Eugenio Montale |
carcerazione dell’umorista, fece un brindisi definendolo “un genio dell’imbecillità”:
“Bagutta”, la nota trattoria toscano-milanese, tra i molti convitati
ad una cena offerta da due editori fiorentini, c’era un celebre poeta. Il
poeta, chissà perché, parlava male di Guareschi dall’inizio della cena (…).
Parlava, parlava. Delle tirature di quei maledetti libri, della ignoranza della
gente. Diceva che era andato in Francia, che gli avevano chiesto di parlare di
Guareschi e lui non ne aveva parlato per carità patria. S’arrabbiava sempre più.
“Io ne ho letto solo qualche pagina”, ha detto, “ma Guareschi mi
pare un genio, un genio dell’imbecillità”. Passava là vicino un illustre
pittore (..). S’è fermato, ha chiesto: “Guareschi, un genio?” Non
aveva capito bene. “Un genio dell’imbecillità “, ha chiarito il poeta
(…). Il pittore ha preso un bicchiere pieno, lo ha sollevato in un brindisi:
“A Guareschi in galera!” ha detto forte. C’era tanta gente a quella
cena e c’è stato un certo impaccio tra i presenti. Solo il poeta ed un dirigente
della radio-televisione hanno annuito, convinti. (…) Il poeta, Eugenio
Montale, il pittore Gianfilippo Usellini, il dirigente della R.A.I. Sergio
Pugliese[1].
Montale non aveva tutti i torti. Certo, il brindisi fu un’ingenerosa perfidia
ma, pur con tutta la simpatia che si può provare per Guareschi (e con la dovuta
ammirazione per il coraggio che gli costò la galera[2])
gli odi che il personaggio suscitava non sempre erano infondati. Come definire,
infatti, se non come “imbecille” l’uscita di Guareschi che denigra La ricotta di Pasolini senza prima
averla vista?
Chiesi sul sito Pasolini.net:
elegiaco di Pasolini
Un’immagine da “La ricotta” |
UNA VITA VIOLENTATA[3]:
informazioni molto approssimative anticipa sulle colonne de Il Borghese quelle accuse di vilipendio
alla religione che saranno fatte proprie da Di Gennaro[4].
del 21.2.1963. In un successivo numero (del 14.3.1963) Guareschi arriva
addirittura a definire “meritata” la denuncia per vilipendio della Religione[5].
Ignoro se, nel frattempo, Guareschi il film andò a vederlo (forse, potrebbero
fornire una delucidazione in merito i figli dello scrittore).
da parte sua essersi inserito come co-autore in un progetto, come quello pasoliniano,
che non prevedeva co-autori (anche se poi il risultato fu comunque interessante, a dispetto dei rispettivi detrattori):
Il “duello” [tra Pasolini e Guareschi],
come vedremo, in realtà fu un espediente raffazzonato dal produttore del film,
Gastone Ferranti, dopo che Pasolini aveva già terminato il montaggio di un
lungometraggio. Raffazzonato, va detto, con l’assenso concesso (sia pure a
malincuore) dallo stesso Pasolini. Come dimostrano i documenti, La rabbia
fu infatti un progetto ideato dal poeta-regista per un lungometraggio di cui
avrebbe appunto dovuto essere l’unico autore. La parte di Guareschi fu quindi
un “corpo estraneo” giustapposto al film di Pasolini dopo che questi
aveva dovuto ridurlo presumibilmente di quasi metà[6].
A proposito del magistrato che incriminò Pasolini per La ricotta, Giuseppe Di Gennaro. Lo ritroviamo 30 anni dopo alla “reggenza”
della Direzione Investigativa Antimafia:
IL PRIMO ZAR ANTIMAFIA:
credere all’esistenza di “talpe” di Cosa nostra nella magistratura e nelle
forze di polizia:
carriera grazie all’antimafia
(Siclari, nel 1992), mi sembra che sia uscito di scena …
ricotta: era davvero blasfemo?
onesti: https://www.andreacarancini.it/2011/03/giovannino-guareschi-o-la-patria-degli/
Editore, Roma 2005: un libro peraltro subdolamente ostile a Pasolini – dietro la
superficie libertaria e “gay-friendly” – e che rientra nella vulgata depistante
sulla morte del poeta giustamente denunciata da Carla Benedetti e da Giovanni
Giovannetti nel loro FROCIO E BASTA,
Effigie edizioni, Milano 2012.
174.
175.
Tutto vero. Ma non fu molto felice neppure il giudizio di Pasolini sulla parte guareschiana del film-documento La rabbia: Pasolini accusò Guareschi di avere fatto un film “nazista”, dimenticando che dei nazisti Guareschi era stato prigioniero due anni nei lager, per avere rifiutato l’arruolamento nella Repubblica di Salò… Fermi restando difetti e abbagli, forse anche Guareschi meriterebbe una rilettura meno superficiale, ad esempio recuperando testi ignorati ma fondamentali come la Favola di Natale e soprattutto Diario clandestino, che racconta appunto i due anni del lager. Ho dedicato alcuni libriccini a Guareschi e proprio a La rabbia, e credo che sarebbe importante studiare più a fondo quella stagione.