno accresciuto i sospetti che i membri della cellula neonazista fossero sul libro paga dei servizi tedeschi”.
[9] Sul livello “atlantico” dell’affare Moro si veda, tra gli altri, il post Maurizio Pollini, il Premio Imperiale e la morte di Moro: https://www.andreacarancini.it/2013/03/maurizio-pollini-il-premio-imperiale-e/
[10] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://germarrudolf.com/2012/05/from-revisionist-to-terrorist/
[17] OMF sta per “Organisationsform einer Modalität der Fremdherrschaft” (Forma Organizzativa di una Modalità di Dominazione Straniera), definizione coniata nel 1948 dal deputato – ed esperto di diritto costituzionale – Carlo Schmid, per descrivere il fatto che la neonata Repubblica Federale tedesca era esattamente questo.
[18] Parafrasi della nota poesia di Bertold Brecht, Prima di tutto vennero a prendere gli zingari.
[19] CHI MANOVRAVA LE BRIGATE ROSSE?, op. cit., p. 151.
[20] Ivi, p. 155.

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