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Ernst Nolte |
Dopo essermi occupato, nei giorni scorsi, del servaggio politico-economico dell’Italia
[1], passiamo ora a occuparci del suo servaggio intellettuale. Nei giorni scorsi mi sono imbattuto nella voce, dell’Enciclopedia Treccani online,
NEGAZIONISMO[2].
Devo dire di aver visto raramente, condensata in così poche righe, tanta faziosità, falsità e persino
sciatteria. La voce in questione è divisa in tre parti: la prima, sul
significato del termine (rispetto al quale rimando al mio post
Adriana Goldstaub e l’uso del termine negazionista[3]), la seconda che tenta un sommario profilo storico del “negazionismo”, e la terza che vorrebbe ragguagliarci sulle sanzioni legali contro il medesimo.
Riproduco qui solo la prima parte: la seconda, col suo
excursus del “negazionismo” (visto esclusivamente come fenomeno scandalistico-giudiziario) è infatti talmente lacunosa e
sciatta – giacchè ridurre il revisionismo ai
soli Rassinier, Butz e Faurisson, oltre che al
semi-revisionista Irving
[4] (e, di costoro, pur valorosi studiosi, considerare
soltanto i predetti riflessi “scandalistici”), è indice di sciatteria, più che di semplice lacunosità – che non vale la pena soffermarvisi. Sulla terza mi limiterò ad un’osservazione.
Eccone il testo:
negazionismo Termine con cui viene indicata una corrente antistorica e antiscientifica del revisionismo la quale, attraverso l’uso spregiudicato e ideologizzato di uno scetticismo storiografico portato all’estremo, non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia contemporanea ma, spec. con riferimento ad alcuni avvenimenti connessi al fascismo e al nazismo (per es., l’istituzione dei campi di sterminio nella Germania nazista), si spinge fino a negarne l’esistenza.
Mio commento: la solita fuffa (muffa) anti-revisionista, già letta tante volte, che però fa un certo effetto su una fonte prestigiosa come la Treccani, che dovrebbe esprimere il meglio della cultura scientifica italiana. Dunque, a dar retta all’Enciclopedia Italiana, i “negazionisti” sarebbero
- anti-storici,
- anti-scientifici,
- spregiudicati,
- ideologizzati, nonché
- scettici all’estremo.
Accipicchia: delle vere pecore nere!
Peccato che il giudizio liquidatorio (e diffamatorio) della Treccani sia stato smentito da almeno due storici prestigiosi. Al riguardo dedicai già un post più di tre anni fa ma, in questi casi,
repetita juvant. Il post è quello intitolato
Il revisionismo è davvero “pseudoscientifico”?[5]
In esso riportavo i giudizi lusinghieri di Ernst Nolte sul revisionista Carlo Mattogno e di Joachim Hoffmann sul revisionista Germar Rudolf e sulla sua antologia Dissecting the Holocaust (Esaminare l’Olocausto)[6]. In particolare, Nolte definì a suo tempo Mattogno quale “scienziato serio”, mentre Hoffmann scrisse che
“all’antologia non può essere negato un carattere accademico, in particolare se paragonata a molte pubblicazioni della controparte, il cui livello accademico non viene mai contestato. Vi sono molte cose nei vari contributi che colpiscono, in quanto assolutamente convincenti”.
E concluse: “La soppressione di quest’opera altamente documentata rappresenterebbe un impedimento forzato contro il legittimo impegno in favore della conoscenza scientifica e accademica”.
Da parte mia chiosavo: “Parole che la magistratura tedesca ha fatto finta di non sentire: il 15 giugno 1996 il giudice Burckhart Stein, del tribunale di Tubinga, ordinò la confisca e l’incenerimento di tutte le copie del libro. Ma non è forse da nazisti bruciare libri?”.
Sul valore scientifico dell’opera di Rudolf è tornato, qualche mese fa, proprio il prof. Nolte, chiamato in qualità di testimone dal revisionista tedesco Kevin Käther nel processo a carico di quest’ultimo
[7].
L’intervento in aula di Nolte è avvenuto nel corso dell’udienza del 25 ottobre 2010, della quale esiste un resoconto dello stesso Käther, tradotto in francese e pubblicato sul sito
plumenclume.net[8]. Ne fornisco la traduzione limitatamente al predetto intervento:
“Il testimone successivo introdotto nella sala è stato il professor Nolte. Dopo le abituali domande sulla sua identità e sul suo grado di parentela, è stato chiesto al professor Nolte se egli, all’epoca, aveva ricevuto il CD e la lettera esplicativa. Egli ha risposto in modo affermativo e ha aggiunto di non avere una sufficiente padronanza del computer e che, di conseguenza, all’inizio non aveva letto il libro che si trovava sul CD[9]. La cosa non gli sembrava importante, perché conosceva già i Grundlagen zur Zeitgeschichte [l’edizione tedesca originale di Dissecting the Holocaust] di Rudolf e pensava che il tenore dell’opera che gli avevo inviato doveva essere simile. Il professor Nolte ha certificato che, in seguito alla citazione del tribunale, aveva però stampato il libro e ne aveva letto alcuni passaggi. Interrogato sulla questione della diffusione, ha aggiunto che non aveva diffuso il libro e tutto ciò certamente in modo deliberato, a causa del contenuto. Nel complesso, il professor Nolte si è espresso in termini positivi in ciò che concerne lo stesso Rudolf. Ha tirato fuori delle spiegazioni secondo cui non considera tanto Germar Rudolf come un negazionista quanto come un revisionista che non contesta l’Olocausto nel senso stretto del termine, ma che lo ha studiato per la prima volta da un punto di vista scientifico. Il professor Nolte ha egualmente riconosciuto di non aver mai potuto discutere seriamente dell’Olocausto con i suoi colleghi storici tedeschi e che ne aveva potuto discutere obbiettivamente solo con degli storici stranieri. Dopo questa deposizione, gli ho fatto solo due domande:
n è esatto che lei ha scritto nel suo libro
Streitpunkte[10] il seguente passo: «L’opinione diffusa che qualsiasi dubbio sulle concezioni dominanti circa «l’Olocausto» e i sei milioni di vittime debba venir considerato a priori come il segno di un atteggiamento malvagio, disumano, e da proibire, non può assolutamente essere accettato dalla scienza di fronte al significato della massima « de omnibus dubitandum est», anzi tale opinione deve essere respinta come un attentato contro il principio della libertà della scienza»?
[11]
n Risposta: «Sì, questa citazione è mia».
n Riferendomi alla detta citazione, ho posto al professor Nolte la domanda seguente: «Lei ritiene che la condanna pronunciata all’epoca contro Germar Rudolf dal tribunale di grande istanza di Mannheim costituisca un attacco contro la libertà scientifica?».
n Risposta del professor Nolte: «Sì, considero la condanna di Germar Rudolf un attacco contro la libertà scientifica».
Dopo questa domanda, mi è stato tolto il diritto di fare altre domande [al prof. Nolte]”.
Che differenza, tra un luminare come Nolte, che per la sincerità delle sue risposte ha rischiato addirittura un’incriminazione (in Germania la repressione dei reati d’opinione è particolarmente aspra) e il pennivendolo della Treccani!
Quest’ultimo è incorso poi, per quanto riguarda la terza parte della voce di sua competenza, in un indubbio svarione, quello secondo cui le sanzioni contro i negazionisti sarebbero state introdotte in tutti gli stati membri della UE.
In realtà, le cose non stanno esattamente così; per accertarlo non era necessario compiere grandi studi: bastava consultare la voce “Negazionismo dell’Olocausto” di Wikipedia
[12], dalla quale si desume che le norme “antinegazioniste” sono state introdotte nella maggior parte dei paesi europei,
ma non in tutti.
In Italia, infatti, a sommo scorno della Israel lobby italiota, la detta legge ancora non c’è, altrimenti l’argomento non verrebbe regolarmente riesumato dal demagogo di turno in cerca di facili consensi[13].
L’estensore della Treccani non può non sapere un dato tanto elementare. Ma forse, data la predetta sciatteria, tutto è possibile. Possibile da far venire il dubbio – “de omnibus dubitandum est” – che l’inesattezza sia intenzionale, vòlta, nel caso, a scoraggiare preventivamente il lettore dal porsi – e dal porre – domande sconvenienti, come quelle che si è posto in Germania proprio Kevin Käther, finendo sotto processo.
Vedete, cari lettori, la differenza tra i vituperati “negazionisti” e i malaccorti censori dei medesimi? Loro,
negano, a priori, la buona fede della mia posizione; io, più sommessamente, mi accontento di
dubitare della loro.
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Germar Rudolf: la più grande autorità, non solo revisionista, sui cianuri di Auschwitz |
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Salve, Carancini,sempre un piacere leggere il suo sito.
Ho sotto gli occhi il dizionario Garzanti francese-italiano e italiano-francese, edizione del 1992.
Dall'italiano: la voce negazionismo o negazionista non compare.
Dal francese: négationniste, agg.: che nega l'esistenza dei campi di concentramento nazisti.
(!)
Pietro E.
E già questa definizione (quella del dizionario citata nel commento precedente) è errata e fuorviante: tutti noi sappiamo che i cosiddetti "negazionisti" non negano l'esistenza dei lager, ma discutono solo alcuni aspetti di essi, come il numero delle vittime, la finalità di sterminio sistematico, le metodologie con cui esso sarebbe stato perpetrato, etc. Si inizia fraintendendo o falsando tendenzionsamente il significato di una parola, e si finisce con il soffocare e cancelare del tutto una corrente di pensiero. Così è accaduto, nella storia, a danno di tutte le "eresie", malgrado il nucleo più o meno grande di verità che possono comunque contenere.
Ma su Internet una balla dura poco. E che portino pure in tribunale Mattogno. Romperebbe il culo a tutti.