Patrick Desbois avversato dagli stessi storici olocaustiani

Patrick Desbois avversato dagli stessi storici olocaustiani

Patrick Desbois

Abbiamo letto in “Les chemins de la mémoire”, mensile della
Direzione della memoria dipendente dal ministero della Difesa, n°221 del
dicembre 2011, p. 14, il seguente comunicato:

La Shoah mediante pallottole

Creata dal Mémorial della Shoah, questa grande esposizione
presenta il lavoro di ricerca che conduce, dopo diversi anni, il padre Patrick
Desbois sulla storia tragica dello sterminio degli ebrei in Ucraina.
Carte, immagini d’archivio ma anche fotografie contemporanee
dei luoghi dei massacri permettono al visitatore di capire a poco a poco la
misura di questa tragedia europea.
“Les fusillades massives des Juifs en Ucraine, 1941-1944”
[Le fucilazione massicce degli ebrei in Ucraina, 1941-1944]
Fino al 10 febbraio 2012
Musée départemental
De la Résistance et
De la Déportation,
52 allée des Demoiselles
Toulouse
Tel. 05 61 14 80 40
Il persistente favore di cui gode Patrick Desbois mi ha
spinto a tradurre l’articolo che presento a seguire, non prima di aver
ricordato i post in cui mi sono già occupato di costui:

L’opinione di
Friedrich Paul Berg su Padre Patrick Desbois
:
La pornografia
olocaustica di Patrick Desbois
:
Patrick Desbois, gran
ballista della Shoah
:
Una lettera ad Alain
Finkielkraut su Patrick Desbois
:
Oltre, naturalmente, al contributo dell’impagabile Carlo Mattogno

PATRICK DESBOIS E LE “FOSSE
COMUNI” DI EBREI IN UCRAINA
:
Ed ecco l’interessante articolo in questione:
Alexandra Laignel-Lavastine
ALEXANDRA
LAIGNEL-LAVASTINE CONTRO PADRE DESBOIS[1]

Le ricerche del Padre
Patrick Desbois sulla
«
Shoah mediante

pallottole »,
il genocidio degli ebrei d’Ucraina, sono scientificamente irreprensibili?

Lunedì 8 giugno 2009, di Emmanuel Lemieux

Per aver espresso, su
France Culture[2],
delle forti riserve e dei dubbi sulla metodologia del prete, Alexandra
Laignel-Lavastine verrà esclusa dal Seminario sulla Shoah che era incaricata di
condurre alla Sorbona con lo stesso padre Desbois. Aneddotico?

Un importante fronte
contro Desbois sta per vedere la luce presso gli storici. La polemica è appena
cominciata sullo sfondo della rivalità tra l’università e la Conferenza dei
Vescovi di Francia.

IDEE A JOUR[3] ha
condotto l’inchiesta.

Nel 2009, i regolamenti di conti universitari si fanno in
rete e su dei blog. Esempio:

« In seguito alla trasmissione “La Fabrique de l’histoire”,
ho dovuto, con mio grande rammarico, comunicare ad Alexandra Laignel-Lavastine
che non poteva più far parte del gruppo di animazione del seminario di
insegnamento e di ricerca “Ecrire l’histoire de la Shoah aujourdui” [Scrivere
oggi la storia della Shoah] che lei dirige a Paris-Sorbonne[4]
(http://www.seminaireshoah.org/) »,
posta lo storico Edouard Husson sul suo blog del 9 giugno.
Dal canto suo, l’universitaria Alexandra Laignel-Lavastine
ha diffuso questo laconico messaggio di licenziamento, che Edouard Husson non
aveva messo sul suo blog ospitato da Marianne2:
« Cari colleghi, cari amici, tengo a informarvi che è messa
immediatamente fine alla collaborazione di Alexandra Laignel-Lavastine con il
gruppo del seminario “Ecrire l’histoire de la Shoah aujourdui” (master 1,
master 2 e dottorato) di Paris-Sorbonne.
Il seminario continuerà come previsto durante l’anno
universitario 2009-2010, sotto la mia direzione, con Patrick Desbois come
condirettore.
Cordiali saluti,
Edouard Husson. »

Alla mia sinistra, Edouard Husson, professore associato a
Paris IV, specialista della storia contemporanea della Germania e dell’Europa,
e co-autore del Dictionnaire de la
Shoah (Larousse). Alla mia destra,
Alexandra Laignel-Lavastine, filosofa e storica della storia contemporanea
dell’Europa dell’est, saggista, collaboratrice regolare del Monde des Livres e traduttrice
dell’impressionante Cartea Negrea, documento monumentale sulla
distruzione degli ebrei della Romania (Denoël). Due caratteri decisi, due
stili. Perché tanto odio? Un affare di ego XXL[5],
di reti universitarie, di rancori in cui il potere intellettuale ha il segreto
sullo sfondo del dibattito storico vecchio come le antichità: chi ha la
legittimità intellettuale del lavoro della memoria?

« L’interruzione, decisa lo scorso 28 maggio, della
collaborazione di Alexandra Laignel-Lavastine al nostro seminario dell’UFR[6]
di storia di Paris-Sorbonne « Ecrire l’histoire de la Shoah
aujourdui »
di cui lei è condirettrice con il Padre Desbois è stata motivata solo da
ragioni strettamente professionali, e non ideologiche », ha scandito a IDEE @ JOUR lo
storico Edouard Husson, che ritiene che questo affare è in via di «
acquietamento ». Vedremo.

Dalla disputa alla
polemica

A partire dal mese di maggio, è iniziata una disputa
intellettuale tra gli storici della « Shoah mediante pallottole ».
Il ricercatore emblematico (e quasi monopolistico, secondo i suoi detrattori) è
il Padre Patrick Desbois. Dal 2002, alla testa dell’associazione Yahad-in
Nahum, raccoglie delle testimonianze in Ucraina, censisce tracce di carnai,
esazioni e massacri perpetrati sugli ebrei dalle « Einsatzgruppen »
(unità mobili naziste), con la complicità più o meno consenziente della
popolazione. Direttore del servizio nazionale per i rapporti con il giudaismo,
un servizio collegato alla Conferenza dei Vescovi di Francia, ha saputo
popolarizzare il suo lavoro di ricerca, anche se non ha una formazione
universitaria di storico. Il suo documentario, « Shoah par balles, l’histoire
oubliée »
[Shoah mediante pallottole, la storia dimenticata], il suo libro « Porteur
de mémoires »
[Portatore di memorie] (Flammarion, 2009), la grande mostra del 2007[7]
al Mémorial de la Shoah hanno saputo creare degli eventi in ciò che costituisce
un nuovo terreno inesplorato della storia. Questa personalità della Chiesa il
cui scopo è di consolidare il dialogo interreligioso, e che è stato nominato lo
scorso 12 maggio Dottore Honoris Causa dall’Università Bar-Ilan, si ritrova
perciò nel mirino di numerosi storici. Si critica qui e là il suo gusto della
mediatizzazione, la sua mancanza di rigore – che influenzano le contingenze
della diplomazia vaticana – la sua franca reticenza a spiegarsi sulle sue
ricerche o ancora  a condividere i suoi
documenti, la sua autocrazia.

Nascoste, sotterranee, borbottate, queste critiche emergono
ormai sulla scena pubblica. Emblematico di questa fronda, l’articolo firmato
assieme da Christian Ingao (direttore aggiunto dell’Institut d’histoire du Temps
présent) e da Jean Solchany
(professore associato all’IEP[8]
di Lione) nel numero di maggio della rivista “XXe siécle”[9].
L’articolo ha dato fuoco alle polveri: sedici pagine argomentate si preoccupano
così di una deriva sensazionalista come della mediatizzazione delle ricerche
del padre Desbois, presentate da lui stesso come assolutamente inedite. Dopo di
che, la discussione è divenuta disputa, e addirittura polemica.
Fine maggio, nell’ambito di una serie sulle questioni della
storia che hanno fatto discutere, il giornalista Emmanuel Laurentin, produttore
de La Fabrique de l’histoire, su France Culture, ricorda
questa discussione. Il padre Desbois, contattato dalla trasmissione, concede il
suo accordo di principio, poi alla vigilia adduce a pretesto un viaggio urgente
per Mosca. Il gruppo tenta allora d’invitare l’universitario Edouard Husson,
responsabile del seminario co-diretto da Patrick Desbois e da Alexandra
Laignel-Lavastine. Invano.

« Sì, ho sconsigliato a Patrick Desbois e ai suoi collaboratori
dello Yadah di partecipare a un tale dibattito, prevenuto e che poteva generare
solo uno spirito di linciaggio ». L’ascolto di questa trasmissione non
mi ha smentito », dichiara Edouard Husson a IDEE @ JOUR. Emmanuel
Laurentin, da noi contattato, contesta in blocco questa versione (Leggere
l’intervista nella rubrica The Question).

Il fondo della
polemica

Tre battute di Alexandra Laignel-Lavastine hanno
particolarmente scioccato Edouard Husson che le ha chiesto, invano, di scusarsi
sui media. «
In primo luogo, l’affermazione
secondo cui i testimoni del Padre Desbois parlerebbero in un clima di paura
suscitata dal gruppo di Yahad
è essa stessa inaccettabile, rileva Edouard
Husson. In secondo luogo, l’idea secondo
cui Patrick Desbois non avrebbe scoperto nessuna fossa comune contenente resti
degli ebrei assassinati
è ultra falsa: la metà delle centinaia di fosse
ritrovate dal Padre Desbois e dalla sua squadra non erano conosciute dalla
ricerca storica. Infine, affermare che
Patrick Desbois non è accompagnato da nessuno
«
storico professionale
» è inesatta, poiché sappiamo che Alexandra Lavastine ha
firmato nel 2008 un CDD[10]
di sei mesi come consigliera scientifica presso Yahad ».

Alexandra Laignel-Lavastine, che ha fatto cinque settimane
sul campo in Podolia[11]
con il gruppo Desbois ritiene di aver visto in loco « i limiti del metodo di storia orale come viene praticato da Patrick
Desbois:
« che, come tutti i metodi, si
presta alla critica intellettuale. Bisogna fare eccezione a questa regola
perché si tratta di un prete? »
chiede la giovane donna. Secondo lei, le domande poste e il metodo di approccio
degli ultimi testimoni – ella preferisce definirli “spettatori” –
occulterebbero un parametro centrale per capire come una popolazione, nel caso
in questione gli ebrei, abbia potuto essere « sterminata »
in mezzo a un’altra – i loro vicini – e soprattutto in questi villaggi. Siamo
però in Ucraina, paese pogromista per eccellenza, là dove hanno avuto luogo i
più grandi massacri di ebrei della storia pre-hitleriana, in particolare negli
anni 1918-1922 ».

Università contro
Conferenza dei Vescovi di Francia

La sua missione con Yadah le avrebbe aperto gli occhi su una
pratica che ormai la indispone. Perché? « Perché penso che si trattava
giustamente, per Desbois, di chiarire in quale misura, in Ucraina, l’ambiente
umano, globalmente ostile agli ebrei, se non indifferente alla loro sorte, come
sanno tutti gli storici, costituisse un terreno o un clima favorevole al
crimine. Ora, in realtà tutto ciò era un malinteso », spiega Alexandra Laignel-Lavastine.

L’accusa è severa: « Vi è molto di impreparazione e di
dilettantismo nelle missioni di Yadah, una leggerezza incredibile rispetto al
lavoro negli archivi, al confronto e all’incrocio delle fonti, a monte come a
valle del terreno, descrive la storica. Sul posto, era inoltre rigorosamente
proibito rievocare, anche a scopo di intervista, i pogrom o i saccheggi che, la
maggior parte delle volte, seguivano le esecuzioni. Tutto ciò è inammissibile. Come rileva anche Omer Bartov, uno dei migliori storici della
Shoah dell’Est in un articolo critico sul lavoro di Desbois: « Ci troviamo in
regioni dove nessuno era un semplice testimone o uno « spettatore » passivo »
(Haa’retz del 16/10/2007). Trovo che questo partito preso sia estremamente
dannoso. Innanzitutto perché impedisce una ricostruzione onesta, conforme alla
verità storica, delle circostanze del crimine, e poi perché vi è in tutto ciò
un enorme spreco: abbiamo alla fine l’occasione di chiarire quello che io
definisco « il ventre molle del genocidio ». Come scrive assai giustamente
Arianna Salomoni in “L’Unione soviétique et la Shoah” (La Decouverte), lo
sterminio degli ebrei dell’Ucraina non avrebbe potuto essere attuato in modo
così massiccio, così rapido e così sistematico, senza il concorso di un numero
molto elevato degli abitanti di queste regioni. È chiaro che si tratta di
un’evidenza per tutti, tranne che per il padre Desbois ».

Il CDD non è stato rinnovato. E la sfiducia è diventata sfida: il
seminario della Sorbona, anche se ha avuto un successo notevole, calamitando
una cinquantina di studenti e di ricercatori, non verrà mai svolto secondo il
progetto iniziale. E cioè, la direzione congiunta di Alexandra
Laignel-Lavastine e di Patrick Desbois. I due protagonisti avranno fatto di tutto per evitarsi.

Quanto a Edouard Husson, preferisce spiegare questa disputa sul
terreno di un’incomprensione tra il padre Desbois e Alexandra
Laignel-Lavastine. « Sono due temperamenti che non hanno saputo andare
d’accordo », analizza.

Alexandra Laignel-Lavastine  afferma e conferma. Ella si riserva di fornire
altri fatti del metodo Desbois, che spera di rendere pubblici in un futuro
libro. L’eliminazione di Alexandra Laignel-Lavastine dal seminario ha
accelerato in questi ultimi giorni la costituzione di un fronte contro Desbois.
Più di un centinaio di storici hanno sostenuto per lettera la loro collega,
segnalando contestualmente la loro adesione alla critica globale al prete
ricercatore della Shoah mediante pallottole. La personalità del padre Desbois,
ma anche quella di Edouard Husson, artefice dell’avvicinamento, dal 2006, tra
l’associazione e la Sorbona, hanno cristallizzato dei rancori universitari.

Dal canto suo, Edouard Husson liquida queste obiezioni con
un manrovescio. « Vorrei che si giunga ad un dibattito davvero scientifico,
quello di Christian Ingao e Jean Solchany », confida Edouard Husson. Per
il momento, preferisce concentrarsi sull’importante colloquio intitolato «
Opération 1005 », vale a dire le misure messe in atto per cancellare le tracce
delle morti in massa nell’Europa centrale e orientale, dal 1942 al 1944. Tale
colloquio si terrà il 15 e il 16 giugno al Collège des Bernardins, con una
partecipazione di storici internazionali (leggere il documento in PDF).

Sono il cardinal André Vingt-trois e il prete Patrick Desbois che
l’inaugureranno.
Ce n’è di che stuzzicare ancora di più gli storici
dell’università. Il dibattito continua.

Desbois impegnato con la Catholic-Jewish Liason Committee (Commissione per la relazione cattolico-ebraica) nel 2011 a Parigi
  

[1]
Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo:
http://www.lesinfluences.fr/Alexandra-Laignel-Lavastine-vs.html
. I grassetti nel corso dell’articolo sono miei.
[5]
Extralarge.
[6] Unité de
formation e de recherche: Unità di formazione e di ricerca.
[8] Institut
d’Études
Politiques: http://iep.univ-lyon2.fr/
[10] Contrat
de travail à durée déterminée (http://fr.wikipedia.org/wiki/Contrat_de_travail_%C3%A0_dur%C3%A9e_d%C3%A9termin%C3%A9e_en_France
): Contratto a tempo determinato.
One Comment
    • Anonimo
    • 4 Febbraio 2012

    Non c'entra niente con l'articolo, ma vorrei farti i complimenti, questo blog mi ha aperto gli occhi. Adesso devo solo capire come gestire la mia convivenza con un mondo che fa ancora più schifo di quanto immaginassi. Di certo so già che non avrò il tuo coraggio.

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