Vogliono introdurre anche in Italia la famigerata legge Fabius-Gayssot
[1]. Di più, vogliono addirittura, sulla scorta dell’aberrante “dottrina Valori”
[2], equiparare i revisionisti – e, di conseguenza, tutti i cultori della ricerca storica senza prevenzioni e tabù – al terrorismo. Da questo punto di vista, la presa di posizione più emblematica, e aberrante, riscontrata nella Commissione Giustizia durante il dibattito volto a introdurre in Italia la legge bavaglio, è senza dubbio quella del senatore
Gerardo D’Ambrosio[3]:
Il senatore
D’AMBROSIO(
PD), nell’esprimere vivo apprezzamento per le considerazioni tecniche dei colleghi che si sono espressi favorevolmente all’introduzione del reato di negazionismo, ma anche vivo interesse per le argomentazioni di coloro che, come il senatore Della Seta, hanno valutato tale novella legislativa come inopportuna e controproducente, fa presente come il dibattito sulla risposta, esclusivamente culturale e politica o anche penale, al negazionismo sia ormai una questione annosa; in proposito egli ricorda di essersi imbattuto professionalmente nel fenomeno del negazionismo quando, in occasione delle indagini sulle stragi di Piazza Fontana, la Procura della Repubblica di Milano incriminò Franco Freda e Giovanni Ventura che avevano costituito in Veneto un’organizzazione neonazista. Le indagini sulle attività, anche editoriali, di quel gruppo misero in luce una vasta produzione apologetica del nazionalsocialismo che aveva il suo fulcro proprio nella negazione della Shoah, descritta alla stregua di una invenzione dell’ebraismo internazionale.
In proposito egli ricorda che uno degli elementi che avevano orientato gli inquirenti nelle indagini, era il fatto che Franco Freda risultava aver acquistato un certo di numero di timer uguali a quello che era servito per innescare l’esplosione nella Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana.
Ebbene, Freda giustificò l’acquisto di questi timer sostenendo che essi fossero destinati ad un fantomatico “colonnello Hamid” al fine di compiere attentati contro obiettivi ebraici in Israele e fuori.
Questo esempio contribuisce a dimostrare come il negazionismo non sia mai un’operazione meramente “storica” e fine a se stessa, ma sia funzionale all’apologia di un determinato orientamento ideologico e diretto, paradossalmente, a giustificare attività di violenza indiscriminata proprio contro il gruppo che si nega esserne stato vittima in passato; prova ne sia il fatto che al negazionista Freda appariva argomento sufficiente per organizzare la propria difesa l’affermare che i timer da lui acquistati erano si destinati ad attentati terroristici, ma non contro italiani, bensì “solamente” contro ebrei.
Per questo motivo, egli ritiene che la questione della punibilità del negazionismo non possa essere liquidata con il semplice riferimento alla non ammissibilità dei meri reati d’opinione e – pur esprimendo alcune perplessità sulla formulazione del disegno di legge, in particolare nella parte in cui prevede un reato di apologia che si sovrappone a fattispecie già esistenti, oltretutto proponendo pene inferiori – ritiene invece opportuna l’introduzione del reato di negazionismo, anche se, come è noto, in linea generale egli è contrario all’introduzione nel nostro sistema di nuove figure criminose e, al contrario, favorevole ad una riforma del codice penale che preveda una sostanziale riduzione delle fattispecie incriminatici.
Parole che sembrano riecheggiare quelle di Giancarlo Elia Valori:
“Ma il tempo non è infinito per questo progetto, e quindi è probabile che il negazionismo si espanda ancora per giustificare una azione violenta contro Israele e una nuova ondata di attentati in Europa”.
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Giancarlo Elia Valori |
Il senatore Gerardo D’Ambrosio è una vecchia conoscenza[4] di questo blog. Ancora non lo conoscevo, però, come apologeta dei reati d’opinione. In questo caso, la prima cosa che spicca è che l’ex magistrato, pur di arrivare a sostenere la temeraria equazione revisionisti=terroristi, non si perita di restituire, paradossalmente, una sorta di serietà allo “storico” – e squalificatissimo – alibi di Freda per la strage di Piazza Fontana!
In realtà, come detto nei commenti al post di sabato (
https://www.andreacarancini.it/2012/12/ddl-antinegazionista-per-approvarlo/ ), il “nazismo” e il “negazionismo” di Freda erano funzionali alla sua attività di
provocatore d’apparato: erano funzionali a compiere attentati non in Israele
ma in Italia, e ciò non per colpire gli ebrei ma per favorire gli interessi della NATO (e di Israele)! Per intenderci,
Ordine Nuovo, il gruppo di Freda, era un’organizzazione non “nazista”, ma
atlantica. Ecco come la descrisse a suo tempo il generale
Vittorio Emanuele Borsi[5]:
Sapevamo dal Sifar dell’esistenza di un’organizzazione paramilitare di estrema destra chiamata Ordine Nuovo sorretta dai servizi di sicurezza della Nato che aveva compiti di guerriglia, e di informazione in caso di invasione. Si trattava di civili e militari che, all’emergenza, dovevano comunicare alla nostra Armata (la III con sede a Padova – Ndr) i movimenti del nemico. Si trattava di un’organizzazione tipicamente americana munita di armamento e di attrezzature radio”.
Di più, non solo Israele non è mai stato concretamente in pericolo rispetto a minacce provenienti dall’Italia
ma è vero esattamente il contrario: come ricorda Vinciguerra, “lo stragismo italico derivava da un’azione di penetrazione compiuta dai servizi segreti israeliani negli anni Cinquanta e Sessanta negli ambienti del neofascismo”[6]. Il senatore D’Ambrosio conosce benissimo il ruolo eversivo di certi servizi stranieri in Italia, anche se è una vita che prova a negarlo: in questo senso, il vero negazionista è lui! Per far capire ai lettori fino a che punto, segnalo un recente articolo di Vinciguerra che riguarda, in buona parte, proprio l’operato di D’Ambrosio come magistrato in relazione alla strage di Piazza Fontana:
Il pudore del silenzio
Quindi, in conclusione, non sono certo i revisionisti ad avere delle motivazioni ideologiche aberranti, ma, casomai, chi si propone di criminalizzarli.
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Gerardo D’Ambrosio |
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