corrispondente Bocage ricevo e
traduco:
Eisen, ebreo israeliano, vive in Inghilterra. Nonostante il suo ruolo di
direttore per l’Inghilterra del movimento “Deir Yassin Remembered” (Ricordo del
massacro dei palestinesi del villaggio di Deir Yassin) è stato a lungo
considerato come un uomo rispettabile fino al giorno in cui … nel 2005 ha
aperto gli occhi sul revisionismo e ha pubblicato un testo intitolato “The
Holocaust Wars” (Le guerre dell’Olocausto): in esso, vi prendeva le difese del
revisionista tedesco-canadese Ernst Zundel, all’epoca incarcerato, e presentava
in modo obbiettivo gli argomenti dei revisionisti. Gli anglofoni troveranno una
lunga confessione molto toccante di quest’uomo intitolata “My Life as a
Holocaust Denier” (La mia vita di negazionista), del 2008, al seguente
indirizzo:
Paul Eisen è stato fatto oggetto di interminabili
persecuzioni ma non ha mai ritrattato. Per lui, i revisionisti fanno parte
“delle persone più coraggiose del pianeta” …
per titolo “Why I Call Myself a Holocaust Denier” (Perché mi definisco un
negazionista) che terminava con queste parole (traduzione MOLTO rapida)[1]:
Gli
studiosi e i ricercatori revisionisti dell’Olocausto sono studiosi coscienziosi
e competenti dei fatti storici, e per loro il termine “negazionisti dell’Olocausto”
è solo un insulto per additarli all’esecrazione, come il termine “strega” nel
Medioevo. Ma per me, “negazionista dell’Olocausto” è un’etichetta che accetto.
Questo non perché non pensi che agli ebrei non sia accaduto nulla di cattivo
nelle mani dei nazionalsocialisti – per quello che vale la vera storia della
brutale pulizia etnica mi commuove molto di più di qualunque “Olocausto” – e
certamente non è perché pensi che violenze del genere siano giuste e
appropriate. No, io nego l’Olocausto perché – nel modo in cui si è costituita,
ed è stata sfruttata e attuata – la narrazione dell’Olocausto è un dio falso e
offensivo, e voglio mettere tra essa e me la maggiore distanza possibile.
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