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Martin Buber |
Da Israel Shahak, STORIA EBRAICA E GIUDAISMO – Il peso di tre millenni, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia, 1997, pp. 55-59:
Il Cassìdismo, erede degenerato del misticismo ebraico, è ancor oggi vitale con centinaia di migliaia di aderenti, fanatici devoti ai loro “santi rabbini”, alcuni dei quali esercitano una forte influenza politica, in Israele, tra i leader di quasi tutti i partiti e, in misura molto maggiore, tra gli alti gradi delle forze armate.
Come si pongono gli aderenti a questo movimento nei confronti dei non ebrei? Prendiamo il famoso Hatanya, libro fondamcntalc del movimento Habad, uno dei rami più importanti dello Cassìdismo. Secondo questo testo chiave, tutti i non ebrei sono creature assolutamente sataniche “che non hanno nulla di buono” e persino i loro embrioni sono qualitativamente diversi da quelli ebraici. L’esistenza dei non ebrei è “inessenziale”, visto che tutto il creato è destinato “in funzione degli ebrei”.
Questo è un libro che circola in innumerevoli edizioni e le idee in esso contenute sono state popolarizzate nei numerosi “discorsi” del defunto Führer ereditario di Habad, il cosiddetto rabbino Lubavitcher, Menachem Mendel Schneerson
[1], che guidava la potentissima organizzazione dal suo quartier generale di New York.
In Israele, le idee dell’Hatanya hanno una diffusione di massa, sono insegnate nelle scuole e hanno un grande seguito tra le forze armate. Secondo la testimonianza di Shulamit Aloni, membro del Knesset, la propaganda di Habad si scatenò in modo particolare prima dell’invasione del Libano nel marzo del 1978, allo scopo di persuadere medici e infermieri a non occuparsi dei “feriti gentili”. Questa esortazione nazista non si riferiva specificamente agli arabi e ai palestinesi, ma semplicemente ai gentili, ai goyim, tutti.
Un ex presidente d’Israele, Shazar, era un fanatico seguace di Habad e numerosi uomini politici sia israeliani che statunitensi, a cominciare dal primo ministro Begin, lo appoggiavano e cercavano in ogni modo di guadagnarne la sponsorizzazione. E questo malgrado la forte impopolarità del rabbino Lubavitcher: criticato in Israele per il suo rifiuto di andare nella Terra Santa neppure in visita, per aver mantenuto a New York il suo quartier generale “per oscure ragioni messianiche”, e ben noto a New York per il suo razzismo nei confronti dei neri.
L’appoggio di cui gode Habad, in Israele e negli Stati Uniti, da parte di tanti politici di primo piano è anche dovuto all’ambiguità con cui quasi tutti gli studiosi, specialmente quelli di lingua inglese, hanno sempre affrontato tutto quanto si riferisce al movimento cassìdico e alla sua derivazione Habad.
Si è sempre ignorata la sconcertante evidenza dei vecchi testi cassìdici, da cui derivano le implicazioni politiche contemporanee, che, nella stampa israeliana in lingua ebraica, vengono addirittura sbattute in faccia al lettore nelle pagine dedicate al Lubavitch Rebbe ed altri leader cassìdici in cui la giustificazione talmudica dell’odio sanguinario contro gli arabi si alterna alle esortazione ad agire.
In questo senso, uno dei maggiori mistificatori, ed ottimo esempio della potenza dell’inganno, fu Martin Buber. Nelle sue numerose opere in cui esalta l’intero movimento cassìdico, compresa Habad, non si trova una sola riga sulle vere dottrine cassìdiche che riguardano i non ebrei. L’inganno è più grave in quanto le apologie di Buber del movimento cassìdico furono pubblicate in tedesco nel momento del rigurgito del nazionalismo tedesco e della scalata al potere dei nazisti. Buber, che pubblicamente osteggiava il nazismo, esaltava un movimento che sosteneva e insegnava
dottrine sui non ebrei non molto dissimili da quelle naziste nei confronti degli ebrei.
Naturalmente, si può sempre scusare Buber col fatto che, negli anni Trenta e Quaranta, gli ebrei cassìdici erano le vittime e che quindi era giustificata “la menzogna dei bianchi”, come dicono gli afroamericani, per cercare di difenderli. Invece, le conseguenze di quell’inganno furono incalcolabili. Le opere di Buber furono tradotte in ebraico e diventarono un formidabile strumento educativo nelle scuole d’Israele, aumentando il potere dei leader cassìdici, letteralmente “assetati di sangue”, di promuovere lo sciovinismo israeliano e l’odio per tutti i non ebrei. Se si pensa a quanti esseri umani feriti sono morti perché gli infermieri militari israeliani, fanatizzati dalla propaganda cassìdica, non li hanno curati, una gran parte della responsabilità va attribuita proprio a Martin Buber e a quelli come lui. Nella sua adulazione del cassìdismo, Buber superò tanti altri studiosi ebraici, particolarmente chi scriveva in lingua ebraica, prima in Yiddish o nelle lingue europee ma sempre per un pubblico ebraico.
Nelle questioni interne alla comunità ebraica, il movimento cassìdico è stato sempre duramente criticato, e a piena ragione, per il suo misoginismo, molto più estremo degli altri ortodossi, per la propensione per le bevande alcoliche, per il culto fanatico dei loro “santi rabbini” ereditari che
estorcevano con ogni mezzo il denaro e per le tante superstizioni che avevano. La visione romanticizzante e sentimentale che Buber presentava del movimento cassìdico ebbe la meglio, negli Stati Uniti e in Israele, perché corrispondeva all’ammirazione totalitaria per tutto quello che si presentava come “genuinamente ebraico” e perché tale era la posizione di certi circoli ebraici della cosiddetta sinistra su cui Buber esercitava una grande influenza.
Anche se sono convinto che nessuno ha lasciato un’eredità più malefica della sua, Martin Buber non fu il solo. C’erano Yehezkiel Kanfman, sociologo e studioso biblico, che teorizzava il genocidio sul modello del Libro di Giosuè, il filosofo idealista Hugo Shmen Bergman, che fin dal 1914-15 sosteneva che si dovessero deportare tutti i palestinesi in Irak, e tanti altri ancora. Si presentavano tutti come “colombe” ma si servivano di formule e modelli di pensiero utilizzabili, nel senso più razzista e aggressivo, nei confronti degli arabi.
Tutti i teorici del sionismo s’ispiravano a quel misticismo religioso che incoraggia la propagazione dell’inganno e tutti si presentavano come persone sensibili, incapaci di fare male a nessuno anche quando auspicavano la deportazione, il razzismo e il genocidio. Proprio per questo, il peso dei loro inganni fu così grande ed è per questo che dobbiamo lottare contro l’apologia della disumanizzazione che fanno i rabbini e quelli che sono ritenuti i massimi studiosi del giudaismo,
moderni successori dei falsi profeti e dei sacerdoti ingannatori.
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Obama a Sderot nel luglio 2008, prima della sua elezione, con il rabbino lubavitcher Zev Pizem |
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