Un ebreo è obbligato a salvare un non ebreo?

Un ebreo è obbligato a salvare un non ebreo?

“…IL
NOSTRO RAPPORTO CON IL GENTILE NON È BASATO SULL’AMORE”[1]

SALVARE UNA VITA

Mercoledì 14 settembre 2011

Il suo editoriale (“Tragic Rescue”[Tragico soccorso], del 2
settembre) giustamente elogia l’eroico David Reichenberg che ha sacrificato la
propria vita per salvare quella di un bambino ebreo. Tutto ciò suscita la
questione se un ebreo è obbligato a salvare un non ebreo.

Nella traduzione inglese Artscroll
del Talmud, usata da molti ebrei ortodossi, si afferma: “Di colui che salva una
vita ebraica, la Sacra Scrittura ne tiene conto come se avesse salvato il mondo
intero” (Sanhedrin 37a). Essa non dice: “Colui che salva una vita…”. La mitzvah [prescrizione] di “Non metterti
contro il sangue del prossimo tuo” (Levitico 19:16) si riferisce solo ad un
individuo ebreo (Sefer HaHinuch, Maimonide, Talmud). In alcune interpretazioni
del giudaismo ortodosso, il nostro rapporto con il gentile – a differenza di
quello con l’ebreo e della considerazione per l’infinito valore di quest’ultimo
– non è basato sull’amore. Per esempio, è proibito fare un regalo a un non
ebreo senza ricevere qualcosa in cambio e ammirarlo o elogiarlo, e tutto ciò in
base al Deuteronomio 7:2, al comandamento di non mostrare misericordia agli
idolatri.

Salvare la vita di un non ebreo è basata su regole quali quella di
non suscitare, a causa dell’inazione, l’ostilità verso gli ebrei e, per
converso, quella di santificare il nome di Dio (Kiddush Hashem).

Jacob Mendlovic

Toronto

Questa
lettera al direttore è stata pubblicata sul giornale The Jewish Week[2]
di New York

Commento
di Michael Hoffman
:

L’autore [della lettera] erra quando in modo sleale attribuisce la
colpa di alcune malvagie idee ebraiche sui gentili al Vecchio Testamento
(Levitico 19:16 e Deuteronomio 7:2), quando in realtà il male deriva dalle distorsioni talmudiche e rabbiniche
della Bibbia. Egli presenta nondimeno una denuncia universalmente veritiera e
tonificante dell’inesorabile Grande Menzogna, mediatica e accademica, che il
giudaismo è una religione tollerante e umanista che consiste nell’amore per
tutti.

Alla menzogna è stato di recente dato il massimo impulso dalla
falsificazione, operata da Steven Spielberg nel suo film olocaustico
“Schindler’s List”, di un passaggio talmudico del [Trattato] Sanhedrin – il
passaggio 37a – riguardante il salvare le vite come mezzo per salvare il mondo
intero (vedi Judaism
Discovered[3]
[Il
giudaismo svelato] pp. 526-528). In Schindler’s List, al passaggio del Talmud
viene fatto dire: “Chiunque salva una vita, salva il mondo intero”. In realtà,
come nota il signor Mendlovic nella sua lettera, il Sanhedrin 37a non censurato
recita: “Colui che salva una vita ebraica, è come se avesse salvato il mondo
intero”.

Il signor Mendlovic prosegue poi a rimarcare la realtà del
fanatico esclusivismo del giudaismo, citando Maimonide, che il professore
dell’università di Chicago Joel L. Kraemer definisce “una delle più grandi
menti della nostra civiltà”. Maimonide limita i seguaci del giudaismo ortodosso
al solo soccorso degli “individui ebrei”.

Nel suo ultimo capoverso spiega il tatticismo del punto in cui,
dove il soccorso del non ebreo viene raccomandato, tutto ciò è solo per la
paura di suscitare ostilità (tra i gentili). L’obbiettivo di mantenere il
potere, il prestigio e la reputazione all’interno di una società a maggioranza
non ebraica  viene qualche volta
raggruppato sotto la generale denominazione di Kiddush Hashem (santificare il nome di Dio); il “dio” in questo
caso è il popolo giudaico stesso.

Ma dove sono i talmudisti giudaici a comandare, come nella
Palestina occupata (denominata con il termine contraffatto di “Israele”), le
esigenze delle scaltre pubbliche relazioni del giudaismo non richiedono di salvare
la vita di un “non ebreo” (vedi Judaism Strange Gods[4]
[Gli strani dei del giudaismo], pp. 269-272).

L’altro errore del signor Mendlovic è di precisare la sua corretta
affermazione riguardante gli aderenti al giudaismo ortodosso, “il nostro
rapporto col gentile non è basato sull’amore”, attribuendolo solo a “qualche
interpretazione del giudaismo ortodosso”. Forse ha scelto di esagerare in
prudenza fornendo questa precisazione. La verità però è che il disprezzo per il
gentile è uno dei dogmi fondamentali del giudaismo e che costituisce il
nocciolo degli insegnamenti del Chazal
(“Chachameinu Zichronam Livrocho: gli autorevoli “saggi” del Talmud che sono
superiori a Dio; vedi Judaism Strange Gods, pp. 112-116).

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